martedì 31 gennaio 2006

Cosa penso dei reality in TV?

Con tanti opinionisti che logorano la loro lingua e soffiano fuori il loro fiato riguardo alle tematiche televisive, mi chiedo cosa mai potrei dire di notevole riguardo ai reality?
In realtà prendo spunto dai reality per parlare di TV.

Personalmente non credo che niente che piaccia alle persone sia in linea di principio sbagliato.
Mi ricordo che in passato avessi una posizione molto critica nei confronti di chi guardava le soap opera. Mi reputavo una sorta di intellettuale che privilegiava l’elevato livello estetico delle opere artistiche dei grandi.
(Tutti hanno un passato di cui vergognarsi!)
Poi, non so come, un giorno guardai la cosa da un’angolazione completamente diversa. Pensai che, alla fine della fiera, a cosa era dovuto questo mio atteggiamento critico (con tutto il connotato negativo della parola)?
Era dovuto alla mia incapacità di stare di fronte ai gusti di un altro individuo. O meglio, i gusti di un altro individuo sembravano denigrare e sminuire i miei.
Così decisi che non era corretto criticare alcuna scelta.
I gusti son gusti.
L’arte e arte.
Ci sono opere d’arte e ci sono porcherie.
Ma se quest’ultime a qualcuno piacciono, quale è il problema.
Così viva Beautiful, Anche i ricchi piangono e Centovetrine.
Ma soprattutto EVVIVA CHI LI GUARDA, se li vogliono guardare.
E i reality? E il Grande Fratello?
La TV non è solo lo specchio dei nostri tempi. Non solo e non in misura pertinente.
La TV è uno strumento.
Uno strumento di comunicazione. Amplifica ciò che i padroni della comunicazione vogliono che venga amplificato.
Il guaio non è Grande Fratello.

Il guaio non sono (ci mancherebbe) gli spettatori del Grande Fratello.
Il guaio non è pontificare e spettegolare dei partecipanti del Grande Fratello e delle loro vicissitudini all’interno della casa.

No, è tutto un gioco. Perchè non divertirsi?
IL GUAIO E’IL GRADO DI IMPORTANZA CHE SI DA ALLA TV, AI SUOI MESSAGGI, AI SUOI PERSONAGGI E AI SUOI GIOCHI.
Il guaio non è guardare il Grande Fratello.Il guaio è chiudere gli occhi dinnanzi a molte altre cose.
Il problema non sono le assurde disavventure di Brooke e di Ridge.
Il problema è che si conoscono a menadito quelle e non i dietro le quinte di altri personaggi reali che influenzano la nostra vita.

Il vero punto di riflessione non è quanto in basso stia o meno andando la TV.
Il vero nocciolo della questione è quanto in basso stia precipitando la nostra capacità di osservazione.

La vera tragedia non è che la gente guardi la TV e i reality.
La vera tragedia è che non viviamo abbastanza la vita vera.
Anche guardando il Grande Fratello,
per aspera ad astra!
 

sabato 28 gennaio 2006

Il valore del tempo

Trovo sul web questo breve promemoria sul valore del tempo.
E' bello e vale la pena darlgi un'occhiata.
Ecco a voi:

"Il valore del tempo":

Per scoprire il valore di un anno, chiedilo a uno studente che e' stato bocciato all'esame finale.

Per scoprire il valore di un mese, chiedilo a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.

Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all'editore di una rivista settimanale.

Per scoprire il valore di un'ora, chiedila agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.

Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.

Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.

Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un'atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento.

Il tempo non aspetta nessuno.
Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. 

Per aspera ad astra!

Guardarsi in faccia: dinnanzi ai propri mostri

Mostro: dal latino monstrum "cosa non normale" ma anche "segno divino" e "prodigio". Il monstrum è qualcosa che non abita nella normalità. Ne esula. E va ben oltre.
Ma pensa te! Tutta una vita a cercare di riportare tutto ad uno schema di normalità da cui deriva la comprensione e da cui scaturisce la pace e la serenità, ed ecco apparire il mostro colui il quale ci distrugge le nostre misere certezze.

Che sarebbe l'arte senza il mostro?
Che sarebbe il cinema senza il mostro?
Niente Frankenstein, niente King Kong, niente di niente.
Ma fare i conti con i mostri non è solo cosa da celluloide e schermi 16:9.
Fare i conti con i mostri è il pane quotidiano di ogni essere a 2 zampe e 2 mani prensili dotato di capacità di linguaggio e autodistruzione per esaurimento delle riserve vitali. Di ogni uomo sul pianeta insomma.
Fare i conti con i mostri è la nostra attività primaria.
Come si può non essere eruditi su ciò?
Come si può?
Parlo di guardarsi in faccia. In realtà sarebbe meglio dire guardarsi dentro.
Anche perchè dentro di noi troviamo i mostri più paurosi.
Sono mesi che ci corro dietro. Che cerco di sviscerare questo dilemma. E ogni volta finisco in un vicolo cieco. E come mi accade ogni volta che continuo a finire in un vicolo cieco, ecco che sento di virare a 180° dalla attuale rotta.
Cosa c'è di meglio che prendere se stessi sotto braccio e dare un calcio alle proprie certezze. Così per giocare, per vedere com'è il mondo visto da un'altra parte.

Forse in faccia mi sono guardato molte volte. E molte volte sono sceso nell'antro maleodorante del mio cuore a vedere cosa vi abitava. Forse l'ho fatto fin troppo spesso. Tanto da concludere che fossi composto solo da mostri. Ma non è così.

Ci vuole un'unità consapevole di essere consapevole che guarda il tutto da lontano. Ci vuole un punto di osservazione per vedere le cose. E noi siamo il nostro punto di osservazione.
Noi siamo noi. Non siamo i nostri mostri.

