lunedì 23 gennaio 2006

Quanto lontano?

Quanto lontano può giungere lo spazio spirituale dell'uomo?
Forse il modo giusto per procedere è quello di definire prima cosa sia l'Uomo e poi quali siano i suoi spazi. Ma alla nostra attenzione prima appaiono i fenomeni. Prima delle cose appare il loro manifestarsi.
Quanta strada abbiamo fatto dalle caverne e dalla carne cruda.
Così tanta che, forse, ce ne siamo dimenticati.
Anche l'uomo più semplice e più ritirato ha una consapevolezza che disintegra ogni solidità. Se così non fosse, perchè i giornali e le televisioni sono piene di notizie di persone così tanto lontane da noi? Forse l'umanità fa parte della nostra quotidianità?
Ma è tutto talmente evidente che parlarne sminuisce la cosa.

L'uomo è molto di più della sua corporeità. Egli è se stesso, è il suo lavoro, la sua famiglia, i suoi sogni e le sue delusioni; è i suoi debiti, i suoi successi e le sue speranze infrante; è il suo futuro, la sua conoscenza e il suo passato; è il passato della sua famiglia, l'identità della sua cultura e della sua nazione; è la sua lingua, la sua filosofia e la sua religione; è il suo percorso e il percorso dei suoi amici; è l'arte che esiste e l'arte che crea; è il suo pensiero e il pensiero degli altri; è tutte le forme di vita e la natura insieme; è le cose che vede e che tocca; è la sua associazione e il suo circolo di bocce.

Quante cose l'uomo è? Quante cose l'uomo in quanto uomo sfiora?
L'uomo un animale? Quanto può essere limitato questo concetto?
Credo quanto nessun altro.
Per aspera ad astra!

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