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lunedì 24 luglio 2006

Antonio Di Pietro: finalmente un esempio

Di solito non sono uno che si butta a pesce su elogi sperticati nei confronti di qualcuno. In particolare quando questo qualcuno è una figura pubblica di cui si hanno scampoli di personalità mediati attraverso i filtri di tv e giornali.
Ma stavolta voglio proprio tributare un applauso (applausi per Di Pietro) per una persona che sta veramente sorprendendomi in positivo.
Ad essere onesto, come molti italiani, ho tifato per lui ai tempi di mani pulite.
Alzi la mano, onestamente, chi non era tifoso di questo magistrato che veniva dal popolo. Accento “mediterraneo” e modi di fare tipici di chi è vero e verace come un contadino d’altri tempi.
Ma l’Antonio nazionale ha scoperto sulla sua pelle quanto a volte, essere popolari, sia un cavallo duro da cavalcare.

E, anch’io, quando è entrato in politica ho storto il naso.
Forse perchè a quei tempi volevo credere che fosse possibile un progetto politico nuovo che venisse dall’area moderata di destra. O forse perchè mi sembrava la solita furbata di chi, dopo u npò di popolarità, intende monetizzare ciò insendiandosi nella palude della politica, dove chiunque ce la faccia ad arrivare non deve più far niente per rimanerci se non rimanere fermo.

Ma da qualche anno osservavo Di Pietro.
Alla fin dei conti, il suo linguaggio era sempre il solito.
Non politichese. E anche i suoi atteggiamenti.
Ma negli ultimi tempi anche i fatti stanno reggendo la portata delle promesse.
E’ bello vedere un ministro di uno stato scaldarsi così tanto per un provvedimento assurdo da parte di gruppi parlamentari (o sarebbe meglio dire lobby parlamentari super partes) quale l’indulto.

Togliere le pene a tutti, compresi i reati finanziari, fiscali, societari, di corruzione e di abuso d’ufficio. Questo intendono fare.
Lo faranno per inserirci dentro anche alcuni personaggi che usciti dalla porta della politica per condanna legale ci rientrano dalla finestra dell’indulto?

Non si sa e, come al solito, i politici sguaiano le loro lingue usando parole altisonanti per nascondere la realtà.
“Atto di civiltà”, ho sentito dire…..
Non si capisce perchè i comportamenti onesti dei cittadini che non hanno mai sbagliato non siano degli atti di civiltà.

Ma è un discorso troppo semplice ed è ingiurioso persino dilungarsi.
E’ ovvio che questo sistema carcerario sia fallimentare e sollevi problemi che le piccole menti dei politici non riescono neppure ad analizzare nella loro interezza.
E’ ovvio. Non è un sistema correttivo ma punitivo. Come si pretende che le cose vadano bene. Non c’è certezza di pena nè di giudizio. E chi fa grandi reati spesso esce fuori prima del fesso di turno che commette una piccola sciocchezza.

Ma da qui a punire gli onesti e chi non ha commesso niente regalandogli di nuovo ladri, truffatori, corruttori, evasori a piede libero, questo no.
Bravo Di Pietro. Bravo. Sono orgoglioso di te.
Dacci ancora la speranza che in politica ci sia ancora qualcuno che ci crede ancora, che crede ancora negli ideali e non sia completamente a 90 gradi riguardo ai compromessi, inciuci, do ut des che imperano solenni sopra le nostre teste.
Per aspera ad astra.

martedì 18 luglio 2006

Essere interessanti! Quanto piace…..

Alle nostre ultime generazioni piace essere interessanti.
L’ho creduto anch’io questo. Per molti anni. Nel mio passato.
Spesso ho spremuto il mio cervello per trovare modi per essere interessanti.
E non fate gli schizzinosi.

Chi di voi non è stato ore a girarsi dinnanzi allo specchio prima di uscire controllando tutti i particolari.
Si, diciamo che è per essere in ordine, ma la verità è solo in piccola parte questa. La gran fetta della torta è: ESSERE INTERESSANTI.
Perchè?

Perchè viviamo con altre persone e la nostra identità e felicità dipende in larga misura dal rapporto che con gli altri abbiamo.
Possiamo discutere su questo ma prima di approfondire il discorso, pensateci bene….. sareste felici tutti soli per lungo tempo su di un’isola deserta, pur se circondati da libri, playstation e ogni altro tipo di comodità?
Ma non è neppure questo il punto.

Essere interessanti. Passiamo il tempo a studiare modi per esserlo sempre più.
Sembra innucuo ma qui c’è la morte dell’uomo (e della donna).
PERCHE’? Perchè essere interessanti è l’esatto opposto del essere “interessati”. E quando di passa troppo tempo a essere interessanti, si diventa troppo concentrati sul ricevere attenzioni e non sul darne agli altri.

E, strana coincidenza, si cresce e si migliora quando di è interessati a qualcosa. Quando siamo solo interessati, non miglioriamo.
Tra l’altro si può essere interessanti senza metterci l’attenzione. Perchè farlo diventare un problema?

