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giovedì 24 aprile 2014

E' inutile, il primo amore non si scorda mai.
Oggi riguardo un pò questa mia vecchia creazione, il mio primo vero blog e mi rendo conto che il proverbio di cui sopra è veramente valido.
Il 12 novembre 2005 scrivevo il mio primo articolo, " I numeri telefonici".
Stiamo parlando di quasi 9 anni fa.
Un decennio.
Una vita o forse solo un battito di ciglia dell'universo.

Ho molti più capelli bianchi, 2 figli e una infinità di esperienza in più.
Molte più sconfitte e molte più vittorie.
Sicuramente un pò meno di ingenuità pagata con la energetica follia della gioventù.

Il blog nasceva come Agorà, come spazio per comunicare informazioni.
In libertà e senza legarsi necessariamente alla persona o personalità di chi scriveva.
Se vagate nel blog non c'è il nome dell'autore nè un riferimento di nessun genere.
C'è ovviamente un indirizzo istituzionale di posta elettronica.

Quando nel 2005 iniziai questo blog internet era diverso. Non c'era Facebook e c'era un pò di titubanza a mostrarsi.
Non che io avessi particolare paura a mostrarmi o a far sapere chi fossi.

Semplicemente mi interessava veicolare delle idee.
Questo è stato fatto.
Soprattutto i primi anni.

Dopo, l'esigenza di dedicarsi ad altri progetti, ha portato ad abbandonare questo blog.
Eppure la voglia di dire qualcosa è sempre rimasta.
Sono nati vari altri miei blog.
Anche questi hanno avuto i loro momenti di picco e i loro momenti di basso.
C'è n'è uno che ha raggiunto i vertici in Italia nella sua nicchia.
A tal punto che continua ad essere visitato giornarlmente sebbene da anni non lo aggiorni più.

Di certro non questo che ha visto precipitare a zero le sue presenze.
Ma non è detta l'ultima parola.
Di certo, oggi mi fa piacere riscrivere qualcosa.

Forse è da definire il suo ruolo e cosa esattamente deve veicolare.
Vedremo.
Non so se riuscirò a scrivere nuovamente altri articoli in questo blog.
Forse si o forse no.
Molto dipende anche dalla capacità delle mie creazioni di creare reddito che mi permetta di dedicargli del tempo.
Se elencassi in questi spazi i progetti, nella realtà virtuale di internet o in quella reale, in cui sono coinvolto o di cui ho responsabilità forse mi spaventerei io stesso.

In ogni caso,
Per aspera ad astra!

mercoledì 6 luglio 2011

Ma mi sto "travaglizzando" anche io?

Marco Travaglio è un giornalista italiano, che firma i suoi articoli principalmente per il "Fatto Quotidiano" e per la trasmissione "Anno Zero" di Santoro.
Non voglio entrare nel merito della sua storia personale e dei dietro le quinte delle sue motivazioni professionali.
Dico solo che, nel penoso, ultrapenoso panorama giornalistico italiano, Travaglio è sicuramente un'eccezione.
E' incredibilmente professionale.
Prepara a fondo i suoi interventi documentandosi con cura quasi maniacale.
Cita fatti circostanziati, notizie e dati.
Dicendo questo non sto eleggendo Travaglio a Dio dell'informazione. Non sto dicendo che tutto quello che dice è oro colato e verità sacrosanta. Non credo neppure a tutto ciò che dico e penso io stesso, figuriamoci di un altro.........
Non sto neppure dicendo che mi piace il suo carattere e il suo modo di porsi. Ma d'altronde, in un contesto informativo, quanto è importante che qualcuno sia simpatico e gioviale? Mi sembra che essere simpatici, zuzzurelloni, attori che inscenano barzellette per la folla vada a braccetto con quell'attività di sodomitica memoria che consiste nell'infilarla nel.......... Insomma il concetto è chiaro.
Provo molta affinità per la figura professionale (non personale) di Marco Travaglio perchè ne condivido profondamente il retroterra culturale e politico. E ne condivido l'avversione, profonda, per l'attuale sistema politica e gli attuali attori della scena politica italiana.
Marco Travaglio potrebbe essere definito un giornalista di destra che non vedendo nessun leader politico di destra in Italia, si scaglia contro chi pretende di turlupinare quell'approccio politico. Ovvero proprio coloro che asseriscono di essere politici di destra.
Per essere più precisi, Travaglio sostiene di essere un conservatore sullo stile dei conservatori inglesi, per intenderci.
Io personalmente ho già ribadito il mio rifiuto a sottopormi alla categorizzazione destra-sinistra. Anche perchè molti di coloro che stanno a sentire qualcosa spesso scattano al solo sentire la prima affermazione cercando di "CATEGORIZZARE" forzatamente qualcuno in un etichettatura di comodo. Senza considerare che il pensiero di qualcuno potrebbe essere plurisfaccettato e andare più in profondità alle cose, percorrendo dei percorsi di filosofia politica che non necessariamente devono essere quelli consueti.
Travaglio comunque è un acerrimo avversario (politico) di Silvio Berlusconi. L'antipatia (reciproca) di Travaglio nasce dai tempi in cui il cavaliere diede il ben servito ad uno dei più grandi giornalisti e politologi italiani e cioè Indro Montanelli. Travaglio, montanelliano fino al midollo, non ha mai perdonato all'imprenditore italiano di aver giocato un tiro così sporco al grande vecchio del giornalismo italiano.
Sia come sia, le battaglie di Travaglio contro Berlusconi sono quotidiane. E sono talmente forti che in Berlusconi e i suoi accoliti c'è sempre un vero terrore per gli articoli o gli interventi del giornalista.
Anni fa lessi uno dei libri di Travaglio (l'odore dei soldi) e ne rimasi profondamente colpito.
Ho letto anche i libri di Bruno Vespa per intenderci. E' come paragonare un libro di favole con un libro universitario. A voi capire chi ha scritto l'uno e chi l'altro.

