martedì 1 maggio 2007

I nuovi mostri: le compagnie telefoniche – 1 parte

Sparo ad un’anatra morta. Lo so.
Non dico niente di nuovo. Ma fatemelo dire.
Le compagnie telefoniche sono diventate ormai dei giganteschi “leviatani” di hobbesiana memoria.

Il leviatano era una sorta di mostro biblico che Thomas Hobbes, filosofo del XVII secolo, utilizzò per descrivere il sistema di vita collettivo basato sul rispetto della sovranità di un governante.
A volte, nelle mie fantasie drogate, le compagnie telefoniche assurgono a indecifrabili mostri che controllano la vita delle persone. Se non hai contatti e contratti con loro (!!!) sopravvivi. Se hai la disgrazia di finire nelle loro grinfie sei morto.
Non muori subito. Perisci piano piano, per debito di ossigeno, per stanchezza spirituale, per soffocamento della comprensione e della pazienza.
Potenti e pervasive, come le sirene di Ulisse, ci allettano e ci dicono che senza di loro non possiamo vivere.
Abbiamo vissuto decenni senza le compagnie telefoniche.
Ce n’era una, una sola: la SIP, società italiana per i telefoni (nessuno capirà mai chi ha tirato fuori questo acronimo).
Era nella vita di tutti ma non nuoceva.

Le mamme spaventavano i bambini fin da piccoli. Li terrorizzavano con il costo delle interurbane. Come me anche voi sicuramente pensavate che chiamare fuori del proprio paese o città fosse come preparare una spedizione lunare. Costi a 10 zeri. Ma anche chiamare un amico a poche centinaia di metri era follia se la chiamata superava i 10 minuti.
Mia madre sbraitava per giorni quando arrivava la bolletta telefonica.

Magari era più cara di ben 10.000 lire rispetto a quella dei mesi precedenti. “CHI HA FATTO QUELLE TELEFONATE?” Era il terrore.
Il terrore degli adulti nell’indebitarsi per pagare le telefonate.
Ma non c’era pubblicità, non c’erano nuovi telefoni prodigiosi, tariffe e offerte.
Solo un unico apparecchio che ti tenevi vita natural durante.
Sempre quello. Orrendo ma compagno di una vita.
E non sapevi chi ti chiamava.

Ma se non volevi essere trovato semplicemente ti allontanavi dal telefono.
E, anche se ora ci sembra incredibile, vivevamo benissimo.
Forse le ditte era meno efficienti. Forse ci amavamo di meno. Forse eravamo più isolati dal mondo.
Forse…..
O forse no. Io la mano sul fuoco non ce la metterei.
Ma non sono contro la modernità e la tecnologia.
Sono sempre a favore dell’introduzione di nuovi macchinari che migliorino la nostra vita.
Magari sono contro il fatto che questi macchinari diventino i nostri padroni.
Chi non ha un numero di cellulare non esiste.
Molti traggono conclusioni su di te, sulla tua situazione e la tua prosperità dal tipo di cellulare che hai.
1 pubblicità su 4 è di una compagnia telefonica. Forse una su 3.

Telecom, TIM, Vodafone, Infostrada, TRE, Wind, Tiscali, Tele2 e chi ne ha ne metta.
Chiama, comunica, risparmia.
Il vero risparmio è non chiamare.
20 anni fa la spesa delle chiamate telefoniche incideva probabilmente per un 2-3% sul reddito familiare. Giusto il telefono fisso. Qualcuno, già folle da allora, poteva arrivare al 5%.
Oggi in una famiglia di 4 persone con papà, mamma, e 2 figli adolescenti, la spesa media annuale (compresa di acquisto nuovi cellulari e via dicendo) arriverà almeno al 15 o 20% del reddito.

