martedì 23 febbraio 2021

Episodio di bullismo nella mia città. Una riflessione importante e una proposta.

Una notizia mi ha colpito la settimana scorsa. E sebbene (basta andare in tanti miei post precedenti per averne conferma) non mi piaccia tanto discutere di cose sotto l'input di giornali e spacciatori di news, ritengo che questa notizia, possa essere uno spunto per una riflessione di grande respiro.

Non mi fraintendere. Non voglio minimizzare il fatto in se o sembrare superficiale e indifferente. Ho (come ognuno di noi) vari difetti. Alcuni veramente orribili e insopportabili.
Ma tra questi non annovero la superficialità o l'indifferenza. Davvero. non riesco ad essere indifferente alle cose.
Nemmeno se ci provo.

Poi... Qualcuno ha un proprio criterio per stabilire quando un'altra persona è indifferente o meno. E spesso quel criterio è rigido e totalmente arbitrario (arbitrario significa che la valutazione è introdotta in modo soggettivo ma analizzata come se fosse una cosa oggettiva).
Quindi il fatto che se vedo qualcosa che mi tocca, non mi metto in un angolo a piangere o a strapparmi i capelli o se anche non mi lamento ogni 10 secondi ciò non significa che quel qualcosa non mi abbia smosso un universo dentro la mente o il cuore.

Ritornando al fatto, specifico subito che ciò che mi ha colpito è stato un evento violento accaduto in un parco giochi dedicato all'uso dello skateboard nella mia città. Ovvero un episodio in cui un ragazzo ha aggredito un ragazzo più piccolo di lui causandogli la frattura di un braccio

L'episodio è la manifestazione di una violenza che colpisce per molti motivi. Ma per non disperdere completamente il focus dell'aspetto che vorrei affrontare, evito di seguire i vari rivoli della discussione e mi concentro su un unico punto.

E questo punto è la totale evidenza che questa nostra società (occidentale, tecnologica, consumista, post-industriale, cittadina) sta andando alla deriva. Soprattutto per quanto riguarda i valori morali.

Non voglio adesso dire che è questo episodio che mi fa pensare questo. Sono nel campo della difesa dei diritti umani e sono attivo per la promozione del ripristino della moralità nella società da più di 20 anni. Ho visto molte cose, parlato con moltissime persone e dato il mio contributo.

Prendo semplicemente spunto da questo fatto. Che non va nè drammatizzato ma neppure minimizzato. 

E il problema non è che ci siano ragazzi violenti in giro e che quindi l'ambiente sta diventando pericoloso. L'ambiente NON STA diventando pericoloso. Non è questo il punto.
Il punto è che la nostra società si sta degradando. Punto. Nei suoi valori morali ed etici.

Sta perdendo la scala di importanze e di riconoscimento di quali caratteristiche sono positive per l'individuo e per l'intera società. Se prima era obbligatorio per un uomo essere degno di fiducia, affidabile, onesto, coraggioso, rispettoso dei più deboli adesso alcuni di questi valori stanno assumendo il valore opposto. Ovvero di difetto anzichè di pregio.

Che i bulli ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i balordi ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i criminali ci siano sempre stati lo sappiamo. Non è che ora dobbiamo diventare psicotici solo per questo. Nella civiltà umana questo è successo. E forse succederà sempre. Non è questo il punto. 

Il punto è che TUTTA la società sta degradando. Non noi come singoli (anche quello per la verità) ma è la società che sta andando giù. Si, è vero, c'è dell'impegno contro il bullismo, campagne per la difesa delle minoranze e così via. Ma perchè ci sono? Proprio perchè la società in cui viviamo è manchevole.

In una società morale e etica, non ci sarebbe bisogno di una campagna in TV e nei giornali per ricordare alla gente che deve essere rispettosa per le minoranze e che non deve abbandonarsi alle intolleranze. Io (e lo dico con fierezza) non ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che una donna ha gli stessi diritti di un uomo nella vita e nel lavoro. Non mi serve la campagna sulle "quote rosa". E la dimostrazione è come mi comporto nella vita di tutti i giorni.