Ma li abbiamo. E ne dobbiamo essere consapevoli.
Oggi mi sto guardando in faccia. Oggi ho voglia di entrarmi dentro.
Scendo nuovamente, dopo anni, nell'antro venefico denso di zolfo.
Vedo quel che c'è, quel che c'è sempre stato sopito dal calore delle mie mete.
Ma le mete vanno incontro a fallimenti e il calore soggiace alle leggi del mercato: se non c'è carburante non ci si riscalda.
Ma esiste una differenza fra le persone. E vedere le differenze è più importante che vedere le uguaglianze.
E la differenza fra me e molti altri è che io, alla fine, non mi arrendo mai. Io non accetto la sconfitta.
Non accetto il fallimento.

Il fallimento non esiste. Quello che esiste è in NON voler più continuare a persistere in una certa direzione. Esiste la morte, esiste la sofferenza, esistono gli errori, i ritardi, le stupidità e le incompetenze.

Questo esiste.
Ma non il fallimento. Il fallimento è la non conclusione di un cammino. Ed è un'idea di assenza di avvicinamento alla meta. Si può essere fermi ed essere convinti di muoversi verso la meta. Questo non è fallimento.
Si può avanzare rapidamente verso la fine del viaggio e pensare che non ci si arriverà mai. Questo viene chiamato fallimento. Ma non è realtà: è solo un'idea.
Oggi rimuovo l'idea di fallimento e di tutti i mostri ad essa connessi.
Li ho visti tutti uno per uno. Non mi sono piaciuti.
Ma non sono loro che non stavano combattendo.
Per aspera ad astra!

Addio Nemo!

Addio Nemo.
Questa non è la tua foto. Non ho tue foto. Non eri il mio cane.
Addio Nemo.
Ieri è stato il tuo ultimo giorno tra noi.
Ma la cosa che ancora oggi mi turba è che sei morto sotto la ruota del mio fuoristrada.
Non sapevo che fossi li, che mi stavi inseguendo, preso dal tuo solito orgasmatico piglio di cane iperattivo.
Sei andato via tra le sofferenze e gli spasmi e in una giornata grigia, ho seguito gli ultimi tuoi momenti.
Questa è la mia memoria funebre.
Gli esseri viventi sono esseri viventi.
Quando vanno via, non devono essere idolatrati.
Ma ricordati si. Tutti.
Ciao Nemo, ti ricorderemo tutti. La tua padrona e tutti quelli che ti hanno voluto bene.
Ciao Nemo, eri insopportabilmente affettuoso. Ma la tua mancanza è ancora più insopportabile.
Per aspera ad astra!

L'uomo sogna di volare

L’uomo sogna di volare.
Toglili quello e non hai più un UOMO ma solo un’altra specie animale che vive solo per perpetuare la specie.
Ma noi non siamo qui solo per campare giusto un minuto in più dopo aver procreato e fatto crescere i cuccioli.
L’uomo sogna di volare.
E dipingere il mondo del suo colore.
E tratteggiare la natura con il suo dolore.
Fatto di domande. E di risposte sbagliate.
Io sogno di volare.
Ignorarlo è morire.
Ignorare questo non è vivere.
Ciao Negrita.
Grazie della magia che regalate.
Un debito di spiritualità mi lega a voi.
Per aspera ad astra!

venerdì 27 gennaio 2006

La spinta dinamica a sopravvivere

Spesso si tende a pensare che la forza di un individuo sia da ascrivere alla sua intelligenza.
L'intelligenza è un fattore importantissimo nella vita di chiunque.
Essere stupidi significa preparare la propria tomba ad ospitarci.
Ma l'intelligenza non è l'unico fattore da considerare. E a volte neppure il più importante.

Esiste la spinta dinamica a persistere e a concretizzare le azioni: la dinamica della vita.

Intelligenza e dinamica sono quindi le due qualità che permettono ad un uomo di sopravvivere e di migliorare le sue condizioni.
Si può essere molto intelligenti e perspicaci ma se non si riesce ad avere l'energia di portare avanti ciò che si è pensato o di realizzare le soluzioni trovate, i problemi staranno sempre lì a divorarci.
E credo con questa breve frase di aver trovato la spiegazione a migliaia di insuccessi di persone abilissime che stentano a capire dove sia l'errore nella loro vita.

Ci sono, a volte, persone non troppo intelligenti che scalano le posizioni sociali o che realizzano imprese degne di ammirazione. Esistono poi persone che nell'ombra di una grigia esistenza osservano turbate questi successi e, invano, cercano di capirne i segreti. Loro, spesso intellettuali di razza, che comprendono tanto annaspano nell'inutilità di movimenti circolari che non portano a niente.

Dinamica e intelligenza. Forza e ragione. Per quanto ridurre la dinamica a solo uso della forza sia quanto di più improprio possa esserci.
La dinamica è la voglia di sopportare le spinte avverse e gli ostacoli. E' solo una questione di decisione, di cosa si vuole affrontare e di quanto, se mi permettete il termine, ci si voglia sporcare le mani.
Questa cosa mi chiarisce molti misteri.
Per aspera ad astra!

Stabilire le mete

Mete. Ambite, agognate, sognate.
Si vive per essere. Si muore per esse. Trama e ordito della vita. E poi, un giorno scoprire, cosa?
Che viviamo senza sapere quali sono le nostre mete.
Si, sappiamo quali sono ma allo stesso tempo non lo sappiamo. Abbiamo un'idea vaga di qualcosa ma spesso queste cose non sono delle mete. Magari sono sprazzi di vita quotidiana così come vorremmo che essa fosse. Ma non è una meta. Magari vorremmo avere dei possedimenti e del denaro. Ma questi non sono mete.

Una meta è un fine noto verso il quale si intende andare e che si vuole raggiungere. Una meta è un fine noto.

Un fine è,come dice la parola, qualcosa che ha un termine, finisce... appunto. Quindi qualsiasi cosa noi mettiamo lì come meta che non ha un termine non è una meta. E se la cosa è un diventare o ha in se un continuo movimento, noi continueremo a girare dentro questa situazione.

Se fossimo degli scalatori, la nostra meta sarebbe la cima della montagna. Chiaro e preciso. Un fine. Giunti alla cima, la meta sarebbe raggiunta. Se la nostra metà fosse scalare la montagna, non avrebbe mai fine. Perchè fin dal primo metro la nostra meta sarebbe raggiunta.

