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martedì 2 febbraio 2021

L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?

L'essere umano è una creatura veramente curiosa. Si destreggia fra opposti che spesso sembrano inconciliabili.

E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.

Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.

L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.

Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.

Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?

Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.

La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.

Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.

Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.

E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.

La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.

Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.

Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.

Primeggiare? Si. Innalzarsi? Si. Essere diverso? Si.
Rimendo in fratellanza con l'intero universo e tutta l'umanità.

Per Aspera ad Astra.

venerdì 29 gennaio 2021

La storia dei blog fino all'avvento dei social network: come è andata e cosa succede ora.

Ho iniziato a scrivere su un blog nel lontano 2005, quando il fenomeno comparse sul web ed esplose.

Sembra passata una vita. E forse lo è passata.

Un blog non è nient'altro che una sorta di diario personale, che invece che andare in un cassetto, rimane visibile e leggibile al mondo intero su internet.

Nella seconda metà degli anni '00, fu un boom.

Le persone scoprirono la possibilità di socializzare a distanza con i blog e i forum (discussioni pubbliche su internet). Al tempo non esisteva neppure il concetto di social network.

La verità è che io scrivo da quando ero bambino. Molti non lo sanno e di sicuro io sono l'unico responsabile di ciò. Al momento ho scritto 10 libri, di cui 2 pubblicati con la Giacomo Bruno Editore e gli altri pubblicati in Self Publishing. Nel cassetto ve ne sono molti altri, di cui alcuni già completati e pronti per la rivisitazione pima della pubblicazione.

I blog sono stati una scoperta incredibile per me. Ho conosciuto molti altri blogger e scoperto che il mondo è popolato da persone fantastiche. Ci sono anche i deficienti, gli ignavi e gli stronzi. Ma quelli già li avevo conosciuti, quindi non è stata una gran sorpresa.

Ci sono stati momenti in cui i blog che ho gestito (ne ho curato vari, tra cui un periodo molti per conto di altre persone) hanno avuto molto successo.

Ai tempi in cui Tiscali forniva un servizio di piattaforma blog, il mio blog è stato molto spesso eletto "blog della settimana" e riceveva migliaia di visite al giorno. Poi Tiscali chiuse e purtroppo quel canale si spense.
Tra il 2008 e il 2010, creai un blog che parlava di lavoro, investimenti e truffe finanziarie il cui scopo era informare le persone sui pericoli delle offerte allettanti e dei progetti di investimento con rendite altissime. Senza rendermene conto quel blog divenne il più letto di tutta Italia per molti mesi. E veniva indicato come il blog di riferimento da altri blogger.

Ricevevo circa 700-800 visite al giorno e mi mandavano decine di mail con richieste di approfondimento. 

E poi? Poi arrivarono i social e in particolare Facebook. Già da qualche tempo cominciavano a girare gli smartphone e l'uso del web si spostò dal computer al cellulare. Arrivò Youtube, Twitter e infine Instagram.

Dall'intimità di una attività di socializzazione fatta di contenuti e di idee (al limite litigi) si passò ad una attività di socializzazione fatta di foto, di video, di notizie veloci, di citazioni, di gattini e di selfie con le labbra a gallina.

Le piattaforme blog sparirono velocemente, non avendo più il giusto interesse per essere sostenibile e profittevoli e le abitudini mutarono in modo talmente veloce che solo quelli che avevano tempo e voglia di stare al passo riuscivano a farlo. Per gli altri (ad esempio come me) con lavoro, famiglia e altri impegni (opero nel sociale e nella riforma sociale da vent'anni) era sempre più dura seguire tutti questi cambiamenti.

Io ho comunque operato con i social fin da subito (sono in Facebook dal febbraio 2009 e in Twitter dal gennaio 2011) ma quel mondo non mi ha entusiasmato.
Il livello degli argomenti è precipitato. Tutto immediato, tutto molto superficiale.

I blog erano (e sono) terreno di secchioni e fanatici di un qualche argomento. Non proprio così ma per dare l'idea.

E oggi? Oggi comunicare idee, portare avanti progetti è diventato sempre più duro. E' vero. Ci sono i canali video che al momento sono un ottimo modo di trasmettere contenuti. Ma occorre impegno e ci vuole una certa qualità tecnica per realizzare un prodotto dignitoso.
I blog erano un'altra cosa. Sono tutt'ora un'altra cosa.

Oggi pubblico sul mio blog il 171-esimo articolo. Pubblicati in poco più di 15 anni. Di questi 171, 148 li ho pubblicati nei primi 6 anni di attività. E solo 23 nei restanti 9 anni. Rendo l'idea?

Oggi ne pubblico un altro. A testimonianza di questa avventura. Per ringraziare il mondo dei blog e dei blogger. E per sognare un nuovo futuro fatto di comunicazione di contenuti e non di solo effimere cose che passano e ci lasciano vuoti e uguali a prima.

Per Aspera ad Astra.

mercoledì 20 gennaio 2021

Un messaggio di un mio ex studente

Questo qui di fianco è uno screenshot di una mail che ho ricevuto ieri.
Scritta da un mio ex studente di un corso di formazione regionale.

La pubblico non per mera vanteria personale (anche se è piacevole ricevere questo tipo di riconoscimenti) ma per sottolineare un punto che mi sembra molto importante.

Noi siamo noi.
Ma noi siamo anche ciò che facciamo.

E quando facciamo bene, quando svolgiamo il nostro lavoro nel modo migliore, quando miglioriamo le cose intorno a noi....
in quel momento abbiamo migliorato il mondo.

E tutti possono essere migliori.
Non importa che lavoro si faccia.
Dal più umile e (apparentemente) insignificante al più carico di responsabilità e di visibilità sociale o di profitto finanziario.

Quello che mi rimane, dopo questa mail, è che quando metti un seme di qualcosa di buono e costruttivo da qualche parte, questo avrà la tendenza a germogliare e crescere per diventare una piantina e replicare il processo.
Quello che mi rimane, dopo questa mail, è che quando per anni semini a destra e manca... il lavoro svolto non è stato fatto invano.

A dispetto delle apparenze. Che tali sono. Apparenze.

E' ovvio che per una mail di questo tipo, sia probabile che ci siano state altre decine e chissà anche centinaia di persone che hanno maturato sensazioni simili.

In una mia prima raccolta di poesie, "Liberi Pensieri", composta e raccolta ormai qualcosa come 30 anni fa, scrivevo "Vorrei scuotere le persone e risvegliare le coscienze. Un compito arduo, forse al di là delle mie potenzialità. Ma se solo riuscissi a farlo con una persona, anche solo una persona. Beh... vorrà dire che questo lavoro non è stato fatto invano."

A distanza di 30 anni so di aver fatto un buon lavoro con sicuramente più di una persona. Forse molte meno di quelle che pensavo di raggiungere da ragazzo.