Non assomigliamo agli oggetti che possono solo ricevere interesse e non darne. Siamo uomini (e donnne). Cerchiamo di essere interessati. A noi, agli altri, al mondo. Non cerchiamo di essere interessanti.
Se siamo interessati agli altri, saremo interessanti senza accorgercene.
Per aspera ad astra!

sabato 17 giugno 2006

Piangersi addosso

Troppe persone si piangono addosso.
Le capisco. Cioè occupo quel punto di vista. Cioè riesco a indossare quei panni (quei presupposti storici, quella cultura, quell’accenno etnico, etc.) e percepire il mondo da quella specifica condizione.
Ma non condivido quell’opinione.
Capire non significa condividere. Non significa essere d’accordo.
Piangersi addosso significa solo incolpare quelcun altro o qualcosa’altro di essere stata la causa di qualcosa nella propria vita.
Eleggere altre fattori a causa nella propria vita significa relegare se stessi al ruolo di effetto.
E se si eleggono troppe cause esterne a noi, a noi stessi non rimane che il ruolo di effetto totale: degli oggetti, delle pietre. Solo gli oggetti subiscono tutto e non fanno niente.

Piangersi addosso.
Troppe persone si piangono addosso.
Le capisco ma non condivido quel punto di vista.
Non perchè sia bravo o qualunquista o viziato o snob o chissà che…..
Con quel punto di vista le cose non migliorano.
Chi si elegge a effetto nella propria vita sta negando a se il ruolo di causa.
E solo chi si elegge come causativo può cambiare le cose.
Meditate gente, meditate e
per aspera ad astra!

lunedì 5 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

3-terza parte

ESSERE I PIU’ GRANDI
Ed è stata una lotta. In ogni campo ho dovuto sudare per portarmi ad alti livelli. Ma ecco il segreto. Sono migliorato, sono giunto a migliorarmi. Ed è questo che conta. Perché se si migliora davvero, allora le nostre azioni saranno migliori e più produttive di sopravvivenza per noi, per chi ci sta attorno e per tutti gli altri.

Così quel punto di vista, quello di “essere il più grande”, mi ha aiutato, mi ha sospinto e, spesso, mi ha tirato fuori da brutte condizioni. Quel principio è un idea assolutamente pro-sopravvivenza.

Conosco le opinioni di questa o quell’altra dottrina riguardo a ciò. Che è un principio pericoloso, che porta a schiacciare gli altri o a diventare egocentrici ed egoisti, che sviluppa tendenze anti-sociali. Conosco la morale cattolica che parla dell’umiltà, del ritrarsi, della rinuncia come delle più grandi virtù esistenti. Parla sempre di punire le presunzioni, il cercare di migliorarsi, parla degli “ultimi che saranno i primi”. Forse gli ultimi possono essere i primi ma solo se vivono e lottano per cercare di migliorarsi.

Ed essere primi, all’interno dell’umanità, comporta solo il diritto di essere più responsabili per se e per gli altri. Il comando da solo il diritto di servire gli altri. Chiedetevi quale sia l’etimologia della parola ministro per avere un’idea della cosa.

Se tutti vogliono essere gli ultimi o se vogliono accontentarsi della stasi ci sarà, è vero un livellamento ed un aumento dell’uguaglianza fra gli uomini. E cercare di ridurre le ingiustizie e le disparità delle condizioni è quantomai giusto e corretto. Ma il livellamento si deve cercare verso l’alto e non verso il basso. Bisogna portare le persone più in basso al livello delle persone più in alto, non il contrario, non le persone più in alto al livello delle persone più in basso. E neppure bisogna livellare i due gruppi in una zona intermedia. Perché?

Perché, se si può tirare su tutti?

E questo lo si può fare solo se ognuno vive con l’idea che le sorti del destino del pianeta e dell’umanità dipendono da lui e dalle sue azioni. Perché è la realtà. Le cose non capitano. Ci sono degli uomini che le fanno capitare. Quando ho vissuto con l’idea di essere la persona più importante stavo bene, e malgrado le difficoltà, ero fondamentalmente sereno.

Ero forte della mia convinzione. Poi per strada ho un po’ accantonato quest’idea. Ora sono migliore sotto molti aspetti rispetto al passato ma mi sono sentito meno sereno. Mi sono sentito meno bene. Non riuscivo a capire.

In questi giorni l’ho capito. La mia poca serenità degli ultimi mesi era dovuta al fatto che non mi sentivo più come la persona più importante di questo mondo, come l’essere più grande del pianeta Terra. E sono stato male.

Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere senza quel punto di vista mi ha creato problemi e ha diminuito la mia capacità di creare azioni pro-sopravvivenza per me, per i miei congiunti e per tutti gli altri. Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere con quel punto di vista mi aiuterà a migliorami e ad agire.