Grazie ad una chiaccherata con un amico, ho avuto questa illuminazione. Mi sono accorto che le mie mete non erano così nitide e chiare. Ed avendone tante, ho capito che alcune di esse erano in contraddizione. In particolare perchè non avevo fatto una scala di valori sulle mete e le avevo poste tutte sullo stesso piano.

Mete.... Pensateci su.
Qual'è la vostra meta principale nella vita?
Cosa volete raggiungere?
O vi piace vivere girando dove capita capita?
Per aspera ad astra!

Trovare la forza

Forza, parola densa di mille significati.
Trovare la forza: è una frase che ho sentito tante di quelle volte. Spesso mi sono chiesto cosa mai potesse significare.

Non si può prescindere dal concetto ma lo stesso appare nebuloso. Ecco come inchiodare le persone alla prigionia del cuore, alle sbarre della mente, all'assenza di libertà.

Dategli qualcosa di cui non possono fare a meno e non permettetegli di capirlo o gestirlo o scacciarlo. Invece che un regalo gli avrete fatto una camicia di forza.

Ecco, nuovamente la forza.
Forza..... Energia usata con lo scopo di ottenere un effetto.
Energia......
Parole dopo parole. E qualcuno dice che siamo padroni.
Padroni di che.....
Siamo schiavi, schiavi delle parole.
E' la nuova frontiera della schiavitù.

Il signor Orwell ci aveva avvisato. E aveva anche azzeccato gli anni, per quanto qualcuno ridacchi sull'apparente errore di datazione del suo romanzo più famoso.
1984, il romanzo che annunciava il "Grande Fratello" che, contrariamente all'opinione della gran parte delle persone, non è un programma televisivo nè un fenomeno di costume, Il "Grande Fratello" è un concetto. Il concetto che saremmo stati schiavi di una forza superiore alla nostra, senza rendercene conto, stavolta.

Perchè non c'è peggior schiavo di chi non sa di esserlo.

Siamo messi peggio degli schiavi d'Egitto, degli schiavi di Roma, degli africani deportati nei campi di cotone, delle ragazzine tailandesi costrette a prostituirsi. Loro avevano od hanno un vantaggio: SANNO DI ESSERE SCHIAVI.

Ma qual'è questa forza che ci rende schiavi?

Forza ancora una volta la forza. Che ci domini o che noi dominiamo, sempre di forza parliamo.
Forza non è violenza, è solo una sequenza: DECISIONE-CAUSA-EFFETTO.

Presuppone l'abilità di usare l'energia dell'universo fisico per ottenere degli effetti. Ma l'energia dell'universo fisico non è la sola protagonista. Anch'essa è subordinata ad un fenomeno che esula da questo universo per collocarsi nello spazio speciale che è costituito dall'universo personale di ogni essere umano.

Parlo della decisione. Parlo dell'intenzione di far succedere qualcosa. Forza non è che un modo scorretto di chiamare decisione.
La forza è la capacità di prendere una decisione.
Per decidere non ci vuole nessuna forza.
Chi pensa il contrario è incappato nella bugia più grande di tutta la sua vita.

Che significa trovare la forza nei problemi di tutti i giorni o nelle grosse difficoltà della vita?
Significa prendere una decisione. Il resto vien da sè.
Per aspera ad astra!

mercoledì 25 gennaio 2006

Libertà!

Cos'è la libertà?Qualche anno fa sentivo dire che libertà significa assenza di regole oppure non dover render conto a nessuno. Lo sento dire anche adesso.
Qualcosa del tipo "se puoi fare quello che vuoi sei libero!"
Non so.
Non credo che sia esattamente così. La libertà è una sensazione ancor prima che una condizione. Agli estremi, nei casi limite, è facile capire quando qualcuno è schiavo o non lo è. E' evidente e oggettivo.

Ma in tutti gli altri casi.... La libertà è una sensazione. Uno sente di essere libero oppure non lo sente. E non parliamo di 'bianco o nero' ma di sfumature, di percezioni che cambiano di un poco e di un altro poco. Ma da cosa deriva questa sensazione di libertà? Da qualcosa che sentiamo dentro.
Quindi la libertà è un fatto interiore prima di ogni cosa. Molti degli uomini più liberi di questo mondo hanno passato la maggior parte dei loro anni in prigionia.
Altri sono morti.
Ma erano liberi.
Molti uomini non sono in prigione, non hanno catene ma sono schiavi.
Schiavi nell'anima.
Per asper ad astra!

martedì 24 gennaio 2006

Essere o Avere?

Mi ricordo di un libro scritto da un tale Erich Fromm intitolato così: "essere o avere".
Tra i tanti titoli da dare ad un'opera, questo mi pare talmente bello che sono dispiaciuto che qualcuno lo abbia già usato.
Il dilemma fondamentale dell'uomo. E' meglio essere o è meglio avere? E per quanto la risposta appaia scontata, la realtà concreta della vita ci dimostra con i fatti che le persone pensano, perlopiù, che avere sia meglio che essere.
Il mio contributo a questo profondo ma penoso argomento è semplice e diretto.
E riguarda chi noi siamo.
Quando ero bambino, al catechismo o all'ora di religione, a tavola o dinnanzi al camino, sentivo sempre parlare di anima. E della sua esistenza. Sentivo chiedere: "Ma tu ci credi all'anima?", "Ma pensi che un'anima ce l'abbiamo" e così via. E tizio dire questo a favore della cosa e caio dire il contrario. Per ore. Tutto molto bello.

Ma poi guardando ciò che appare talmente evidente che nessuno ci fa caso, ecco saltar fuori il fattore arbitrario introdotto nell'equazione.
Ma perchè l'anima la dobbiamo AVERE?

