martedì 4 settembre 2007

Il nuovo partito democratico - 1a parte.

Finalmente un vistoso cambiamento in questa palude che qualcuno chiama Italia.
Non più le solite convergenze parallele, non più i soliti inciuci.
Finalmente qualcosa di vicino alle persone, vicino alla gente, alle esigenze reali.

Sto esagerando?
Forse un pò......
O forse voglio proprio prendere per il ..... per i fondelli, diciamo, questa nuova bufala.
Bufala, si, lo dico. Il nuovo, nascente partito democratico è una bufala.

Lo dimostra il modo in cui sta venendo alla luce. Così studiato nelle stanze dei bottoni, così politicamente corretto in cui ci sono le candidature che si propongono, in cui ci saranno le primarie.....
Ovviamente con questo post mi inimicherò parte dei lettori, credo quelle persone che della fiducia e delle speranze in questo nuovo movimento politico ve le hanno messe.

Voglio precisare che non sono un qualunquista e non mi piace disprezzare ogni tentativo di migliorare la scena esistente. Non sono sceso così in basso sulla scala da diventare acido ad ogni cambiamento e ad ogni buona intenzione.

Ma la politica è fatta di cose concrete. Dovrebbe essere fatta di cose concrete. E di concreto, in questo polverone del partito democratico, ci vedo ben poco.
Sono mesi che si parla di leadership. Leadership basata su cosa? Quasi sono le fondamenta del nuovo partito democratico, di questo partito costruito a tavolino, quasi chirugicamente? E' il centro-sinistra che si coagula attorno a una formalizzazione della sua struttura. Moderati di sinistra e centristi sinistrorsi decidono di fare casa comune.
Ma è proprio questa la bufala. Su quali basi questa casa comune viene costruita? Su basi culturali? Su basi ideologiche? Su basi programmatiche?
Ognuna di queste situazione ha una validità in se. Ha una propria dignità.
Non è vero che le ideologie sono finite. Sono finite alcune ideologie. Quelle che storicamente non hanno predetto in modo corretto il futuro.
Ma come fa l'uomo a non vivere di ideologie?
Credere nell'onestà è un'ideologia. Credere nel lavoro è un'ideologia.
Ideologia: viene da idea e logia. Possiamo dire che un'ideologia è uno studio di un'idea. Che c'è di male nell'avere idee? Magari c'è qualcosa di male nell'avere idee sbagliate ma non nell'avere idee tout court.

Il partito democratico non ha idee. Non è comunista, non è democristiano. E' democratico. Si vabbè ma che vor di? E' facile prendere un'etichetta denominata "champagne" e appiccicarla alla bottiglia di acqua sporca. Un buon risultato ma ciò non fa dell'acqua sporca dello "champagne". Quasi quasi fa più tenerezza e passione il "Forza Italia" di berlusconiana memoria: tanto infantile quanto nazional-popolare. Veramente brutto come nome ma almeno onesto nella sua bruttezza.

Invece partito democratico è un bel nome. Talmente bello che non c'è bisogno di contenuti.
Di cui nessuno parla.
C'è bisogno solo di leadership.
Ah, di quelle si che c'è bisogno. Almeno lo fossero, almeno lo fossero.
Almeno ci fosse in Italia un politico degno di tal nome, qualcuno che operi con orizzonti pluridecennali e non di una legislatura.
Qualcuno che guardi il futuro e guidi una nazione con la passione, con l'integrità e la disciplina di un padre di famiglia.

Ci vediamo nella 2a parte a breve.
Per aspera ad astra

martedì 21 agosto 2007

I morti e i vivi!

In queste ultime settimane ho scritto poco sul blog. Mi dispiaccio di non aver messo un cartello "Ferie estive!" ma penso che fosse comprensibile.
Ma in queste ultime settimane la mia attenzione è spesso andata a questo strano e ansioso rapporto fra i vivi e i morti.

D'altronde la morte è la nemesi della vita. Sua antagonista e compagna. Che sarebbe la morte senza la vita? Che sarebbe la vita senza la morte? Nessuno dei 2 concetti potrebbe essere concepito. Perchè ognuno dei 2 si comprende solo se messo a confronto logico con il suo opposto.

In queste settimane ho visto la Tv fare la gara a raccontare le morti delle strade, in un crescendo mediatico la cui utilità mi è ancora sconosciuta.
In queste settimane ho partecipato a funerali di persone care e ho assistito alle alterne e differenziate emozioni dei partecipanti.
In queste settimane ho messo l'attenzione sul rapporto fra vivi e morti.