Nella mia associazione, coordino il lavoro di decine di persone. E vengo coordinato e diretto da una donna. Che penso sia uno dei manager più bravi che abbia mai conosciuto. Ma a me che lei sia una donna, non mi interessa per niente. Zero assoluto. Se è donna pace, se è uomo pace. Così se nel mio comune la giunta comunale e il consigli comunale fosse composto dal 100% di uomini non mi turberebbe o preoccuperebbe. Ma neppure se fosse composto dal 100% di donne. O se fosse composto dal 60% di donne e dal 40% di uomini. O di qualsiasi combinazione di percentuali.

Un amministratore si valuta per la competenza, l'onestà, la buona volontà e l'intelligenza. Ma stiamo uscendo fuori tema.

Il tema è che anche nella nostra città si cominciano a vedere gli effetti della perdita dei valori. E non perchè 2 ragazzini si sono picchiati e c'è scappato qualcosa di troppo. Non è quello. E' solo un indicatore (uno fra i tanti) di una mancanza di MORALE CONDIVISA da trasmettere alle nuove generazioni. E' così. Se si spinge al massimo il relativismo culturale e morale (ovvero io sono io, faccio il c...o che voglio e nessuno mi deve dire niente perchè io sono l'unico giudice del mio comportamento) queste cose accadono.

E questa società, decadente, sta spingendo il relativismo morale alle stelle. Le tradizioni vengono derise, le morali delle generazioni precedenti sono bollate come superate, le religioni schernite, la morale dei grandi filosofi presa in giro apertamente.
Quello che rimane è la morale FAI DA TE. "La mia libertà inizia dove finisce la tua" ma non dice mai dove finisce la propria libertà. Dove inizia quella degli altri direbbe qualcuno ma è un concetto sottile. E a livello di morale non funziona. Non perchè sia sbagliato. Ma perchè è troppo sofisticato e pochi lo comprendono e lo sanno applicare.

Dire a un bambino "FAI CIO' CHE E' GIUSTO!" è troppo sbrigativo. Non lo capisce. Perchè nessuno gli spiega cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Ed è questo che occorre fare. E' su questo che occorre investire tempo e risorse. Ore, ore di istruzione, formazione, esempi pratici, applicazione pratica. Va fatto. E' tempo ben speso. E prima dei ragazzi questa formazione la devono prendere gli adulti. Perchè gli adulti insegnano più con l'esempio che con la parola.
E, onestamente, se i ragazzi devono prendere esempio dagli adulti di adesso...... capiamo perchè anche nella nostra città succedono queste cose.

Si può cambiare? Si. Si può. Per scoprire come continuate a leggere il blog e a breve proporrò una soluzione, che tanti risultati sta ottenendo in molte parti del mondo.

PER ASPERA AD ASTRA!

martedì 16 febbraio 2021

Perchè è importante avere un piano B nelle cose che si fanno?

Prima di rispondere alla domanda del titolo del post, esaminiamo bene cosa intendiamo per PIANO.

In genere, affrontiamo le cose della vita senza un preciso criterio o strategia. Nessuno ci ha ben istruito da giovani ad avere un piano e una strategia. Colpa dei genitori? Ma no...
Poveri questi genitori, sempre colpevoli di tutto. Non è così.
Ma sicuramente saranno ultrarari i casi in cui i genitori di un ragazzo/a lo istruiscano per bene su come progettare la propria vita. Perchè no?

Perchè neppure a loro è stato insegnato.

Un piano è una intenzione generale supportata da una pianificazione tattica che va a realizzare una particolare strategia al fine di raggiungere un obiettivo o una certa meta.
Complicato? Un pizzico. Esaminiamolo quindi.

1. Un piano è UNA INTENZIONE. Cosa intendiamo con intenzione? Intendiamo l'impulso e la realizzazione di quell'impulso in una certa direzione. Le cose accadono solo e soltanto quando vi è l'intenzione (di qualcuno) che accadano. Non accadono da sole. L'intenzione è l'energia che permette alla macchina di stare in movimento, che permette agli ingranaggi di girare.