Avere, avere, avere. Ma allora è vero che questa nostra civiltà si basa solo sull'avere. Anche l'anima, la componente meno materiale che esista diventa un possedimento.
Ma se qualcuno ha un'anima significa che egli è qualcosa di diverso dall'anima. Perchè per esserci un possesso ci deve essere una distinzione concettuale tra possessore e possesso. Diciamo una distanza, una separazione. Ma se qualcuno ha un'anima, se anche l'uomo avesse un'anima, cos'è allora l'uomo? Se io ho l'anima, chi allora sono io?
Ma chi se ne frega dell'anima se essa è nuovamente un oggetto o un possedimento.
Torniamo a parlare di noi, grazie.
Ma ecco l'arbitrario. Ecco il fattore nascosto che sballa tutti i ragionamenti.

Noi non abbiamo l'anima, NOI SIAMO LA NOSTRA ANIMA. Noi siamo noi. Io sono io.

L'anima non è un pacchetto che si ha o non si ha, e che quando moriamo va da qualche parte. L'anima siamo noi. Uno E' un'anima, non HA un'anima.
Parliamo di essere, perchè come diceva anche Fromm: è meglio essere che avere.

E non confondiamo il nostro corpo con noi stessi, per cortesia.

Nessuno confonde l'autista con il mezzo. Per quanto, spesso, con i vetri oscurati e viaggiando a forte velocità non sempre si riesce a vedere chi guida. E il sospetto che i veicoli si muovano da soli viene.
Anche riguardo a se stessi.
Per aspera ad astra!

Percorso alternativo per il mare

Saprai esattamente com'è! Anche perché la comunicazione è fatta sostanzialmente di trasmettere cose che già si sanno a persone che già si conoscono.
 
Hai mai visto qualcuno che non si conosceva che comunicava? Forse si trattava di parole messe lì, un po' arruffate, di certo sudate, malaccorte, stemperate, direi senza personalità. Chi comunica è chi si conosce. E più conosci qualcuno e più vuoi comunicare. Più ti accorgi che c'è nella persona qualcosa che non conoscevi e più diminuisce la voglia di metterti nel suo mondo, di muoverti furtivo all'interno del suo castello incantato.
 
Saprai, quindi, esattamente com'è! Ti parlo di cose che hai vissuto, io e te, come qualsiasi altro essere umano. Conosci gli esseri umani, abitanti del terzo pianeta di una stella di dodicesima categoria alla periferia della galassia?
Io e lei non avevamo molta voglia di parlare. Te l'ho detto, sicuramente capisci. Mai capitato di non aver voglia di parlare con l'altro?

Era venuta a casa mia dopo cena. Ogni volta immaginavo che il portone si sarebbe aperto, trascinato da quel maggiordomo che faceva l'invidia di ogni mio conoscente. Ma ogni volta, semplicemente le aprivo la porta di quell'appartamento in affitto sospeso tra il "sarei potuto essere" e il "guarda come mi sono ridotto".

Entrò nel corridoio e con il viso stanco mi rivolse un saluto.

L'accompagnai in camera mia. Ero solito fare questo.

Perché incontrarsi con una persona è cercare di schernire gli schemi, è pescare nel torbido della melma del fiume per trovare l'essere. Guardo dalla finestra della mia camera i passanti. Li vedo camminare. Camminano e accumulano sporcizia, sia nei polmoni che sullo spirito. E tutto ingrigisce e si scurisce. Tutto si macchia di fuliggine. E il cuore, da rosso si tramuta in grigio sporco. Incontrarsi è schivare i meteoriti della piccole infelicità che la moderna società ci offre a piene mani. Capisci com'è? Vedi qualcuno e cerchi di pulire il vetro del suo parabrezza, sporcato dai moscerini e le cacche della vita, per vedere gli occhi dell'autista.

Lo capisci, perché anche tu l'hai fatto, perché ti parlo di cose che conosci. Se non le conoscevi non le capivi perché solo capendo le cose le puoi conoscere e solo conoscendole le puoi capire.

Adagiò la sua borsetta vicino alla libreria da cui, come strani uccelli dell'amazzonia, spiccavano i colori delle copertine.
Mi guardò e forse avrei potuto piangere per quello sguardo.

- Come va? - chiesi in modo molto conservatore, pauroso di entrare subito nei massimi sistemi.
- Benino - rispose lei, paurosa di entrare subito nei massimi sistemi.
- Ti vedo stanca oggi. Hai studiato molto? -
- Si, è vero sono un pò stanca ma non ho studiato molto -
Pausa. Giusto per riflettere, per fare un giro di valzer con le lancette dei minuti.
- Oggi è stata una giornata veramente dura. Ho litigato con tutti. -
- Con chi hai litigato? - mi fa lei.

- Con chi? Innanzitutto con il mio direttore. Che grande testa di cazzo che è! Sì, lo so, mi dirai che sono troppo critico ma senti un po' cosa mi ha detto stamattina. Appena è arrivato…. lui come al solito non arriva mai prima delle dieci….. appena è arrivato, gli ho chiesto se mi poteva ricevere. Lui mi ha detto "Certamente!" e mi ha detto di aspettare giusto un'oretta che doveva smaltire del lavoro. Sai a che ora l'ho visto? All'una e cinque minuti, all'ora di pranzo. Ma ti pare possibile? E poi niente, è una fatica parlarci. Sfugge sempre. Fai tutto di fretta. Le risposte sono "Va bene!", "Facciamo così!" eccetera, eccetera. Sta di fatto che ti rimane la sensazione addosso di aver acciuffato un'anguilla e che in mano ti è rimasto solo l'unto e l'odore della pelle. -
- Ma su cosa avete litigato? -
- Sul fatto che voglio andar via. Strano a dirsi lui non vuole. -
- Dai, vieni qui! -

A volte il mare delle domande si agita e la tempesta delle certezze si scaglia contro il leggero vascello che vuole scoprire il nuovo mondo, la nuova rotta per le Indie, il nuovo passaggio tra la trappola di Scilla e Cariddi, il nuovo taglio di Lesseps per il mar rosso.
Diradarti e poi rabbuiarti. Svegliarti e rigirarti nel letto. Mangiare un pasta alla crema e sporcarti il labbro superiore di crema.