Ma ho ancora davanti a me un pò di tempo.

Posso sempre recuperare.

Il mio è quindi un invito a guardare spesso più avanti nel tempo, sapendo che ciò che fai di buono oggi non sarà per niente tempo e fatica sprecate. A dispetto di ogni tipo di apparenza.

Spero che il signore della mail non se ne abbia a male se ho usato quanto da lui scritto privatamente. Per motivi di privacy ho oscurato il nome.

Lo scopo, glielo spiegherò anche a voce non appena lo sento, era anche in questo caso didattico.

E penso che comprenderà.

PER ASPERA AD ASTRA

lunedì 17 ottobre 2011

Gli scontri di Roma

Venerdì sera, parlando con un amico, gli ho detto:
"Vedrai che domani a Roma succede un macello. Ci sono troppi fattori e indizi che me lo fanno pensare!".
Stamattina, questo amico mi chiede quali fossero i fattori e gli indizi che mi hanno fatto capire che una manifestazione pacifica di dissenso di molti tipi di classi sociali (ragazzi senza lavoro, precari, anziani e via dicendo) sarebbe sfociata nella (ormai) solita guerrilla cittadina fra persone incappucciate e decise a distruggere quanto trovano per strada e forze di polizia.
La mia idea è che il livello di consapevolezza medio della attuale società (italiana ma anche occidentale) stia lentamente crescendo. Consapevolezza che passa dall'individuo e arriva alle complesse o meno complesse tecniche di controllo e sottomissione di lobby e ricchi individui nei confronti dei popoli e delle masse.
Anni fa, ebbi modo di partecipare ad una conferenza il cui tema attualmente esula da questo contesto. Ma il relatore, mentre cercava di spiegare una certa cosa, rimarcò che l'attuale società oscilla su un livello di tono emotivo che si approssima alla paura o alla diffidenza (in realtà emozioni vicine ed affini).
La sua tesi, che io sposai e sposo tutt'ora, era che il popolo poteva andare verso il basso oppure poteva avere un risveglio di coscienza. Paradossalmente un peggioramento della consapevolezza avrebbe avuto cause peggiori ma meno traumatiche. In pratica la società sarebbe sprofondata lentamente verso l'afflizione, la depressione e l'apatia fino ad essere controllata senza colpo ferire.
Un cammino verso l'alto, verso la libertà individuale e sociale, avrebbe invece contemplato il passaggio verso stadi intermedi in cui la rabbia l'avrebbe fatta da padrona.
Il concetto era veramente semplice. Questo relatore ci diceva:
"Immaginate che ogni singolo individuo e interi gruppi sociali pian piano si accorgano di ciò che veramente sta succedendo su questo pianeta e di come controllino e pianifichino le nostre vite. Attraverso i mass-media, la pubblicità, il cinema, i soldi e l'economia.
Cosa succederà quando l'uomo della strada si accorgerà di essere stato ingannato per tutto questo tempo? La prima cosa che farà sarà quella di spaccare tutto!!"
 
Il concetto è che, ovviamente, ciò che alcuni individui hanno fatto non è giustificabile in alcun modo.
E' solo che non è possibile creare degli antefatti e meravigliarsi delle conseguenze.
A chi di noi è più volte balenato in testa di voler prendere qualcosa e spaccarla per rabbia?
Io personalmente sto di fronte a fatti e situazioni che mettono alla prova la mia capacità di contenermi.
Ingiustizie sociali, diseguaglianze, immoralità e disonestà portano il buono ad arrabbiarsi.
E la rabbia si diffonde contagiosa.
E quando l'ira prende piede è difficile contenerla in spazi razionali. Ed è difficile che non venga indirizzata su cose e persone che non c'entrano niente.
Nessuno in questo blog osanna la violenza e il teppismo. Tra l'altro personalmente sono sempre stato molto in disaccordo con qualsiasi movimento anarchico rivoluzionarista. Di ogni tipo di colore politico.
Sono per l'evoluzione e non per la rivoluzione.
Perchè le rivoluzioni portano sempre a nuovi dittatori o nuove dittature, aperte o mascherate che siano.
Una rivoluzione è solo un fatto emotivo. E' ribellarsi a qualcosa di ingiusto, non correggere ciò che è ingiusto. Così si finisce per cadere dalla padella alla brace.
Sarebbe come chi, siccome l'arbitro commette tanti errori durante la partita, pensasse che sia meglio giocare senza l'arbitro. Sai che bella partita verrebbe fuori. Che putiferio! Ricordo alcuni partite da bambini in cui non c'era neanche uno straccio di arbitro...... impossibile giocare.
Chissà che non il politico (che per partito preso e per manifesta irresponsabilità mai penserà di vedere in che modo può migliorare la situazione!) ma il comune cittadino non cominci a riflettere su quanto sta accadendo.
Il corteo di Roma è un messaggio. Non dei disgraziati criminali che distruggono auto, negozi e attentano alla vita di altri normali cittadini come loro (amche se hanno la divisa).
Il fatto in se è un messaggio. Su cui non si può far finta di niente. Un messaggio che non può essere relegato ad un "troviamo i colpevoli e tutto andrà bene!".
Il popolo comincia a mostrare segni di impazienza e di rabbia. Lo fa tramite le sue parti meno controllate e più criminali. In una società sana tali persone non avrebbero avuto neppure l'occasione di partecipare ad una tale manifestazione perchè non ce ne sarebbe stato bisogno.
Non fatevi quindi fregare dai mass media. Tutti adesso parlano dei violenti e degli scontri.
Ma non si parla tanto dei motivi della protesta e delle migliaia di pacifiche persone che hanno manifestato cercando di mandare un messaggio.
Penserò male nel credere che i violenti fossero e siano sul libro paga proprio di coloro contro cui la manifestazione è stata organizzata? Fantapolitica? Chissà, solo il futuro potrà dircelo.
Per aspera ad astra!

lunedì 10 ottobre 2011

Dove è finita la buona educazione?

Quando ero piccolo sentivo molto parlare di educazione. Di buona educazione.
Sentivo parole come "educato" e come "maleducato".
Oggi si sente parlare tanto di rapporto intergenerazionale genitori figli, di problemi di dialogo o addirittura di disturbi del comportamento e deficit dell'attenzione.
Ma anche tra gli adulti la musica è cambiata.
Adesso sembra che i doveri che un individuo ha nei confronti della società siano soverchiati dai diritti che un individuo merita dalla stessa.
Ora, se proprio vogliamo fare i pignoli, chi parla è sempre stato qualcuno che dell'individualismo ha fatto una bandiera.
Sono cresciuto sul culto dell'individuo e delle sue potenzialità.
Eppure, quello che adesso posso dire con molta tranquillità, è che c'è una sproporzione di attenzione tra l'individuo e la società.
Perchè la società ha smesso di essere qualcosa di specifico, con un'identità a se stante, ed è diventata solo un insieme di individui.