2. Una intenzione deve essere supportata (cioè affiancata e aiutata) da  una Pianificazione tattica. Che altro non è che la disposizione di dove, come e quando delle risorse e l'assegnazione dei CHI, in relazione all'assunzione di responsabilità. Quando si decide "chi" fa "che cosa" si parla di pianificazione tattica. Quando si parla di "come" lo si fa e "quando" lo si fa si ha una pianificazione tattica. Le buone strategie (leggasi anche IDEE) possono non funzionare se non affiancate una buona tattica.
E tattica significa, molto semplicemente, stabilire le date, i quando di un progetto, specificando chi e come debba operare.

3. Strategia? Un piano realizza una strategia. Che altro non è che una idea (si spera brillante) che si pensa possa essere la soluzione ad un problema o al cambiamento si una certa situazione. Che ovviamente si pensa possa essere migliorata.

4. Ultimo ma non ultimo elemento importante è la presenza di un obiettivo definito e chiaro. Possiamo chiamarla anche meta ma ciò che conta è quanto definito (e quindi riconoscibile) possa essere questo obiettivo. Ricordiamo che senza una buona e chiara meta si possono sprecare pianificazioni tattiche, buone idee e soluzioni e anche tutte le migliori intenzioni del mondo.

Bene. Quasi sempre, per far andar bene le cose, ci creiamo una strategia o un piano. E con quello affrontiamo la vita. Possiamo parlare di lavoro o di relazioni interpersonali. Piano A. Sempre e soltanto piano A. Perchè siamo talmente convinti che quel piano ci aiuterà a raggiungere l'obiettivo che non pensiamo mai che è pericoloso avere un solo piano per conquistare la meta.

Vorremmo avere una certa sicurezza personale e un certo tenore di vita? Ottimo. Giuste idee e tanto lavoro + impegno + qualche sacrificio e abbiamo un certo successo. Tutto va bene finchè qualcosa non va male. E qualcosa va male perchè non avevamo un piano di riserva, un modo diverso per continuare la strada verso la propria meta. Un piano B non si può avviare quando ci sia accorge che il piano A è fallito o sta fallendo. Perchè a quel punto il piano B è diventato il piano A vista la morte del precedente piano A.

La vera rivoluzione e la vera soluzione è lavorare per avere un piano B (una soluzione tattica completa) pronto prima ancora che il piano A dimostri che non può essere portato avanti.
Prendiamo il lavoro. Le persone si creano una professionalità ma se dovessero perdere quel lavoro, soffrirebbero le pene dell'inferno, perchè non hanno già una soluzione di riserva pronta a scattare in quell'eventualità.

Se un dovessimo attrezzare un pronto soccorso solo alla notizia che qualcuno si è fatto male, quel qualcuno morirebbe molto, molto, molto prima che i medici e le strutture possano essere organizzati.

Se dovessimo preparare una struttura di protezione civile che intervenga quando c'è un disastro e non prima, non credo le cose andrebbero molto bene.

Perchè sulle navi ci sono le scialuppe di salvataggio? Perchè si spera che la navi affondi? Certo che no. Le scialuppe sono il piano B, la soluzione di emergenza se qualcosa dovesse andar male.

Noi ci portiamo dietro le nostre scialuppe di salvataggio quando affrontiamo la vita? Ovvio che no. Perchè qualcuno ci ha convinto che basta pensare positivo.

Ma pensare positivo è solo il pre-cursore di fare le azioni positive. Pensare e basta in un universo dominato dall'energia, dalla casualità e dal movimento è una follia pura e semplice.
Prova a stare davanti ad un treno in corsa e pensare positivo, pensare che non ti ucciderà. Lo farà perchè il vero pensiero positivo è avere l'intenzione di non essere ucciso e vedere in poche frazioni di secondo cosa si potrebbe fare per sopravvivere. E farlo, ovvero spostarsi velocemente dalle rotaie.

Piano B, cosa significa quindi? Significa che nella vita occorre prendere in considerazione che le cose potrebbero andar male e prendere delle precauzioni per agire se e quando queste brutte cose potrebbero succedere. La morte di un parente, un disastro finanziario o un collasso della struttura in cui si lavora.

Non è solo una questione di avere risparmi conservati da qualche parte (anche questo è importante), è una questione di approcciare TUTTI i problemi con l'idea che spesso una sola soluzione su cui puntare tutto il montepremi non è funzionale ed è un suicidio premeditato.