Non so. Non ho dati precisi ma mi sono fatto 2 conti qualche volta.
Ritornerò su questo argomento.
Perchè i mostri devono essere identificati.
E uccisi.
Magari scopriremo che così facendo riusciremo anche a comunicare in modo sano e umano.
Per aspera ad astra!

lunedì 30 aprile 2007

La voglia di comunicare

La voglia di comunicare non mi è mai mancata.
Ma ho una presunzione.
Quella di pensare che sia vera comunicazione e non qualcosa di meccanico, di semplicemente automatico.
Cos’è la comunicazione? E’ trasferire qualcosa di vivo da un punto ad un altro.
E cosa è vivo rispetto a ciò che è morto? E’ quasi autoevidente. Ciò che è vivo è vivo. Meccanicismi, automatismi, ruotine, concetti pre-programmati, quasi fossero caricati da un software di matrice ignota non sono vivi.

E’ da un pò che non scrivo sul mio blog.
Non è stata solo mancanza di tempo.
Certo quello in primo luogo. Una diversità di situazioni che mi hanno impedito di potermi dedicare al mio blog non appena avessi 5 minuti liberi.
Ma, più in generale, c’è stato un mio personale viaggio alla scoperta e approfondimento di questa cosa chiamata comunicazione.

Avevo molte cose da dire ma, come spesso mi capita, avevo molte cose che volevo conoscere.
DICIAMO CHE IL POCO TEMPO CHE AVEVO, IN QUESTI ULTIMI MESI, L’HO DEDICATO AL CERCARE RISPOSTE A QUESTE MIE CURIOSITA’.
Adesso ho delle altre cose da dire.
Spero che siate curiosi.
Grazie di avermi letto e, come sempre,
Per aspera ad astra!

sabato 3 febbraio 2007

Che tristezza mi fa! Chi? Il calcio

Sono senza parole.
Sono disgustato.
Non ci sono più aggettivi.
Mi dispiace, ma non è un post sul calcio questo. E neppure sullo sport.

Chi mi segue nel mio blog (grazie sempre di venire a trovarmi, anche se a volte vi trascuro, vi penso sempre) avrà visto che non parlo di calcio.
Non perchè non mi piaccia. Non perchè non ami questo tipo di gioco.

Sono sempre stato innamorato del calcio. L'ho giocato fin da piccolo.
A 6 anni prendevo la palla e, per l'isteria di mio padre, passavo i pomeriggi a lanciarla contro una parete. La prendevo e riprendevo. Intere ore.
Ho consumato scarpe, sudato tute e pantaloncini rincorrendo un pallone.
Vi ho gettato dentro le mie energie e i miei sogni.
Ho imparato così tanto dalla vita giocando a pallone che penso che questo gioco possa essere preso a modello per comprende l'uomo e le sue relazioni con se stesso e gli altri.
Non è una coincidenza che stia lavorando ad un libro intitolato "la mia vita come una partita di calcio".

Ho giocato a calcio fino a qualche anno fa. Ho giocato a calcio fino ai livelli semi-professionali. Non ho mai fatto il professionista. Ma ho conosciuto a sufficienza questo mondo.

E il mondo del calcio, quello giocato, quello sudato, quello combattuto nel rettangolo di gioco e nei suoi bordi non mi ha mai tradito.
MAI DELUSO.
Mi ha arricchito, mi ha dato tanto.

Molte volte ho detto ad amici e conoscenti che senza il calcio, senza le lezioni di vita che mi ha dato, forse adesso sarei pazzo o qualcosa del genere.

Ma questo mondo folle distrugge tutto ciò che di bello gli uomini costruiscono. La Tv e quello che ci sta dietro. Il culto del dio denaro ha corrotto e pervertito anche il mondo del calcio.

Già da anni cominciavo a soffrire per vedere il gossip, il calcio parlato che cominciava a prevalere sul calcio giocato.
Sappiamo tutti cosa è successo.
La corruzione, la mancanza di valori sportivi, calciopoli, diritti tv. Che merda.
Ma, soprattutto, la violenza negli stadi.

Quanto c'entra il calcio in tutto ciò? Poco. Forse niente.
Ho sentito dei deficienti che in un campo di calcio non ci sono entrati dire che reazioni dei giocatori possono stimolare comportamenti violenti sugli spalti.
MA che affermazioni dementi! Il gioco è gioco. Scaldarsi e dare una gomitata ad un giocatore fa parte del gioco. Non è corretto, forse. Ma parliamo di agonismo, di azioni, di vita.
Ma pensare che gli spettatori siano dei deficienti che si lasciamo ipnotizzare dalla violenza e che la ripercuotano amplificata di mille volte, no. Non regge. C'è qualche altra cosa.

