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venerdì 6 maggio 2022

Un mondo di immagini

Viviamo in un mondo di immagini.

Viviamo in un mondo in cui la comunicazione è diventata un flash, o una serie di flash.

Video e foto inondano completamente il nostro vivere. Siamo immersi ormai in una cultura di VISIONE, di osservazione.

Ed infatti non riusciamo più a comprendere niente perché viaggiamo come motoscafi sulla superficie delle acque e vediamo il blu senza mai scorgere cosa, sotto il livello dell'acqua, si trova e sostiene il tutto.

E io, qui, in questo blog semi-abbandonato, decisamente retrò, decisamente ancorato al passato, quando internet era dei blogger e non degli influencer/youtuber/tiktoker mi chiedo "Cosa mai ci azzecco con tutto ciò?".

E' logico. Quest'anno vado a timbrare le 50 primavere e quindi è ovvio che transito dalla fase della vita in cui sono alla moda alla fase della vita in cui comincio a essere fuori-posto, anacronistico.

Ma sai una cosa? Questa è proprio una cazzata!
E sai perchè? Perchè è semplicemente un luogo comune.

Certo.... se segui il mio pensiero e leggi i miei post da tempo, sai benissimo quale sia la mia opinione a riguardo. La mia opinione sul convergere dei luoghi comuni è che, comunque, non si può ignorare l'aggregazione degli accordi fra le idee delle persone. Anche quando di bassa lega e totalmente scollegate da un ragionamento dotato di una certa logica e coerenza interna.

Inoltre.... I pensieri e le idee delle persone, quando PENSATI e espressi con sincerità, salgono di livello e diventano originazioni della persona. E in quanto tali vanno assolutamente e genuinamente rispettati.

Una originazione altro non è che un pensiero di qualcuno su di se, sugli altri e sulle cose. E' qualcosa che testimonia come lui sta o si sente. Una originazione NON E' un pensiero di un altro che io ritrasmetto. E' qualcosa che riguarda me o il mio universo mentale ed emotivo.
E in quanto tale, assurge a entità che merita rispetto a prescindere.
Anche quando è una colossale cazzata.

Domanda: "Ma se una originazione è una colossale cazzata, merita sempre rispetto? E quindi non possiamo mai contestare una originazione che sia una cazzata e le persone sono libere di dire tutte le cazzate che vogliono?"

Risposta: tutte le originazioni delle persone meritano rispetto! Tutte. Ma la parola rispetto significa solo che non odiano qualcuno perchè dice o pensa qualcosa. Non intendiamo togliergli la patente di essere umano o la libertà di parola.
Se però pensiamo che sia una cazzata, abbiamo il pieno diritto di dirlo. Se pensiamo che dirlo sia utile.

Le colossali cazzate possono essere contestate ma sempre con il rispetto del fatto che qualcuno possa dirle. Se poi le originazioni sono dannose, chi le fa si prenderà la responsabilità delle conseguenze delle sue originazioni.

Perchè si agisce così? Perchè il rispetto della libertà di parola è la più grande conquista dell'essere umano ed è un patrimonio talmente grande che va difeso a prescindere.
Anche da chi abusa di tale diritto. 
Perchè non è inconsueto che qualcuno, usando la libertà di parola, intenda mettere a tacere chi sta usando (ma anche abusando) la libertà di parola.

In questi ultimi 2 anni, la cosa si è vista in modo abbondante riguardo le tematiche si-covid / no-covid, si-vax / no-vax e si-greenpass / no-greenpass. In cui spesso espondenti delle diverse visioni delle cose in opposizione avrebbero mandato al macello chi non la pensava come loro.

Ho sentito, personalmente, molte posizioni di mancanza di rispetto per le altrui posizioni. Sia da chi era schierato con un lato e chi era schierato con l'altro. E questa penso sia stata la sconfitta più grande. 

In ogni caso non sono vecchio nè anacronistico. Non a priori. Lo posso essere perchè non mi piace che il mondo della parola e dell'idea venga abbandonato.