Perché io sono l’uomo più importante di tutta l’umanità. Come ogni altro essere umano esista.

sabato 3 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

2-Seconda PARTE
ESSERE I PIU’ GRANDI!
La caratteristica da osservare per riconoscere chi si pretende importante solo per schiacciare gli altri, è la sua propensione all’azione. Perché chi cerca di essere veramente il più grande e il più importante per l’umanità, lo fa consapevole che la cosa deve essere messa in atto, tramutata in azione.

Chi vuole essere il più grande sa che deve fare grandi cose per ottenere quel riconoscimento, e sa che il suo essere più grande serve per far sopravvivere meglio tutti. Egli tenderà ad agire per raggiungere quello status e per mantenerlo. Non sarà solo un’asserzione e una pretesa.
Sarà una conquista.

Ma il cercare di essere il più grande significa essere migliori e significa migliorarsi. È una spinta verso il miglioramento. Ecco dove risiede la sua correttezza fondamentale, il suo positivo legame con la sopravvivenza. Chi cerca di essere il più grande non si dispiace se qualcuno cerca di essere più grande di lui perché ciò sarà solo un maggiore impulso a migliorarsi ancora. E alla fine della corsa tutti saranno migliori.

Vivere la vita come se si fosse gli ultimi anelli di una catena è dannoso per se e dannoso per gli altri. Essere umili, pensare di non valere niente, di non avere abilità è dannoso, è sbagliato, è assolutamente contro-sopravvivenza.

Forse si potrà non essere i migliori, si potrà non essere particolarmente abili o intelligenti. Non è questo il punto. Discutiamo del punto di vista con cui affrontare le cose. E le abilità possono essere migliorate. E l’intelligenza può essere aumentata. Per fortuna.

Io ho vissuto la maggior parte della mia vita pensando di essere l’essere più importante del pianeta Terra. Vivevo come se il mondo mi aspettasse, aspettasse le mie azioni, il mio aiuto. Sentivo dentro di me la responsabilità di innalzarmi a quell’altezza, di essere meritevole di quel titolo. Per questo motivo vivevo ogni giorno cercando di saperne di più, cercando di essere migliore. Vedevo che spesso non lo ero. Ma questo era un nuovo impulso a migliorarmi.

Non sono mai stato il più abile nei campi di cui mi sono occupato. Anzi, quasi sempre, ero secondo o terzo a qualcun altro. Operavo in molti campi e aspetti della vita. Vedevo e conoscevo tante persone. Tutte molto più abili di me. In quello specifico campo. Ma solo in quello. Così cercavo di diventare il migliore. Ma perché?

Perché io ero la persona più importante nel mondo. Non la migliore. Solo la più importante. Avevo grandi cose da fare. E pensavo che se non le avessi fatte io, non le avrebbe fatte nessuno. Per questo motivo dovevo portare la mia abilità al livello della mia importanza.
continua…..
FINE SECONDA PARTE

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

Post sull’argomento della presunzione e dell’umiltà.
E’ un pò lungo, così ho deciso di spezzarlo in più inserimenti.
Eccolo. Titolo:
ESSERE I PIU’ GRANDI!
Essere i più grandi: quanta importanza può avere rincorrere quella che può essere solo una chimera? Ma facciamo gli scienziati e non facciamo i filosofi. Anche se avrai dei dubbi su questa divisione. Ma facciamo il nostro compitino.

Ho esaminato le prospettive del condurre la vita guidata ora da un principio, ora dal principio avverso. Vite umili e vite presuntuose che si scontrano e rivendicano il primato sull’avversario. L’uomo è sospinto da un impulso interno che lo sovrasta, lo penetra e ne fuoriesce in ogni sua azione o pensiero. L’uomo è guidato dal principio della sopravvivenza. Ciò che facilita questo impulso è buono, è saggio, è vincente, è etico.

Possiamo quindi stare qua giorni e giorni a discutere se vivere la vita da “presuntuosi” sia o meno lecito e corretto. Potremmo tirare in ballo questa o quella morale; questo o quel ragionamento. Ma la prova la fornisce quel campo di battaglia chiamato vita.
Ma cosa significa essere presuntuosi? E cosa significa essere umili? Probabilmente tutto questo ragionare ha le sue radici nel paese in cui io sto vivendo, paese da millenni sotto l’influenza della religione cristiana e cattolica. Forse da altre parti un simile questionare sarebbe superfluo.

Presuntuoso dovrebbe essere colui che cerca di spingersi sempre oltre, guidato dall’idea che egli sia la persona più importante del pianeta terra. Ma non più importante solo teoricamente ma più importante riguardo la sopravvivenza dei suoi simili. È scontato che ogni essere sia il più importante per se stesso. Senza di se cosa mai potrebbe fare? Nemmeno un minimo ragionamento. Non esisterebbe nemmeno!

