𝐈 𝐂𝐀𝐍'𝐓 𝐒𝐄𝐄 𝐀𝐍𝐘𝐓𝐇𝐈𝐍𝐆!
Geremia apre il pugno e miete molto più grano di quanto avrebbe mai pensato.
C’era un tempo, un cane che si nascondeva nei pertugi della metro.
Ora solo vaghe graffette disadattate mi tendono la mano e salutano frettolosamente.
Lascio il posto ad un altro viandante.
Sono le 5 del pomeriggio nell’orologio del boia.
Il senso del tempo, per me, sta scorrendo molto lento.
Nuotare, sai amico, nuotare al centro dell’universo dove scogli e maree si nascondono e lasciano aperte ferite.
E feritoie, di qualche castello che solitario vaga immemore nella taiga spingendo avanti il carrello della spesa in una corsa inutile, vanagloriosa e incline al litigio.
𝘐 𝘤𝘢𝘯’𝘵 𝘴𝘦𝘦 𝘢𝘯𝘺𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦.
È sempre così.
Un ritmo forsennato, di bicchieri tintinnanti, di gioie lancinanti, di banchetti straripanti, di bambini saltellanti, di immagini festanti, di ipocrisie galoppanti.
È sempre così, in un tempo che si ripiega su se stesso, un una curva di Gauss, in un loop da serie tv di second’ordine.
Le scene seguono le scene.
E le persone sono figuranti, effetti speciali, insulse macchiette, semplici adesivi omaggio nella confezione dei formaggini nel banco frigo.
𝘐 𝘤𝘢𝘯’𝘵 𝘴𝘦𝘦 𝘢𝘯𝘺𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦.
La mia croce, quella sghemba e irriconoscente, quella irascibile e iraconda, quella torbida ed esilarante di accademica memoria.
C’è un substrato. C’è uno spessore.
Che cresce. Sopra il cuore.
Che diventa esso stesso un universo di suoni, poesie, lacrime, batticuore, erezioni, esplosioni, respiri pesanti, corsa nei campi, risate a crepapelle, carezze delicate, sguardi di affetto, pelo di gatto, sapore acido di limone, sabbia fastidiosa, vento umido, arsura nella gola, graffette e touchdown.
C’è qualcosa che cresce.
Ma non giunge mai a conclusione.
𝘈𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘣𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰.
Tutto è li. In quell’arpeggio che si frantuma l’anima, che ti spezza la coscienza.
Quell’unico accordo suonato in distorsione che ti lacera il cuore e ti mette a nudo.
Perché tu non sei nient’altro che un ribollire di lava in un vulcano.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un corpo di uomo, 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un corpo di donna.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 una scimmia nuda.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un consumatore, un investitore, un compratore, un cliente, un marito, un figlio, uno studente, un grossista, un commerciante, un paziente, un infetto.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 queste etichette.
𝘚𝘦𝘪 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘣𝘰𝘭𝘭𝘪𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘢𝘷𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘷𝘶𝘭𝘤𝘢𝘯𝘰.
Senza forma e che mai si può toccare.
Io altro non vedo. Perché I can’t see anything, non riesco a vedere niente.
Non vedo.
Ma percepisco tutto.
E comprendo ora che questo è tutto ciò da cui devo partire, è tutto ciò che sono.
È tutto ciò che sarò mai.