In ogni caso sicuramente mi sto "travaglizzando" perchè ogni giorno mi sembra che il signor Berlusconi ne combini una più grande dell'altra. Il tutto in un crescendo esponenziale incredibile. Cioè fa delle cose adesso che solo pochi anni fa, pochi, nessuno avrebbe pensato che avrebbe avuto il coraggio di fare.
Eppure adesso barcolliamo ma lui rimane lì.
L'altro ieri ha infilato di nascosto ai suoi stessi ministri e alleati della lega la cosiddetta "norma salva Fininvest" ovvero una modifica al codice di procedura civile che causava la sospensione obbligatoria per le cause civili dai 20 milioni di euro in su.
Il tutto dentro un provvedimento economico volto al riequilibrio dei bilanci pubblici ed ad una (sperata) ripresa economica nazionale.
Un pò come dire che questa modifica non c'entrava un fico secco.
Ovviamente è stato beccato con le mani nella marmellata. Ma intanto ci ha provato. E poi, con una faccia tosta che è quasi impossibile da accettare, ritira il tutto dicendo: "lo faccio perchè me lo chiedete così non litighiamo ma mi fate ritirare un provvedimento che era giusto e che aiutava molte imprese!"
Ma è incredibile fin dove la spudoratezza di quest'uomo sta giungendo!
Adesso sembra che faccia quasi un favore e che gli stiamo facendo un torto poverino!
Ma quante aziende in Italia hanno una causa civile con pene risarcitorie superiori ai 20 milioni? Quante cause civili ci saranno così? Non so! Forse 10, forse 50, forse 200 o forse 1000. Ma anche fossero 5000, ma chi se ne frega! Se ci sono, giuste o sbagliate che sia ci penserà la magistratura. Se qualcuno di questi risarcimenti è sbagliato, facciamo nomi e cognomi e sistemiamo la cosa.
Ma ovviamente quasi tutti sanno che a breve ci sarà una sentenza definitiva che potrebbe condannare Fininvest a pagare la bellezza di 750 milioni di euro alla CIR di De Benedetti per le vicende del lodo Mondadori. 
Altrettanto ovviamente è un assoluto caso che la norma che abolisce i risarcimenti sopra i 20 milioni riguardi questo risarcimento di Berlusconi a favore di De Benedetti. Un assoluto caso. Come sono tutte coincidenze il fatto che da 17 anni a questa parte un'incredibile serie di leggi e provvedimenti siano stati presi con indubbio vantaggio per il presidente del consiglio, la sua famiglia, la sua azienda (perchè è ancora sua o qualcuno pensa che non lo sia?) o i suoi immediati amici.
Non stiamo sempre a pensare male.
Beh, per me questo fatto supera il livello massimo di decenza che potevo accettare.
Ho votato Berlusconi nel 1994, ho votato la sua coalizzione (non lui) nel 1996 e nel 2001.
Ammetto dinnanzi a tutta Italia di aver commesso un errore madornale.
Ma quando non si hanno le informazioni corrette anche persone intelligenti (e io penso di esserlo) possono sbagliare.
Onestamente il Berlusconi degli anni '90, pur essendo lo stesso di adesso, non si era ancora mostrato per quello che realmente è.
Ma ora veramente il vaso è colmo. L'appropriazione del potere statale per curare i propri interessi è sotto gli occhi di tutti.
Chi non lo vuol vedere è vittima di disinformazione oppure volontariamente non vuole ammettere di aver preso un clamoroso granchio. E' dura ammettere di aver sbagliato. Ma comporta anche una notevole grandezza d'animo e umiltà.
Molti italiani votano Berlusconi perchè odiano la sinista. Tutto qui. Hanno paura di quelle persone che fino a qualche hanno fa attentavano ai cardini di quella società che a loro piaceva e piace. Hanno paura che, sotto la cappa di una moderna evoluzione del pensiero, ci sia sempre quel cambiamento radicale della società che potrebbe privarli delle loro certezze.
Non a caso i conservatori si chiamano così. Perchè vorrebbero migliorare il mondo (forse) ma senza grandi strappi. Hanno la casa, hanno il mutuo, un lavoro e vorrebbero che tutto continuasse.
Odiano i disordini, i ragazzi che si accampano nelle strade e nei campi, gli originali.
Vabbè non stiamo a discutere di questo.
Sta di fatto che questa parte d'Italia vota Berlusconi perchè pensa (sbagliando) che costui sia l'unico che possa impedire che "quegli altri" vadano al potere. Un pò come se si andasse da Jack lo Squartatore per chiedergli se può per caso proteggerci da quei loschi figuri in fondo alla via. Non vorremo che qualcuno di facesse del male.
Così un pericolo potenziale e non determinato viene temuto più di un disastro attuale, concreto e reale.
Berlusconi è un disastro. Probabilmente è il pìù grande disastro politico del dopoguerra italiano.
Forse lo metterei a fianco di quell'altro ladro furbone che era Bettino Craxi.
Se il paragone vi sembra azzardato guardate questo grafico:
E' il grafico dell'andamento del debito pubblico italiano. Fino al 1982 è stato relativamente contenuto e assolutamente nella norma. Ovvero si aggirava intorno al 60% del PIL, del prodotto interno lordo. Poi qualcuno ha ben pensato di aprire le casse dell'indebitamento per realizzare non si sa ben che cosa. E' il canto del cigno della prima Repubblica. 12 anni più tardi il debito pubblico è impazzito e schizza al 120% della produzione nazionale. In pratica, per parlare come mangiamo. Fino al 1982 la famiglia italiana guadagnava 1000 euro l'anno e era indebitata di 600. Nel 1994 guadagnava 1000 euro e ne doveva 1200.
Craxi, dominus assoluto di quegli anni è uno dei più grandi responsabili di questo tracollo. L'inchiesta "mani pulite" ci avrebbe chiaramente mostrato che tipo di persona fosse.
E Craxi era il padrino protettore di Berlusconi. Adesso possiamo ben dire che fosse vero e non solo una coincidenza di amicizie comuni.
Dal 2001, anno di ascesa al trono di Berlusconi, le cose sono peggiorate per l'Italia. Non che sia colpa di Berlusconi. Fattori internazionali hanno contribuito.
E' che Berlusconi non ha governato l'Italia ma ha curato solo e soltanto i suoi interessi. E le sue feste.
Quindi, da oggi, mi sono ufficialmente travaglizzato e ANTI-BERLUSCONICIZZATO.
Senza se e senza ma. Basta!
E nessuno mi dica che intendo votare, sostenere o seguire l'opposizione o quelli di sinistra.
Oggi ho detto la mia sulla sciagura nana che viene da Arcore.
Prossimamente dirò quello che penso dei suoi antagonisti. Di cui, incredibile eh, ho un'opinione ancora più bassa.

Per aspera ad astra!

mercoledì 20 aprile 2011

Destra o Sinistra?

Quando si affronta un territorio è necessario possederne una mappa. O avere in mano una bussola (oggi diremo un navigatore satellitare) che ci dia sempre un'idea di dove sia il nord.
Nella politica sono più di 2 secoli che questi due termini vengono usati come metro di misura delle cose e come mappa di comprensione del territorio.
Quando ti affacci nell'agone politico, qualcuno deve capire se vieni da destra o da sinistra; se vai a destra o vai a sinistra; se sei di destra ma dici cose di sinistra e viceversa.
Per decenni i 2 termini hanno svolto, più o meno bene, la loro funzione. Soprattutto sui grandi temi, sui panorami nazionali e sovra-nazionali, le due posizione davano effettivamente una bussola di riferimento alle persone.

Per alcuni destra significava (e significa questo) per altri sinistra significava (o significa) quell'altro.
Ma ora?
Ha un senso al giorno d'oggi usare questi vecchissimi concetti per catalogare le persone, i partiti e i programmi?
Onestamente anche a livello nazionale le posizioni dei maggiori schieramenti si sono appiattite su una base comune che rende le differenze ideologiche minime. Anzi spesso neppure vi sono e questo consente a quel candidato piuttosto che a quell'altro di passare da uno schieramento all'altro come se cambiasse le mutande.

Noi siamo per il cambiamento. Nessuno pensi il contrario.
E proprio per questo pensiamo che cambiamento, quello vero, non sia cambiare di partito in partito ma cambiare lo schema della politica.
PRIMO fra tutti il superamento della divisione fra destra e sinistra.

Soprattutto a livello di amministrative e di enti locali.



ASFALTARE le strade è un connotato di sinistra o di destra?