A volte si può decidere di vivere con la consapevolezza che le nostre azioni sono importanti per gli altri. Non tanto se stessi in quanto tali. Questa è importanza di se e non è qualcosa di buono. È fine a se stessa. Dire che si è importanti, che si è superiori agli altri in modo da porsi sopra un gradino solo per osservare la testa altrui non è la stessa cosa e non è per niente positivo. Non è, tra l’altro, mai opera di persone particolarmente intelligenti e abili. In genere chi fa ciò è estremamente debole e fa ciò solo per paura degli altri.
continua…..
FINE PRIMA PARTE

venerdì 19 maggio 2006

Parole da cancellare: "lo faccio per il tuo bene"

Licenza poetica. Nel titolo, oggi, mi sono permesso di violare le regole. Questa è la rubrica dedicata all’alterazione delle parole.
Ma questa volta è un’intera frase a dover essere cancellata dal nostro linguaggio.
“LO FACCIO PER IL TUO BENE”.
Quanti di noi la avranno sentita non una ma mille volte?
Abbiamo persona che lo fanno per il nostro bene.
Bene, direi.

Ma a parte il problema di capire quale sia veramente il bene di una persona, io sentenzio in queste righe che chi recita questa frase a mò di messa cantata, dice queste parole per ottenere un altro effetto.
E cioè un bene per LORO.
Quindi la frase “lo faccio per il tuo bene” DOVREBBE essere sempre tradotta con: “lo faccio per il MIO bene”.

E se si dicesse questo questo, molte volte le cose andrebbero meglio perchè il bene di chi recita questo detto è spesso anche il bene di chi riceve l’aiuto o il comando.
Il bene del genitore spesso si accopagna al bene del figlio.
Ma è il bene del genitore. Egli DEVE fare il genitore. Ha un ruolo e un compito. E una responsabilità.
Far crescere un figlio sano, educato e onesto è il bene DEL genitore. Egli sta facendo il suo compito. Basta pensare a cosa capita AL genitore se egli non fa un buon lavoro e non alleva un figlio onesto.
La cosa gli si ritorce contro.

Così la mamma che impedisce al proprio piccolino di andare a giocare in cortile non fa il bene del bambino ma il suo. Lei non ha voglia di stare attenta a che il bambino non si faccia male. E così lo relega nello spazio in cui lo può controllare con meno fatica e con la Tv accesa per guardarsi la propria telenovela preferita.
Al bambino piacerebbe andare nel cortile. Ma lei non vuole grattacapi. Va bene, come dargli torto. Ma è il suo bene.
Spesso la frase, “lo faccio per te” o “è meglio per te” o “lo so io cosa è meglio per te” è solo un modo per mettere a tacere un altro e entrare in vera comunicazione.
Ciò che è il bene di una persona lo decide la persona stessa.
Di certo ognuno di noi dovrebbe tenere in considerazione il bene di tutti nei proprio calcoli. Ma questo è un altro discorso.
Io so che se nella vita avessi seguito i consigli di chi mi diceva le cose per il mio bene ora condurrei una vita da zombie come molti miei conoscenti.
Sono convinti di essere vivi ma non sanno neppure quale direzione seguire.

E, come dicono in India, se non sai dove andare qualunque strada va bene.
Cancelliamo questa orribile frase. Non significa niente.
Diciamo al suo posto: “Io la vedo così e te lo impongo. Quando ne avrai il potere deciderai tu”.
Grazie per l’attenzione e
per aspera ad astra!

giovedì 18 maggio 2006

Sesso e comunicazione: c’è una qualche relazione?