E ne ho dedotto un'osservazione.

Alla morte viene dato TROPPO spazio.

Non che possa essere ignorata, per carità. Ce ne vuole a far finta che la morte non ci sia.
Ma l'importanza che viene data alla morte, alla chiusura del gioco della vita mi sembra sproporzionato alla sua importanza.
Forse perchè il dato fondamentale della mia vita è che SIAMO QUI PER VIVERE.
Non so voi ma io ho sempre pensato così.
Magari le persone che non capiscono operano sul dato contrario: cioè siamo qui per morire! Possibile, possibile, praticamente l'unica spiegazione possibile.

Ma allora perchè vivere se uno pensa che è qui per morire? Sarebbe come andare in una casa di tolleranza per praticare l'astinenza, sarebbe come andare ad un banchetto di nozze per fare il digiuno o sarebbe come andare al mare per fare dello sci.

Perchè mi devono informare che qualcuno è morto?
Magari può anche andar bene.... Ma lo accetto solo se qualcuno mi informa che costui era vivo. Allora lo accetto.
Magari può essere interessante sapere qualcosa sulla morte. Ma di quello poco se ne parla in questa società materialista,
Anche la morte è diventata un oggetto. NIENTE DI SPIRITUALE, NIENTE.
Così niente concetto di morte, riflessioni sul suo senso e sul suo rapporto spirituale con noi.
La morte ridotta a "auto schiantate", a "copri dilaniati", a "lacrime di chi rimane".
La morte è anche queste cose ma non è solo queste cose. La morte è la nemesi della vita. La sua parte oppositrice e datrice di significato.
Io darei maggiore importanza alla morte e meno ai morti.
Io parlerei di morte. Ma lo farei in contesti vivi, nella vita di tutti i giorni. Parlerei e mi interrogherei sulla morte:
Cos'è? Perchè c'è? Cosa c'è dopo di lei?
Lo farei per godere meglio della vita.

Mi intristisce vedere una persona andare prontamente al funerale di un parente ma non andare in quei giorni al matrimonio di un altro parente ugualmente vicino. Perchè? Perchè ai funerali è doveroso? E salutare una coppia che si sposa no?
E' doveroso addolorarsi e non è doveroso gioire?

Perchè questa discriminazione nei confronti della vita? Io non ci sto.
Per aspera ad astra!

sabato 4 agosto 2007

Arrriva un momento in cui dire basta!

Arriva un momento in cui la pazienza è finita.
Quanti di noi conoscono questo stato d'animo.

Il problema è che troppo spesso questo diventa un punto a sfavore. Si diventa deboli dinnanzi alla situazione che ci ha fatto esaurire la pazienza.
Perchè la pazienza è uno scudo di difesa.

"Nave Enterprise a Pianeta terra: gli scudi reggono ma non per molto. I nemici stanno usando laser, e phaser, e maser, e gnaser di inaudibile potenza. Che facciamo?"

Ma l'esaurimento della pazienza può significare anche la trasformazione del bruco in crisalide. E dalla crisalide alla farfalla, alla magnifica bellezza dello splendore di una vita piena.
Vita piena? Che sarebbe ciò? Carneade, chi era costui?

Vita piena è solo un modo per indicare che la vita sta seguendo i nostri desideri. Non c'è altro metro. La vita è nostra. Se non stiamo provando soddisfazione dalla vita significa che non la stiamo vivendo , la stiamo solo subendo.

Non siamo noi a dirigere e gestire la nostra vita ma è la vita che sta dirigendo e gestendo noi.
O si controlla la vita o la vita controlla noi. E lì subentra l'infelicità.

Ma finire la pazienza, sentire che è arrivato il momento di dire basta, significa ribellarsi alle catene, agli stop, agli ostacoli, agli schemi schiavizzanti.
E' il sogno di una vita diversa. Da bruco si diventa crisalide.

Io sento che è arrivato il momento di dire basta!
Stiamo scivolando come razza nel grottesco. Stiamo diventano la caricatura di noi stessi.
Guardiamoci in giro.
Non c'è bisogno di indicare cosa c'è che non va! Ognuno di noi lo sa perfettamente.
La cosa difficile è trovare qualcosa che vada bene, pensiamo un po'....