Creare un PUC dignitoso in cui l'evoluzione urbanistica della città venga tutelato è di destra o di sinistra?
Rivalutare il centro storico dinnanzi all'abbandono e al degrado economico e culturale è di destra o di sinistra?

Leggo ancora oggi nell'Unione Sarda, che partiti di sinistra avrebbero dato candidati a questa lista civica. 
Ma che significa? Ma scherziamo?
Per aspera ad astra!

martedì 12 ottobre 2010

Chi riceve il mondo al posto nostro? Lo chiameremo l'assioma Sarah Scazzi.

Siamo una mandria.
Non siamo più persone.
Benvenuti su queste pagine.
Per quanto non sia solito seguire con particolare attenzione tutto il pattime che la Tv trasmette senza sosta, con impalpabili segni di umana intelligenza, non mi è possibile rimanere estraneo alla vicenda che da molti giorni inchioda l'attenzione degli italiani e ne suscita timori e morbosità.

Una delle idee guida di questo blog è di evitare ogni tipo di moralismo inutile e di facciata.
Ma la mia riflessione, desdata in modo incredibile da questa vicenda, non riguarda gli aspetti crimino-sociali della vicenda in se.
Da una parte rimango, come tutti, allibito nel vedere che l'essere umano medio, circondato da connessioni ADSL, I phone, auto con 224 airbag e navigatori satellitari, cinema in 3D e miliardi di altre sofisticate tecnologie, si sta sempre più imbarbarendo regredendo a stadi animaleschi.
Non ho termini di paragone per stabilire se tali fattori siano sempre stati presenti nella civiltà umana ma accostarli in questa decadente cultura post-occidentale-globalizzata mi da i brividi.

Ma dove sono le cause? Non saranno di certo le mie parole quelle che porteranno definitiva luce sulla naturale domanda.
Di certo un fattore è saltato ai miei occhi in questi giorni e cioè che l'individuo medio sta diventando sempre più incapace di osservare il mondo con i propri occhi. Cioè di riuscire a guardarlo direttamente senza alcun sistema o individuo intermediario.
E' come se vivessimo reclusi in una stanza d'oro ma da cui non possiamo guardare fuori. E ci accontentiamo di sapere da chi guarda fuori cosa fuori succede.
 
Un tempo plaudivo all'aumento delle possibilità tecnologiche di comunicazione. Che ci sono e che per fortuna aprono veramente le porte a fantastiche opportunità. Ma l'aumento di questi sistemi di comunicazione ha ottenuto anche l'effetto (forse non desiderato ma dubito) assolutamente contrario di isolare le persone.
O meglio le persone sono ancor più connesse fra loro ma meno capaci di percepire con i loro sensi quello che succede.
Tutto viene demandato a sistemi automatici di informazione. E' come se la nostra mente si fosse espansa e avesse inglobato i mass-media come parte di se.
Quello che pensiemo è ciò che i mass-media hanno percepito.
Se la Tv o i giornali o Internet non percepiscono qualcosa, questo non esiste. Neppure se esiste veramente.

Così non esiste la povertà se non c'è il servizio strappalacrime di solidarietà il giorno di natale. E tutti a dire, "ah che bel gesto verso i bisognosi!".
Non esistono i padri di famiglia che non possono dare da mangiare ai figli finchè non comincia a fare lo sciopero della fame o non si incatena ripreso dalla telecamera di qualche tv.
Non esiste il pedofilo finchè non va sulle prime pagine dei giornali.
Non esiste la violenza domestica finchè qualcuno non ci rimette la pelle e la notizia gira per il paese.
Sembra così un mondo che è fatto di foto, di scatti, a volte affrettati e spesso mal collegati fra loro.
Manca la visione d'insieme, manca il peso della coerenza di ciò che percepiamo, manca il giudizio ripartito, manca il nostro proprio contributo a ciò che percepiamo.
Stiamo davanti alla Tv ad imparare la vita ma la vita procede lontano da noi, senza che ce ne accorgiamo.
Guardiamo showgirl d'ogni tipo svestirsi e danzare provocanti ogni giorno e in molte ore della giornata ma non vediamo più le donne che ci circondano.
Abbiamo il blackberry ma non riusciamo a capire che nostro figlio ci vuole dire qualcosa e non sa come.

E' l'assioma "Sarah Scazzi", è la morte della figlia comunicata ad una madre in tv, è l'intrusione del mondo in 2 famiglie in pochi giorni salvo poi abbandonare tutti quando gli echi di una nuova tragedia suoneranno ancora per l'aria.
C'è qualcosa di sbagliato.
A me sembra fin troppo evidente. Ma forse è proprio la sua evidenza grandezza ad aver reso questo errore, questo qualcosa di sbagliato fin troppo difficile da correggere.
Mi sembra di assistere alla resa del mondo ad un errore che il mondo stesso ha fatto.
Se così è, se questa società ha deciso di non lottare più per correggere i propri errori, allora siamo proprio agli inizi della catastofe.
Perchè il 2012 che ci attende non verrà da terremoti, inondazioni o tempeste solari.
Gli uomini hanno smesso di guardare il mondo. Non guardano.
E se vai avanti e non guardi, prima o poi cadi da qualche parte.
Per aspera ad astra!

lunedì 30 luglio 2007

Estate: che caldo che fa!

Ogni estate è la solita solfa: sempre i soliti commenti sul tempo.
Sapevo che le persone, nella stragrande maggioranza dei casi, quando non sanno di che parlare o quando vogliono rompere il ghiaccio parlano del tempo.
Ma qui si sta esagerando.

I miei clienti, i miei parenti, i miei amici: quasi tutti insomma..... Quasi tutti che, prima di dire ogni altra cosa, esordiscono "Mamma mia, che caldo assurdo sta facendo!" o qualcosa di simile.

Si, penso che sia un modo naturale per introdurre una qualsiasi altra discussione.
Ma ho il vago sospetto che la cosa stia prendendo la mano.

Perchè qualcuno comincia a prendersi veramente sul serio
"In questi giorni sta facendo un caldo terribile. E' proprio arrivato!"Ci credo, siamo a metà luglio!!!!
"in questi giorni sta facendo un caldo insopportabile!Ma veramente le estati scorse era molto più caldo. E così via.

I Tg parlano di caldo, parlano di come difendersi dal caldo. Ogni anni gli stessi servizi, le stesse immagini. Mi sembra un procedimento ipnotico. O forse è proprio un procedimento ipnotico visto che poi le persone ripetono a pappagallo gli stessi contenuti di quei servizi pseudo-giornalistici (ah, povero giornalismo, morto prima di diventare famoso.......)

Si parla di "emergenza caldo". Poi arriva l'autunno e ci sarà l'emergenza freddo. Poi l'inverno con l'emergenza neve. O l'emergenza piogge. Ma poi c'è l'emergenza siccità. L'emergenza vento e l'emergenza grandine.

Sembra che gli ominidi occidentali televisionizzati del XX e XXI secolo non si siano resi conto che questo è il meccanismo del CLIMA. Che caldo e freddo si succedono. Che il tempo metereologico è composto di quei fattori e che è sempre leggermente imprevedibile, per quanto legato a delle stagionalità.

