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mercoledì 16 maggio 2007

Un libro da leggere: E la verità vi renderà liberi di D. Icke

Con questa recensione so di procurarmi dei nemici.
O almeno sono sicuro che qualcuno malcomprenderà lo spirito con cui vado a promuovere questo libro. Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo da zero.
Un giornalista inglese qualche anno fa ha un momento di svolta nella sua vita dovuto a non so bene quale fattore. Fino a quel momento costui era un giornalista e presentatore televisivo conosciuto nonchè un portavoce del movimento dei verdi inglesi.
Una persona rispettabile.
Da quel momento in poi il signor Icke comincia a scrivere e scrivere dei libri che, nel bene o nel male, dicono qualcosa.
La mia recensione è basata su quello che ho letto nel libro.
Non conosco il signor Icke e non posso sapere se quello che leggo su di lui su internet sia più o meno affidabile (tornerò in un apposito post su questo importante argomento).
io non sono un wikipedia-dipendente. Leggo e giudico quello che leggo di prima mano.
Un giorno trovo a casa di un amico questo libro. Da divoratore avido di qualsiasi cosa stimoli la mia curiosità l’ho preso in prestito e letto.
Non è stata una passeggiata.

Il libro non è proprio strutturato per essere assimilato in modo semplice. E questo è un punto a svantaggio del signor Icke come comunicatore ma un punto a suo vantaggio come fiducia nella sua buona fede. Personalmente penso che solo una persona orgasmaticamente informata sulle cose e un pò pazzamente presa da quello che sa potrebbe esprimersi in quel modo tumultuoso e scollegato ma alla fine semplicemente coerente e dichiaratamente deciso verso la meta.
Alla fine consiglio alle persone di leggere questo libro e altri libri di Icke.
Io penso che David Icke sia semplicemente pazzo. E per questo mi piace quello che scrive. David Icke ha avuto delle intuizioni spaventosamente giuste, incredibilmente giuste. Io non ho la minima idea di come sia riuscito a mettere insieme questi dossier assolutamente precisi e circostanziati sulle tematiche che scrive. Non so e neppure mi interessa saperlo. Forse è un’illuminazione divina o forse maligna. Forse è solo un buon giornalista. O forse una marionetta tra le mani di qualcuno che vuole stare nell’ombra.
Ma ciò che ci è scritto si avvicina alla verità di un buon 90%. Questo secondo una mia personale e fallace stima.
Penso che Icke sia pazzo. Solo questo fattore può avergli permesso di uscire dagli schemi consolidati di visione del mondo. Non credo sia pazzo nel modo che intende uno psichiatra o la gente comune. Penso che sia folle di una lucida follia di chi ha capito tutto e forse vacilla dinnnazi a questa conoscenza e la responsabilità che ne deriva.
I suoi detrattori lo accusano di dire stramberie. E forse qualcuna è veramente una stramberie. Ma il fatto di dire una stramberia non impedisce che molte, moltissime delle cose che dice (praticamente la quasi totalità) sia assolutamente veritiere o verosimili. O, per essere ancor più imparziali, guidate da una logica che non fa una piega. Liquidare Icke come visionario mi sembra sempre la solita solfa di chi è sempre stato all’inquisizione, prete, tiranno o psichiatra che esso sia.
Di cosa parla Icke e il suo libro?

Icke parla di libertà e schiavitù. E mostra come questi 2 termini siano diventati confusi e generici al punto da essere scambiati senza problemi dalle persone. Le persone sono schiave credendo di essere libere. E sembrano schiave quando sono libere seriamente.
Il libro spiega come una minoranza di persone sul pianeta tiri le fila dell’economia e della politica mondiale da circa un secolo. E di come la Grande Bugia della libertà di informazione sia stata usata per il più grande tranello di sempre: far credere a qualcuno di essere libero quando è uno schiavo a tutti gli effetti.
Icke parla dei retroscena di guerre, degli attori della politica e dell’economia. Fa nomi, luoghi, situazioni, date. Non pochi dati ma centinaia, migliaia. A volte talmente tanti dati che la persona boccheggia affannata a stare dietro a tutto questo malloppo di informazioni.
Ma tutto ha un senso. E chi non riesce a vederlo è perchè non vuole prendere nemmeno in considerazione che forse un pò schiavo lo è davvero.
La libertà è un bene prezioso. Troppo prezioso. Il più prezioso.
Fare qualcosa per difenderlo è il minimo che ognuno di noi dovrebbe fare.
Questo libro non è nè dovrebbe diventare una bibbia. Nè Icke un profeta.
Ma avere l’umiltà di prendere queste cose in considerazione per chiedersi se siamo davvero liberi…. questo forse ne vale la pena. Porsi il dubbio forse può riservare delle sorprese.
Consiglio il libro. Sono sicuro che alcuni punti di vista muteranno.
Buona lettura e aspetto i vostri commenti.
Per aspera ad astra!