Ma ciò che va bene siamo proprio noi. Non la nostra identità, ma noi, proprio noi cioè i nostri sogni, il nostro intimo essere.
Mettiamolo fuori, facciamolo vivere.
Diciamo basta a questa sozzura.
Perchè arriva un momento in cui dire basta!
Per aspera ad astra!

lunedì 30 luglio 2007

Estate: che caldo che fa!

Ogni estate è la solita solfa: sempre i soliti commenti sul tempo.
Sapevo che le persone, nella stragrande maggioranza dei casi, quando non sanno di che parlare o quando vogliono rompere il ghiaccio parlano del tempo.
Ma qui si sta esagerando.

I miei clienti, i miei parenti, i miei amici: quasi tutti insomma..... Quasi tutti che, prima di dire ogni altra cosa, esordiscono "Mamma mia, che caldo assurdo sta facendo!" o qualcosa di simile.

Si, penso che sia un modo naturale per introdurre una qualsiasi altra discussione.
Ma ho il vago sospetto che la cosa stia prendendo la mano.

Perchè qualcuno comincia a prendersi veramente sul serio
"In questi giorni sta facendo un caldo terribile. E' proprio arrivato!"Ci credo, siamo a metà luglio!!!!
"in questi giorni sta facendo un caldo insopportabile!Ma veramente le estati scorse era molto più caldo. E così via.

I Tg parlano di caldo, parlano di come difendersi dal caldo. Ogni anni gli stessi servizi, le stesse immagini. Mi sembra un procedimento ipnotico. O forse è proprio un procedimento ipnotico visto che poi le persone ripetono a pappagallo gli stessi contenuti di quei servizi pseudo-giornalistici (ah, povero giornalismo, morto prima di diventare famoso.......)

Si parla di "emergenza caldo". Poi arriva l'autunno e ci sarà l'emergenza freddo. Poi l'inverno con l'emergenza neve. O l'emergenza piogge. Ma poi c'è l'emergenza siccità. L'emergenza vento e l'emergenza grandine.

Sembra che gli ominidi occidentali televisionizzati del XX e XXI secolo non si siano resi conto che questo è il meccanismo del CLIMA. Che caldo e freddo si succedono. Che il tempo metereologico è composto di quei fattori e che è sempre leggermente imprevedibile, per quanto legato a delle stagionalità.

Certo, possiamo parlare di cambiamenti climatici. Ma parliamo seriamente allora.
Non fatemi vedere le persone che hanno sete d'estate e non ditemi che la temperatura è giunta a 32 gradi a luglio.
Lo so da solo.
Bastava che mi ricordassi dello scorso luglio. O delle scorse 30 estati di cui ho memoria.
Per aspera ad astra!

giovedì 26 luglio 2007

Tom Cruise: basta con questi articoli su di lui e Scientology

Leggo l'ennesimo articolo che parla di Germania, Tom Cruise, il suo nuovo film sul gerarca nazista che cercò di uccidere Hitler e su Scientology.
Basta.
Ma davvero.
Parlare di queste cose quando il web pullula di notizie interessanti e importanti è una perdita di tempo.
Anche perchè reputare spazzatura quegli articoli è parlarne bene.
Ne trovo uno sul web-news "l'Occidentale" che è perlomeno fuori da quello stile gossipparo che tanto va per la maggiore.
Voglio in in primo luogo porgere i miei complimenti al signor Bergman, autore dell'articolo, per il tono estremamente compito e a modo con cui ha esposto il contenuto di questo pezzo.
Di questi tempi questa è dote rara e facilmente giornalisti improvvisati cadono nel facile "copia e incolla" da un sito all'altro senza nessun costrutto nè contributo personale.

Le vicende che legano Scientology e la Germania sono lunghe e complesse.
Ma solo ad una prima analisi.
Con un punto di vista più strettamente storico le cose appaiono semplici e in linea con gli insegnamenti della storia.
Scientology è una religione modernamente organizzata ma il suo background culturale e religioso inizia dagli albori della civiltà e, in particolare, dai primi libri vedici indiani.
Essendo una religione che si colloca al di fuori di molti pre-concetti del mondo occidentale cristianamente orientato, spesso incontra diffidenze.
Ma solo ad una prima lettura.