Mi strinse appena appena, e il bacio che mi diede valeva tutti i litigi di questo mondo.

Dopo qualche secondo mise tra il mio volto e il suo qualche centimetro di tenero amore e mi disse "Ti amo!".
Posso parlarti solo di cose che conosci. Perché si parla solo con chi si conosce e di ciò che si conosce.
Per quanto bravo io sia in materia di parole e di simboli, cosa non vera per altro, come mai potrò trasmetterti quel sottile versamento di rugiada dalle sue labbra alle mie? Come mai potrò descrivere quel piccolo sussulto che si impadronisce del corpo mentre l'amore ti abbraccia e il suo calore ti scalda?

Misuri la temperatura, controlli i battiti ma tutto è identico. Ma tutto intorno muta colore, muta aspetto, muta rumore, muta odore e paternità, e sconfinato spazio, e deliziosa voluttà di crederci.

Mi disse "Ti amo!" e io mi persi tra la A e la M. O forse tra la M e la O. Quanto credi che ciò sia importante?
La guardai dritta negli occhi e, per la verità delle verità, non sapevo cosa dire…..

lunedì 23 gennaio 2006

Heavy Metal: sempre nel cuore

Correva l'anno 1985. A casa di un amico sentii delle note incomprensibili. "Loving you sunday morning....." diceva.... Ma quella musica aveva qualcosa di strano. Mai sentito niente di simile.
Fino ad allora avevo sbocconcellato San Remo, la canzoncina dance e robetta simile. Ma qui cosa c'era? La quintessenza dell'animo umano: potenza, ricercatezza, sublimità, ricerca interiore, romanticismo, sbruffoneria, sensualità, genialità, confusione, tristezza, climax......

Correva l'anno 1985 e conobbi l'heavy metal. Era una canzone dei tedeschi Scorpions, quelli che qualche anno più tardi divennero celebri al grande pubblico con "winds of change", la canzone fischiata, il lento struggente di Klaus Meine e compagni.

Da quel colpo di fulmine dell'amore della domenica mattina passammo al primo album degli scorpions "Blackout". E poi i Bonjovi, quelli non ancora conosciuti dal grande pubblico, quelli di "Living on a prayer" e "You give love a bad name".
E più ascoltavo e più capivo cosa significasse entrare dentro la musica, navigare dentro le note, immergersi nelle melodie e viaggiare nel ritmo.

Fino ad allora avevo visto la sachertorte solo da dietro il vetro. Solo una vaga idea della golosità. Adesso nuotavo dentro il cioccolato e la panna e....
Heavy metal! Qualcuno diceva che era casino. Qualcuno diceva che era cacofonia. E i ragazzi del mio paese denigravano quella musica.
Ma io avevo un intero universo da scoprire. Fatto di alti e basse, di angoli vividi e angoli bui. L'heavy metal non era compatto. C'era il glam, il trash, l'hard rock, il power, il gothic, lo street e mille altri generi.
C'erano tutte le sfaccettature dell'animo umano.
C'era il superamento dei limiti ma c'era vita. E gli attori erano veri.
C'era la ricerca dei limiti ma c'era vita.
Heavy metal. Ha forgiato il mio cuore regalando attimi e ore di immensità, di tutto e di niente.
Heavy metal, quanto di te c'è in me.
Crescendo ho conosciuto e apprezzato altri generi musicali. Ho conosciuto la musica ascoltandola e l'ho apprezzata ancor di più suonandola.
E ancora una volta le canzoni heavy metal svelavamo tutta la genialità e creatività in loro insita.
Ma quella donna chiamata heavy metal, quello sbandamento giovanile, quell'innamoramento a prima vista resta nel mio cuore.
E nel cuore di migliaia di altri ragazzi cresciutelli che ora vivono una vita lontano da quell'amore.
Questo post è dedicato a loro.
Questo post è dedicato a tutti quegli animi che hanno sognato un mondo migliore senza se e senza ma. Senza collocare i loro sogni nelle mani di un'ideologia. Sogni nudi e puri. Sogni veri come i loro cuori.
Questo post è dedicato a loro e tutti quei musicisti che non hanno chinato il capo alla piattezza delle major discografiche, che non hanno deciso di asservirsi ai gusti drogati di un pubblico istupidito dalle scelte di marketing di 2 o 3 teste d'uovo chine dietro delle scrivanie in finto noce.
Che di musica non capiscono niente.
E che nessuno venga a dirmi che la musica che giornali e tv ci passano sia la migliore, la più creativa e la più vera.
E che nessuno venga a dirmi "De gustibus non disputandum esse"-"I gusti del pubblico non si discutono". Perchè il pubblico ha gusti solo all'interno di ciò che gli viene consentito di scegliere.
La prova?
10 anni dopo quel 1985, nel mio paese di poche migliaia di anime, l'heavy metal era diventato una bibbia, il punto di riferimento da cui partire per giudicare il resto della musica. E non per merito mio. Io ho solo battuto gli altri sul tempo.
Mi capita. E per questo spesso pago. Ma ne vale la pena.
Anche nella musica......
Per aspera ad astra!

Quanto lontano?

Quanto lontano può giungere lo spazio spirituale dell'uomo?
Forse il modo giusto per procedere è quello di definire prima cosa sia l'Uomo e poi quali siano i suoi spazi. Ma alla nostra attenzione prima appaiono i fenomeni. Prima delle cose appare il loro manifestarsi.
Quanta strada abbiamo fatto dalle caverne e dalla carne cruda.
Così tanta che, forse, ce ne siamo dimenticati.
Anche l'uomo più semplice e più ritirato ha una consapevolezza che disintegra ogni solidità. Se così non fosse, perchè i giornali e le televisioni sono piene di notizie di persone così tanto lontane da noi? Forse l'umanità fa parte della nostra quotidianità?
Ma è tutto talmente evidente che parlarne sminuisce la cosa.