sabato 10 giugno 2006

Chi è Dio? La bassezza culturale del dibattito sul "Codice Da vinci".

Lo confesso. Non avevo ancora letto il libro di Dan Brown. Ne ho visto il film. Conoscevo la trama, qualche parere e qualche critica. Ad essere onesto l’ho pure regalato (appena uscito in tempi non sospetti) ad una mia conoscente.

In questi ultimi giorni ho letto il libro. Probabilmente, senza il battage pubblicitario dovuto a questo scontro Chiesa cattolica-Codice Da Vinci, non lo avrei letto. Ho così tanti bei libri che voglio leggere che…….
Ma ho partecipato al dibattito sul mio blog ospitando alcune notizie che per me avevano dell’incredibile. Film censurato in alcune sale in Sardegna e libro bruciato pubblicamente da un parroco in piazza.

La curiosità ha ucciso il gatto. Volevo proprio vedere quale preoccupante pericolo fosse celato tra le pagine di questo demoniaco libro. La trama la conoscevo e molti di noi la conoscono.
Il libro è un ROMANZO in cui i protagonisti scoprono tramite avventure e disavventure che da secoli la Chiesa cattolica nasconde un segreto che svelato cambierebbe certi parametri di potere economico e politico della stessa e che getterebbe una nuova luce sulla figura del Cristo e del suo messaggio.
Volevo sapere in che modo il favellare dello scrittore americano potesse spaventare tanti gli alti papaveri del Vaticano.
Premetto che questo post (come tutti i miei altri commenti d’altronde) parte dall’assoluto rispetto per le idee religiose di chiunque e dei cattolici in particolare.

Ciò che va rispettato è il diritto di ognuno a credere e professare la propria fede e il proprio credo.
SI RISPETTANO LE PERSONE. SEMPRE.
Ho letto il libro. E il mio sgomento è salito alle stelle.
Qualcuno mi può spiegare perchè Opus Dei, frati, esponenti cattolici e soci abbiano tanto paura di questo libro?

L’ho letto. La storia è esposta in modo onesto e quasi infantile. Ci sono alcuni bei passaggi che spremono bene il gusto per il giallo. Ci sono delle belle trovate narrative ma il libro si sviluppa in modo culturalmente semplice. Parla di concetti e notizie che circolano negli ambienti culturali da secoli. Ho 34 anni e sono circa 20 anni che sento parlae di queste cose.
E’ quasi molto accademico.La presunta ombra negativa gettata sull’Opus Dei è praticamente nulla in quanto si parla dell’operato di semplici personaggi di fantasia. La storia si basa su alcune inesattezze storiche ma sono dettagli en passant, a mio avviso anche poco incisive sulla storia.
Il libro descrive un’associazione che cercherebbe di preservare segretamente questa verità su Cristo, sul Santo Graal e sulla Chiesa. Tale associazione (il priorato di Sion) viene presentato come esistente basandosi su falsi storici. E quindi? Io ho letto altri libri, anche molto eruditi, sul Priorato di Sion. Libri di parecchi anni fa. Sono libri. Sostengono tesi.

Qualcuno accusa Dan Brown di una dichiarazione iniziale all’inizio del libro in cui sostiene che tutto il contenuto del libro è basato su verità storiche. Questo sarebbe il peccato. Peccato, invece, che sulla copertina del libro c’è scritto “Il Codice Da Vinci – un romanzo di Dan Brown”. E’ un romanzo. Se ci dimentichiamo di questo, è finita. Se poi ha scritto quelle cose, il tutto fa parte delle tecniche di scrittore per dare enfasi al proprio prodotto.
A parte il fatto che è vero che gran parte delle cose dette siano comunque non invenzioni dirette di Brown ma fatti e avvenimenti reperibili nella storia culturale della nostra civiltà.