Certo, possiamo parlare di cambiamenti climatici. Ma parliamo seriamente allora.
Non fatemi vedere le persone che hanno sete d'estate e non ditemi che la temperatura è giunta a 32 gradi a luglio.
Lo so da solo.
Bastava che mi ricordassi dello scorso luglio. O delle scorse 30 estati di cui ho memoria.
Per aspera ad astra!

sabato 30 giugno 2007

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 3a parte.

Ed ecco così che arriviamo al punto del discorso.
Wikipedia ha confuso la verità con l’esposizione delle opinioni.
I wikipedisti hanno confuso la verità con l’esposizione delle opinioni.
Hanno generato talmente tanta confusione che sono caduti nel supremo errore del giornalismo moderno, quello che ha trasformato la moderna INFORMAZIONE in un gioco al massacro di chi cade, suo malgrado, nella tela di radio, TV o giornali.
L’IMPARZIALITA’!!!!!
Chi è imparziale? Cioè chi non prende parte ad uno scontro, ad una diatriba?

Ma ancora di più, quando bisogna essere imparziali?
Riuscite a vedere il tranello logico delle cose?
L’imparzialità è la bestia che occorre cavalcare quando parliamo di opinioni, di emozioni, di punti di vista, di asserzioni.
Quando non c’è la verità, occorre essere imparziali.
Si dice che i giudici debbano essere imparziali.
Secondo me la cosa non ha senso.
Un giudice deve solo stabilire le responsabilità. Lo fa basandosi sullo studio delle causa e degli effetti.

Un giudice non deve essere imparziale: deve cercare la verità.
Tant’è che un giudice potrà essere imparziale solo in una fase di apprendimento di come i fatti si sono svolti. Quando la verità non è ancora comparsa, ALLORA l’imparzialità domina. E deve dominare.
Ma si vede chiaro come il sole che non appena la verità appare, l’imparzialità cessa di essere necessaria e diventa, anzi, un nemico della verità. Perchè non sostenendo la verità, non prendendosi la COMPLETA responsabilità di quella verità, si diventa nemici della verità e complici della falsità.
Una posizione, dinnanzi alla verità, va presa. Dove sta quindi a quel punto l’imparzialità.
Ma tutto questo discorso cade quando si parla di conoscenza.
Dinnanzi alla conoscenza non si può essere imparziali. Se quella è verità, bisogna affermare la verità.
E qui veniamo a Wikipedia, infine.
SU moltissime voci, Wikipedia rimane, cerca di rimanere imparziale.

Dice questo e poi dice quello e poi dice quell’altro.
Molte cose diverse e una contro l’altra.
Appare evidente che Wikipedia non parla di verità, di cose vere.
PARLA SEMPRE E SOLO DI PUNTI DI VISTA E DI OPINIONI.
E, tra l’altro, di opinioni di una sola parte.
I wikipedisti hanno una filosofia di fondo. Leggendo le voci si vede. Si capisce il loro orientamento politico e filosofico. Si vede quale orientamento hanno nei riguardo dell’uomo, della civiltà, del progresso, della globalizzazione.
E VA ANCHE BENE!
OPINIONI!
Ma allora perchè i wikipedisti non scrivono un giornale, un magazine, una testata giornalistica, un pamphlet filosofico?
Perchè si propongono come un’enciclopedia libera? Libera da che?
Lo dico perchè per molti internauti Wikipedia è diventata un punto di riferimento. Vuoi sapere qualcosa? Leggi la rispettiva voce di Wikipedia.

Questo mi spaventa.
Questo mi spaventa.
Questo mi spaventa.
Isaac Asimov in uno dei suoi leggendari libri di fantascienza, parlava di un futuro decadente dell’uomo in cui la civiltà umana, dopo aver scoperto tutto, cominciava a regredire perchè i suoi scienziati smettavano di studiare l’universo e le cose DIRETTAMENTE.
I ricercatori e gli scienziati prendevano i lavori vecchi di secoli e analizzando e riassemblando quelle ricerche, esponevano nuovi fatti.
Non andavano più sul terreno ma studiavano il mondo studiando gli studi di altri che avevano studiato il mondo attraverso studi di altri.

Così un errore di logica, un percorso di ricerca sbagliato di secoli prima viene continuamente peggiorato con il passare del tempo.
Diciamo………. quello che succede oggi nelle materie umanistiche.
Dati falsi del XIX secolo vengono ingigantiti dalla moderna ricerca.
E le malattie non si curano, e gli uomini sono sempre più infelici.
NON voglio attaccare Wikipedia.
Viva la conoscenza libera. Viva la partecipazione di tutti alla conoscenza.
W i blog, suprema forma di democrazia intellettuale.
Ma stiamo attenti alle trappole.
Wikipedia non è la nuova bibbia.
E’ scritta da uomini che espongono opinioni, non fatti. E li chiamano fatti solo perchè lo hanno letto in qualche altro sito di internet.
Troppi redattori di wikipedia usano il copia incolla. Ma non conoscono veramente se quello che hanno incollato sia vero o no.
E non importa se mille siti lo hanno affermato.
Come diceva qualcuno: NON E’ VERO CHE SE RIPETIAMO UNA BUGIA MILLE VOLTE ESSA DIVENTA UNA VERITA’!
Una bugia è una bugia.
E la storia insegna che quasi sempre è stata una minoranza, a volte un solo uomo a dire la verità ed esporla al resto dell’umanità.
O abbiamo, come al solito, la memoria corta?
Per aspera ad astra!

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 2a parte.

La conoscenza non è qualcosa che ha a che fare con la democrazia cioè con l’opinione di tutti.
Anzi. Specifichiamo. La conoscenza non ha per niente a che fare con le opinioni.
Come al solito, sono le parole che ci fregano.

SONO SEMPRE LE PAROLE, I LORO SIGNIFICATI DISTORTI O INCOMPLETI che mandano le cose fuori strada.
Opinione? Un’opinione è un pensiero che qualcuno fa riguardo a qualcosa. Può essere come egli vede una situazione; può essere l’esposizione delle sue emozioni a riguardo di qualcosa. Ma un’opinione non è una verità. Ci si avvicina o, meglio, ci si può avvicinare. A che? Alla verità!

Dico e sostengo qualcosa che si approssima a come le cose stanno.
Opinione. A volte un’opinione è solo la nostra sfumatura personale sui fatti.
VERITA’? Già……. I pensatori di ogni tempo si sono distrutti cercando di trovare una buona definizione a questa parola, a esaminarne il concetto fino in fondo.
C’è chi è giunto a negare l’esistenza di ogni cosa relegando tutto sotto l’etichetta di “illusione”. Può darsi… Ma in questa illusione ci viviamo e questa “illusione” spesso ci colpisce e ci mette alle corde. Mi sembra quindi veramente superfluo proseguire su quella via.
 
VERITA’? Diciamo che la defnizione più operativa che possiamo usare è: ciò che effettivamente c’è. La verità è ciò che effettivamente accade. Prima delle percezioni e prima delle opinioni.
Su una cosa non ci possiamo ingannare: la verità viene logicamente prima di ogni cosa. Una qualsiasi bugia o alterazione o opinione viene dopo qualcosa che è effettivamente successo: quella è la verità.
Ciò che accade prima delle bugie.
In questi anni la nostra decadente civiltà occidentale ha imboccato la strada delle democrazie.
Pessima idea. Pessimo sistema politico. Ma, come dicevano anche i greci, unico sistema che riesce a funzionare.
Perchè?