Così il concetto sano di buona educazione sta andando perduto.
Si entra in un locale commerciale e non si saluta. Tanto non si conosce nessuno. Di paga e non si ringrazia per lo scontrino o la busta. 
Allo stesso tempo, chi sta dietro ad un bancone guarda chi gli rivolge una richiesta come un fastidioso perditempo che è li solo per arrecare disturbo.
Negli uffici si fa la fila stando sempre attenti a che qualcuno non sgarri. Non sia mai che qualcuno prenda il nostro posto e ci faccia perdere quei 10 minuti di tempo che ci sarebbero serviti per andare a casa a guardare l'ultima puntata di Forum su Canale 5.
Educazione. Viene dal latino Ex Ducere. E non significa altro che "portare fuori". L'educazione è quindi l'arte che aiuta qualcuno a tirar fuori quello che dentro la persona c'è. Non a caso di parla di educazione musicale o educazione fisica.
L'educazione non è la stessa cosa dell'istruzione. Che viene dal latino In+Struere cioè collocare dentro, costruire all'interno. 
Quindi tu istruisci qualcuno e lo educhi. Istruisci ed educhi. Metti dentro qualcosa e tiri fuori qualcosa.
Fornisci informazioni e tiri fuori abilità e personalità.
L'educazione è l'olio sociale che permette al motore di funzionare. Se non si pone più gli ingranaggi sociali grippano e tutto si blocca.
Avete mai visto un ingranaggio far andare una macchina? No, c'è bisogno di tutti gli ingranaggi.
Così anche il perdigiorno che sta al bar non far niente, deve ringraziare chi ha fondato la fabbrica di birra, chi lavora alla fabbrica della birra, il trasportatore che porta le casse di birra al bar e il proprietario del bar che ogni giorno apre e consente a qualcuno di sedersi e perdere tempo.
E ci stiamo dimenticando di chi a costruito e fornito le sedie, i tavoli, di chi fornisce l'energia elettrica e tutto il resto.
E ci stiamo dimenticando di chi nella storia ha inventato la birra, il traporto, le sedie, il frigo, l'energia elettrica e la pubblicità.
Senza tutti costoro il perditempo vagherebbe in un bosco o una radura pronto a diventare vermi per la terra, perchè sicuramente non saprebbe neppure procacciarsi del cibo.
Ma in una società come la nostra anche loro riescono a sopravvivere in un modo o nell'altro.
Quindi una società senza il culto dell'educazione si deve preparare ad un futuro molto grigio.
E qui non è colpa di chi ci governa ma di ognuno di noi.
Per aspera ad astra!

martedì 4 ottobre 2011

Amanda Knox, Raffaele Sollecito e il nostro sistema giudiziario.

Ieri notte, come la maggior parte degli italiani, sono venuto a conoscenza dell'assoluzione degli ultra-famosi Amanda Knox e Raffaele Sollecito nell'ancor più famoso processo per la morte della povera studentessa Meredith Kercher.
Dopo essere stati condannati come colpevoli solo 2 anni fa, con pene reclusive di 26 anni, la corte d'appello stabilisce che 2 persone che si sono comunque fatti più di 3 anni di carcere sono innocenti.
La cosa è non sconcertante. E' molto, molto di più.
 
In questo momento, come penso succeda a te che leggi queste righe, non sono interessato in particolar modo al processo di Perugia e a sapere chi è colpevole e chi non lo è.
Io non so se Amanda e Raffaele siano o meno colpevoli. Non posso saperlo perchè questo tipo di giudizio non può essere espresso assistendo tramite la tv e i giornali alle vicende di un delitto. Di sicuro non è guardando una persona in faccia che si può stabilire se qualcuno è un criminale o meno.
Di sicuro non sono un seguace delle teorie del Lombroso, criticato da molti ma poi ricalcato da tanti nei modi e degli obiettivi.
Ma ciò oggi ci fa riflettere è la solidità del sistema giudiziario italiano.
La realtà è che, sebbene qualcuno urli questo fatto a difesa delle sue magagne giudiziarie, in Italia il vero problema è proprio il sistema giudiziario. 
Processi che durano anni, che non garantiscono il principio fondamentale che chiunque è innocente fino a prova contraria, che facilmente riducono le pene a chi viene trovato colpevole.
Solo di questi giorni è la notizia del ragazzo condannato penalmente per aver rubato un ovetto di cioccolato su una bancarella. E' possibile in uno stato civile che si spendano decine di migliaia di euro, che si occupino ore e ore di lavoro di molte persone per comminare una tale sentenza ad un ragazzo?
E' possibile che un furto di un ovetto, anche quando venga accertato, abbia questo tipo di gravità?.
Non che il legislatore non sia altrettanto colpevole nell'equilibrio della gravità delle cose.
E' recente il provvedimento del governo che sancisce il carcere per chi evade più di 3 milioni di euro.
E chi ruba solo 2 milioni di euro? Quello no, ma se rubi un ovetto allora.....
Non che io come te possiamo ritenere una cosa giusta un furto di un ovetto.
Ma perchè una questione di così minima importanza deve finire su un percorso giudiziario che coinvolge il lavoro di moltissime persone?
Ne vale la pena spendere tanti soldi per un danno così piccolo?
La realtà, che nessuno vi dirà e che io oggi ho l'ardore di dire, è che esiste una causa per questo.
Questa causa fa si che il sistema continui a rimanere assurdo, contorto e burocratico.
Perchè se si guarda il sistema, c'è qualcuno che guadagna da tutto ciò.
E sono proprio i professionisti che vivono nel sistema.
Perchè avvocati e magistrati non guadagnano in base al merito e al risultato ma in base all'impegno di mezzi.
Un avvocato verrà pagato perchè mette a disposizione del cliente le proprie conoscenze e professionalità. Non perchè garantisce un risultato.
Come se tu andassi da un meccanico e lo paghi non perchè ti aggiusta l'auto ma perchè ci lavora su.
Se questo principio venisse applicato a tutte le professiosti sarebbe la fine di questa società.
Niente funzionerebbe più.
Riflettete su questo: guardate in parlamento quanti avvocati siedono fra i parlamentari. Sono la maggioranza ma non sono la maggioranza in Italia. Una minoranza che decide le leggi della maggioranza.
Con tutti questi avvocati in parlamento, secondo te una legge che ne diminuisce i guadagni e ne limiti il potere potrebbe mai essere approvata?
Ecco cosa succede al nostro sistema giudiziario.
Per aspera ad astra!

mercoledì 6 luglio 2011

Ma mi sto "travaglizzando" anche io?