Quando si tocca l’argomento sesso si entra in qualcosa di scottante. E’ qualcosa di atavico. Inutile disquisirci sopra: è così e basta.
Non so! Non ho mai capito perchè questo argomento non possa essere un argomento e basta. Una cosa della vita, non una cosa fuori dalla vita.
Come fare la cacca! Sarà brutto parlarne, ma anche questa è una cosa della vita.
Forse qualcuno di noi non accenderà un mutuo. Forse qualcuno di noi non andrà a Lourdes. Forse molti di noi non prenderanno uno Shuttle nè tantomeno un volo intercontinentale. Forse qualcuno di noi non andrà in parlamento nè tiferà per il Brasile.
Ma tutti ogni giorno facciamo la cacca. Cose della vita.
E quasi tutti, ogni tanto qualcuno, più spesso gli altri, facciamo sesso.
Cose della vita.
Lo so che chiosare sulla cacca non è tanto divertente. In fondo le cose da dire a riguardo non sono tante. Poche le variabili e pochi i parametri.
Ma a ben pensarci, molti altri argomenti sono scontati. “Che tempo farà domani?”. Bella domanda. O c’è il sole, o piove, o c’è vento o altre 2 o tre cose. Non c’è molto da dire. Anzi si potrebbe riassumere in bel tempo oppure brutto tempo. Così, corrispondentemente, possiamo dire: hai fatto la cacca o non l’hai fatta oggi? E ancora di più: era tanta? Poca? Dura. Etc.
Cose della vita.
Dico questo e mi inoltro in questo argomento minato, giusto per cercare di capire perchè il sesso è un argomento tabù.
Sarà ma a quanto pare è una delle industrie più proficue dell’intero pianeta. E potere, industria e politica spesso vanno a braccetto con ciò.
Mi pare sia un argomento che attraversi tutti gli strati sociali.
D’altronde, cosa volete farci, cose della vita……
Ma oltre a questo, nasce la mia domanda. Perchè non si può comunicare di sesso?
Perchè a mio modo di vedere il sesso è dappertutto. Ossessivamente collocato in ambiti che nulla hanno a che fare con esso ma allo stesso tempo è tabù.
Parlare di sesso significa già entrare nel girone infernale. Un pò come parlare del fascismo significasse essere tacciati di essere fascisti.
C’è qualche strana aberrazione sul sesso. E più precisamente sulla relazione tra sesso e comunicazione. Non se ne parla ma il mondo è pieno di sesso.
Non se ne parla ma se ne parla troppo e troppo sesso viaggia sui mass-media.
Marito e moglie non parlano di sesso ma giornali, riviste e rubriche sui magazine sono piene di sesso. Sesso discusso, analizzato, mostrato, gossippato.
Ma non c’è comunicazione sul sesso.
Ma d’altronde non mi sembra che questa società abbia mai visto il sesso come comunicazione.
IL SESSO E’ COMUNICAZIONE! E’ una forma di comunicazione.
E, tecnicamente, un metodo per creare le generazioni future.
Anche per questo bisognerebbe chiarire tramite la comunicazione perchè 2 partner dovrebbero fare sesso. Quale scopo ha per entrambi? Ma qui non si parla.
Come per la cacca! Fa schifo parlare della cacca. E’ una cosa riprovevole parlare della cacca. Anzi no. Non bisogna neppure pensare che esista la cacca.
Di certo non è il mio argomento preferito ma scandalizzarsi…..
Dio mio! Ci scandalizziamo per la cacca e per il sesso.
Non ci scandalizziamo per la caduta dei valori e per la disonesta dilagante.
Anche in noi normali cittadini.
Violare le regole ormai è un segno di furbizia e non di disonore.
Secoli fa gli uomini morivano per l’onore. Anche le donne. A volte per molto meno.
Ora gli uomini temono di morire per troppo onore o per essere stati onesti.
Sesso e comunicazione. C’è qualche relazione? SI.
Perchè ogni cosa l’uomo fa ha una provenienza e un senso.
E una relazione con il mondo che lo circonda.
Guardiamo meno sesso, parliamo di meno di sesso. E di cacca.
E comunichiamo di più. Noi uomini, noi donne. Noi esseri umani.
Se comunichiamo allora anche il sesso smetterà di essere tabù e, forse, si potrà cominciare a farlo in serenità e con soddisfazione.
Forse una volta al giorno come la cacca.
Per aspera ad astra!

giovedì 11 maggio 2006

Il fascino dei soldi e il calcio telecomandato

Sulle prime volevo scrivere un post relativo al cosidetto “scandalo Juve”. Sono un tifoso juventino e volevo dire la mia. Poi mi sono fermato. In realtà da anni ho come bersagli preferiti 2 categorie ben precise: ovvero gli psichiatri e i giornalisti. Mi piace attaccarli….. O meglio attaccare le loro categorie perchè molte persone tra loro sono persone in gamba e oneste. Ma il sistema che è stato costruito….. Vabbè, lasciamo perdere.
Così da tanto tempo mi sono ripromesso di non condannare niente e nessuno a meno che non ci siano prove evidenti della cosa. Per me è un punto fermo.
Non voglio partecipare alla solita “cognanata” in cui tutti parlano e dicono qualcosa senza sapere esattamente i chi, i quando e i dove.
Ma, davvero, ad una persona che ha fiducia nelle cose e che ancora si illude che i simboli valgano qualcosa, davvero è dura.
Sono juventino da quando ero piccolo.
Non mai pensato che il mondo fosse pieno di stinchi di santo ma pensare che persone che hanno così tanti soldi possano distruggere i sogni di migliaia di tifosi è di una disumanità unica.
Non si tratta di quante leggi siano state violate o di quanto grave possa essere, se confermata, la frode sportiva.
Si tratta di capire quanto fascino hanno i soldi o il gusto di giocare sporco.
Ho fatto il calciatore dilettante per anni.
So che il calcio giocato è diverso dal calcio visto in TV. Soprattutto dal calcio commentato. Il calcio dei Piccinini o dei Biscardi, giusto per fare alcuni nomi.
Ma tutto questo supera il limite.
Un solo concetto:
VERGOGNA.
Anche se siete innocenti e la situazione, forse, è stata gonfiata.
VERGOGNA.
E, anche nel calcio, pensate con la vostra testa e non con quella della TV o quella dei soldi fascinosi di Moggi e C.
per aspera ad astra

mercoledì 19 aprile 2006

Riflessione sul dolore e sull’amicizia

Trovo su Internet (www.magnaromagna.it) questa storia.
Mi è sembrata molto bella e degna di essere pubblicata.

“Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.
A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.
Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza.
L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.

Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.

L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.

Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva.
Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.

Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.
Essa si affacciava su un muro bianco.
L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle così così meravigliose al di fuori da quella finestra.
L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro.
Forse, voleva farle coraggio disse.

