giovedì 23 giugno 2011

Qualcuno mi dice "Perchè ce l'hai con Berlusconi? Sei di sinistra anche tu?"

Sono di sinistra io?
Premessa: io non credo più che, nella situazione politica e sociale attuale, la dicotomia (divisione filosofica) fra destra e sinistra sia un buon strumento per interpretare e descrivere il mondo che ci circonda e la politica in generale.
La premessa è importante perchè da questo concetto di base si comprende che chiedermi se io sia di sinistra o di destra non abbia molto senso. Ma non voglio accontentarmi di questa semplice risposta.

Definiamo almeno in modo molto generale e approssimativo cosa possiamo intendere oggi con Sinistra e con Destra.
Partendo dall'analisi che anni fa faceva il politologo Nomberto Bobbio riguardo alla distinzione fra destra e sinistra, possiamo dire che nel tempo si è consolidato un criterio con il quale distinguere questi 2 grandi orientamenti politici. E questo criterio ha a che fare con l'enfasi che viene data, nella contrapposizione fra eguaglianza-diseguaglianza degli uomini, alla preponderanza di uno di questi 2 aspetti.
Lo scrivo più semplice.
Partiamo da principio che negli uomini vi sono componenti di dis-eguaglianza (abilità personali, attitudini, singolarità, talenti, cultura, razza, eredità genetica), o meglio di diversità, uniti a elementi di uguaglianza (stesso trattamento di base, rispetto delle idee e delle minoranza, diritto all'accesso a informazioni, risorse, lavoro, etc.).
In questa bilancia di elementi di singolarità-elementi di uguaglianza, chi è di destra pensa che siano predominanti gli elementi di singolarità pur sapendo che non si può ignorare gli elementi di uguaglianza. Chi è di sinistra pensa che siano predominanti gli elementi di uguaglianza pur sapendo che non si possono ignorare gli elementi di singolarità.
All'estrema sinistra abbiamo chi pensa che l'uguaglianza sia totale e che debbano essere combattute tutte le forme, anche minime, di singolarità. Quindi, di fatto, tutti gli uomini debbono essere uguali individualmente, economicamente e così via. In quest'area dovrebbero essere quindi forti le spinte al cambiamento di una scena sociale che mostra evidenti scene di disuguaglianza.
All'estrema destra abbiamo chi pensa che la singolarità delle persone sia totale e che la scena sociale è solo il naturale risultato delle diverse abilità/fortune dell'uomo e che la libertà del singolo debba essere tutelata al massimo. Quindi in quest'area abbiamo quindi una forte spinta al conservatorismo e un'avversione alla confusione e al cambiamento.
In mezzo a questi estremi ci sono incredibili sfumature e varianti della cosa. Mischiate con altre dicotomie che complicano la scena. Ci sono i laici/materialisti contro cattolici/religiosi. Ci sono i capitalisti contro i comunisti che si scontrano sul fattore della proprietà dei beni e così via.
Un tempo le posizioni sullo scacchiere politico erano più profonde e più facile era capire cosa fosse di destra e cosa di sinistra.
Di sinistra era il comunismo, l'attacco alle moderne forme di stato, l'antagonismo ai poteri consolidati come le lobby economiche o il potere del Vaticano.
Di destra era essere moderati (nelle parole e nei comportamenti), rispettosi dei modelli educativi vigenti, della proprietà, dell'ordine sociale.