Marco Travaglio è un giornalista italiano, che firma i suoi articoli principalmente per il "Fatto Quotidiano" e per la trasmissione "Anno Zero" di Santoro.
Non voglio entrare nel merito della sua storia personale e dei dietro le quinte delle sue motivazioni professionali.
Dico solo che, nel penoso, ultrapenoso panorama giornalistico italiano, Travaglio è sicuramente un'eccezione.
E' incredibilmente professionale.
Prepara a fondo i suoi interventi documentandosi con cura quasi maniacale.
Cita fatti circostanziati, notizie e dati.
Dicendo questo non sto eleggendo Travaglio a Dio dell'informazione. Non sto dicendo che tutto quello che dice è oro colato e verità sacrosanta. Non credo neppure a tutto ciò che dico e penso io stesso, figuriamoci di un altro.........
Non sto neppure dicendo che mi piace il suo carattere e il suo modo di porsi. Ma d'altronde, in un contesto informativo, quanto è importante che qualcuno sia simpatico e gioviale? Mi sembra che essere simpatici, zuzzurelloni, attori che inscenano barzellette per la folla vada a braccetto con quell'attività di sodomitica memoria che consiste nell'infilarla nel.......... Insomma il concetto è chiaro.
Provo molta affinità per la figura professionale (non personale) di Marco Travaglio perchè ne condivido profondamente il retroterra culturale e politico. E ne condivido l'avversione, profonda, per l'attuale sistema politica e gli attuali attori della scena politica italiana.
Marco Travaglio potrebbe essere definito un giornalista di destra che non vedendo nessun leader politico di destra in Italia, si scaglia contro chi pretende di turlupinare quell'approccio politico. Ovvero proprio coloro che asseriscono di essere politici di destra.
Per essere più precisi, Travaglio sostiene di essere un conservatore sullo stile dei conservatori inglesi, per intenderci.
Io personalmente ho già ribadito il mio rifiuto a sottopormi alla categorizzazione destra-sinistra. Anche perchè molti di coloro che stanno a sentire qualcosa spesso scattano al solo sentire la prima affermazione cercando di "CATEGORIZZARE" forzatamente qualcuno in un etichettatura di comodo. Senza considerare che il pensiero di qualcuno potrebbe essere plurisfaccettato e andare più in profondità alle cose, percorrendo dei percorsi di filosofia politica che non necessariamente devono essere quelli consueti.
Travaglio comunque è un acerrimo avversario (politico) di Silvio Berlusconi. L'antipatia (reciproca) di Travaglio nasce dai tempi in cui il cavaliere diede il ben servito ad uno dei più grandi giornalisti e politologi italiani e cioè Indro Montanelli. Travaglio, montanelliano fino al midollo, non ha mai perdonato all'imprenditore italiano di aver giocato un tiro così sporco al grande vecchio del giornalismo italiano.
Sia come sia, le battaglie di Travaglio contro Berlusconi sono quotidiane. E sono talmente forti che in Berlusconi e i suoi accoliti c'è sempre un vero terrore per gli articoli o gli interventi del giornalista.
Anni fa lessi uno dei libri di Travaglio (l'odore dei soldi) e ne rimasi profondamente colpito.
Ho letto anche i libri di Bruno Vespa per intenderci. E' come paragonare un libro di favole con un libro universitario. A voi capire chi ha scritto l'uno e chi l'altro.