L'uomo è molto di più della sua corporeità. Egli è se stesso, è il suo lavoro, la sua famiglia, i suoi sogni e le sue delusioni; è i suoi debiti, i suoi successi e le sue speranze infrante; è il suo futuro, la sua conoscenza e il suo passato; è il passato della sua famiglia, l'identità della sua cultura e della sua nazione; è la sua lingua, la sua filosofia e la sua religione; è il suo percorso e il percorso dei suoi amici; è l'arte che esiste e l'arte che crea; è il suo pensiero e il pensiero degli altri; è tutte le forme di vita e la natura insieme; è le cose che vede e che tocca; è la sua associazione e il suo circolo di bocce.

Quante cose l'uomo è? Quante cose l'uomo in quanto uomo sfiora?
L'uomo un animale? Quanto può essere limitato questo concetto?
Credo quanto nessun altro.
Per aspera ad astra!

giovedì 19 gennaio 2006

L'uomo non è un animale...

Vi svelo un segreto. Il denominatore comune di questo blog è che "l'uomo non è un animale".

Questo è il concetto. Quando si ha poco spazio occorre sputare il concetto in modo poco raffinato, in modo grossolano.
Lo insegnano le leggi del marketing.
Poco tempo, poco spazio, la necessità di andare subito al bersaglio grosso.

In linea di massima non c'è un grosso problema nello 'sparare' un'affermazione grossolana che mal si presta a rendere tutte le sfumature del concetto espresso.
Il vero problema è non definire meglio il concetto in seguito.

L'uomo non è un animale nel senso che egli non può essere ridotto SOLO ad essere questo. Non può essere visto solo come una macchina vivente che funziona a carbonio e ossigeno.
L'umo non è un organismo programmato dal DNA e in cui tutto ciò che bisogna analizzare è solo una 70 di chilogrammi di materia variamente combinata e disposta.

Una pubblicità conosciuta usa un concetto intelligente (capita anche nel mondo della pubblicità di vedere qualcosa di intelligente): chiede allo spettatore se la pietà di Michelangelo siano solo una decina di tonnellate di marmo di Carrara. Solo materia?
E l'arte e il genio che vi è contenuta?
Poi chiede se uno Stradivari sia solo qualche centinaio di grammi di legno.
E così via, fino alla pasta. Esiste solo la materia? O forse uno spazio 'importante' ce l'ha anche la forma?
La forma esiste e non solo la materia.
E l'uomo non è solo materia: c'è qualcos'altro dentro di lui che vale la pena di analizzare.

Ecco perchè il concetto che 'L'uomo è un animale' è uno dei peggiori insegnamenti che possano essere fatti all'individuo e a un popolo.

Di contro, per andare subito al punto, diremo:
l'uomo non è un animale.
Per aspera ad astra!

mercoledì 18 gennaio 2006

PSEUDOSCIENZA: la psichiatria (1a parte)

La psichiatria è una pseudoscienza. Un attimo...
Qualche settimana fa, pensai di scrivere un articolo sulla psichiatria.
Avevo un sacco di cose da dire... Poi la voglia sfumò! E' talmente tanto il disgusto per alcune cose che questa PSEUDO-scienza ha fatto e STA facendo, che mi dissi: "Perchè rovinarmi la giornata?"-
Ma la verità è che solo la conoscenza può dare la libertà dalle trappole.
E chi non conosce non può difendersi (vero Beppe Grillo?).

Psichiatria, viene dal greco 'psychè' (anima) e "iatria" (medicina). Nasce alla fine del XVIII secolo con lo scopo di occuparsi dei pazzi. I pazzi fino a quel momento visti solo come esseri umani col marchio dell'inferno. Non una malattia ma una maledizione. E la psichiatria nacque con l'intento di occuparsene. Non necessariamente risolvere la cosa. Anzi da tutte le ricerche svolte sul soggetto pare non saltar fuori nessuna prova che qualcuno abbia mai neanche dichiarato che quello potesse essere lo scopo della psichiatria. (Colgo l'occasione per chiedere che chi ha in mano qualcosa del genere me ne possa far avere una copia, grazie. NDA).

La psichiatria è una pseudoscienza.
Fin dai suoi inizi si è affiliata alla medicina spacciandosi per una sua branca. Ciò per godere dei vantaggi e dei privilegi che comportava essere una scienza.
Della serie "SE NON SEI QUALCUNO, TRAVESTITI E CAMMINA A FIANCO DI QUELLI A CUI VUOI RASSOMIGLIARE. GLI ALTRI, GUARDANDO, NON VEDRANNO LE DIFFERENZE!".

La psichiatria è una pseudoscienza. Il discorso è complesso è lungo. E non è mia intenzione annoiare il lettore.
Ma, giusto per esemplificare, ecco qualche motivazione della mia affermazione:

1) Fino al 1979 non c'è traccia della benchè minima scoperta scientifica ufficiale scoperta nel campo della psichiatria. Un meccanismo, una legge, una funzione, una teoria. Solo repressione e brutalità. I pazzi sono solo dei reietti da brutalizzare. Nascono i manicomi e le prime "cure" consistenti in torture, shock, violenze, sporcizia, segregazione, stupri, etc.
Nessuna disciplina scientifica si è mai macchiata di un miliardesimo di questi crimini. NESSUNA!

2) Nel 1979, la svolta di Wundt. Con un assioma perentorio introdotto senza nessuna giustificazione oggettiva, Wilhem Wundt, fisiologo tedesco, all'università di Lipsia, sentenziò in modo perentorio che "L'Uomo è un animale senz'anima. Esso è un corpo. E quindi tutte le problematiche della mente e del pensiero vanno ricercate nelle reazioni fisiologiche del corpo. La mente diventa una 'black-box'-una scatola nera. Non indagabile. E non trattabile da nessuno che non appartenga già alla casta degli stregoni psichiatrici.
Continua intanto la proliferazione di abusi e violenze ad danni dei malati mentali. E all'italiano Cerletti tocca il poco onorevole merito di aver inventato la grandiosa cura dell'elettroshock dopo una causale visita al mattatoio di Roma.
Ma intanto la psichiatria comincia a raccogliere i frutti del suo "insinuarsi" come disciplina medica nei meandri del potere. E i finanziamenti per i suoi istituti, per i suoi signori, per i tirapiedi cominciano ad arrivare.
Ma di "scoperte", di teorie scientifiche sottoposte a metodo galileiano, NIENTE DI NIENTE!