Perchè la democrazia si basa sul concetto che ciò che va bene è il punto di incontro, la mediazione di tutte le esigenze e i punti di vista di un gruppo.
Scelta democratica? Quella che accontenta più persone di quelle che rende scontente. Facile, no!
Ma questo discorso, in un modo o nell’altro regge, quando si tratta di aspirazioni, opinioni ed esigenze.
Non esiste un’aspirazione che è vera o una aspirazione che è falsa.
Non esiste un’opinione che è vera o un’opinione che è falsa.
Le opinioni, i sogni, i punti di vista possono essere più o meno funzionali, ordinati, di sopravvivenza ma non c’entrano con la verità.
Esistono e quindi sono veri.
 
Se un mio amico mi dice che non gli piace mangiare la frutta perchè causa il cancro, quell’opinione non può essere falsa. Non è neppure vera. E’ un opinione. Ha un certo grado di relazione con la verità. Ma non può entrare in quella griglia di esame logico.
Forse quell’opinione porta a delle conseguenze disastrose…. Ma perchè?
PERCHE’ QUELL’OPINIONE E’ BASATA SU UNA BUGIA!
Non è l’opinione a essere non-vera. L’ha espressa un mio amico. L’ha detta e pensata veramente. Quell’opinione esiste. Capite la differenza?
E’ la base di partenza dell’opinione a essere falsa (per ora facciamo un esempio: magari è davvero così!).
Ci vediamo nella terza parte di questo lungo post su wikipedia.
Per aspera ad astra!

martedì 19 giugno 2007

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 1a parte.

Finalmente, ho deciso.
Volevo scrivere questo post da un sacco di tempo.
Ma il tempo era poco e l’argomento lungo. Ma più che lungo, delicato.

Delicato perchè, come al solito, devo andare contro-corrente.
E in genere vado contro-corrente delle persone che vanno contro-corrente.
Così non sono nè con la maggioranza e nè con la minoranza.
Wikipedia…… Ormai molti sanno cos’è. Su internet penso quasi tutti. Chi tiene i blog, tutti.

Wikipedia è un’enciclopedia on line gestita da una comunità e potenzialmente aperta a tutti. Nel senso che chiunque può proporsi per creare una voce, per integrarla o correggerla.
Ci sono alcune regole ma il concetto è questo.
Wikipedia è osannata da tanti. Da chi vede in questo modo di fare cultura, sapienza e informazione il futuro della conoscenza. Non di proprietà di nessuna ma libera. Libera da influenze e da lobby.

Ho conosciuto Wikipedia anni fa. Non era molto conosciuta. Non ne avevo sentito parlare nei media tradizionali.
Mi incuriosii. In effetti fui preso da gran entusiasmo perchè l’idea sembrava geniale. Conoscenza libera dalle lobby di informazione.
Partecipai alla costruzione di qualche voce e fu lì che cominciai a vedere che qualcosa non funzionava.
Wikipedia mi fa molta tristezza.
Ma non tanto lei. Alla fine è una creatura come tante ce ne sono nella rete. Belle o brutte hanno diritto alla loro esistenza.
Mi fanno un pò di tristezza le persone che si sono illuse di questa creazione.
E ho un pò paura per i pareri troppo entusiastici per questa nuova forma di sapere.
Non ho molto potere. Non potrò condurre alcun tipo di campagna screditante su Wikipedia per far aprire gli occhi agli internauti.
Giusto qualche post qui e li.
 
Wikipedia è FONDATA su una menzogna: che unendo centinaia di ignoranti e mettendo insieme le loro conoscenze si possa creare una verità.
E parlo di ignoranti e non di stupidi o altro.
Ignoranti viene da i-gnorare cioè “non conoscere”.
Wikipedia ha un altro assioma di base: che l’opinione della maggioranza sia più vera dell’opinione della minoranza.
 
Così se una voce viene continuamente ritoccata e corretta, l’ultima versione, quella che alla fine raggiunge un certo equilibrio, sarà quella vera.
Ma così non è. E la storia dell’uomo ha sempre dimostrato che quasi sempre l’opinione collettiva non è nè la verità nè la cosa migliore. E’ semplicemente la media dei punti di vista e degli interessi del gruppo.
E se politicamente è corretto dare la preferenza alle opinioni della maggioranza (d’altronde la democrazia, l’attuale sistema politico più in voga in questi ultimi cento anni, è la ricerca del consenso della maggior parte delle persone) lo stesso discorso non si può fare per l’esposizione di verità o fatti.
 
Ho esaminato alcune voci di Wikipedia. Ho preso proprio quelle di cui avevo una personale esperienza e che mi permettevano di controllarne la veridicità.
Ho letto delle cose astruse e sbagliate. Verosimili ma sbagliate. E la verosimiglianza è spesso peggio di una bugia evidente. Perchè è più difficile da scoprire e causa maggiori danni.
Il post si è fatto troppo lungo.
Proseguirò in un altro momento.

mercoledì 2 maggio 2007

I nuovi mostri: le compagnie telefoniche – 2 parte

Giusto per concludere il discorso iniziato stamattina sulle compagnie telefoniche.
La cosa che veramente mi lascia perplesso è veramente quanto queste compagnie private stiano riuscendo a introdursi nei comportamenti di questa società piegandoli ai loro interessi.
Uso il cellulare dal 1997 circa. Sono 10 anni. Lo uso per lavoro e, onestamente, in molte situazioni è veramente una comodità. Niente da dire. Ma l’ho già detto che non sono per niente contro le modernità e il progresso tecnologico.
 
Vorrei che il progresso tecnologico venisse affiancato da una crescita della consapevolezza e del buon senso.
E vorrei che il progresso tecnologico non diventasse una truffa per spillare quattrini ai soliti gonzi (cioè noi) come se fossimo vacche da mungere.
In Italia ci sono più contratti telefonici cellulari che persone.
La confusione nelle persone di ciò che sia la tariffa più conveniente è massima. Ma il vero problema è che ognuno di noi pensa di essere un cliente di questi mostri, di questi nuovi mostri.
Noi non siamo clienti, siamo schiavi. Schiavi convinti di scegliere che invece veniamo drogati da dati falsi e ingannati da situazioni al limite della denuncia penale.
Qualche esempio?
 
Perchè se io vado sempre in un negozio e divento un cliente fidelizzato, ricevo un trattamento speciale sia nei modi che nei costi mentre le compagnie telefoniche (d’ora in poi le chiamo LE PIOVRE) fanno a gara a dare premi e incentivi a coloro che sottoscrivono un contratto per la prima volta? Mentre i clienti che hanno dato preferenza a quella specifica PIOVRA da qualche tempo vengono penalizzati con la tariffa peggiore di tutte?
Qualche anno fa scelsi di fare un abbonamento aziendale con la TRE. Mi proposero un contratto buono al tempo. Sottoscrissi 4 abbonamenti per altrettante linee. Spendevo circa 4 o 500 euro al mese di cellulare (io e i miei collaboratori).
Pagavo il noleggio del cellulare nuovo (va bene), pagavo il canone mensile fisso (va bene), pagavo le chiamate (va bene), pagavo lo “scatto alla risposta” (un pò meno bene ma vabbè…), pagavo la tassa di concessione governativa (!!!!!!!!! assolutamente meno bene).
Quest’ultima tassa mi faceva girare un pò le scatole. Quando pago una cosa che non capisco cosa sia mi viene il nervoso.
Tassa di concessione governativa……… Il principe padrone (lo stato) mi permette di avere una linea cellulare. Grazie sire.
E poi dicono che lo stato siamo noi.