O qualcuno si è infastidito perchè il nome del commissario di polizia di Parigi non corrisponde a quello vero o se uno degli alti prelati dell’Opus Dei ha un nome inventato?
Prima di leggere il libro ero abbastanza disposto a concedere il diritto di replica e di dissenso ai cattolici. Ognuno ha il diritto di dissentire da qualcosa. Protestavo solo per alcuni modi medioevali di farlo.
Dopo aver letto il libro, provo una profonda delusione per la pochezza intellettuale del dissenso. Dov’erano costoro quando molti altri autori hanno scritto libri più dannosi per la comunità cattolica.
Il libro suscita il dubbio che la Chiesa Cattolica abbia qualche scheletro nell’armadio? Va bene. Non credo che ci volesse Dan Brown per tirare in ballo questo fatto.
Si ha paura che i cattolici rinneghino la loro religione per colpa di questo libro?
Provveda la curia vaticana a riconoscere che i VERI cattolici stanno scomparando, sostituiti da cattolici borghesi il cui credo è “affermare ma non praticare la propria religione” e la cui preparazione religiosa sulla PROPRIA religione è praticamente nulla.
Ho sempre ammirato i ferventi credenti cattolici. Degni di stima e rispetto. Ho profondamente provato disprezzo per i cattolici per etichetta che violano tutti i giorni i precetti della propria religione e il cui vero dio è il materialismo e l’apparenza del nulla moderno.
Chi è Dio? E’ un bellissimo tema.
Ma in questa querelle non vedo Dio, nè Cristo. Vedo solo uno scrittore e il suo entourage che gongola per la pubblicità che riceve e un certo numero di persone che cerca visibilità mediatica per vari fini sfruttando il lavoro altrui.
Non è un caso che il rappresentante dell’Opus Dei (in un’intervista su Panorama) abbia dichiarato che ora è il momento giusto per fare un film sul fondatore dell’Opus Dei Escrivà.
Chi è Dio?
Parliamo in un altro momento. Grazie.
Per ora, pensate con la vostra testa.
E leggete pure il libro. E’ innocuo!
Per aspera ad astra!

mercoledì 1 marzo 2006

"Il codice Da Vinci" sotto processo: che assurdità!

Mentre stamattina facevo colazione, sento in TV un servizio che ha dell’assurdo. Non che le cose che provengano da quella scatola infernale siano quasi sempre lontane dagli standard del grottesco, dell’effimero e del paradossale. Ma non facciamo demagogia.
Un servizio giornalistico illustra che l’autore dell’oramai ultracelebre libro “Il codice Da Vinci”, l’americano Dan Brown, è alle prese con un processo in Inghilterra per “furto” di idea letteraria.

Anni fa alcuni autori avrebbero scritto un saggio dove avrebbero, per la prima volta, enunciato la teoria che Dan Brown userà come cardine per il suo romanzo: cioè il fatto che Gesù abbia avuto un figlio con Maria Maddalena e che da lì si sia creata una discendenza ‘reale’ giunta fino ai nostri giorni attraverso i secoli protetta da organizzazioni quali i Templari e da mille segreti. Non, quindi, il Santo Graal ma il Sang Real (il sangue reale).

Secondo questi autori (di cui non ricordo i nomi) Dan Brown avrebbe copiato l’idea pari pari e ne avrebbe fatto un romanzo vendendo milioni di copie. L’accusa? Furto di idea! Richiesta? Risarcimento multimilionario alla casa editrice e allo stesso Brown.
Che dire? Per me non solo questa è follia! E’ un attentato alla creatività di una persona e un bruttissimo precedente legale se questi saggisti dovessero averla vinta!
Non sono un fans particolare di Dan Brown. Ho letto i suoi libri e conosco il suo stile letterario. Potrei dire molte cose su questo aspetto.
Ma mi spaventa l’idea delle sanguisughe e dei parassiti.
E quello che mi si presenta mi ricorda questo.

Mi fa pensare che 2 furboni, sicuramente consigliati da qualche avvocato drittone, pensano che sia più semplice mettere in piedi questa farsa invece che guadagnare soldi e popolarità con le loro uniche forze. Nel peggiore dei casi, anche se dovessero perdere, si sono assicurati visibilità e promozione del loro libro. Nel migliore dei casi, si portano a casa milioni di dollari.
Rubati!
Dan Brown non ha negato di aver letto il loro saggio. Ci mancherebbe. Ma che importa.
L’arte è creatività. Ma la creatività non è partorire sempre qualcosa che nessuno ha fatto o ha detto.