Sociologi della religione e altri studiosi di importanti università di tutto il mondo (evito di citarli ma i loro lavori sono raccolti su internet) hanno tutti testimoniato l'innegabile natura religiosa, no profit e caritatevole di Scientology.
Moltissime persone, pubblici cittadini e autorità, ammettono la loro ammirazione quando, superando gli scogli del pregiudizio, accettano di osservare le azioni e i risultati delle organizzazioni di Scientology nel mondo.
Tribunali di tutto il mondo hanno SEMPRE, alla fine dei gradi di giudizio, certificato tale natura religiosa.

Scientology è una religione molto attiva. Come i suoi praticanti.
Scientology combatte da decenni una violenta battaglia contro un uso spregiudicato dei trattamenti psichiatrici forzosi e contro un abuso sempre più presente di dannose droghe da parte di classi mediche e psichiatriche compiacenti.

Tali droghe vengono "vendute" come farmaci panacea di tutti i mali dell'anima tramite abili e sofisticate campagne di marketing.
La Germania è una nazione con un'altissima concentrazione di industrie chimiche e farmaceutiche ed è roccaforte di interessi economici di portata planetaria.
Tutte queste affermazioni sulla presunta (dove sono le prove?????) pericolosità di Scientology sono solo uno specchietto per le allodole atto a togliere forza alle posizioni degli scientologist quando denunciano gli abusi delle lobby farmaceutiche.

Negli Stati Uniti c'è stata una lotta senza quartiere tra il governo americano e le organizzazioni di Scientology guidato da falsi rapporti della CIA e dal pesante intervento di Nixon.
Quando tali personaggi sono stati messi fuori scena dai loro stessi crimini e quando, grazie al Freedom Information Act (legge che la stessa Chiesa di Scientology ha lottato per far approvare) quei documenti scottanti sono stati svelati, allora la battaglia è finita culminando nel PIENO RICONOSCIMENTO RELIGIOSO da parte del governo americano nel 1993.
Ci sono voluti tanti anni.

La stessa cosa accadrà in Germania. Visto che in nessun luogo esiste (a parte gli stridori e le voci urlanti confuse delle calunnie sui giornali o sui report investigativi privati) alcuna sentenza o condanna per Scientology.
Eppure mai si è vista una Chiesa così messa sotto torchio in tutta la storia.
Se qualcosa di marcio ci fosse stato, la cosa non sarebbe forse saltata fuori?
Evito poi di commentare il fatto che Scientology sia stata tirata dentro ad una situazione che non la riguarda ovvero le riprese di un film di Hollywood girato, tra l'altro, da una star internazionale di indiscussa fama.

Il fatto che Cruise sia un convinto scientologist ha qualche legame con le riprese del film?
Ecco l'evidente prova della pretestuosità delle dichiarazioni del figlio di Graf von Stauffenberg che hanno acceso la miccia.
O qualcuno pensa che quelle dichiarazioni non siano state pilotate da qualcuno?
Ah, beata ingenuità...........
La storia, per chi vuole, riserva molti insegnamenti e da che mondo è mondo non ci vuole tanto per comprare qualcuno o semplicemente indurlo a dire qualcosa.

Per Scientology non parlano le parole ma i fatti.

E per evitare di scrivere un post pro-Scientology, evito di citare cifre e fatti.
Ma se qualcuno li vuole, non ci vuole molto per metterli in pista.

Il mio consiglio è sempre di pensare con la propria testa.
Per aspera ad astra!

lunedì 23 luglio 2007

Sono stato forse un cattolico?

Si, sono stato un cattolico.
Sono nato in una famiglia di estrazione cristiana e cattolica. Sono stato battezzato, chatechetizzato e cresimato.
Il problema però non è stato il mio essere o non essere cristiano.
Piuttosto il problema era che vivevo tra cristiani che cristiani non erano.
Se fosse vissuto tra veri cristiani, veri cattolici probabilmente adesso molte cose sarebbero diverse.
 
La mia famiglia è sempre stata cristiana cattolica ma solo nominalmente: come tante. Mio padre non partecipava alle funzione religiose, mia madre neppure. Forse a Pasqua, forse a Natale. Certamente ai funerali. Ma non bisogna essere credenti e cattolici per rendere un tributo ad un deceduto.
All’interno della mia famiglia (genitori, zii, cugini, etc…) non c’era neppure l’idea che quello che si facesse fosse religioso.