3) Sorvolando su quello che la psichiatria ha fatto in collaborazione del regime nazista, arriviamo al 1940 quando lo psichiatra britannico John Rawlings Rees, il primo presidente della WFMH (world federation of mental health - Federazione Mondiale della Salute Mentale), in un famoso congresso mondiale sottopose agli intervenuti i punti focali di un piano denominato "Strategic plane for mental health" - Mental Health, vol. 1, N° 4, October, 1940.
Ecco il concetto fondamentale: "Dobbiamo mirare a farle (alla psichiatria NDA) permeare ogni attività educativa nella nostra società.... vita pubblica, politica e industria dovrebbero tutte essere nella nostra sfera di influenza... Specialmente, dall'ultima guerra mondiale abbiamo fatto molto per infiltrarci nelle varie organizzazioni sociali attraverso il paese... Allo stesso modo abbiamo fatto un efficace attacco su un certo numero di professioni. Le due più facili sono naturalmente l'istruzione e la chiesa; le due più difficili sono la legge e la medicina. Se ci infiltriamo nelle attività professionali e sociali delle altre persone, penso che dovremmo imitare gli stati totalitari e organizzare una sorta di attività di quinta colonna!
Era la dichiarazione che il ruolo della psichiatria non era la cura della "malattia mentale", ma il controllo delle popolazioni e la manipolazione del pensiero pubblico. (per altre informazioni si veda l'articolo psichiatri e massoni)
Ma ancora nessuna vera teoria o scoperta esce dal crogiolo della psichiatria.

I giorni nostri.... Dove siamo ora? Anche perchè molti, ingenuamente, molto ingenuamente, mi dicono che questa era la psichiatria del passato ma che adesso.....

Adesso cosa? Una scienza parte da assiomi di base. I suoi ricercatori propongono teorie. Le teorie vengono vagliate. Vengono trovati modelli di previsione dei fenomeni. E quindi cure, tecniche e così via.
La psichiatria parte da assunti arbitrari, non presenta mai un rendiconto delle sue fantomatiche ricerche ma in compenso chiede sempre più soldi e infiltra i suoi burattini in ogni luogo dove il pensiero umano esiste.
Persino dove il pensiero umano non c'è: tipo le trasmissioni di Vespa e altre cose tipo "Porta a Porta".

La chimica è una scienza. La fisica è una scienza. La geologia è una scienza. La medicina è una scienza. L'astronomia è una scienza.
La psichiatria no! E' solo un paravento per un'associazione a delinquere.
Per aspera ad astra!

PSEUDOSCIENZA: una nuova rubrica

Inauguro oggi una nuova rubrica.
La chiamo Pseudoscienza.
Ho pensato che ci sia molta confusione su questo argomento.
E per quanto non pensi minimamente che il mio intervento possa cambiare le cose più che di una frazione infinitesimale, mi è sembrato giusto poter dire la mia in base alla mia esperienza su questo delicato argomento.
Delicato perchè alla base di ogni forma di percezione, di ogni forma di conoscenza
Qualcuno potrebbe dire che esistono molte forme di conoscenza e di consapevolezza non riconducibili al concetto di scienza. E su questo posso dar loro ragione. Di primo acchito.
Ma alla fine, che serve che esista una seconda o terza via se il mondo in cui viviamo è permeato da alcune filosofie dominanti che danno come PRODOTTO la società e gli individui che oggi abbiamo.
La realtà è che una società è il frutto delle conseguenze della sua filosofia di base.
PUNTO.
Ecco perchè mi piace l'idea di andare alle basi del pensiero occidentale.
A presto in questa rubrica.
Per aspera ad astra!

sabato 14 gennaio 2006

Come abbiamo fatto a sopravvivere quando eravamo piccoli?

Salve,
girando un pò qua e un pò la mi sono imbattuto in una cosa che reputo bellissima e ho voluto trasferirla nel mio blog talmente la reputo bella.

E' dedicato alla nostra infanzia e alle diversità con il mondo dei bambini di adesso.
IO CONDIVIDO AL 100% QUELLO CHE DICE. E siccome lo dice bene trascrivo fedelmente questo piccolo saggio.
Buona lettura.


"Come hai fatto a sopravvivere?

Se eri un bambino negli anni 50,60 e 70...

La grande domanda: come hai fatto a sopravvivere?

1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag...

2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.

3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.

4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.

5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.

6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino , invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale...

7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!

8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile ora.

9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).

10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.

11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare...

12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.

13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, chat-room su Internet... Avevamo invece tanti AMICI.

14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.

15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma.
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano.Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.

17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità ... e imparavamo a gestirli.

La grande domanda allora è questa:

Come abbiamo fatto a sopravvivere? ed a crescere e diventare grandi?.

Se appartieni a questa generazione, invia questo messaggio ai tuoi conoscenti della tua stessa generazione ... ed anche a gente più giovane perché sappiano come eravamo prima.....
Per aspera ad astra!

giovedì 12 gennaio 2006

Capitalismo e Comunismo: figli dello stesso male!