Non mi piace questo modo di vivere le cose basato su immagini, video e superficialità.

il mondo dei blog è quasi chiuso. E' come il teatro con l'avvento dei cinema, come il monopoli con l'avvento delle Playstation, come la poesia con l'avvento dei social network.
La realtà è che nessuna di queste cose morirà.
Come non morirà il libro di carta o il fumetto con l'avvento delle nuove forme digitali di espressione.

Andrà in difficoltà. Certo. Diventerà un prodotto di nicchia. Certo.
E se così sarà, ne terremo conto.

PER ASPERA AD ASTRA!

sabato 22 febbraio 2020

Cosa penso dei social network?

La cosa più strana che mi riguarda è il fatto che, non infrequentemente, mi ritrovi a essere coinvolto in qualcosa, mi ritrovi a essere esperto o informato su qualcosa ma allo stesso tempo essere in disaccordo con quella cosa.

Sembra strano ma si può essere in disaccordo con qualcosa pur essendone esperti, pur usandola e pur essendone uno dei primi utilizzatori.

Questo fatto è ciò che esattamente mi succede con i social network.
Ho cominciato ad usare i social network molto tempo prima che essi diventassero un MUST per le persone, che acquisissero questa influenza dominante e pervasiva che ora anno.
Non voglio dire stupidate ma mi pare che la mia prima iscrizione al re dei social sia di fine 2008, quindi ben 12 anni fa.

E prima di quello già partecipavo ai forum e già scrivevo su piattaforme di blog (gli antenati dei social).

Il mondo social non mi è estraneo. 
L'ho usato per relazionarmi, per conoscere persone e per divertirmi.
L'ho usato molto per lavoro e ho usato le mie conoscenze dei social in campo aziendale per me e per altri imprenditori curando la loro promozione in questo senso.

Attualmente ho un profilo Facebook, un profilo Instagram, un profilo Twitter e un profilo Linkedin.
Oltre a questi gestisco varie pagine e vari altri account di tipo aziendale o culturale, anche su altri social come Youtube o Vimeo.
In passato ero attivo anche su altri social, che adesso non uso più come Pinterest o Google+ o Xing o Viadeo.

Ma quindi penso bene dei social network, visto che li uso da tempo?
Una risposta in senso affermativo o negativo del fenomeno sarebbe superficiale e irresponsabile.
Ma se proprio venissi costretto a scegliere fra un si, ne penso bene e un no, ne penso male, al momento direi no, ne penso male.

Facciamo però un passo indietro.
Cosa sono i social network? Essi sono solo un modo per collegarsi ad altre persone. In realtà una discoteca o una piazza di paese non sono nient'altro che un social network.


In questo senso ho sempre ritenuto i social network basati su internet tramite i computer un fenomeno positivo.
Ed è per questo che ho sempre fruito di questi strumenti.


Ritengo che tutto ciò che possa mettere più facilmente in relazione le persone sia una cosa positiva.
Ne discende conoscenza, creatività, crescita e anche fratellanza e amore.

Ma....

Ciò che ho imparato in questa rivoluzione culturale totale che è stata l'avvento di internet prima e degli smartphone dopo (che altro non hanno fatto che ampliare a dismisura la penetrazione di internet nella nostra vita quotidiana) è che uno strumento rimane sempre uno strumento.

Non è Dio, non è necessariamente una soluzione, non è necessariamente una cosa buona.


Uno strumento è una potenzialità.
Sta a chi lo usa deciderne gli usi e gli effetti.

Internet prima e i social network sono una grande potenzialità. Probabilmente la più grande dopo la scoperta dell'energia elettrica.
Ma questo sono e questo rimangono: strumenti - potenzialità.
Possono essere una soluzione, possono essere una cosa buona. Ma non è detto che lo siano.

Quello che ho imparato è che la capacità di chi li sua di comprenderli e saperli gestire è più importante delle loro potenzialità intrinseche.