Ma io avevo 4 linee e pagavo 4 quote di tassa di concessione governativa!!!! Perchè? Cos’è questa roba? Ogni mese pagavo 50 euro allo stato per non si capisce cosa.
Dopo un anno la TRE offre il servizio di NO TAX. Chi prendeva l’abbonamento non pagava la tassa di concessione governativa. Forse mi hanno chiamato per informarmi che io, come vecchio e buon cliente, la ricevevo automaticamente? No. Figuriamoci.
Lo stesso è accaduto di recente quando sono uscite tariffe più convenienti.
Le possono sottoscrivere solo i nuovi abbonati che vengono da altre compagnie.
Come se io che vado da 20 in un negozio se c’è un offerta non la potessi prendere. “Ah lei è un cliente affezionato, deve pagare a prezzo intero!!!”
Così adesso ho rescisso il contratto dalla TRE.
Ma non perchè le altre non siano delle PIOVRE.
Lo sono e avrei una storia per ognuna di loro visto che in questi anni sono stato con TIM, Wind, Omnitel, Telecom, Tiscali e Infostrada. Le conosco.
E so che sono state furbe in quanto tu non sai dove trovarli.
Se hai un problema puoi solo chiamare questi numeri fantasma dove ti risponde un povero ragazzo o povera ragazza completamente estranei al buon funzionamento della ditta che per pochi euro possono solo risponderti con risposte pre-confezioante.
Che furbata i call-center?
Giù il cappello alle PIOVRE.
 
Guarda come hanno scalciato quando gli sono stati tolti i costi di ricarica?
Dicono che non guadagnano abbastanza?
Cominciassero a fare meno pubblicità dispendiosa e cominciassero a dare più servizio. Servizio reale.
Ma questo sarebbe assurdo.
Perchè dubito che le PIOVRE intendano veramente dare un buon servizio.
Dubito.
Premierebbero, come minimo, i buoni vecchi clienti e non se li farebbero scappare.
Ma forse sono imbottiti di storie bibliche e di parabole. Forse applicano la parabola del figliol prodigo. Forse preferiscono perdere 10 buoni clienti affezionati per conquistarne uno nuovo che consumerà poco e non pagherà.
Delle PIOVRE sarà il regno dei cieli.
Salve a tutti e
per Aspera ad Astra!

martedì 1 maggio 2007

I nuovi mostri: le compagnie telefoniche – 1 parte

Sparo ad un’anatra morta. Lo so.
Non dico niente di nuovo. Ma fatemelo dire.
Le compagnie telefoniche sono diventate ormai dei giganteschi “leviatani” di hobbesiana memoria.

Il leviatano era una sorta di mostro biblico che Thomas Hobbes, filosofo del XVII secolo, utilizzò per descrivere il sistema di vita collettivo basato sul rispetto della sovranità di un governante.
A volte, nelle mie fantasie drogate, le compagnie telefoniche assurgono a indecifrabili mostri che controllano la vita delle persone. Se non hai contatti e contratti con loro (!!!) sopravvivi. Se hai la disgrazia di finire nelle loro grinfie sei morto.
Non muori subito. Perisci piano piano, per debito di ossigeno, per stanchezza spirituale, per soffocamento della comprensione e della pazienza.
Potenti e pervasive, come le sirene di Ulisse, ci allettano e ci dicono che senza di loro non possiamo vivere.
Abbiamo vissuto decenni senza le compagnie telefoniche.
Ce n’era una, una sola: la SIP, società italiana per i telefoni (nessuno capirà mai chi ha tirato fuori questo acronimo).
Era nella vita di tutti ma non nuoceva.

Le mamme spaventavano i bambini fin da piccoli. Li terrorizzavano con il costo delle interurbane. Come me anche voi sicuramente pensavate che chiamare fuori del proprio paese o città fosse come preparare una spedizione lunare. Costi a 10 zeri. Ma anche chiamare un amico a poche centinaia di metri era follia se la chiamata superava i 10 minuti.
Mia madre sbraitava per giorni quando arrivava la bolletta telefonica.

Magari era più cara di ben 10.000 lire rispetto a quella dei mesi precedenti. “CHI HA FATTO QUELLE TELEFONATE?” Era il terrore.
Il terrore degli adulti nell’indebitarsi per pagare le telefonate.
Ma non c’era pubblicità, non c’erano nuovi telefoni prodigiosi, tariffe e offerte.
Solo un unico apparecchio che ti tenevi vita natural durante.
Sempre quello. Orrendo ma compagno di una vita.
E non sapevi chi ti chiamava.

Ma se non volevi essere trovato semplicemente ti allontanavi dal telefono.
E, anche se ora ci sembra incredibile, vivevamo benissimo.
Forse le ditte era meno efficienti. Forse ci amavamo di meno. Forse eravamo più isolati dal mondo.
Forse…..
O forse no. Io la mano sul fuoco non ce la metterei.
Ma non sono contro la modernità e la tecnologia.
Sono sempre a favore dell’introduzione di nuovi macchinari che migliorino la nostra vita.
Magari sono contro il fatto che questi macchinari diventino i nostri padroni.
Chi non ha un numero di cellulare non esiste.
Molti traggono conclusioni su di te, sulla tua situazione e la tua prosperità dal tipo di cellulare che hai.
1 pubblicità su 4 è di una compagnia telefonica. Forse una su 3.

Telecom, TIM, Vodafone, Infostrada, TRE, Wind, Tiscali, Tele2 e chi ne ha ne metta.
Chiama, comunica, risparmia.
Il vero risparmio è non chiamare.
20 anni fa la spesa delle chiamate telefoniche incideva probabilmente per un 2-3% sul reddito familiare. Giusto il telefono fisso. Qualcuno, già folle da allora, poteva arrivare al 5%.
Oggi in una famiglia di 4 persone con papà, mamma, e 2 figli adolescenti, la spesa media annuale (compresa di acquisto nuovi cellulari e via dicendo) arriverà almeno al 15 o 20% del reddito.

Non so. Non ho dati precisi ma mi sono fatto 2 conti qualche volta.
Ritornerò su questo argomento.
Perchè i mostri devono essere identificati.
E uccisi.
Magari scopriremo che così facendo riusciremo anche a comunicare in modo sano e umano.
Per aspera ad astra!

lunedì 30 aprile 2007

La voglia di comunicare

La voglia di comunicare non mi è mai mancata.
Ma ho una presunzione.
Quella di pensare che sia vera comunicazione e non qualcosa di meccanico, di semplicemente automatico.
Cos’è la comunicazione? E’ trasferire qualcosa di vivo da un punto ad un altro.
E cosa è vivo rispetto a ciò che è morto? E’ quasi autoevidente. Ciò che è vivo è vivo. Meccanicismi, automatismi, ruotine, concetti pre-programmati, quasi fossero caricati da un software di matrice ignota non sono vivi.