QUESTO E’ASSURDO IN TERMINI!
Che significa? Che se un pittore un giorno dipinge una cascata con un albero vicino, nessuno potrà ridipingere quel soggetto? Che se uno scrittore parla di una relazione problematica tra padre e figlio nessuno scrittore potrà parlare di padri e figli. Non continuo con gli esempi, è troppo stupido.
Nell’arte esiste l’ispirazione ed esiste l’elaborazione dei temi umani. La cultura è questo. Il continuo rimestare e digerire le faccende umane.
La teoria portata con successo alla notorietà da Brown non è un’invenzione dei 2 saggisti. Allora anche loro l’hanno copiata?

Ma non continuo, perchè più ne parlo e più mi avvilisco.
Cito, per far capire, solo un esempio.
Si tratta del fumetto Dylan Dog, di Tiziano Sclavi edito dalla Bonelli Editore.
E’ un fumetto che ha segnato la svolta dei fumetti in Italia diventando un fenomeno di costume e un punto di riferimento per molti giovani. Diventando, tra l’altro, oggetto di studi per capirne il successo.
Dylan Dog è un’opera letteraria oltremodo culturale e rappresenta proprio al massimo la capacità di una creazione di ri-elaborare temi e altre opere (cinematografiche e letterarie). Dylan Dog si è ispirato a film e storie già scritte, spesso citandole o spesso accarezzandole. Senza nascondersi, spesso in modo sfacciato. Ma aveva delle premesse. E il risultato sono state altre opere artistiche bellissime che hanno preso vita propria e da copie sono diventate esse stesse foonte di ispirazione per giovani autori.

Concludo dicendo che se si seguisse questa idea del furto di idea letteraria, allora i drammaturghi greci e latini saranno felici. Diventeranno ricchi poichè, soprattutto al cinema e a Hollywood in particolare, quasi tutte le storie raccontate sono state prese (forse anche inconsapevolmente) da storie già scritte. Da autori di 2.000 anni fa.
Scusate dello sfogo ma da scrittore dilettante la cosa mi ha dato rabbia.
Per aspera ad astra.

venerdì 24 febbraio 2006

Un libro da leggere: L’Anticristo di F.W. Nietzsche

Immagino che solo il titolo abbia spaventato qualcuno.
O spero di no.
Sta di fatto che questa volta vi voglio segnalare un libro che io credo sia bellissimo. Non bello, ma bellissimo. Un libro da avere in carta patinata e copertina in pelle.

Non è mia intenzione lisciare il pelo a nessuna corrente politica o andare contro nessuna credenza religiosa.
L’Anticristo di Friedrich Wilhem Nietzsche non è un libro di politica.

Non è un libro di religione (o di antireligione). E neppure un libro di filosofia, paradossalmente.
O almeno, è tutte queste cose insieme così come lo è una vera opera d’arte.
Di base l’Anticristo è un libro che trasuda poesia e lirica letteraria. Crea un nuovo modo di scrivere e comunicare i pensieri. In realtà è lo stesso autore che va a collocarsi dove nessuno prima si era collocato. In reami particolari e di nessun compromesso con niente. Estremo ma mai estremista. E proprio per questo attualissimo come pochi autori possono fare.

Non è facile sintetizzare il libro. Non lo è poichè non è la ragione l’orizzonte entro il quale si muove.
Il libro sorvola le consuetudini e porta il lettore ad aggredire la montagna della vita, che alla fine si scopre essere sempre se stessi e le proprie paure.
In una prima superficiale lettura, pare che il filosofo-poeta tedesco si scagli contro il cristianesimo ergendosi a Anticristo del medesimo. Ma, per l’appunto, questa è una prima superficiale lettura. Ed è usando questa chiave interpretativa che alcuni critici e storici sono arrivati alle assurdità interpetative di tutta la filosofia nietzschiana.

Chi ha definito la filosofia di Nietzsche come precursore del nazismo e dell’oltranzismo di destra non ha praticamente capito niente di questa filosofia e mente, sapendo di mentire, sui reali percorsi storici su cui affondano le radici del nazismo e della destra belligerante della prima metà del secolo.
Nessuno leggendo le favole di Fedro, sosterrebbe che l’autore ci vuole mostrare veramente degli animali parlanti. Chi avrebbe il coraggio di ardire una simile ipotesi? Sarebbe un livello veramente basso di interpretazione.