Ma i social sono arrivati ed esplosi in un attimo.


E le persone non erano preparate per questo. Non erano culturalmente e umanamente mature.
E i social non hanno fatto altro che amplificare le insicurezze e le debolezze di una società fragile e decadente, che in realtà si sta dirigendo (secondo me) verso la propria autodistruzione.

Concetto terribile, apparentemente catastrofico ma inesorabile se analizzato nella semplicità dei suoi fondamenti.

Penso che i social network siano un'occasione persa.
Le persone li usano per rimorchiare e per cazzeggiare. E ci sta. Anche piazze e discoteche sono stati usati per questo.

Il problema è che troppi prendono seriamente l'uso dei social network pur se il loro approccio è da "rimorchio" o da "cazzeggio".

La mancanza di educazione comunicativa dell'uomo (donna) medio del 2020 in questa società post-industriale che abbandona i dati stabili di una cultura secolare per lasciarsi andare all'anarchia di valori collettivi per una adesione non ragionata a scale di valori individuali è la causa del pessimo uso dei social.



Non vedo persone che usano questi strumenti per comunicare idee ed emozioni che siano costruttive.
Ma spesso l'uso dei social è fatto per parlare del niente spacciandolo per qualcosa. Passi la foto del gattino che mangia nel cortile (niente da appuntare). Ma se tutto l'uso che si può fare di un social sono
1. Frasi fatte, trite e ritrite che niente hanno a che fare con la vita concreta di chi la posta.

2. Foto di vita quotidiana inutili come uno scolapasta per raccogliere la pioggia.
3. Post ostili, critici e di lamentela.
4. Spazio a fake news, a notizie di altri giornali, siti, tv etc.....
è veramente triste.
E' come vedere qualcuno che ha una Ferrari e la usa per piantarci dentro i cactus e altre piante grasse riempendole di terra.


Cosa penso dei social network? Che siano ancora una occasione per conoscere.
Che siano un bellissimo modo per dare democraticamente a tutti la possibilità di esprimersi.
Ma se invece che aumentare la possibilità di comunicare, questi social danno solo la possibilità di veicolare odio, risentimento, astio, disaccordi, inutilità, superficialità, menzogne e altri aspetti di bassa lega....
Non so se il gioco di tenerli aperti valga la candela.


Cosa fare? Chiuderli?
I social vivono di vita propria. Non è più possibile d'imperio chiuderli.

E chiudere i social può solo farci dimenticare che non sono loro il problema ma chi li usa.
Ma verità è che ognuno dovrebbe essere più responsabile nell'usarli e forse una restrizione all'entrata dell'uso dei social non sarebbe una cattiva idea. Irrealizzabile ora come ora ma concettualmente il punto.
Probabilmente si potrebbe creare un nuovo social (e secondo me così avverrà), un nuovo modo di fare social in cui escludere questo modo di approcciarsi.


Cosa penso dei social network? Tutto il bene e tutto il male possibile.
Però rappresentato l'uomo come è oggi.

Con le sue potenzialità (sempre) e le sue miserie (purtroppo).


Per Aspera ad Astra.

venerdì 30 novembre 2018

Il blog è morto: viva il blog!

E' moltissimo tempo che non scrivo su un mio blog. 
In modo totale da almeno 2 anni, ma in modo non continuo da moltissimo tempo.

Non è più tempo per i blog. La realtà è che il blog, la comunicazione 2.0 che è nata sul web negli anni 2000 è completamente morta.
Il blog è morto. Non esiste più.
 
Quindi W il blog.

Cosa è successo? Semplice: sono arrivati i social network. Facebook in primo luogo, poi Twitter. E poi Instagram, Snapchat ma anche Whatsapp e Telegram.... Solo per citare i fenomeni più importanti e diffusi.
Tralasciando le piattaforme meno riuscite o quelle che hanno anche gettato la spugna.