Epilogo:
vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.
Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L’oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.”
E come sempre,
per aspera ad astra!

sabato 25 febbraio 2006

I multilevel, perchè sono una truffa!

Ogni tanto rialzano la testa.
Sembrano scomparire ma ogni tanto ritornano in vita.
Parlo dei multilevel o multilivello, un sistema nato negli USA negli anni ‘80 e diffusosi in maniera incontrollabile nel decennio successivo anche in Italia.

Facciamo una premessa: come la stragrande maggioranza delle tecniche, delle strumentazioni o delle invenzioni, il multi-level non è nè buono e nè cattivo in se.
Dipende dall’uso che se ne fa. Come un coltello il quale può essere usato per affettare una salsiccia ma anche per pugnalare una persona.
Di per se, anzi, è un’idea abbastanza buona per economizzare sui costi di distribuzione dei prodotti. Come funziona (per quanto il sistema sia abbastanza conosciuto)?

Un’azienda ha un prodotto o un servizio. Deve farlo arrivare al suo potenziale cliente. Per farlo fino agli anni ‘80 si usavano 2 metodi fondamentali: la distribuzione attraverso strutture fisse (negozi, supermercati o, al limite, mercatini itineranti) oppure tramite la vendita per corrispondenza (tramite un catalogo si ordina la merce inviata via posta).
Cosa comporta questo? Nel primo caso enormi costi di infrastrutture e di movimentazione merci. Le merci devono già essere nei negozi per essere viste e rimanere in attesa di essere vendute. Un negoziante deve spendere centinaia di migliaia di euro solo per predisporre uno spazio alla vendita della merce. Nel secondo caso (la vendita per corrispondenza) il problema risiede nel fatto che un catalogo è ambiguo e anonimo. E per di più è assolutamente passivo nei confronti del potenziale cliente.
La soluzione è di trovare degli intermediari che colgano i vantaggi dei 2 metodi. Nessun costo di infrastrutture e la causatività sulla vendita.
Sull’onda dei rappresentanti, ecco il sistema marketing a multilivello. L’azienda mette dei responsabili a capo di una struttura. Gli da una competenza territoriale e gli chiede di contattare altre persone che vendano i prodotti dell’azienda direttamente al pubblico.
Nessun canale fisico di distribuzione ma solo un canale di persone. Nessun costo per infrastrutture e solo compensi per il lavoro delle persone.
Se il prodotto viene venduto viaggia, altrimenti sta in azienda.

La credibilità del prodotto e della vendita viene garantita dall’ultimo venditore, in genere amico o conoscente del cliente potenziale.
Ecco il sistema. Semplice e con notevoli vantaggi.
Come si nota, non c’è nessun connotato di potenziale truffa.
Certo, dopo un pò qualcuno penso che fosse dovereso allargare ancora di più la rete distributiva e anzichè farlo con un sistema orizzontale (un responsabile che continuava a girare con il solo scopo di mettere sempre più venditori pagati a provvigione sulla linea distributiva) qualcuno optò per un sistema si crescita verticale.

Cioè l’ultimo venditore oltre che vendere i prodotti poteva (e doveva) cercare altri venditori da “mettere sotto di se” cioè da collocare gerarchicamente al di sotto della responsabilità. L’incentivo a fare ciò? Ecco il colpo di genio. Prendere una piccolissima provvigione sulle vendite dei venditori sotto di lui.
Le possibilità di guadagno aumentavano. Il venditore poteva avere (per esempio) la provvigione del 20% sulla vendita dei suoi prodotti e del 5% sulla vendita dei suoi sottoposti (i quali prendevano ovviamente il 20% sulle loro vendite). Ma il gioco poteva essere ampliato con delle scale progressive. Il venditore prendeva il 20% sulle vendite proprie, il 5% sulle vendite di tutti i venditori del 2 livello sotto di lui, il 2% delle vendite di tutti i venditori del 3 livello sotto di lui (quelli “arruolati” dai venditori del 2 livello), l’1% sulle vendite di tutti i venditori del 4 livello sotto di lui e così via.
Come si può facilmente intuire se una persona era abile a mettere sotto di lui dei venditori e ancora più abile sul far si che i suoi venditori reclutassero altri venditori, il vero guadagno diventava quello percepito dalle provvigioni del lavoro altrui.
I conti si fanno in fretta. Anche se la provvigione per i propri prodotti è alta, c’è un lavoro dietro e un limite fisico per le vendite. Ricordiamoci che i venditori nel multi-level vendono esclusivamente a singoli. Invece non c’è nessun limite a quanti venditori si possono mettere sotto.
Ma, di nuovo, non facciamo terrorismo di questo fatto. La provvigione sulle vendite di altri venditori ha una giustificazione. C’è un lavoro che il venditore senior deve fare per mantenere attiva la rete e attivi i venditori. Così come un responsabile di reparto in un grosso supermercato o un responsabile di agenzia per degli agenti di commercio.
Dov’è che la cosa diventa una truffa?