Quello che c'è è che le persone che vanno allo stadio sono solo una rappresentanza del mondo fuori.
Se nel mondo fuori i valori della vita si alterano, quella cosa verrà importata dal mondo del calcio.

Questa società è malata. Non è un'affermazione esagerata. E' molto ponderata. E, tra l'altro, molto soft.
Questa società è malata. Sta crollando su se stessa.
Mandare i poliziotti in assetto anti-sommossa per controllare che migliaia di persone non si distruggano per una partita di calcio è follia.
Non è il calcio ad essere malato.
E' questa società. Punto.


Ma in tuto ciò il calcio mi fa una tristezza infinita.
Mi sento come un innamorato deluso dalla sua amata.
E' come se fossi tornato a casa a fare una sorpresa alla mia donna e l'avessi trovata a letto con un uomo grasso, brutto, avvinazzato, rozzo e sporco.
Che delusione. Che voltastomaco.

Morire per una partita di calcio? Ma siamo matti. Chi glielo spiega ai figli? E alla moglie di quel poliziotto?

Ho letto che vogliono sospendere il campionato fino alla fine.
Da innamorato del calcio, sono d'accordo.
Basta partite per tutto il campionato. Fino a giugno.
Tanto questo, tra i miliardi di giocatori che di sportivo non hanno pi
niente e questa violenza, non è più calcio.

E' qualche altra cosa.
Che mi fa una tristezza infinita.
Per aspera ad astra!

lunedì 29 gennaio 2007

Che tristezza mi fa! Chi? Il giornalismo

Che tristezza provo a vedere il giornalismo all’opera.
Altolà lettore, ferma i tuoi pensieri, respira un pò e dammi tempo.
So già che starai per dire “beh, mettiamo i puntini sulle I e non facciamo di tutte le erbe un fascio”.

Chi meglio di me si è battuto per secoli per cercare di dare lustro alle piccole differenze, ai particolari lottando contro l’omologazione e il piattume di questa decadente civiltà? Chi mi conosce o mi segue lo sa.
 
Ma qui, come in altri lidi, affronto il problema di petto. A dopo i particolari.
Lungi da me pensare che tutti i giornalisti siano sbagliati o in malafede.
Poveracci molti di loro….. Convinti di essere liberi o di fornire un qualche tipo di servizio alla comunità.
Forse c’è qualcuno che effettivamente lo fa. Ma per farlo deve diventare un ex-giornalista. In genere diventa uno scrittore, o qualcosa del genere. penso a Travaglio, penso a David Icke, e simili.
Qualcuno inorridirà nel mettere insieme Marco Travaglio e David Icke. Forse è qualcosa di ardito ma sono i primi nomi che mi vengono in mente.
Ma dopo tante righe ancora non si è capito perchè il giornalismo mi fa tristezza e una pena infinita.
Perchè non esiste! E i giornalisti sono solo dipendenti di qualche editore. Cos’è un giornalista? Ditemelo per Dio che così lo capisco.
E’ forse qualcuno che informa? PER CARITA’, niente BESTEMMIE. Ma quando mai?
E’ forse qualcuno che fornisce notizie? Sembrerebbe ma vomita solo quello che i padroni vogliono?
E’ forse qualcuno che insegna? Dovrebbe imparare qualcosa sull’etica, prima!
E’ forse qualcuno di utile? Non appena smetti di ascoltare tg e giornali cominci a sentirti meglio. Non ci credi, prova!!!!!!!!
 
Mi dicono che non si può vivere senza essere informati sul mondo.
Informati. La parola viene da “forma”. Informarsi significa dare forma a qualcosa.
Conoscete qualcuno che si fa un’idea corretta del mondo attorno a lui, una buona “forma” delle cose ascoltando la plastica del giornalismo. Che loro fanno passare per verità?
Fatemelo conoscere. Io non lo conosco.
Ci vado giù duro. Certo. Perchè mi sta venendo il voltastomaco. Perchè siamo alla nausea.
Erba. L’episodio di Erba. Succede la tragesia e i giornalisti sparano a zero sul convivente della donna uccisa, l’adesso celebre tunisino. Chi si ricorda i giornali e i tg di quei giorni. I titoli suonano come macigni: “Strage ad erba – l’assassino è un tunisino compagno della donna.”