In ogni caso sicuramente mi sto "travaglizzando" perchè ogni giorno mi sembra che il signor Berlusconi ne combini una più grande dell'altra. Il tutto in un crescendo esponenziale incredibile. Cioè fa delle cose adesso che solo pochi anni fa, pochi, nessuno avrebbe pensato che avrebbe avuto il coraggio di fare.
Eppure adesso barcolliamo ma lui rimane lì.
L'altro ieri ha infilato di nascosto ai suoi stessi ministri e alleati della lega la cosiddetta "norma salva Fininvest" ovvero una modifica al codice di procedura civile che causava la sospensione obbligatoria per le cause civili dai 20 milioni di euro in su.
Il tutto dentro un provvedimento economico volto al riequilibrio dei bilanci pubblici ed ad una (sperata) ripresa economica nazionale.
Un pò come dire che questa modifica non c'entrava un fico secco.
Ovviamente è stato beccato con le mani nella marmellata. Ma intanto ci ha provato. E poi, con una faccia tosta che è quasi impossibile da accettare, ritira il tutto dicendo: "lo faccio perchè me lo chiedete così non litighiamo ma mi fate ritirare un provvedimento che era giusto e che aiutava molte imprese!"
Ma è incredibile fin dove la spudoratezza di quest'uomo sta giungendo!
Adesso sembra che faccia quasi un favore e che gli stiamo facendo un torto poverino!
Ma quante aziende in Italia hanno una causa civile con pene risarcitorie superiori ai 20 milioni? Quante cause civili ci saranno così? Non so! Forse 10, forse 50, forse 200 o forse 1000. Ma anche fossero 5000, ma chi se ne frega! Se ci sono, giuste o sbagliate che sia ci penserà la magistratura. Se qualcuno di questi risarcimenti è sbagliato, facciamo nomi e cognomi e sistemiamo la cosa.
Ma ovviamente quasi tutti sanno che a breve ci sarà una sentenza definitiva che potrebbe condannare Fininvest a pagare la bellezza di 750 milioni di euro alla CIR di De Benedetti per le vicende del lodo Mondadori. 
Altrettanto ovviamente è un assoluto caso che la norma che abolisce i risarcimenti sopra i 20 milioni riguardi questo risarcimento di Berlusconi a favore di De Benedetti. Un assoluto caso. Come sono tutte coincidenze il fatto che da 17 anni a questa parte un'incredibile serie di leggi e provvedimenti siano stati presi con indubbio vantaggio per il presidente del consiglio, la sua famiglia, la sua azienda (perchè è ancora sua o qualcuno pensa che non lo sia?) o i suoi immediati amici.
Non stiamo sempre a pensare male.
Beh, per me questo fatto supera il livello massimo di decenza che potevo accettare.
Ho votato Berlusconi nel 1994, ho votato la sua coalizzione (non lui) nel 1996 e nel 2001.
Ammetto dinnanzi a tutta Italia di aver commesso un errore madornale.
Ma quando non si hanno le informazioni corrette anche persone intelligenti (e io penso di esserlo) possono sbagliare.
Onestamente il Berlusconi degli anni '90, pur essendo lo stesso di adesso, non si era ancora mostrato per quello che realmente è.
Ma ora veramente il vaso è colmo. L'appropriazione del potere statale per curare i propri interessi è sotto gli occhi di tutti.
Chi non lo vuol vedere è vittima di disinformazione oppure volontariamente non vuole ammettere di aver preso un clamoroso granchio. E' dura ammettere di aver sbagliato. Ma comporta anche una notevole grandezza d'animo e umiltà.
Molti italiani votano Berlusconi perchè odiano la sinista. Tutto qui. Hanno paura di quelle persone che fino a qualche hanno fa attentavano ai cardini di quella società che a loro piaceva e piace. Hanno paura che, sotto la cappa di una moderna evoluzione del pensiero, ci sia sempre quel cambiamento radicale della società che potrebbe privarli delle loro certezze.
Non a caso i conservatori si chiamano così. Perchè vorrebbero migliorare il mondo (forse) ma senza grandi strappi. Hanno la casa, hanno il mutuo, un lavoro e vorrebbero che tutto continuasse.
Odiano i disordini, i ragazzi che si accampano nelle strade e nei campi, gli originali.
Vabbè non stiamo a discutere di questo.
Sta di fatto che questa parte d'Italia vota Berlusconi perchè pensa (sbagliando) che costui sia l'unico che possa impedire che "quegli altri" vadano al potere. Un pò come se si andasse da Jack lo Squartatore per chiedergli se può per caso proteggerci da quei loschi figuri in fondo alla via. Non vorremo che qualcuno di facesse del male.
Così un pericolo potenziale e non determinato viene temuto più di un disastro attuale, concreto e reale.
Berlusconi è un disastro. Probabilmente è il pìù grande disastro politico del dopoguerra italiano.
Forse lo metterei a fianco di quell'altro ladro furbone che era Bettino Craxi.
Se il paragone vi sembra azzardato guardate questo grafico:
E' il grafico dell'andamento del debito pubblico italiano. Fino al 1982 è stato relativamente contenuto e assolutamente nella norma. Ovvero si aggirava intorno al 60% del PIL, del prodotto interno lordo. Poi qualcuno ha ben pensato di aprire le casse dell'indebitamento per realizzare non si sa ben che cosa. E' il canto del cigno della prima Repubblica. 12 anni più tardi il debito pubblico è impazzito e schizza al 120% della produzione nazionale. In pratica, per parlare come mangiamo. Fino al 1982 la famiglia italiana guadagnava 1000 euro l'anno e era indebitata di 600. Nel 1994 guadagnava 1000 euro e ne doveva 1200.
Craxi, dominus assoluto di quegli anni è uno dei più grandi responsabili di questo tracollo. L'inchiesta "mani pulite" ci avrebbe chiaramente mostrato che tipo di persona fosse.
E Craxi era il padrino protettore di Berlusconi. Adesso possiamo ben dire che fosse vero e non solo una coincidenza di amicizie comuni.
Dal 2001, anno di ascesa al trono di Berlusconi, le cose sono peggiorate per l'Italia. Non che sia colpa di Berlusconi. Fattori internazionali hanno contribuito.
E' che Berlusconi non ha governato l'Italia ma ha curato solo e soltanto i suoi interessi. E le sue feste.
Quindi, da oggi, mi sono ufficialmente travaglizzato e ANTI-BERLUSCONICIZZATO.
Senza se e senza ma. Basta!
E nessuno mi dica che intendo votare, sostenere o seguire l'opposizione o quelli di sinistra.
Oggi ho detto la mia sulla sciagura nana che viene da Arcore.
Prossimamente dirò quello che penso dei suoi antagonisti. Di cui, incredibile eh, ho un'opinione ancora più bassa.

Per aspera ad astra!

giovedì 23 giugno 2011

Qualcuno mi dice "Perchè ce l'hai con Berlusconi? Sei di sinistra anche tu?"

Sono di sinistra io?
Premessa: io non credo più che, nella situazione politica e sociale attuale, la dicotomia (divisione filosofica) fra destra e sinistra sia un buon strumento per interpretare e descrivere il mondo che ci circonda e la politica in generale.
La premessa è importante perchè da questo concetto di base si comprende che chiedermi se io sia di sinistra o di destra non abbia molto senso. Ma non voglio accontentarmi di questa semplice risposta.

Definiamo almeno in modo molto generale e approssimativo cosa possiamo intendere oggi con Sinistra e con Destra.
Partendo dall'analisi che anni fa faceva il politologo Nomberto Bobbio riguardo alla distinzione fra destra e sinistra, possiamo dire che nel tempo si è consolidato un criterio con il quale distinguere questi 2 grandi orientamenti politici. E questo criterio ha a che fare con l'enfasi che viene data, nella contrapposizione fra eguaglianza-diseguaglianza degli uomini, alla preponderanza di uno di questi 2 aspetti.
Lo scrivo più semplice.
Partiamo da principio che negli uomini vi sono componenti di dis-eguaglianza (abilità personali, attitudini, singolarità, talenti, cultura, razza, eredità genetica), o meglio di diversità, uniti a elementi di uguaglianza (stesso trattamento di base, rispetto delle idee e delle minoranza, diritto all'accesso a informazioni, risorse, lavoro, etc.).
In questa bilancia di elementi di singolarità-elementi di uguaglianza, chi è di destra pensa che siano predominanti gli elementi di singolarità pur sapendo che non si può ignorare gli elementi di uguaglianza. Chi è di sinistra pensa che siano predominanti gli elementi di uguaglianza pur sapendo che non si possono ignorare gli elementi di singolarità.
All'estrema sinistra abbiamo chi pensa che l'uguaglianza sia totale e che debbano essere combattute tutte le forme, anche minime, di singolarità. Quindi, di fatto, tutti gli uomini debbono essere uguali individualmente, economicamente e così via. In quest'area dovrebbero essere quindi forti le spinte al cambiamento di una scena sociale che mostra evidenti scene di disuguaglianza.
All'estrema destra abbiamo chi pensa che la singolarità delle persone sia totale e che la scena sociale è solo il naturale risultato delle diverse abilità/fortune dell'uomo e che la libertà del singolo debba essere tutelata al massimo. Quindi in quest'area abbiamo quindi una forte spinta al conservatorismo e un'avversione alla confusione e al cambiamento.
In mezzo a questi estremi ci sono incredibili sfumature e varianti della cosa. Mischiate con altre dicotomie che complicano la scena. Ci sono i laici/materialisti contro cattolici/religiosi. Ci sono i capitalisti contro i comunisti che si scontrano sul fattore della proprietà dei beni e così via.
Un tempo le posizioni sullo scacchiere politico erano più profonde e più facile era capire cosa fosse di destra e cosa di sinistra.
Di sinistra era il comunismo, l'attacco alle moderne forme di stato, l'antagonismo ai poteri consolidati come le lobby economiche o il potere del Vaticano.
Di destra era essere moderati (nelle parole e nei comportamenti), rispettosi dei modelli educativi vigenti, della proprietà, dell'ordine sociale.