Diventa una truffa quando ci si dimentica dello scopo per cui il sistema di vendita multilivello è nato. E cioè di vendere prodotti e servizi.
Esistono tuttora alcune aziende multinazionali che operano da anni con questo sistema. Non voglio fare nomi ma principalmente nel campo degli integratori naturali, nei cosmetici o nei prodotti della casa esistono e non fanno niente di illegale.
Chi entra nella rete di vendita deve solo essere consapevole di una cosa: egli diventa un venditore. Guadagnerà in base alla qualità del prodotto e alle sue abilità commerciali. Guadagnerà dei soldi o forse no. Come qualunque altra attività commerciale. Forse si o forse no. Forse tanti o forse pochi.

Il multilevel diventa una truffa quando ci si dimentica del prodotto e si mette in piedi una rete di vendita che in realtà non ha nessun altro scopo di creare un sistema piramidale. In cima ci sono gli ideatori del sistema piramidale e successivamente si affiliano gli altri. Il prestesto per la creazione della piramide può essere parzialmente valido o assolutamente infondato.
Ho visto proposte di entrare nella rete con lo scopo di coinvolgere altre persone con il semplice miraggio di guadagnare dei soldi. Card elettroniche, punti di bonus, assicurazioni fantasma, etc. Qual’è il cavallo di battaglia? Lo schema matematico di arricchimento con la piramide.

In genere i furboni che creano la rete, coinvolgono le altre persone (con contatti privati o meeting spettacolari) mostrando i prodigi delle progressione matematiche dei guadagni. In pratica mostrano schemi (più o meno complessi) come quello che ho esemplificato sopra.
Così il potenziale venditore non pensa di essere un venditore ma solo una mente illuminata che ha scoperto il modo magico per fare i soldi senza lavorare. Deve solo entrare nel sistema piramidale il prima possibile per prendere i primi posti e far affiliare altre persone.
Ovviamente l’entrata nel sistema ha sempre un qualche, comunque basso, costo. Giustificato da mille motivi.

Così gli unici che veramente beneficiano di guadagni spaventosi sono i 2 o 3 o 10 individui che creano la piramide. Già al 2 o 3 livello i soldi diventano una normalità. Ma i veri truffati arrivano dopo e sono la massa.
Infatti se, ad esempio, ogni persona deve dare 100 ? per entrare e far affiliare 3 persone che metteranno 100 ?. A questo punto egli recupera i suoi 100 ?. Gli altri vanno a chi sta in cima alla piramide e ai costi organizzativi. Intanto un individuo mette 100 ?. Egli ha la speranza di guadagnare sulle entrate dei nuovi livelli. Pecentuali varie sulle 9 persone portate dalle 3 persone, sulle 27 persone portate dalle 9 persone, sulle 81 persone portate dalle 27, sulle 243 persone portate dalle 81.

Guardiamo che succede con uno schema semplice (in realtà lo fanno più complesso per essere compreso meno):
le prime 3 persone si prendono il 15% sul primo livello, 12% sul secondo livello, 10% sul terzo livello, 8% sul quarto livello, 5% sul quinto livello, 3% sul sesto livello, 2% sul settimo livello, 1% sull’ottavo livello sotto di loro.
Sotto le 3 persone ci sono 9 persone (15% di 900 ? = 135 ?), 27 persone (12% di 2.700 ? = 324 ?), 81 persone (10% di 8.100 ? = 810 ?), 243 persone (8% di 24.300 ? = 1.944 ?), 729 persone (5% di 72.900 = 3.645 ?), 2187 persone (3% di 218.700 ? = 6.561 ?), 6561 persone (2% di 656.100 ? = 13.122 ?), 19.683 persone (1% di 1.968.300 ? = 19.683 ?).
Le tre persone che iniziano la piramide guadagnerebbero 135 ? se si riuscisse a mettere un livello, 459 ? (135+324) se si riuscisse a mettere un secondo livello, 1.269 ? se si riuscisse a mettere un terzo livello (135+324+810), 3.213 ? al quarto, 6.858 al quinto e così via (fatevi i conti. Giunti all’ottavo livello i tre guadagnerebbero, senza far niente in realtà, 46.224 ?). Con un solo misero investimento di 100 ?
E’ ovvio che chi sente questo meccanismo vorrà entrare nella piramide. Ma da quale punto?
Mettiamo che io senta parlare di questo sistema e voglia entrarvi. Diciamo che il sistema è già giunto al 3 livello e che ci siano in giro già 81 persone che stanno reclutando nuovi affiliati. Io farei quindi parte di quel gruppo di 243 persone del 4 livello. Ciò significa che per guadagnare io i 46.224 ? promessi dal sistema occorrerebbe giungere non solo all’ottavo livello, che è già tantissimo visto che sarebbe composto da quasi ventimila persone, ma addirittura all’undicesimo con un numero complessivo di 530.226 persone.
E’ ovvio che il sistema salta dopo soli 3 o 4 livelli. Risultato i primi 3 guadagnano 3.213 euro (1.071 euro a testa), i secondi 9 guadagnano 3.807 euro (423 euro a testa), i terzi 27 guadagnano 4.131 euro (153 euro a testa) e i quarti 81 persone guadagnano 3.645 (45 euro a testa). E questi recuperano anche i loro 100 euro di ingresso. Gli ultimi 243 non avendo nessuno sotto di loro non guadagnano niente e non recuperano niente. Ci sono 243 persone truffate per 120 persone contente di cui solo 12 possono dire di essere veramente contente. Gli altri per la fatica di trovare altre 3 persone hanno guadagnato una miseria. E in più ci sono i soldi destinati all’organizzazione che chissà che fine fanno. Probabilmente in mano ai 3 capi che spariscono nel nulla.