Settimane dopo, sempre loro, i giornalisti a sottolineare l’errore. Fatto da ALTRI giornalisti ovviamente.
Le notizie vanno, le smentite languono.
Ma fosse solo questo il problema.
Non è questo. E’ il sistema. Non c’è informazione.
L’informazione è possibile solo quando nella mente delle persone esiste una rete di conoscenza e di esame logico che le permette di assegnare le corrette importanze relative ai fatti che si ascoltano.
Altrimenti ogni mente viene bombardata da milioni di notizie che non sono tutte importanti. O prioritarie.

Così nasce il sistema ipnotico dell’inofrmazione di oggi.
Il cittadino legge il giornale. Fatto di titoloni, di notizie tendenziose, imprecise e, soprattutto, poco importanti.
E’ convinto di essere informato.
Ma le cose imporanti nessuno gliele dice.
Perchè?
Perchè tutti i giornali e telegiornali prelevano le loro notizie dalle stesse, poche, pochissime AGENZIE STAMPA mondiali.

ANSA (che tra l’altro conta veramente poco), ADN Kronos, Reuters, e così via gestiscono le informazioni mondiali.
Non si capirebbe come mai una notizia del piffero venga sbandierata dappertutto.
Possibile che tutti i giornali parlino sempre delle stesse cose?
Non è possibile.
Mi fa pena questo giornalismo.
Mi ci verrebbe voglia di scrivere un libro.
Forse lo farò.
Tanto la penna ormai la prende chiunque.
Non penso che dirò più stupidaggini dei giornalisti che conosco.
E prova a dirgli qualcosa. Sanno tutto loro. Non ti ascoltano. Devono trovare sempre il conflitto, il problema, il sanguue e la truffa.
Se gli parli di qualcosa di bello, non ascoltano. Non farebbe audience.

Al cinema hanno fatto molti film contro il giornalismo.
Ma esso alla fine vince sempre. Perchè quei giornalisti cattivi sono solo poche mele marce.
Mentre di mele marce ne è pieno il cestino. Anzi è il cestino che è marcio.
Il giornalismo…. che pena che mi fa.
Che tristezza.
Per aspera ad astra!

martedì 16 gennaio 2007

Cosa c'è dietro alla strage di Erba? Solo follia?

Non mi voglio dilungare sui perchè o sui percome di questa strage.
Tutti ne parlano e troppi ne parlano.
Bene hanno fatto, gli abitanti del comune di Erba, a impedire che quegli sciacalli dei giornalisti volassero a pasteggiare con i dolori delle persone impedendogli di partecipare ai funerali delle povere donne uccise.

Semplicemente ho un pensiero per la testa:
Cosa c'è dietro alla strage di Erba? Solo Follia?
Facile dire questo, ma neanche comodo. Perchè scomoda tutti. E tutti hanno un terrore di questa semplice spiegazione. Terrore della sua semplicità che non tranquillizza nessuno.

Io propongo un'interpretazione che forse tranquillizza ma che desta maggiori mostri.

Negli ultimi tempi il numero e l'incidenza di questo tipo di brutalità è in aumento.
Disagio sociale dice qualcuno, aumento dello stress di vita dice qualcun altro. Tutte stupidaggini che anche un semplice comune cittadino può dire. C'è bisogno degli esperti? Ed esperti in cosa, in banalità, forse?

La vera causa di questo aumento di delitti efferati è L'AUMENTO DELLA DIFFUSIONE DELL'USO DI DROGHE CHE ALTERANO IL NORMALE FUNZIONAMENTO del cervello delle persone.

E non parlo solo e non tanto delle droghe illegali (in particolare le droghe basate su acidi o composti chimici). 
Quanto dell'aumento della somministrazione di droghe psicotrope di tipo psico-farmacologico.
Droghe legali. Droghe prescritte da medici.

La maggior parte di questi composti chimici non hanno nessuna necessità. Invece che "curare", intossicano e bruciano. I loro effetti collaterali non si conoscono.

