mercoledì 8 febbraio 2006

Un film da vedere: le ali della libertà

Vediamo un pò. Ci ho pensato un pò su per decidere quale film mettere per il taglio del nastro della prima uscita di questa ribrica dedicata al cinema.
Poi ho visto in un'edicola la copertina di questo film e ho deciso che nessuno poteva meglio rappresentare lo spirito di questo blog.
E commento fu....

Le ali della libertà. Attori Tim Robbins e Morgan Freeman. Forse potrebbe bastare. Anche perchè i livelli recitativi del film sono assolutamente da antologia.
Il film è tratto da una storia di Stephen King, quello dei romanzi horror. Ma questa storia non è horror per quanto non sia consigliabile per chi voglia passare una serata spensierata.
Di cosa parla la storia.

La storia è incentrata sulla vita di Andy Dufresne (Tim Robbins) dopo la sua lunga condanna in carcere per l'uccisione della moglie e del suo giovane amante. Andy è uno di noi, un bancario ligio al dovere, un "arrivato". Quale può essere il suo percorso all'interno di un carcere di massima sicurezza circondato dai più efferati e sadici criminali? Come si può sopravvivere, nel corpo e nello spirito, cadendo il quell'inferno?
Ad accompagnare questo viaggio sarà 'Red' Redding (Morgan Freeman), detenuto di colore con l'aria di chi la sa lunga. Red è fondamentalmente un prodotto della società dei carceri: sbagli e sei dentro e una volta dentro non puoi che imparare ad essere un carcerato.

Perchè vedere il film?
Perchè la storia ha un senso e una direzione. Ma la narrazione, geniale l'apporto fuori campo di Red, è generosa e mai pesante.
Perchè il film ha la sua morale. Anzi le sue morali. Varie, a più strati: qualcuno direbbe per tuti i gusti. C'è la parabola della redenzione dopo la discesa negli inferi. C'è l'apologia dell'amicizia, che nasce e sopravvive dove l'umanità sembrava non poter arrivare. C'è l'elogio della cultura, in un carcere di reietti e emerginati Andy porta la passione per i libri e per la musica. C'è l'ammirazione per l'uso dell'intelligenza anche nelle situazioni più sordide.

Ma al di sopra di queste cose, il film reca un messaggio univoco che è racchiuso completamente nel titolo del film. Anzi, per una volta, una diversa traduzione del titolo originale (in realtà "Rita Hayworth and the Shawshank Redemption") risulta essere superiore nel rendere il senso del film. Per quanto il titolo originale sia altamente poetico e da aggiungere come sottotitolo.
Le ali della libertà parla della libertà dell'animo umano. E dell'indomita volontà dell'uomo di elevarsi al di sopra della meschinità di una struttura sociale già pre-ordinata. In cui tutti hanno un numero di matricola e un percorso giornaliero già pronto. In cui ci sono gli aguzzini e in cui ci sono i carcerati. E per quanto nel film si parli di carcere e di ritorno alla libertà, non si può non cogliere lo schema e applicarlo a ogni struttura opprimente nei confronti non solo del corpo ma anche dello spirito.
O pensate che spesso la vita moderna non sia una metafora del carcere?

Purtroppo, per chi non ha visto il film, non posso dire altro sulla trama e su certi altri risvolti. Il film non è solo bello ma anche avvincente. E non posso dire cosa succede per non rovinare il finale agli spettatori.
Gustatevi, invece, la regia e alcuni coupe de théatre magnifici.

Questo è il mio commento, anche se avrei mille cose da dire sul film.
Mi piacerebbe leggere i vostri commenti.
Per ora buona visione.

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