Qualcuno mi dice: "Perchè ce l'hai contro Berlusconi?"
I motivi per cui reputo quest'uomo una sciagura sono troppo lunghi per essere trattati qui.
In un prossimo post lo farò. Ma avevo bisogno di queste premesse.
Di sicuro "avercela" con Berlusconi non è più un fatto di destra o di sinistra.
Chi pensa di essere di sinistra può avercela con Berlusconi e detestarlo perchè è ovvio, visto che si dichiara nemico della sinistra in ogni cosa che dice e fa.
Chi pensa di essere di destra può detestare Berlusconi perchè lui non è di destra nonostante lo sostenga e perchè è una persona indegna di rappresentare chi sa di essere di destra.
Poi c'è chi come me, detesta Berlusconi per il semplice fatto che, da quando è comparso sulla scena politica italiana, ha contribuito più di ogni altro (per l'enorme potere nelle sue mani che non è stato usato o è stato usato in modo negativo) a far precipitare questa splendida nazione in uno scenario praticamente disastroso.
Sia in termini economici che in termini sociali.
Permettetemi quindi di affermare che non mi vergogno di dire che nel 1994, nel 1996 e nel 2001 votai la coalizione di Berlusconi e Berlusconi presidente (a volte votando Forza Italia e a volte Alleanza Nazionale).
Votai Berlusconi perchè pensavo che le proposte del centro sinistra non fossero valide nè in termini di uomini nè in termini di programmi.
Votai Berlusconi perchè seguivo un ragionamento (sbagliato perchè fondato su premesse false) semplice: cioè che un uomo che aveva dimostrato di sapere creare e mantenere un impero economico potesse applicare le sue abitlità al benessere di un intero paese.

Attualmente l'impatto distruttivo di quest'uomo è talmente grande che penso che mettere al governo qualunque altra persona sia un male minore.
In ogni caso, per aspera ad astra!