E’ da un pò che non scrivo sul mio blog.
Non è stata solo mancanza di tempo.
Certo quello in primo luogo. Una diversità di situazioni che mi hanno impedito di potermi dedicare al mio blog non appena avessi 5 minuti liberi.
Ma, più in generale, c’è stato un mio personale viaggio alla scoperta e approfondimento di questa cosa chiamata comunicazione.

Avevo molte cose da dire ma, come spesso mi capita, avevo molte cose che volevo conoscere.
DICIAMO CHE IL POCO TEMPO CHE AVEVO, IN QUESTI ULTIMI MESI, L’HO DEDICATO AL CERCARE RISPOSTE A QUESTE MIE CURIOSITA’.
Adesso ho delle altre cose da dire.
Spero che siate curiosi.
Grazie di avermi letto e, come sempre,
Per aspera ad astra!

lunedì 29 gennaio 2007

Che tristezza mi fa! Chi? Il giornalismo

Che tristezza provo a vedere il giornalismo all’opera.
Altolà lettore, ferma i tuoi pensieri, respira un pò e dammi tempo.
So già che starai per dire “beh, mettiamo i puntini sulle I e non facciamo di tutte le erbe un fascio”.

Chi meglio di me si è battuto per secoli per cercare di dare lustro alle piccole differenze, ai particolari lottando contro l’omologazione e il piattume di questa decadente civiltà? Chi mi conosce o mi segue lo sa.
 
Ma qui, come in altri lidi, affronto il problema di petto. A dopo i particolari.
Lungi da me pensare che tutti i giornalisti siano sbagliati o in malafede.
Poveracci molti di loro….. Convinti di essere liberi o di fornire un qualche tipo di servizio alla comunità.
Forse c’è qualcuno che effettivamente lo fa. Ma per farlo deve diventare un ex-giornalista. In genere diventa uno scrittore, o qualcosa del genere. penso a Travaglio, penso a David Icke, e simili.
Qualcuno inorridirà nel mettere insieme Marco Travaglio e David Icke. Forse è qualcosa di ardito ma sono i primi nomi che mi vengono in mente.
Ma dopo tante righe ancora non si è capito perchè il giornalismo mi fa tristezza e una pena infinita.
Perchè non esiste! E i giornalisti sono solo dipendenti di qualche editore. Cos’è un giornalista? Ditemelo per Dio che così lo capisco.
E’ forse qualcuno che informa? PER CARITA’, niente BESTEMMIE. Ma quando mai?
E’ forse qualcuno che fornisce notizie? Sembrerebbe ma vomita solo quello che i padroni vogliono?
E’ forse qualcuno che insegna? Dovrebbe imparare qualcosa sull’etica, prima!
E’ forse qualcuno di utile? Non appena smetti di ascoltare tg e giornali cominci a sentirti meglio. Non ci credi, prova!!!!!!!!
 
Mi dicono che non si può vivere senza essere informati sul mondo.
Informati. La parola viene da “forma”. Informarsi significa dare forma a qualcosa.
Conoscete qualcuno che si fa un’idea corretta del mondo attorno a lui, una buona “forma” delle cose ascoltando la plastica del giornalismo. Che loro fanno passare per verità?
Fatemelo conoscere. Io non lo conosco.
Ci vado giù duro. Certo. Perchè mi sta venendo il voltastomaco. Perchè siamo alla nausea.
Erba. L’episodio di Erba. Succede la tragesia e i giornalisti sparano a zero sul convivente della donna uccisa, l’adesso celebre tunisino. Chi si ricorda i giornali e i tg di quei giorni. I titoli suonano come macigni: “Strage ad erba – l’assassino è un tunisino compagno della donna.”

Settimane dopo, sempre loro, i giornalisti a sottolineare l’errore. Fatto da ALTRI giornalisti ovviamente.
Le notizie vanno, le smentite languono.
Ma fosse solo questo il problema.
Non è questo. E’ il sistema. Non c’è informazione.
L’informazione è possibile solo quando nella mente delle persone esiste una rete di conoscenza e di esame logico che le permette di assegnare le corrette importanze relative ai fatti che si ascoltano.
Altrimenti ogni mente viene bombardata da milioni di notizie che non sono tutte importanti. O prioritarie.

Così nasce il sistema ipnotico dell’inofrmazione di oggi.
Il cittadino legge il giornale. Fatto di titoloni, di notizie tendenziose, imprecise e, soprattutto, poco importanti.
E’ convinto di essere informato.
Ma le cose imporanti nessuno gliele dice.
Perchè?
Perchè tutti i giornali e telegiornali prelevano le loro notizie dalle stesse, poche, pochissime AGENZIE STAMPA mondiali.

ANSA (che tra l’altro conta veramente poco), ADN Kronos, Reuters, e così via gestiscono le informazioni mondiali.
Non si capirebbe come mai una notizia del piffero venga sbandierata dappertutto.
Possibile che tutti i giornali parlino sempre delle stesse cose?
Non è possibile.
Mi fa pena questo giornalismo.
Mi ci verrebbe voglia di scrivere un libro.
Forse lo farò.
Tanto la penna ormai la prende chiunque.
Non penso che dirò più stupidaggini dei giornalisti che conosco.
E prova a dirgli qualcosa. Sanno tutto loro. Non ti ascoltano. Devono trovare sempre il conflitto, il problema, il sanguue e la truffa.
Se gli parli di qualcosa di bello, non ascoltano. Non farebbe audience.

Al cinema hanno fatto molti film contro il giornalismo.
Ma esso alla fine vince sempre. Perchè quei giornalisti cattivi sono solo poche mele marce.
Mentre di mele marce ne è pieno il cestino. Anzi è il cestino che è marcio.
Il giornalismo…. che pena che mi fa.
Che tristezza.
Per aspera ad astra!

lunedì 4 settembre 2006

Che fine hanno fatto le bandiere della pace?

Sconcertato. Sono sconcertato e spiazzato.
Non che non sappia in quali melmose paludi possono andare a navigare i politici, i politicanti e i loro accoliti. Ma a volte si rimane ugualmente sorpresi.
Sembra ieri che più della metà della nazione italiana insorgeva contro l’invio di militari in Iraq e che protestava contro le missioni militari in Afganistan. Centri sociali in tumulto, prese di posizione pubbliche da parte di vip e leader di ogni ceto sociale, bandiere arcobaleno alle finistre, l’abiuro della forza delle armi.
Dov’è ora tutto questo?
Non sono di sinistra, non lo sono mai stato. Non sono di destra, poichè in questa destra italiana non mi ritrovo. Voto seguendo le esigenze della polis, visto che la politica è l’arte di condurre gli affari della polis ovverò della città-stato, oggi di una nazione. In certi momenti è giusto fare questo e in certi altri momenti è giusto fare quello. Non è opportunismo, è cercare le soluzioni che sia il maggior bene per il numero più grande di persone. A prescindere dalle ideologie, che tanta polvere hanno sollevato ma ben boca sostanza hanno portato e che, più sovente, hanno imprigionato la politica e i cittadini in sporchi giochi di potere fini a se stessi.
Ma dinnanzi a questa ipocrisia, più di un popolo che di alcuni partiti, rimango allibito. Dove sono le prosteste dei blogger sull’invio dei militari?