Per Aspera ad Astra

giovedì 11 febbraio 2021

Fare del bene è tempo sprecato? Io credo di no.

Quando ero piccolo, sentii una volta un proverbio, una di quelle "saggezze" in pillola che girano tanto nella nostra cultura.

Sempre così affamata di voler mettere la CONOSCENZA dentro delle piccole frasi.

Il detto che ho sentito recitava, più o meno, così:
Non fare del male perchè è peccato, non fare del bene perchè è sprecato.

In effetti, intorno a me, ho sempre avuto consigli e dimostrazioni di comportamento delle persone che mi circondavano (adulti, bambini e ragazzi) che seguivano in un modo molto preciso la falsariga di questo detto.

Devo essere onesto, non mi è mai capitato di vedere persone che si slanciavano in impeti di AIUTO verso il prossimo senza ritegno. Ho conosciuto molte persone oneste, ligie alle regole e sicuramente non inclini a fare del male. Ma quelle stesse persone, per quanto non facessero del male, non è che fossero dei particolari esempi di individui disposti ad aiutare il prossimo.

Ho esaminato per anni questo concetto. Che, non te lo nascondo, mi ha sempre dato un pò di tristezza. Perchè racchiude in uno stesso concetto due sentimenti ed emozioni che non sono proprio il migliore e più elevato modo che un vero Uomo possa mostrare.

Abbiamo, infatti nel concetto, sia un sentimento di PAURA che un sentimento di DISPREZZO e AFFLIZIONE.

Se fai qualcosa è perchè pensi sia giusto. Fare o non fare qualcosa per paura della punizione non è proprio il massimo della vita. E lascia sempre un retrogusto amaro in bocca.
Altrimenti rimane sempre il solito dubbio: se non ci fosse stata la possibile punizione (della legge, di qualcun altro o di una entità come Dio) la persona si comporterebbe bene?
Non è una bella sensazione di sicurezza vivere con una persona così al fianco...
Ti viene sempre il dubbio che in un certo momento possa comunque comportarsi male.... Non appena possa sentire che la minaccia della punizione è meno forte o non possa essere scoperta.

D'altro canto è ancora più triste il concetto che non occorra fare del bene perchè tanto sarebbe un'azione inutile. Questo è ancora più triste.
E parte dall'esame di molte situazioni del passato in cui ci si è comportati bene con qualcuno e questo nostro impegno non è stato visto, premiato o riconosciuto. E anzi, potrebbe averci portato anche dei problemi.

Siamo sinceri: a chi non è successo di aiutare qualcun altro o fare del bene per poi ritrovarsi senza neanche un grazie o addirittura con qualche grande delusione?

E' vero! Succede. Ma dobbiamo esaminare anche in questo caso per bene la questione. Perchè si fa del bene? E' il ragionamento allo specchio del perchè non bisogna comportarsi male...

Se è vero che bisogna comportarsi in modo onesto e retto IN SE E PER SE, perchè è giusto e non perchè ci potrebbe essere una punizione se non lo facciamo...
E' altrettanto vero che occorrerebbe aiutare il prossimo PERCHE' E' GIUSTO, e non certo perchè da questo aiuto ne otteniamo riconoscenza o qualche altra cosa.

Le cose si fanno (nel bene e nel male) perchè è giusto. Spesso dal comportarsi bene, ne discende che qualcosa ci torni indietro. Ma occorre capire in che forma e, soprattutto, in che tempi.

Facciamo un veloce esempio. Se io rispetto gli altri, non frego nessuno e non creo disordine o turbamenti nelle persone, forse non riceverò nè medaglia, nè soldi e forse nemmeno un grazie. Cosa avrò ottenuto? Ho dato il mio contributo a migliorare di un 0,0000001% il mondo dove vivo.

Che per questo motivo sarà meno caotico e infelice. Di un pelino. Ma lo sarà.
E il mio premio sarà vivere in un mondo migliore.

Lo capiamo meglio quando, pur comportandoci bene, vediamo il mondo andare peggio. Anche la nostra qualità della vita peggiora.

