martedì 21 agosto 2007

I morti e i vivi!

In queste ultime settimane ho scritto poco sul blog. Mi dispiaccio di non aver messo un cartello "Ferie estive!" ma penso che fosse comprensibile.
Ma in queste ultime settimane la mia attenzione è spesso andata a questo strano e ansioso rapporto fra i vivi e i morti.

D'altronde la morte è la nemesi della vita. Sua antagonista e compagna. Che sarebbe la morte senza la vita? Che sarebbe la vita senza la morte? Nessuno dei 2 concetti potrebbe essere concepito. Perchè ognuno dei 2 si comprende solo se messo a confronto logico con il suo opposto.

In queste settimane ho visto la Tv fare la gara a raccontare le morti delle strade, in un crescendo mediatico la cui utilità mi è ancora sconosciuta.
In queste settimane ho partecipato a funerali di persone care e ho assistito alle alterne e differenziate emozioni dei partecipanti.
In queste settimane ho messo l'attenzione sul rapporto fra vivi e morti.

E ne ho dedotto un'osservazione.

Alla morte viene dato TROPPO spazio.

Non che possa essere ignorata, per carità. Ce ne vuole a far finta che la morte non ci sia.
Ma l'importanza che viene data alla morte, alla chiusura del gioco della vita mi sembra sproporzionato alla sua importanza.
Forse perchè il dato fondamentale della mia vita è che SIAMO QUI PER VIVERE.
Non so voi ma io ho sempre pensato così.
Magari le persone che non capiscono operano sul dato contrario: cioè siamo qui per morire! Possibile, possibile, praticamente l'unica spiegazione possibile.

Ma allora perchè vivere se uno pensa che è qui per morire? Sarebbe come andare in una casa di tolleranza per praticare l'astinenza, sarebbe come andare ad un banchetto di nozze per fare il digiuno o sarebbe come andare al mare per fare dello sci.

Perchè mi devono informare che qualcuno è morto?
Magari può anche andar bene.... Ma lo accetto solo se qualcuno mi informa che costui era vivo. Allora lo accetto.
Magari può essere interessante sapere qualcosa sulla morte. Ma di quello poco se ne parla in questa società materialista,
Anche la morte è diventata un oggetto. NIENTE DI SPIRITUALE, NIENTE.
Così niente concetto di morte, riflessioni sul suo senso e sul suo rapporto spirituale con noi.
La morte ridotta a "auto schiantate", a "copri dilaniati", a "lacrime di chi rimane".
La morte è anche queste cose ma non è solo queste cose. La morte è la nemesi della vita. La sua parte oppositrice e datrice di significato.
Io darei maggiore importanza alla morte e meno ai morti.
Io parlerei di morte. Ma lo farei in contesti vivi, nella vita di tutti i giorni. Parlerei e mi interrogherei sulla morte:
Cos'è? Perchè c'è? Cosa c'è dopo di lei?
Lo farei per godere meglio della vita.

Mi intristisce vedere una persona andare prontamente al funerale di un parente ma non andare in quei giorni al matrimonio di un altro parente ugualmente vicino. Perchè? Perchè ai funerali è doveroso? E salutare una coppia che si sposa no?
E' doveroso addolorarsi e non è doveroso gioire?

Perchè questa discriminazione nei confronti della vita? Io non ci sto.
Per aspera ad astra!

sabato 4 agosto 2007

Arrriva un momento in cui dire basta!

Arriva un momento in cui la pazienza è finita.
Quanti di noi conoscono questo stato d'animo.

Il problema è che troppo spesso questo diventa un punto a sfavore. Si diventa deboli dinnanzi alla situazione che ci ha fatto esaurire la pazienza.
Perchè la pazienza è uno scudo di difesa.

"Nave Enterprise a Pianeta terra: gli scudi reggono ma non per molto. I nemici stanno usando laser, e phaser, e maser, e gnaser di inaudibile potenza. Che facciamo?"

Ma l'esaurimento della pazienza può significare anche la trasformazione del bruco in crisalide. E dalla crisalide alla farfalla, alla magnifica bellezza dello splendore di una vita piena.
Vita piena? Che sarebbe ciò? Carneade, chi era costui?

Vita piena è solo un modo per indicare che la vita sta seguendo i nostri desideri. Non c'è altro metro. La vita è nostra. Se non stiamo provando soddisfazione dalla vita significa che non la stiamo vivendo , la stiamo solo subendo.

Non siamo noi a dirigere e gestire la nostra vita ma è la vita che sta dirigendo e gestendo noi.
O si controlla la vita o la vita controlla noi. E lì subentra l'infelicità.

Ma finire la pazienza, sentire che è arrivato il momento di dire basta, significa ribellarsi alle catene, agli stop, agli ostacoli, agli schemi schiavizzanti.
E' il sogno di una vita diversa. Da bruco si diventa crisalide.

Io sento che è arrivato il momento di dire basta!
Stiamo scivolando come razza nel grottesco. Stiamo diventano la caricatura di noi stessi.
Guardiamoci in giro.
Non c'è bisogno di indicare cosa c'è che non va! Ognuno di noi lo sa perfettamente.
La cosa difficile è trovare qualcosa che vada bene, pensiamo un po'....

Ma ciò che va bene siamo proprio noi. Non la nostra identità, ma noi, proprio noi cioè i nostri sogni, il nostro intimo essere.
Mettiamolo fuori, facciamolo vivere.
Diciamo basta a questa sozzura.
Perchè arriva un momento in cui dire basta!
Per aspera ad astra!