Ma se creiamo una statistica e mettiamo in relazione l'aumento della diffusione di questi psicofarmaci e l'aumento delle stragi senza motivo vedremo una correlazione.
Forse è casuale ma vale la pena spendere qualche minuto del nostro tempo per rifletterci.

Se leggete bene tra le righe dei quotidiani, troverete quasi immancabilmente che le persone autrici di queste stragi erano sotto trattamento psico-farmacologico.
Una coincidenza?

Ai posteri l'ardua sentenza.
Per aspera ad astra!

Bambini con problemi a scuola: sentiamo che dice un genitore.

Leggo e pubblico una lettera spedita dal signor Brugnettini.
L’ho letta e l’ho trovata fantastica nel mostrare cosa sta accadendo alle nuove generazioni.
Così bella che spero che giri ulteriormente.
Originariamente pubblicata su Cybermed
sabato 16 dicembre 2006

Caro direttore,
ieri sera mi ha chiamato mia sorella: disperata, chiedeva un intervento nella mia veste professionale di fisico nucleare per aiutare sua figlia (13 anni, 3a media inferiore) a comprendere il testo sul quale sarà interrogata prossimanente. Ridacchio e la prendo in giro per la sua nota allergia verso le materie scientifiche ma, dopo avere visto il libro
'Gianni Arduino – 'Tecnologia, Energia e Prestazioni per il terzo anno della scuola media (inferiore)' – mi sono dovuto ricredere.

L'autore si dilunga nello 'spiegare' che 'L'albero di una turbina a vapore è messo in rotazione dalla formazione del vapore che passa attraverso diverse serie di palette contenute in cilindri separati: il vapore ad altissima temperatura entra nel primo cilindro ad alta pressione e nella turbina dove le palette sono più piccole …'
'Successivamente il vapore, persa una parte della sua pressione passa nel cilindro a pressione intermedia con pale più grandi. Infine entra nella sezione dei cilindri a bassa pressione dove le palette sono ancora più grandi.' La prima volta che ho sentito parlare di turbine a tre stadi è stato all?ultimo anno di università, nel corso di Fisica del Reattore. I miei colleghi che hanno scelto altri indirizzi (astrofisica, fisica medica, fisica teorica ecc.) ne ignorano l'esistenza.

Nel capitolo successivo l'autore spiega (a dei ragazzini di terza media) come avviene la preparazione del combustibile nucleare, fornendo dettagli che persino mio figlio (maturità scientifica con buoni voti e una spiccata attitudine per le materie scientifiche) stentava a seguire: l'arricchimento dell'uranio naturale per aumentare la concentrazione di uranio 235, come si passa all'ossido di uranio, poi al trifluoruro di uranio e quindi all?esafluoruro di uranio, per terminare con la lega di zirconio con cui vengono incamiciate le pastiglie a costituire le barre di combustibile.

Troppo? Niente affatto! Nel capitolo seguente Gianni Arduino ci porta nel mondo della fusione nucleare spiegando che essa 'avviene quando due nuclei leggeri – deuterio e trizio, isotopi dell'idrogeno – sono spinti l'uno contro l'altro sino a saldarsi … mentre sono racchiusi da una parete immateriale fatta di campi magnetici'.

Il testo è così farcito di vocaboli specialistici (atomo, molecola, alternatore, turbina, condensatore, deuterio, isotopo, uranio 235, nucleo, campo magnetico e chi più ne ha più ne metta) da sopraffare i giovani lettori e lasciar loro due sole alternative: imparare a memoria senza capire niente (e scordare tutto il giorno dopo), o disinteressarsi del tutto. La seconda scelta è ovviamente la più sensata (e, comprensibilmente, la più gettonata) ma, inutile dirlo, comporta l'insufficienza, l'etichetta di 'asino' ed il consiglio di non intraprendere studi 'difficili' alle superiori. Tutto ciò fa solo diminuire l'interesse verso le materie scientifiche e la ricerca.

Ricordo che mio figlio si era imbattuto in una situazione simile anni fa: in prima media (inferiore) il suo testo di geografia descriveva la Sicilia in termini d'industria chimica e petrol-chimica, prodotto interno lordo, tasso di disoccupazione e quant'altro. Cinese.