Conclusione 24.300 euro sono stati truffati e 243 persone disilluse dal facile guadagno.
Questo è solo un esempio. Ma ci tenevo a fare un esempio per meglio capire come ci si può cascare.
Il guadagno facile non esiste. Esistono dei buoni affari, esistono delle ottime idee che producono anche molto denaro.

Ma qualcosa ci deve essere.
E l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Ripeto: l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Spero di aver detto la mia sui multilevel in modo chiaro anche se lungo.
E, come sempre, per aspera ad astra!

martedì 7 febbraio 2006

Un pensiero per te: ciao Francesco

Ciao Francesco.
Ti ho conosciuto poco. So solo che eri bellissimo.
Bellissimo nei tuoi 7 mesi di vita.
Ora non ci sei più.
Travolto da un assurdo pomeriggio di dolore.
Eri bellissimo. E intorno a te i sogni di tuo padre e tua madre.
Due miei cari amici.
Ciao Francesco, le parole muoiono e sembrano tutte banali e vuote.
Ma ricordare è dovere. Dimenticare delitto.
Ti ricorderemo: quelli che ti hanno conosciuto e quelli che non sanno chi sei.
Per questi ultimi glielo racconto io:
Francesco, bimbo bellissimo di soli 7 mesi morto improvvisamente per motivi ancora inspiegabili in un pomeriggio freddo e asciutto di questa Sardegna.
Ciao Francesco, sempre nei nostri cuori.

martedì 31 gennaio 2006

Cosa penso dei reality in TV?

Con tanti opinionisti che logorano la loro lingua e soffiano fuori il loro fiato riguardo alle tematiche televisive, mi chiedo cosa mai potrei dire di notevole riguardo ai reality?
In realtà prendo spunto dai reality per parlare di TV.

Personalmente non credo che niente che piaccia alle persone sia in linea di principio sbagliato.
Mi ricordo che in passato avessi una posizione molto critica nei confronti di chi guardava le soap opera. Mi reputavo una sorta di intellettuale che privilegiava l’elevato livello estetico delle opere artistiche dei grandi.
(Tutti hanno un passato di cui vergognarsi!)
Poi, non so come, un giorno guardai la cosa da un’angolazione completamente diversa. Pensai che, alla fine della fiera, a cosa era dovuto questo mio atteggiamento critico (con tutto il connotato negativo della parola)?
Era dovuto alla mia incapacità di stare di fronte ai gusti di un altro individuo. O meglio, i gusti di un altro individuo sembravano denigrare e sminuire i miei.
Così decisi che non era corretto criticare alcuna scelta.
I gusti son gusti.
L’arte e arte.
Ci sono opere d’arte e ci sono porcherie.
Ma se quest’ultime a qualcuno piacciono, quale è il problema.
Così viva Beautiful, Anche i ricchi piangono e Centovetrine.
Ma soprattutto EVVIVA CHI LI GUARDA, se li vogliono guardare.
E i reality? E il Grande Fratello?
La TV non è solo lo specchio dei nostri tempi. Non solo e non in misura pertinente.
La TV è uno strumento.
Uno strumento di comunicazione. Amplifica ciò che i padroni della comunicazione vogliono che venga amplificato.
Il guaio non è Grande Fratello.

Il guaio non sono (ci mancherebbe) gli spettatori del Grande Fratello.
Il guaio non è pontificare e spettegolare dei partecipanti del Grande Fratello e delle loro vicissitudini all’interno della casa.

No, è tutto un gioco. Perchè non divertirsi?
IL GUAIO E’IL GRADO DI IMPORTANZA CHE SI DA ALLA TV, AI SUOI MESSAGGI, AI SUOI PERSONAGGI E AI SUOI GIOCHI.
Il guaio non è guardare il Grande Fratello.Il guaio è chiudere gli occhi dinnanzi a molte altre cose.
Il problema non sono le assurde disavventure di Brooke e di Ridge.
Il problema è che si conoscono a menadito quelle e non i dietro le quinte di altri personaggi reali che influenzano la nostra vita.

Il vero punto di riflessione non è quanto in basso stia o meno andando la TV.
Il vero nocciolo della questione è quanto in basso stia precipitando la nostra capacità di osservazione.

La vera tragedia non è che la gente guardi la TV e i reality.
La vera tragedia è che non viviamo abbastanza la vita vera.
Anche guardando il Grande Fratello,
per aspera ad astra!