Quindi, abbandoniamo questo concetto. E comportiamoci bene. E facciamo del bene. Non in modo insensato e compulsivo ma con bene a mente cosa stiamo facendo e quali conseguenze ci sono.

Un filosofo che io adoro, un giorno disse "Aiutare un bufalo ferito ad uscire da una pozza è pericoloso. Perchè il bufalo potrebbe non comprendere le nostre intenzioni di aiutarlo e cercare di ferirci. Non è cattiveria, un bufalo ferito si comporta così. Cosa dovremmo fare? Non aiutarlo? NO. Occorre semplicemente aiutarlo essendo consapevoli che potrebbe cercare di ferirci e prendere le dovute precauzioni."

Grazie mille di avermi letto.

Per ASPERA ad ASTRA.

domenica 7 febbraio 2021

Scegliere la propria strada: si, ma cosa è la vita?

La vita, già la vita.

Ma che cosa è la vita?

Non sto chiedendo per trovare delle risposte ma per esaltare la domanda. Perchè in quasi 50 anni di esistenza, quello che ho scoperto è che più delle risposte ciò che ci fa crescere è il porsi le giuste domande.

Perchè, riflettici, a che serve avere una risposta giusta se è sbagliata la domanda?

E mi chiederai che significa che una domanda è sbagliata. Come può una domanda essere sbagliata?

La domanda è un percorso esplorativo, è una parte di una esplorazione.
Ciò che rende migliori è l'esplorazione. Porsi le domande non è altro che tuffarsi in questo percorso evolutivo.

Ma non tutte le domande sono parte di un percorso evolutivo. Alcune domande sono inutili o, per essere più precisi, non portano da nessuna parte. In questo senso sono sbagliate.

Di domande sbagliate me ne sono fatte un sacco. Ma non tutto il male è venuto per nuocere. Perchè domandando e domandandomi cose mi sono allenato a trovare e porre le giuste domande, quelle che aprono le porte del castello. E mi sono spinto sempre più avanti. Perchè ogni porta aperta mi permetteva di poter esplorare nuove aree che neppure pensavo esistessero.

Alcune domande te le puoi porre solo dopo che hai trovato delle risposte ad altre domande base.
Perchè anche le domande devono essere fatte in serie e nel giusto ordine.

Ecco dove spesso sta il fallimento nel trovare le risposte.
Non è stupidità da parte nostra o ignoranza o chissà cosa. Certo. Qualche volta possiamo non essere all'altezza o abbastanza preparati per trovare la risposta, ma credo sia molto più probabile che semplicemente ci siamo posti una domanda quando i tempi non erano maturi per porsela. 

O la nostra preparazione non sufficiente.

Ed ecco cosa è la vita. La vita è un percorso di esplorazione e scoperta. Magari di sole cose vicine a noi. Magari anche di cose e persone lontane da noi. Galassie, microuniversi, emozioni, pentimenti, idee, gruppi e sogni. E tutto il resto che non ho citato.

Ognuno di noi sceglie quando grande o piccolo deve essere il compasso della nostra vita: cosa vi è incluso e cosa escluso. E la forma del cerchio del nostro interesse può essere sferico e espandersi completamente intorno a noi in modo uguale oppure avere ingiustificate rientranze e inaspettati allungamenti. Anche questo è parte della libertà di fare della nostra vita ciò che riteniamo giusto.

La vita d'altronde è nostra. E' il minimo sindacale essere padroni di metterci quello che vogliamo.
Ed essere pronti a raccogliere gli effetti delle nostre decisioni.

Forse sul primo punto siamo tutti un pò più bravi. Sul secondo tutti un pò meno allenati e pronti. Ma questo è un altro discorso.

Che, se ti va, faremo una prossima volta.
Dimmi cosa ne pensi di questo argomento, mi interessa.

Per Aspera ad Astra.

martedì 2 febbraio 2021

L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?

L'essere umano è una creatura veramente curiosa. Si destreggia fra opposti che spesso sembrano inconciliabili.

E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.

Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.

L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.

Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.

Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?

Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.

La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.

Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.

Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.

E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.

La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.

Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.

Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.

Primeggiare? Si. Innalzarsi? Si. Essere diverso? Si.
Rimendo in fratellanza con l'intero universo e tutta l'umanità.

Per Aspera ad Astra.