Pazzo.Oggi sono diventato pazzo. E spregiudicato. Lo dicevo, nuovo anno = più cattivi.Ma pazzo lo sono per tante cose e non tanto perchè oggi dico che capitalismo e comunismo sono facce della stessa medaglia.
Vedo persone lottare per dimostrare alle altre fazioni che un ISMO è più buono, più conveniente, più sano, più auspicabile dell'altro.
Ma anche questo va a scemare. Perchè con il passare del tempo gli estremi si atrofizzano causa insufficiente nutrizione di energia e i due gemelli del male, si avvicinano sempre più: di fatto oggi identificandosi senza soluzione di continuità.
Un'idea del genere mi venne notando come gli estremi del concetto di Destra e di Sinistra a livello storico avessero praticamente pochissime differenze sostanziali. Non a caso i detrattori della destra, buttano in faccia agli avversari i crimini e gli orrori di 2 dittature quali quella fascista e quella nazista. Non a caso i detrattori della sinistra rispondono buttando in faccia agli avversari i crimini di 2 dittature quali quella stalinista e quella maoista.Tutto fatto in nome del popolo (o dello stato che del popolo è un'altra identità!)
Volevo parlare della vicenda Unipol - DS - D'Alema - Fassino - Consorte - Bankitalia - Fiorani - BPI - etc. - etc. Ma poi mi son reso conto che la politica sta implodendo su se stesso. E si riduce a un gossip grossolano. Tutto diventa vecchio e sorpassato in gran fretta. La politica non affronta più temi cruciali. E' diventata povera e succuba di piccole discussioni, di piccoli problemi, di piccole inquietudini.
Ma chissenefrega delle intercettazioni di Fassino, delle possibili o non possibili colpe di una frangia del centro-sinistra.
Se c'è qualcosa di illecito, che la magistratura faccia il suo corso. E poi si saprà.Il punto non è se Fassino .... o se D'Alema.....Sono persone avvolte da un sistema. Se il sistema è malato e loro erano giunti al vertice, non potevano che scendere a compromessi. Onestamente (e lo posso dire a gran voce non essendo mai stato del PCI - PDS - DS) penso che i nostri 2 amici non abbiano fatto niente. O al massimo sono stati ingenui nell'operare con poca furbizia.
Ma quello che è importante è il fatto che dinnanzi al politico si possano stendere questi scenari. Se non vediamo questo, fra 10 anni, passato questo uragano, avremo altri politici che ricadranno nelle solite tentazioni.
E lo scenario è semplice.
FINCHE' NON SI CAPIRA' CHE I GUADAGNI DEVONO VENIRE DAL LAVORO E DALLA PRODUZIONE DI BENI O SERVIZI CONCRETI LA SCENA NON CAMBIERA'
Fino a che ci saranno persone che faranno i soldi spostando i soldi di altri, ci saranno rogne.Fino a che l'improduttività reale verrà premiata sotto l'egida del titolo di "capitano di finanza", di "Top Manager" o di "CEO" allora avremmo sempre meno ricchezza e sempre più furti e tangenti.Fino a che non si vedrà che sia il capitalismo (fare i soldi con i capitali e il lavoro altrui) che il comunismo (nessuno a niente e il niente è di tutti) sono sistemi volti a schiacciare l'onesto e volenteroso lavoratore (sia che esso sia un contabile, un impiegato, un operaio o un commerciante), fino ad allora continueremo a chiederci sempre "PERCHE' IL PIL NON CRESCE?"
Per aspera ad astra!

martedì 10 gennaio 2006

Influenza Aviaria e la nuova religione

In questi ultimi 2 giorni ho di nuovo sentito notizie sull'influenza aviaria (o quello che è....) in TV.
Non mi piace fare troppo spesso commenti su quello che la TV ci propone, in particolare i telegiornali.
Considero questi ultimi lo strumento per disinformare per eccellenza. E questo concetto è un cardine di questo blog.
Perchè?
Perchè sono diventati i sacerdoti della religione dell'informazione!!
Fatta di dogmi e non di strumenti per migliorare se stessi.
E così come una religione può essere tramutata da percorso di libertà spirituale in un accozzaglia di riti e dogmi con l'unico scopo di dare potere totale agli intermediari, anche i tg diventano i sacerdoti della nuova religione del 3 millennio.

Altri casi di influenza aviaria......
Un TG dura circa 25/30 m. Spazio dedicato all'influenza aviaria? Che so, circa 3 m. O forse 5 minuti. Che importa.
La domanda è un'altra. Con quale criterio si è deciso di dedicare uno spazio della durata di qualche minuto all'interno di questo contenitore di "informazione" all'influenza aviaria.
Il numero dei morti?
La dimensione del pericolo del fatto?
La vicinanza a noi dell'evento?
In un prossimo post, dedicheremo qualche minuto a schematizzare le modalità con cui il giornalismo dei nostri giorni si occupa della realtà modificandola e facendola diventare un'altra realtà.
Per ora mi chiedo: perchè questo spazio all'influenza aviaria? Per avvisare le persone del pericolo imminente? Nei servizi non ho visto niente di ciò.
Per illustrare come chi ci governa stia facendo bene (o male) per proteggerci? Nei servizi non ho visto niente di ciò.

Quello che io vedo è che un episodio di infezione che, a quanto pare, ha colpito un centinaio di esseri umani in tutto il mondo occupa lo spazio di un Tg senza però avere nessun reale contenuto informativo. Solo sento parlare che in tal zona hanno segnalato un altro caso di questa "malattia".
Ma della malattia non se ne sa niente.
Semplicemente se ne parla. E non si capisce neanche perchè?
Al mondo ogni giorno ci sono MIGLIAIA di persone che muoiono di questa o quell'altra malattia. Ci sono continue emergenze mediche e sanitarie, per non dire salutistiche. Eppure non se ne parla......
E anche di questa fantomatica malattia non se ne parla.
Ma sta distruggendo l'economia di molte aziende.

E sono sicuro che un giorno, di punto in bianco, nessun TG parlerà più dell'influenza aviaria. PIU'. Zero assoluto. E da li a poco una nuova emergenza sanitaria in qualche paese lontano da noi avrà nuovo spazio per terrorizzare i nostri pranzi e e nostre cene.

O, FORSE, PER INGRASSARE LE GIA' PINGUI CASSE DI QUALCHE SOCIETA' FARMACEUTICA PROPRIETARIA DI QUALCHE MIRACOLOSO MEDICINALE CHE DIFENDE DALLA NUOVA E TEMUTA PANDEMIA.

Gli anni passano e i secoli pure. Ma i meccanismi per truffare la gente rimangono sempre quelli degli stregoni e degli affabulatori di strada.