lunedì 20 giugno 2011

I nuovi mostri: Equitalia

Quando nel nome vi è il proprio destino!
Equitalia, ovvero "Italia giusta!". Qualcuno, simpaticamente, sostiene che equi non sta per giusto ma per equino. E degli equini fa parte anche l'asino.
Quindi, ridendoci un pò su, potremmo dire che Equitalia sta per "portare giustizia agli italiani che sono un pò asini."
Equitalia è un mostro dei nostri giorni. Lo è come effetti ma lo è anche come concezione sociale e giuridica.
Secoli fa esisteva il "signore", che generalmente era nobile e aveva una qualche sorta di titolo. In ogni caso dominava de facto su una regione più o meno grande. Questo "signore" aveva praticamente potere di vita e di morte sui suoi sudditi. A volte il territorio dominato era grande e quindi avevamo il re, il granduca o il principe. Altre volte il territorio dominato era più piccolo e quindi avevamo il duca, il conte o il marchese di turno.
Poi giunse la democrazia, che significa potere al popolo.
E i nobili sparirono con i loro privilegi speciali.
Si pensava così che non ci potesse essere più un qualcuno che si svegliava una mattina e si inventasse una qualsiasi strana tassa o folle balzello.
Invece eccoci qui.
I moderni stati, e l'Italia primeggia su tutti, si sono ridotti ad essere degli organismi burocratici auto-referenti. Sono demoninati "democrazie" ma sono effettivamente delle plutocrazie (potere a chi ha i soldi) o, al meglio, strutture in cui è la burocrazia (la forza degli uffici) a dominare.
Equitalia è il manifesto esplicito di tutta l'ingiustizia italian. E per prenderci anche in giro l'hanno chiamata Italia equa.
Qualcuno, parlando di questo argomento, ha detto che andare contro Equitalia è qualunquistico e apre la porta alla giustificazione dell'evasione.
E questo è un sottile trucco dialettico per deviare dal problema.
PUNTO PRIMO: se si fosse in una società civile ed equa negli equilibri economici, una struttura di recupero delle tasse non pagate sarebbe corretta e da elogiare. Se ci fosse uno stato in cui l'accesso al lavoro fosse equo e basato sulla meritocrazia; se vivessimo in uno stato in cui chi lavora viene premiato e chi fa il parassita penalizzato, in cui chi rischia del proprio fosse protetto e non vessato; se vivessimo in una società in cui il lavoro reale viene tutelato e quello speculativo osteggiato...... ecco in una società con almeno questi aspetti tendenzialmente a posto, pagare le tasse sarebbe equo e altrettanto equo sarebbe pretendere che le tasse vengano riscosse.
PUNTO SECONDO: ci sono modi e modi per seguire i contribuenti affinchè versino le tasse. Il modo più facile per portare avanti la baracca è nascondersi dietro le carte. Se qualcuno deve qualcosa e non paga, ci domandiamo perchè non vi sia un sistema graduale di correzione e di recupero? E non parlo di implementare una sequenza progressivamente più aggressiva di lettere, comunicazioni e simili! Quello esiste già.
Parlo dell'esistenza di uffici che COLLEGHINO l'individuo in quanto cittadino con la SOCIETA' in quanto organizzazione che permette a tutti di vivere meglio. Se devo pagare una qualsiasi tassa o imposta e non lo sto facendo, il cittadino dovrebbe essere educato a farlo. E il modo migliore di farlo non è ricorrere, d'ufficio, all'uso della forza e della coercizione. Soprattutto in una società non equa come quella italiana.
Il modo è farlo tramite l'educazione e l'istruzione. Non generica ma specifica di quell'aspetto dei diritti e doveri civili che si sta violando.
Una delle ultime news assurde su (dis-)Equitalia è una cartella giunta ad un cittadino per una quota di pochi centesimi non pagati su una precedente cartella. Se non fosse che i conteggi sono stati fatti proprio da Equitalia. Cioè loro hanno sbagliato (di pochi centesimi di euro intendiamoci) i conteggi e, dopo aver ricevuto il pagamento, la cartella non gli risultava ancora chiusa. Hanno così emesso un'altra cartella in cui, tra more, penalità e quant'altro, al povero malcapitato è giunta un'altra cartella di alcune centinaia di euro.
Questi sono gli estremi di un processo che è comunque malato.
Il cittadino deve sapere quale è il suo contatto per questioni fiscali. Quando vi è un problema sui pagamenti dovrebbe essere contattato e convocato per comprendere la situazione. Ci sono troppe peculiarità in Italia per non fare così.
O vi sembra giusto vessare qualcuno perchè non paga i contributi quando lui non riceve un finanziamento già accordato dallo stato da 4 anni? Cioè il primo inadempiente è lo stato che poi mi vessa richiedendomi somme dovute, more e sanzioni.
O vi sembra giusto vedere i propri capannoni o uffici pignorati e venduti all'asta per qualcosa che non si è pagato quando si è creditori di ingenti somme nei confronti di qualche ente pubblico che non ha pagato?
PUNTO TERZO: perchè il recupero di una certa somma deve costare al contribuente così tanti soldi? O meglio, perchè ci sono sanzioni e more? Un amico che mi presta i soldi non richiede interessi su quello che mi presta. Lo fa un'impresa privata come la banca. Ma perchè lo stato? Perchè mi richiedi un 30% in più di quanto dovuto? Una punizione? Così esosa? E' costituzionalmente proporzionata al danno. E se anche si richiedesse un risarcimento danni, pechè sempre e soltanto sotto forma monetaria?
Ci sono numerosi studi che testimoniano che se una società usa sempre e solo meccanismi di multe monetarie per disincentivare dei comportamenti ritenuti non idonei, questa società va incontro a situazioni di progressiva ingiustizia.
E qui il discorso si allarga alle multe in generale.
Se io parcheggio dove non dovrei perchè la penalità è una multa monetaria? Il dubbio è che nessuno voglia correggere niente ma che si approfitti di una situazione di fatto per fare cassa.
Uso l'esempio dell'infrazione dei limiti di velocità per far comprendere ciò che vogliamo dire.
Se una strada ha un limite di velocità e qualcuno lo infrange, si becca una multa.
Apparentemente lo scopo è insegnare a costui (e di riflesso anche agli altri) che non è cosa buona superare i limiti di velocità.
Tutto questo ha un senso. Almeno da un punto di vista di base filosofica. Dove ci perdiamo è nell'applicazione pratica.
Se vi è una strada in cui viene imposto un limite, bisogna capire in primo luogo se quel limite è corretto e proporzionato alle situazioni contingenti. Vi sono strade con situazioni di pericolo a prescindere dalla velocità. Avere una velocità congrua alla situazione è solo uno dei tanti fattori che limita i pericoli della viabilità. Se mi viene posto un limite palesemente stupido, le probabilità che quel limite non venga rispettato si alzano notevolmente.
Ma la domanda è: alla forza di polizia preposta interessa veramente che il numero di coloro che commettono infrazioni si riducano? O spiccare multe è solo un'altro modo di incassare dei soldi? Se qualcuno commette 26 volte la stessa infrazione continua a ricevere 26 multe monetarie senza che nessuno vada da lui e gli chieda che diavolo sta succedendo?
Così come se io per 6 anni di fila non pagassi i contributi INPS, nessun funzionario della Camera di Commercio, del mio comune o di quello che l'è..... viene da me a chiedermi cosa c'è che non sta andando per il verso giusto.
No, sono solo un evasore, uno che non paga, ma che i soldi sicuramente ce li ha. Al punto da raddoppiarmi le tasse e i contributi che avrei dovuto pagare. E se non pago neppure quelli, pignoriamo tutto, anche quello che hai ereditato da tuo padre (che ha pagato sempre le tasse).
Quindi non più cittadini da aiutare ma cittadini da combattere, alla stregua di criminali che non meritano pietà. Quando sarebbe più semplice comprendere che, nella stragrande maggioranza dei casi, il normale cittadino che non paga le multe, le imposte o le tasse lo fa perchè in difficoltà economica. Oppure per semplice mancanza di educazione civica. Che è una colpa ma non un crimine.
Salvo poi vedere chi i crimini li commette veramente uscire più o meno con facilità dalle maglie della giustizia. Perchè in Italia se hai i soldi, anche commettere reati penali non è così grave perchè in qualche modo si cade sempre in piedi.
E qualcuno va anche a finire in parlamento grazie a questo.
Pagate quello che è dovuto ma se potete contribuite ad una giustizia più giusta. Anche fiscale.
E abbasso (in)Equitalia.
Per aspera ad astra!