O qualcuno ha il coraggio di dire che in Libano è tutto diverso perchè c’è una risoluzione ONU? Sarebbe questo il fattore di cambiamento rispetto alle critiche al governo di centro-destra per essere andati in Iraq?
Ero e sono contrario all’invio di soldati italiani in Iraq, in Afganistan come lo sono per l’invio in Libano. Contrario! Contrario all’ipocrisia di chiamare delle missioni di guerra, missioni di pace.
Le parole hanno un significato, cazzarola…..
Non le si può usare a casaccio.

Se si va in un altro paese con l’esercito, con i soldati armati di tutti punto e pronti a subire vittime, pronti a rispondere al fuoco, questo è un contesto bellico. Come si fa a negare l’evidenza?
Le motivazioni potrebbero non essere di conquista e invasione. Forse, ma i metodi sono bellici. E io non credo che si possa ottenere la pace con la forza. Soprattutto perchè l’uso delle armi (o la paura di usare le armi) non risolve quelli che sono i problemi sottostanti i conflitti.

Perchè le nazioni europee e occidentali tanto vogliose che in medioriente ci sia la pace permettono che loro aziende producano e vendano armi a questi popoli? Dai lo sappiamo com’è. La sinistra pacifista sa come funziona la giostra. Inutile ripeterlo in questo articolo.
La domanda è: perchè per il Libano non ci sono le bandiere della pace sulle finistre, perchè non si protesta che migliaia di giovani italiani vanno a rischiare la vita? Perchè quella sinistra pacifista ora tace?
Perchè il governo è di centro-sinistra? Perchè le altre volte era una protesta non contro la guerra ma contro Berlusconi?
E’ questo il motivo?

Se è così, sono fiero di non essere mai stato simpatizzante dei gruppi politici di centro-sinistra. Condivido le loro mete (uguaglianza, diritti, rispetto per l’uomo e le minoranze, etc.) ma mi divide da loro l’ipocrisia di un tradimento etico nei confronti di se stessi.
E voi che ne pensate?
Per aspera ad astra!

martedì 18 luglio 2006

Essere interessanti! Quanto piace…..

Alle nostre ultime generazioni piace essere interessanti.
L’ho creduto anch’io questo. Per molti anni. Nel mio passato.
Spesso ho spremuto il mio cervello per trovare modi per essere interessanti.
E non fate gli schizzinosi.

Chi di voi non è stato ore a girarsi dinnanzi allo specchio prima di uscire controllando tutti i particolari.
Si, diciamo che è per essere in ordine, ma la verità è solo in piccola parte questa. La gran fetta della torta è: ESSERE INTERESSANTI.
Perchè?

Perchè viviamo con altre persone e la nostra identità e felicità dipende in larga misura dal rapporto che con gli altri abbiamo.
Possiamo discutere su questo ma prima di approfondire il discorso, pensateci bene….. sareste felici tutti soli per lungo tempo su di un’isola deserta, pur se circondati da libri, playstation e ogni altro tipo di comodità?
Ma non è neppure questo il punto.

Essere interessanti. Passiamo il tempo a studiare modi per esserlo sempre più.
Sembra innucuo ma qui c’è la morte dell’uomo (e della donna).
PERCHE’? Perchè essere interessanti è l’esatto opposto del essere “interessati”. E quando di passa troppo tempo a essere interessanti, si diventa troppo concentrati sul ricevere attenzioni e non sul darne agli altri.

E, strana coincidenza, si cresce e si migliora quando di è interessati a qualcosa. Quando siamo solo interessati, non miglioriamo.
Tra l’altro si può essere interessanti senza metterci l’attenzione. Perchè farlo diventare un problema?

Non assomigliamo agli oggetti che possono solo ricevere interesse e non darne. Siamo uomini (e donnne). Cerchiamo di essere interessati. A noi, agli altri, al mondo. Non cerchiamo di essere interessanti.
Se siamo interessati agli altri, saremo interessanti senza accorgercene.
Per aspera ad astra!

venerdì 7 luglio 2006

Fibra per figa.

Lo so. Non è bello mettere le parolacce nei titoli. E non lo faccio per attirare attenzione.
Già ai tempi di emon (si scrive così????) quello di fuck…. etc-etc mi ero infastidito dell’ipocrisia dominante di questa civiltà decadente chiamata occidente post-moderno. (ma post de che poi??)
In questi giorni ascoltando distrattamente la radio in macchina, facendo il solito zapping radiofonico tra il piattume musicale più assoluto che esista (bravissimi i deejay nazionali ma che merda la musica che passano…..) ascolto qualche nota della canzone del nuovo emergente Fabri Fibra.
Non so chi costui sia nè lo voglio sapere.
Ma ho un’idea del personaggio e della probabile scenografia finta che intorno gli avranno costruito le case discografiche. Forse mi sbaglio ma punto su questo cavallo.
Va beh!

Gira in radio la sua canzone. Bruttina per carità con un testo pietoso sia per ritmo, per accenti, per assonzanze e rime, per contenuto, per forza vitale, per energia. Ma con un tormentone azzeccato almeno secondo i parametri del pop italiano. Ma sta bene. Chi se ne frega. L’hip hop spaghettaro con il mandolino azzecca lo sparo e colpisce il segno. Va bene.
Ma ecco la censura.

Prima versione, un pezzo del suo brano fa:
“… cambio FIGA, cambio…”
Nuova versione con una sovraincisione (fatta anche bene) che dice “…. cambo FIBRA, cambio…”
ORRORE. Cos’è questo? Che significa?
Qualcuno me lo spieghi.

Innanzitutto io non cambierei mai la “figa” per un “fibra”. Sapete com’è? Affinità elettive.
Ma, a parte gli scherzi, cos’è questa censura, questo perbenismo?
Togliamo le parolacce dalle canzoni e censuriamole in radio quando nei CD invece vanno alla grande.
L’avevano già fatto a Emon, su top pf the pops. Ridicolo.
UNa canzone è una canzone. Può piacere o non piacere ma ha un senso. O almeno se non ci mettono le mani i signori contabili della musica e dei mass-media.
In un mondo pieno di parolacce, mi censurano la FIGA.

Non sono per le parolacce. Sono per un linguaggio giusto. Adatto alle circostanze.
Odio il troppo forbito come il vocabolario striminzito.
Ma questo perbenismo….
Non lo capisco proprio.

O dobbiamo tornare al dibattito se i film e i fumetti horror traviano i ragazzi?
Io avrei cancellato altro di questa canzone. Alcuni contenuti assolutamente vuoti.
Cancellerei molti titoli di giornale.
Titoli dove molta spazzatura ben più pericolosa delle parolacce viene servita ai nostri giovani.
I giovani vivono di parolacce. Magari questo è un problema. O forse no. Ma togliere la figa da una canzone….
Meglio la fanno annusare, eccitando gli animi, in qualche “passaparola” o qualche “eredità”.
Abbasso l’annusata, abbasso la censura.
Abbasso Fibra e viva la FIGA.
O meglio viva l’essere che gli sta intorno, qualunque donna essa sia.
E voi che ne pensate?
Per aspera ad astra!