Qualcuno mi dice: "Perchè ce l'hai contro Berlusconi?"
I motivi per cui reputo quest'uomo una sciagura sono troppo lunghi per essere trattati qui.
In un prossimo post lo farò. Ma avevo bisogno di queste premesse.
Di sicuro "avercela" con Berlusconi non è più un fatto di destra o di sinistra.
Chi pensa di essere di sinistra può avercela con Berlusconi e detestarlo perchè è ovvio, visto che si dichiara nemico della sinistra in ogni cosa che dice e fa.
Chi pensa di essere di destra può detestare Berlusconi perchè lui non è di destra nonostante lo sostenga e perchè è una persona indegna di rappresentare chi sa di essere di destra.
Poi c'è chi come me, detesta Berlusconi per il semplice fatto che, da quando è comparso sulla scena politica italiana, ha contribuito più di ogni altro (per l'enorme potere nelle sue mani che non è stato usato o è stato usato in modo negativo) a far precipitare questa splendida nazione in uno scenario praticamente disastroso.
Sia in termini economici che in termini sociali.
Permettetemi quindi di affermare che non mi vergogno di dire che nel 1994, nel 1996 e nel 2001 votai la coalizione di Berlusconi e Berlusconi presidente (a volte votando Forza Italia e a volte Alleanza Nazionale).
Votai Berlusconi perchè pensavo che le proposte del centro sinistra non fossero valide nè in termini di uomini nè in termini di programmi.
Votai Berlusconi perchè seguivo un ragionamento (sbagliato perchè fondato su premesse false) semplice: cioè che un uomo che aveva dimostrato di sapere creare e mantenere un impero economico potesse applicare le sue abitlità al benessere di un intero paese.

Attualmente l'impatto distruttivo di quest'uomo è talmente grande che penso che mettere al governo qualunque altra persona sia un male minore.
In ogni caso, per aspera ad astra!

lunedì 10 gennaio 2011

La propria professione

Parlare della propria professione sta diventando obsoleto.
Un tempo esisteva la professione, ora esiste il posto fisso.
Ovvero qualcosa che è slegato dall'individuo e si colloca al suo esterno.

Scegliere la propria professione è molto importante.
Così importante che non si può tralasciare questo punto. D'altronde forse sottovalutiamo che passiamo la maggior parte del nostro tempo al lavoro (un altro modo per chiamare la propria professione). Diciamo che ci passiamo un bel 60-70% del nostro tempo.

Così è fin troppo triste vedere che la maggior parte di noi, sceglie la propria attività in funzione della proprie mera sopravvivenza. Cosa ci consentirà di portare a casa qualche spicciolo?

Invece svolgere la propria attività è ciò che maggiormente ci può condurre vicino a quella cosa che chiamiamo felicità. E che è il fulcro e metro di misura di tutto l'universo. Basti pensare quanto poco conta ogni cosa quando non vi è felicità.
Per aspera ad astra!

martedì 12 ottobre 2010

Chi riceve il mondo al posto nostro? Lo chiameremo l'assioma Sarah Scazzi.

Siamo una mandria.
Non siamo più persone.
Benvenuti su queste pagine.
Per quanto non sia solito seguire con particolare attenzione tutto il pattime che la Tv trasmette senza sosta, con impalpabili segni di umana intelligenza, non mi è possibile rimanere estraneo alla vicenda che da molti giorni inchioda l'attenzione degli italiani e ne suscita timori e morbosità.

Una delle idee guida di questo blog è di evitare ogni tipo di moralismo inutile e di facciata.
Ma la mia riflessione, desdata in modo incredibile da questa vicenda, non riguarda gli aspetti crimino-sociali della vicenda in se.
Da una parte rimango, come tutti, allibito nel vedere che l'essere umano medio, circondato da connessioni ADSL, I phone, auto con 224 airbag e navigatori satellitari, cinema in 3D e miliardi di altre sofisticate tecnologie, si sta sempre più imbarbarendo regredendo a stadi animaleschi.
Non ho termini di paragone per stabilire se tali fattori siano sempre stati presenti nella civiltà umana ma accostarli in questa decadente cultura post-occidentale-globalizzata mi da i brividi.

Ma dove sono le cause? Non saranno di certo le mie parole quelle che porteranno definitiva luce sulla naturale domanda.
Di certo un fattore è saltato ai miei occhi in questi giorni e cioè che l'individuo medio sta diventando sempre più incapace di osservare il mondo con i propri occhi. Cioè di riuscire a guardarlo direttamente senza alcun sistema o individuo intermediario.
E' come se vivessimo reclusi in una stanza d'oro ma da cui non possiamo guardare fuori. E ci accontentiamo di sapere da chi guarda fuori cosa fuori succede.
 
Un tempo plaudivo all'aumento delle possibilità tecnologiche di comunicazione. Che ci sono e che per fortuna aprono veramente le porte a fantastiche opportunità. Ma l'aumento di questi sistemi di comunicazione ha ottenuto anche l'effetto (forse non desiderato ma dubito) assolutamente contrario di isolare le persone.
O meglio le persone sono ancor più connesse fra loro ma meno capaci di percepire con i loro sensi quello che succede.
Tutto viene demandato a sistemi automatici di informazione. E' come se la nostra mente si fosse espansa e avesse inglobato i mass-media come parte di se.
Quello che pensiemo è ciò che i mass-media hanno percepito.
Se la Tv o i giornali o Internet non percepiscono qualcosa, questo non esiste. Neppure se esiste veramente.

Così non esiste la povertà se non c'è il servizio strappalacrime di solidarietà il giorno di natale. E tutti a dire, "ah che bel gesto verso i bisognosi!".
Non esistono i padri di famiglia che non possono dare da mangiare ai figli finchè non comincia a fare lo sciopero della fame o non si incatena ripreso dalla telecamera di qualche tv.
Non esiste il pedofilo finchè non va sulle prime pagine dei giornali.
Non esiste la violenza domestica finchè qualcuno non ci rimette la pelle e la notizia gira per il paese.
Sembra così un mondo che è fatto di foto, di scatti, a volte affrettati e spesso mal collegati fra loro.
Manca la visione d'insieme, manca il peso della coerenza di ciò che percepiamo, manca il giudizio ripartito, manca il nostro proprio contributo a ciò che percepiamo.
Stiamo davanti alla Tv ad imparare la vita ma la vita procede lontano da noi, senza che ce ne accorgiamo.
Guardiamo showgirl d'ogni tipo svestirsi e danzare provocanti ogni giorno e in molte ore della giornata ma non vediamo più le donne che ci circondano.
Abbiamo il blackberry ma non riusciamo a capire che nostro figlio ci vuole dire qualcosa e non sa come.