giovedì 9 giugno 2011

Etica o non etica: questo è il problema

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La prima volta che ho sentito parlare di etica era al liceo. Studiavo filosofia e mi imbattei in questa parola. Non è un termine consueto. 
Ed è fortemente non compreso e confuso nella testa delle persone.

Cosa è l'etica? Se si da uno sguardo ad un dizionario spesso si trova che l'etica viene definita come una sorta di morale oppure che i 2 termini siano usati come una sorta di sinonimo reciproco.
In realtà etica e morale sono 2 concetti molto ben differenziati. E, per quanto si possano usare spiegazioni erudite e colte sul soggetto, si può semplicemente dire che:
ETICA può essere definita come la ricerca di un insieme di comportamenti e azioni individuali che stabiliscano una differenziazione fra il giusto e lo sbagliato e che conducano l'individuo in un sentiero di sopravvivenza maggiore o di elevazione culturale e spirituale.
MORALE può essere definita come il raggiungimento a tentativi di una serie di regole di gruppo che stabiliscano perentoriamente cosa sia giusto o sbagliato.
La grande differenza fra etica e morale è che la prima è una sorta di sistema individuale che affronta e studia le situazioni di volta in volta, in un percorso che prevede anche una crescita. Mentre la morale è una conquista di un gruppo. Insomma l'etica parte dall'individuo mentre la morale parte dal gruppo.
In genere, quando un individuo smette di essere etico o di usare l'etica nella sua vita, diventa un problema per il resto del gruppo. Le sue pretese di libertà (giuste nei termini essenziali) portano i suoi comportamenti a ledere gli spazi di libertà altrui. 
La frase "Per me questo comportamento è giusto perchè io sono libero" è una giustificazione che induce gli individui a non considerare le altrui libertà o il bene collettivo. L'etica non viene considerata e quindi si diventa oggetto di morale, e se non si rispettano regole e leggi, si diventa dei bersagli della giustizia.
Giustizia che è ciò che il gruppo fa all'individuo quando costui ha smesso di usare l'etica nella sua vita.
Non ti disciplini da solo? Allora io ti punisco oppure ti metto in condizione di non nuocere!

Per secoli si è cercato la fonte dell'etica.
Se per la morale non vi erano grandi problemi, in quanto era fin troppo facile trovare qualcuno che stabilisse per il gruppo cosa fosse giusto o cosa no, trovare la base razionale di una scelta etica era difficile.
Molti filosofi hanno cercato di creare un sistema etico auto-referenziale. Un sistema che non necessitasse di un Dio o di un Essere Superiore che desse senso al tutto.
Molti filosofi hanno sostituito il Dio creatore della Bibbia, con entità panteistiche come la Natura, il pianeta terra, l'Umanità, la Scienza e così via.
Ma non è questo il punto.

