venerdì 5 maggio 2006

Vendere l’anima al diavolo.

Buongiorno cari signori, sono io: il diavolo. O perlomeno un suo patetico surrogato. Anche a fare gli avversari di Dio ci vuole impegno. E non ci si può improvvisare.
Passeggiavo in questi giorni per le vie del mondo.
Guardando persone e bramando anime.
Vuoti, gusci vuoti.
Dove sono le anime?
Vedo corpi che danzano, corpi che parlano, corpi che viaggiano veloci in sedili di pelle accarezzando strumentazioni elettroniche rivestite in radica di noce.
Vedo corpi che si prostituiscono, corpi che cercano corpi.
Corpi che godono soli.
Corpi illusi di non essere soli.
Ma un corpo non è nient’altro che una solitudine solidificata con forma ominide.
Vuoti, gusci vuoti? Con cosa riempio il mio asfittico, estraniato, demagogico, pallido inferno.?
Tremo dinnanzi alla mia inutilità in un mondo di corpi. Che gusto c’è a traviare chili di carne e sangue? Ci riuscirebbe un bambino.
Voglia di abbandonare questo gioco. Certezza di non volerlo più giocare.
Tutto si basa su un punto di vista. Poichè un oggetto è NULLA senza un soggetto che lo osserva. Tutto si basa su un punto di vista. Il punto di vista siamo noi. E osserviamo. E il mondo prende vita.
E il mio nuovo punto di vista è che appendo le corne e gli zoccoli al chiodo. Basta inferno. Basta gironi infernali.
Questo è un mondo di corpi. Non c’è più spazio per me. E gli uomini sono diventati autonomi nel dannarsi.
Che senso ho in tutto questo? Sono abbastanza grandi e smaliziati per cavarsela da soli, per creare un nuovo inferno sulla terra.
Io cambio gioco. Divento un altro punto di vita.
Gusci vuoti. Gli uomini perdono il contatto con se stessi.
Guardano ma non vedono. Guardano ma non vanno oltre il proprio corpo.
E si identificano con quest’ultimo.
Corpi. Corpi in Tv, nei giornali, nei discorsi. Corpi in schivitù, corpi da costruire da capo e da mostrare all’ultima fiera della carne.
Basta. Sono stufo di ciò.
Mi innalzo al di sopra e divento ciò che in fondo sono sempre stato.
Uno spirito ribelle.
Ribelle a tutto. Anche al mio destino deciso da un Dio che forse gioca con tutti noi, divertendosi alle nostre spalle a causa del nostro affannarsi.
Ma anche quel Dio è solo un dio creato da noi.
Anche quel Dio è solo una nostra creazione mentale fatta a nostra immagine e somiglianza. Ogni uomo si dipinge il dio che merita. Come egli è, così sarà il suo dio.
Anzi, come egli è così dipinge il suo demonio.
Me.
Ma basta. Il tempo delle parole è finito.
Non vendete l’anima al diavolo.
Siate la vostra anima. E fate si che la terra non diventi veramente l’inferno di questa parte dell’universo.
Per me non c’è più posto.
Questo è il mio testamento e il mio addio.
Buona fortuna a voi. Buona fortuna a me.
E al diavolo, tutto il resto!!

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