E' l'assioma "Sarah Scazzi", è la morte della figlia comunicata ad una madre in tv, è l'intrusione del mondo in 2 famiglie in pochi giorni salvo poi abbandonare tutti quando gli echi di una nuova tragedia suoneranno ancora per l'aria.
C'è qualcosa di sbagliato.
A me sembra fin troppo evidente. Ma forse è proprio la sua evidenza grandezza ad aver reso questo errore, questo qualcosa di sbagliato fin troppo difficile da correggere.
Mi sembra di assistere alla resa del mondo ad un errore che il mondo stesso ha fatto.
Se così è, se questa società ha deciso di non lottare più per correggere i propri errori, allora siamo proprio agli inizi della catastofe.
Perchè il 2012 che ci attende non verrà da terremoti, inondazioni o tempeste solari.
Gli uomini hanno smesso di guardare il mondo. Non guardano.
E se vai avanti e non guardi, prima o poi cadi da qualche parte.
Per aspera ad astra!

martedì 21 agosto 2007

I morti e i vivi!

In queste ultime settimane ho scritto poco sul blog. Mi dispiaccio di non aver messo un cartello "Ferie estive!" ma penso che fosse comprensibile.
Ma in queste ultime settimane la mia attenzione è spesso andata a questo strano e ansioso rapporto fra i vivi e i morti.

D'altronde la morte è la nemesi della vita. Sua antagonista e compagna. Che sarebbe la morte senza la vita? Che sarebbe la vita senza la morte? Nessuno dei 2 concetti potrebbe essere concepito. Perchè ognuno dei 2 si comprende solo se messo a confronto logico con il suo opposto.

In queste settimane ho visto la Tv fare la gara a raccontare le morti delle strade, in un crescendo mediatico la cui utilità mi è ancora sconosciuta.
In queste settimane ho partecipato a funerali di persone care e ho assistito alle alterne e differenziate emozioni dei partecipanti.
In queste settimane ho messo l'attenzione sul rapporto fra vivi e morti.

E ne ho dedotto un'osservazione.

Alla morte viene dato TROPPO spazio.

Non che possa essere ignorata, per carità. Ce ne vuole a far finta che la morte non ci sia.
Ma l'importanza che viene data alla morte, alla chiusura del gioco della vita mi sembra sproporzionato alla sua importanza.
Forse perchè il dato fondamentale della mia vita è che SIAMO QUI PER VIVERE.
Non so voi ma io ho sempre pensato così.
Magari le persone che non capiscono operano sul dato contrario: cioè siamo qui per morire! Possibile, possibile, praticamente l'unica spiegazione possibile.

Ma allora perchè vivere se uno pensa che è qui per morire? Sarebbe come andare in una casa di tolleranza per praticare l'astinenza, sarebbe come andare ad un banchetto di nozze per fare il digiuno o sarebbe come andare al mare per fare dello sci.

Perchè mi devono informare che qualcuno è morto?
Magari può anche andar bene.... Ma lo accetto solo se qualcuno mi informa che costui era vivo. Allora lo accetto.
Magari può essere interessante sapere qualcosa sulla morte. Ma di quello poco se ne parla in questa società materialista,
Anche la morte è diventata un oggetto. NIENTE DI SPIRITUALE, NIENTE.
Così niente concetto di morte, riflessioni sul suo senso e sul suo rapporto spirituale con noi.
La morte ridotta a "auto schiantate", a "copri dilaniati", a "lacrime di chi rimane".
La morte è anche queste cose ma non è solo queste cose. La morte è la nemesi della vita. La sua parte oppositrice e datrice di significato.
Io darei maggiore importanza alla morte e meno ai morti.
Io parlerei di morte. Ma lo farei in contesti vivi, nella vita di tutti i giorni. Parlerei e mi interrogherei sulla morte:
Cos'è? Perchè c'è? Cosa c'è dopo di lei?
Lo farei per godere meglio della vita.

Mi intristisce vedere una persona andare prontamente al funerale di un parente ma non andare in quei giorni al matrimonio di un altro parente ugualmente vicino. Perchè? Perchè ai funerali è doveroso? E salutare una coppia che si sposa no?
E' doveroso addolorarsi e non è doveroso gioire?

Perchè questa discriminazione nei confronti della vita? Io non ci sto.
Per aspera ad astra!

lunedì 30 luglio 2007

Estate: che caldo che fa!

Ogni estate è la solita solfa: sempre i soliti commenti sul tempo.
Sapevo che le persone, nella stragrande maggioranza dei casi, quando non sanno di che parlare o quando vogliono rompere il ghiaccio parlano del tempo.
Ma qui si sta esagerando.

I miei clienti, i miei parenti, i miei amici: quasi tutti insomma..... Quasi tutti che, prima di dire ogni altra cosa, esordiscono "Mamma mia, che caldo assurdo sta facendo!" o qualcosa di simile.

Si, penso che sia un modo naturale per introdurre una qualsiasi altra discussione.
Ma ho il vago sospetto che la cosa stia prendendo la mano.

Perchè qualcuno comincia a prendersi veramente sul serio
"In questi giorni sta facendo un caldo terribile. E' proprio arrivato!"Ci credo, siamo a metà luglio!!!!
"in questi giorni sta facendo un caldo insopportabile!Ma veramente le estati scorse era molto più caldo. E così via.

I Tg parlano di caldo, parlano di come difendersi dal caldo. Ogni anni gli stessi servizi, le stesse immagini. Mi sembra un procedimento ipnotico. O forse è proprio un procedimento ipnotico visto che poi le persone ripetono a pappagallo gli stessi contenuti di quei servizi pseudo-giornalistici (ah, povero giornalismo, morto prima di diventare famoso.......)

Si parla di "emergenza caldo". Poi arriva l'autunno e ci sarà l'emergenza freddo. Poi l'inverno con l'emergenza neve. O l'emergenza piogge. Ma poi c'è l'emergenza siccità. L'emergenza vento e l'emergenza grandine.

Sembra che gli ominidi occidentali televisionizzati del XX e XXI secolo non si siano resi conto che questo è il meccanismo del CLIMA. Che caldo e freddo si succedono. Che il tempo metereologico è composto di quei fattori e che è sempre leggermente imprevedibile, per quanto legato a delle stagionalità.