La morale ha dei limiti. Non è individuale e quindi la persona la vive sempre come un'imposizione. E ben sappiamo cosa le imposizioni facciano all'Uomo. Vi è sempre la naturale tendenza a violarle.
Così, per dimostrare di essere vivi. Non so. Potremmo parlarne ma così avviene.
Solo una naturale comprensione del perchè qualcosa non debba essere fatto porta ad un comportamento giusto senza imposizioni. E questa è l'etica. Che è, fondamentalmente, COMPRENSIONE.
La morale ha dei limiti. Uno di questi è la mancanza di elasticità. Quando stabilisci che una cosa è sbagliata non riesci a prevedere tutte le eccezioni del caso. E' sempre difficile ingabbiare le situazioni della vita in un elenco prevedibile per cui, a priori, puoi dire: questo è giusto e questo è sbagliato.
Uccidere un uomo è sbagliato. Si, certo. Ma se quest'uomo è un criminale psicopatico che tiene in ostaggio una classe di 20 bambini innocenti e li sta facendo fuori al ritmo di 1 all'ora?
E se non vi sono altri metodi per convincere questo pazzo se non mettere un cecchino e sparargli da un altro palazzo? Uccidere un uomo è sbagliato? Si certo, ma non sempre.
E in base a quale criterio stabiliamo che in questo caso è giusto (o meglio meno sbagliato) uccidere il pazzo assassino? Sul fatto che costui è un pericolo per un numero maggiore di esseri viventi, tra l'altro completamente innnocenti.
Questo è un esempio limite.
Potremmo citarne mille altri. E non basterebbero.

Se guardiamo la scena sociale, la famiglia, la politica, l'economia e quant'altro, ci renderemo conto che questa umanità, questo UOMO del 3 millennio, non ha fondamentali problemi di risorse o tecnologia.
Ha un problema gravissimo di etica.
Le situazioni non etiche stanno aumentando a dismisura. Qualcuno parla di crisi morale o di caduta dei valori morali.
Io parlerei più correttamente di crisi dell'ETICA e di perdita dei valori ETICI.
Di morali ce ne sono sempre più.
Anche un criminale ha la sua personale scala di valori morali: non tradire l'amico (criminale), non tradire il gruppo (criminale), mantenere la parola (criminale), tifare la stessa squadra, etc. Magari aiuta le vecchiette ad attraversare la strada o magari va in Chiesa a pregare e fa le donazioni per Telethon.
Ma, nonostante ciò, attua dei comportamenti palesementi non etici. Al punto tale da essere un pericolo per la società.
Non per entrare in politica, ma qualcuno ha spesso difeso le malefatte del cavaliere-premier Berlusconi, dicendo che le sue scappatelle, il suo usare escort o prostitute (tra cui ragazze minorenni), fosse un fatto privato e che non doveva essere messo in piazza confondendolo con l'operato del Berlusconi politico.
Cioè in privato non conta se ti droghi, se paghi delle puttane per darti il loro corpo o se vivi una vita agli eccessi. Se in pubblico sei bravo, quello non conta.
Per me questa è un'assurdità che dimostra a quale infimo livello di cultura e sentire etico stiamo giungendo.
Ciò che un UOMO fa conta. Sempre. Nessuno può ergersi a giudice di un altro. Siamo noi stessi che ci dobbiamo ergere a giudici di noi stessi.
E' palesemente contrario alla migliore sopravvivenza del gruppo evitare comportamenti scorretti, anche se li fa l'ultimo degli sguatteri (senza offera per gli sguatteri). Figuriamo colui che, in quel momento, è il leader amministrativo e politico di una nazione.
Ma avete un'idea di quale sia la responsabilità di quel compito?
Se non si è in grado di sopportarla con comportamenti virtuosi, che si faccia da parte.
Anche perchè c'è la giustizia ad aspettarlo.

Così etica o non etica? Sicuramente c'è bisogno di maggiore cultura etica.
Ma di questo possiamo parlare una prossima volta.
Per aspera ad astra!