In tal senso il libro “L’Anticristo” si sposta più in fondo, sui veri significati dei percorsi di libertà spirituale di un individuo. La critica è feroce e tagliente ed espressa con una verve coinvolgente. A momenti pare di cavalcare le onde del Pacifico su una tavola da surf.
Dov’è l’uomo e i suoi valori? Dov’è il senso della vita?
Lo sprone è ad effettuare una ricerca, a mettersi in viaggio, a ridiscutere tutti gli accordi. Il vero nemico è l’apatia, il consegnare se stessi vendendosi per due piccole verità che ci tranquillizzano sull’universo.

Vale la pena di accettare valori capovolti sulla vita solo per vigliaccheria.
Ma non è mio interesse entrare nel merito del discorso quanto di sostenere che “L’Anticristo” è un bellissimo libro. Adatto in particolare alle persone più smaliziate e più desiderose di gustare i passaggi di una bella penna.
Pieno di gustosi aforismi e deliziosi passaggi letterari, è un libro che non può essere letto da chi pensa a se stesso come uno spirito libero.
Alla fine, si possono non condividere tutti i passaggi di Nietzsche. Ma in bocca rimarrà il sapore del perchè la letteratura è una passione dell’Uomo da 5.000 anni almeno.
Buona lettura a tutti.

venerdì 3 febbraio 2006

Un libro da leggere: il più grande uomo-sciemmia del pleistocene di R. Lewis

Inauguriamo questa rubrica con un libro abbastanza conosciuto.
Tant'è che anche qualche professore ha deciso di "imporlo" agli studenti affinchè gioiscano delle sue trovate. Ma obbligare qualcuno all'arte non ha mai dato tanti risultati e....

Parlavamo del libro.
Si tratta di un romanzo. Ambientato nella preistoria, senza presunzione di essere storici e precisi.
La storia parla delle avventure e disavventure di alcuni uomini-scimmia intenti nel cercare di sopravvivere e di passare dalla mera 'sopravvivenza' al vivere come uomini.
Fin qua niente di particolare. Ma il colpo di genio assoluto dell'autore è stato dipingere queste figure antropomorfe con il tratto di uomini moderni.
I personaggi, infatti, parlano e agiscono come se avessero finito di guardare la Tv e dovessero prendere la metropolitana.
Ed invece devono andare a caccia, dormono nelle caverne e non sanno cosa sia il fuoco.
L'autore, pervaso di umorismo inglese di ottima qualità e raffinatezza, ha avuto l'idea di mostrare l'eterno conflitto fra la voglia di progredire, migliorarsi ed elevarsi nei confronti della paura del cambiamento e all'ostilità cocciuta di chi non vuole muoversi. Una lotta che l'uomo vive da sempre.
E proprio per questo, quale miglior scenario che la nostra preistoria?
Scevra da inquinamenti filosofici o politici. Distillata dalle impronte delle ideologie e delle religioni, ecco questo binomio che lacera il cuore e la mente.
Restare fermi, con tutta la sicurezza che il già conosciuto offre oppure cercare qualcosa di meglio, alla ricerca del progresso?
Strada vecchia o strada nuova?
Cavaliere inpavido del nuovo e del progresso è Edward, il capofamiglia.
Difensore della normalità e guardiano del timore del vuoto è lo zio Vania.
Il libro è geniale e divertente.
Tutto il progresso dell'uomo è racchiuso nell'arco di una generazione e viene compiuto da Edward. Non un uomo-scimmia ma il condensato di tutte le aspirazioni dell'uomo.
Il libro è da leggere perchè leggero e godibile.
Fa pensare. E molto. Ma è un libro a strati. Ci si può navigare in superficie, giusto per farsi 4 risate. Oppure immergersi e vedere quale significato possa avere questa eterna lotta fra il sogno di toccare le stelle (e forse il nostro cuore) e il comodo giacere nel già raggiunto.
In fondo, chi non sarebbe d'accordo che in questa società moderna e modernizzata; ipertecnologica e cybernetica, in qualche modo assomigliamo più allo zio Vania che a Edward.
Da avere nella propria biblioteca.
Leggete e riportate i vostri commenti qui.