Non c'é da stupirsi dell'aumentato coinvolgimento di psicologi nelle scuole: chiamati a risolvere i crescenti casi di alunni distratti, zucconi, chiacchieroni e disinteressati (ma va?) diagnosticano disturbi mentali fantasiosi dal nome pseudoscientifico, etichettando i bambini come affetti da 'deficit d'attenzione', 'disturbo dell'apprendimento', 'disturbo matematico', 'dislessia' e via delirando. Meglio farebbero a rivolgere le loro 'cure' agli autori di certi testi scolastici o a chi ne consiglia l'acquisto, ché in questo turbinare di autori criptici, psicologi onnipresenti e studenti irrequieti, mi sembra che gli unici sani di mente siano proprio questi ultimi.
Cordialità
Alberto Brugnettini
Milano

Voi che ne dite?
Per aspera ad astra!

venerdì 12 gennaio 2007

Che tristezza mi fa! Chi? Il ministro Bersani

Che tristezza che mi fa Bersani.
Un vecchio comunista che si propone come liberalizzatore.

Non ci capisco più niente in questa politica italiana.
Non è più politica. 
Non c'entra niente con la polis, la città nè con noi, popolo italiano. Tanto geniale, quanto menefreghista.

Non mi scandalizzo se qualcuno ha seguito un'idea e poi la cambia.
Bravo, bene. Si fa anche così.

Ma io di liberalizzazioni non ne vedo.


Vedo solo un governo che pare asservito ai GRANDI poteri.
Fanno leggi che disturbano piccole classi economiche ma se si segue il flusso dei soldi, chi si ingrassa tra nuove pensioni e presunte liberalizzazioni sono sono le multinazionali e la grande distribuzione.

Le farmacie, ad esempio non sono state mai ben viste da me.
Ma perchè, invece, di far vendere i farmaci nei centri commerciali non si da la possibilità di togliere il monopolio delle farmacie facendone aprire di più e cambiandone radicalmente la struttura.
D'altronde cosa sono le farmacie? Dei negozi? Oppure dei centri professionali con medici che ti consigliano?
In un posto dove vendono pannolini e giocattoli?

E la benzina nei supermercati?
Beh, così il prezzo si abbassa di almeno 10 centesimi per la concorrenza. Le famiglie italiane potrebbero risparmiare fino a 78 euro all'anno.
Certo!
Se tutti non andassero più dai benzinai.
Ma ammettiamo anche che risparmiamo ben 78 euro all'anno.

Cosa ne faremmo di questi 78 euro?
Ci metteremmo dell'altra benzina e andremmo da qualche parte giusto per non lasciare il serbatoio pieno.
Ecco cosa succederebbe.

Basterebbe che Bersani insegnasse agli italiani a guidare senza schiacciare l'acceleratore a fondo e ogni automobilista risparmierebbe alemno 200 euro l'anno.
Basterebbe che ogni italiano spegnesse la sua auto quando si ferma dinnanzi al semaforo e risparmierebbe 500 euro l'anno.
Basterebbe costruire le macchine ibride benzina-elettrico che si ricaricano quando c'è il motore a scoppio ma che sotto i 50 all'ora vanno a batteria.
Si risparmierebbero ogni anno almeno 2000 euro.

E non pensate che sia difficile. Basterebbe che il geniale Bersani creasse una legge che obbliga le case automobilistiche a costruire le macchine ibride e il gioco sarebbe fatto.
Ma, poverino, è solo un ministro. Non può farlo. Non ha il potere di schiacciare i piedi alle multinazionali dell'automobile.

Già li vedo i nostri (e altrui) politici sussurrare piano:
" Scusi signor Ford, signor Mercedes, signor Toyota, signor Fiat posso promulgare questa legge? Non vi da fastidio, per niente...."

Euro 4, euro 3, euro cosa?
Ma cosa ci vuole a decidere che da una certa data c'è una macchina più pulita e basta!
Ma sentirò Bersani. Lui, ex-comunista, padrone ormai della moderna economia ce lo insegnerà prontamente.

Per aspera ad astra!