E’ una cosa che mi ha sempre affascinato nella sua assurdità logica.
Nel mio paese (vengo da un piccolissimo paese della Sardegna) le persone sono cristiane per noia o per pigrizia.
Qualcuno perchè non ha di meglio da fare, quasi tutti perchè è il piatto già pronto del ristorante. Perchè sforzarsi di cercare un percorso spirituale che sia valido per se? Perchè anche prendersi la briga di approfondire la propria religione?
Il tutto ridotto ad un mero fatto culturale.

La frase che riassume tutto è: PERCHE’ E’ COSI’!
Il non plus ultra del qualunquismo.
Ero un cattolico, lo sono stato. Ne ho addirittura percorso i sentieri della partecipazione attiva.
Onestamente posso dire di aver vissuto da cattolico vero per alcuni anni. Forse 2 o forse 3.
Poi semplicemente quella religione, proposta e interpretata dalle figure che ho conosciuto, non mi ha dato le risposte spirituali che cercavo.
Non mi ha dato il conforto spirituale che cercavo.
Solo ulteriori domande sulla vita e su di me.
Io si. Posso dire orgogliosamente di essere stato un cattolico.
So perchè lo ero, so di quale percorso quel periodo faceva parte.
Non conosco molti cattolici. Molti neppure sanno che differenza c’è tra cristiani cattolici e cristiani non cattolici.
Molti non sanno neppure quali siano i fondamenti di quella che dicono essere la loro religione.
Patetici.
Ho un profondo rispetto per tutti i cattolici. Ne conosco qualcuno, persone meravigliose. Come meravigliose sono tutte le persone che scendono nella profondità delle cose e che rifiutano l’ipocrisia.
Persone che aderiscono ad una fede o ad un credo per passione, per trasporto o per analisi. O che non vi aderiscono, con tutte le conseguenze del caso, per gli stessi motivi.
Onore a loro.
Per aspera ad astra!

lunedì 2 luglio 2007

Sentirsi padri…………

Mi sento padre, non mi sono mai sentito figlio.
Qualcuno mi ha detto “Figlio di…….”
Qualcuno lo ha pensato.
Mi hanno detto “bravo figliolo!”. Mi hanno detto “Piseddu malu!” che per l’ausonica gente (popoli della penisola italica) traduco in “Cattivo Ragazzo”.
Tante cose sul fatto di essere figlio.
Poveri genitori, quanto sono stritolati da questo mondo a rovescio.
Non è perchè ora io sia un genitore che difendo la categoria.
Le categoria lasciamole ai sindacati. Loro sono bravi a dimenticarsi delle persone e vedere solo categorie.
Ma io guardo queste persone che ricoprono il ruolo di genitori e provo un incredibile affetto misto a pietà.

Sembrano bestie da macello. Pronte ad essere divorate dalla macchina dello scontro generazionale.
Ma i vincitori non sono i figli. Prova ne è che quei figli che sembrano, a prima vista, vincitori saranno dei genitori ancor più maltrattati e bistrattati. Saranno ancor più carne da macello.
Quando ero figlio non avevo l’attenzione sul fatto di fare il bravo figlio.
Pensavo a quello che dovevo fare per diventare un bravo UOMO e, un giorno, un bravo padre.
Mentre crescevo prendevo appunti. Cercavo di capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato nell’essere padre.
Preoccuparsi per un figlio di essere un bravo figlio sarebbe come chiedere ad un panchinaro di una squadra di calcio di preoccuparsi di essere un bravo panchinaro.
Che senso ha?
Quello che importa è quello di essere pronti per entrare in campo ed essere dei bravi giocatori.
 
Ma ora mi sento padre.
E guardo mio figlio crescere. E ogni giorno provo un tuffo al cuore.
Una gioia indescrivibile che non riesco nemmeno a riportare su carta o su parole.
Trovo le parole e le metafore per parlare di tutto, ma la gioia, questa sensazione di pienezza sul fatto che contribuisco a far diventare un bambino un uomo non riesco a renderla.
Mio figlio è lì, sempre più grande.
Oggi mi ha detto: “lo sai papà che io ormai sono un uomo!”. E io gli ho detto “certo, sei un uomo, piccolo ma sempre un uomo.”
Non è importante che mio figlio abbia solo 3 anni. Non è importante.
Non è importante se è un bravo figlio o meno.
Sono io un buon padre? Questo è importante.
Ma di sicuro sono un padre felice.
Di una felicità che risplende di una luce che nessuna schiavitù o nessun dio denaro potrà porre in disparte.
Per aspera ad astra!