Certo, possiamo parlare di cambiamenti climatici. Ma parliamo seriamente allora.
Non fatemi vedere le persone che hanno sete d'estate e non ditemi che la temperatura è giunta a 32 gradi a luglio.
Lo so da solo.
Bastava che mi ricordassi dello scorso luglio. O delle scorse 30 estati di cui ho memoria.
Per aspera ad astra!

lunedì 2 luglio 2007

Sentirsi padri…………

Mi sento padre, non mi sono mai sentito figlio.
Qualcuno mi ha detto “Figlio di…….”
Qualcuno lo ha pensato.
Mi hanno detto “bravo figliolo!”. Mi hanno detto “Piseddu malu!” che per l’ausonica gente (popoli della penisola italica) traduco in “Cattivo Ragazzo”.
Tante cose sul fatto di essere figlio.
Poveri genitori, quanto sono stritolati da questo mondo a rovescio.
Non è perchè ora io sia un genitore che difendo la categoria.
Le categoria lasciamole ai sindacati. Loro sono bravi a dimenticarsi delle persone e vedere solo categorie.
Ma io guardo queste persone che ricoprono il ruolo di genitori e provo un incredibile affetto misto a pietà.

Sembrano bestie da macello. Pronte ad essere divorate dalla macchina dello scontro generazionale.
Ma i vincitori non sono i figli. Prova ne è che quei figli che sembrano, a prima vista, vincitori saranno dei genitori ancor più maltrattati e bistrattati. Saranno ancor più carne da macello.
Quando ero figlio non avevo l’attenzione sul fatto di fare il bravo figlio.
Pensavo a quello che dovevo fare per diventare un bravo UOMO e, un giorno, un bravo padre.
Mentre crescevo prendevo appunti. Cercavo di capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato nell’essere padre.
Preoccuparsi per un figlio di essere un bravo figlio sarebbe come chiedere ad un panchinaro di una squadra di calcio di preoccuparsi di essere un bravo panchinaro.
Che senso ha?
Quello che importa è quello di essere pronti per entrare in campo ed essere dei bravi giocatori.
 
Ma ora mi sento padre.
E guardo mio figlio crescere. E ogni giorno provo un tuffo al cuore.
Una gioia indescrivibile che non riesco nemmeno a riportare su carta o su parole.
Trovo le parole e le metafore per parlare di tutto, ma la gioia, questa sensazione di pienezza sul fatto che contribuisco a far diventare un bambino un uomo non riesco a renderla.
Mio figlio è lì, sempre più grande.
Oggi mi ha detto: “lo sai papà che io ormai sono un uomo!”. E io gli ho detto “certo, sei un uomo, piccolo ma sempre un uomo.”
Non è importante che mio figlio abbia solo 3 anni. Non è importante.
Non è importante se è un bravo figlio o meno.
Sono io un buon padre? Questo è importante.
Ma di sicuro sono un padre felice.
Di una felicità che risplende di una luce che nessuna schiavitù o nessun dio denaro potrà porre in disparte.
Per aspera ad astra!

mercoledì 13 giugno 2007

Animus Pugnandi

Animus Pugnandi. Che è?
Lo spirito di battersi.

Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.
Animus Pugnandi.
Lo spirito di battersi!
Battersi? Che è battersi?
Solo vivere.
Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.
Gli sportivi non combattono. Si battono.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.
Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Così la parola d’ordine diventa “politicamente corretto”. Tutto deve essere politicamente corretto.
Giusto!
Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
Lo spirito di battersi è lo spirito di vivere.

La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Perchè solo i malvagi devono battersi con lo spirito di vincere?
Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Lo faranno con le loro armi. Con l’onore, la tolleranza, il rispetto, l’integrità, il coraggio e l’onestà. Ma nessuna di queste parole nega il fatto che occorra essere pronti a battersi, a difendere ciò in cui crediamo e a impegnarsi per le nostre mete.
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni. 
Ma buoni non è sinonimo di fessi o codardi. Nel dizionario non ho mai visto questi sinonimi.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
E cose con cui battersi ce ne sono.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Voglio che l’animus pugnandi diventi l’acqua in cui le persone si bagnano ogni giorno.
Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
Ma quello di un cavaliere, di colui che si batte se c’è da battersi e che lo fa per una giusta causa.
Rispolveriamo questa figura messa nei cassetti.
Facciamolo.
Per aspera ad astra!

lunedì 31 luglio 2006

Viva l’abilità e la capacità.

Viviamo in un mondo leggermente a rovescio.
Viviamo in un mondo che, abbastanza generalmente, ha creato una scala di valori condivisa mettendo in alto le cose buone o giuste e in basso l ecose negative o ingiuste.
Vi sono pochi dubbi sul fatto che, almeno a parole, onestà, coraggio, indipendenza, intelligenza, abilità e via dicendo siano i valori positivi di questa tacita scala tacitamente condivisa.
Ma tutto questo è solo la facciata.
In realtà, sottopelle, sotto la superficie cristallina di questo fiume che è la vita, personaggi peculiari lavorano per dare forza ai valori opposti.
Così che apparentemente perseguiamo i valori positivi in cui facciamo finta tutti di credere ma REALMENTE si da forza ai valori negativi.
Tutti dicono che l’onestà è una bella cosa ma poi molti ti deridono (sotto i baffi o alle spalle) perchè sei stato, a dir loro, così deficiente da restituire a qualcuno il portafoglio pieno di soldi.

Tutti sostengono che essere sinceri è bello ma poi quando dici quello che pensi arrivano i fulmini e le saette.
Tutti difendono il fatto che chi ha le capacità ottenga un posto giusto per i suoi meriti ma in realtà si cerca sempre di ottenere più di quanto meritiamo.
Inutile continuare con gli esempi. A tutti noi è chiaro il concetto.
A parole si sostengono i valori morali e etici ma poi, dentro di noi, c’è quasi una apatica riflessione che tutto ciò non c’entra con la realtà e che per sopravvivere occorre spingere i valori negativi. Così la disonestà diventa furbizia, l’egoismo diventa “saperci fare”, e così via.

Tanto spazio nella nostra giornata ai disonesti e ai corrotti.
Giornali e tv, quanto spazio a persone con valori negativi.
Non ci porterà a concentrarci troppo su questo?
E quando si cerca di elogiare qualcuno, la disabitudine all’abilità ci porta all’invidia. “Avrà avuto qualche incozzo!” è la lapidaria frase.

INCAPACI DI STARE A GUARDARE L’ABILITA’.
Ma questa è l’unica cosa che ci può salvare, come individui e come razza.
L’abilità e la capacità mandano avanti il mondo.

Fanno funzionare l’economia, l’industria e i trasporti.
Risolvono i problemi di tutti i giorni.
Senza gente abile il mondo morirebbe in pochi giorni.
Senza criminali il mondo fiorirebbe in poche ore.
PERCHE’, QUINDI, NON DARE PIU’ SPAZIO ALL’ABILITA’, ALLA CREATIVITA’ E ALLA CAPACITA’?
Cerchiamole, ammiriamole, imitiamole, permettiamo che si diffondano, e….. difendiamole.
Un grazie a Casper che mi ha inspirato questo post.
Un esempio di una persona molto abile.
Per aspera ad astra!