Quando il mondo del blog comparve, fu per me (e per molti altri) amore a prima vista.
Vi era la possibilità per tutti (la democrazia della comunicazione elevata alla massima potenza!) di poter avere un proprio spazio libero dove poter portar avanti un argomento o un personale punto di vista.
Uno spazio in cui la persona potesse esprimersi, dar libero spazio alla sua creatività personale.
Con maggiore o minore successo stilistico, grazia, correttezza grammaticale e coerenza filosofica.


Il blog era (è) l'elogio della libertà di comunicazione. Ma con un minimo di regole. Un minimo di apporto creativo, un minimo di preparazione.
Giusto un minimo. Just a little bit. Giusto un poco.
Ma quel poco era il fondamento prima della perdizione.

Umberto Eco, in un convegno disse:
"
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità"

Per quanto in quello stesso convegno, Eco descrisse anche le potenzialità positive dei social network (link al video integrale con le sue dichiarazioni https://www.youtube.com/watch?v=u10XGPuO3C4), non vi è dubbio che la sua posizione sia estremamente tagliente e dura.

Qualche tempo fa non condividevo al 100% questa posizione. Ora, per quanto pensi che il problema non sia il social network in se e per quanto continui a vedere, come Eco, le potenzialità positive dello strumento, mi sono traslato su un accordo quasi totale su questa posizione.

Ecco perchè il blog è morto! E' stato ucciso dai social network.

Perchè almeno.... un tempo.... per scrivere un articolo su un blog... dovevi per forza metterti li, tranquillo, in un posto, una scrivania con un computer a scrivere qualcosa.
Dovevi costruire un messaggio, architettare le frasi, imbastire un discorso e rendere il tuo post qualcosa di dignitoso. Anche quando fosse stato un semplice esprimere un proprio stato d'animo vi era l'aspetto della riflessione.
Il tendere la corda dell'arco e entrare in tensione mirando l'obiettivo prima di scoccare la freccia. Capite?

I social network hanno distrutto tutto ciò. Hanno distrutto il momento di raccoglimento, hanno distrutto il senso unico e unitario del blog.
Adesso sei sempre dentro un flusso inarrestabile di notizie, foto, video, film e (ma guarda un pò!) pubblicità. Di ogni sorta. Utile e inutile.
Sei sempre nel wall, nel muro, nella bacheca. Tu e qualche altro di centinaia o migliaia di persone.
Nel social non c'è un disegno unitario di espressione.
Tu hai un "tic" e allora posti. Può essere un pensiero dell'istante, una foto, un momento privato e così via. Niente di particolarmente sbagliato ma è tutto un pasticcio.

Confuso, confusionario, senza capo nè coda, senza un inizio nè un termine. In un flusso caotico di news, fake news, condivisioni e faccine.


Ecco. Condivisioni!! I social sono diventati il regno della condivisione.
Non ci sono più persone che scrivono o descrivono. Ci sono persone che condividono.

E tutto diventa il regno della citazione, del dire qualcosa con le parole di un altro.
Chi scrive sui social è diventato colui che informa il prossimo con la ritrasmissione di un altro messaggio.
Non ci sono autori sui social network. Solo antenne e ripetitori di segnale.
Condivido quindi esisto.

Ecco perchè il blog è morto.
Perchè il social è più veloce, lo usi mentre caghi, mentre sei alla fila delle poste, mentre sei in palestra o al mare.... Puoi dire il tuo "niente" spesso e volentieri.
Non perchè qualunque cosa detta da qualunque essere umano non sia importante di per se... LO E'.
E' lo strumento che butta tutto in un unico pentolone e minimizza e ridicolizza tutto.
Un piatto di cucina "povera" ha la sua dignità. Perlomeno dei suoi estimotori.
Ma se in un enorme pentolone buttiamo dentro fonduta, pasta al pesto, aragosta, carciofi sott'olio, tiramisù, lasagne, polpette di tonno, kebab, moscardini e salse a profusione che ne salta fuori? Un super alimento?

Il blog è morto. Viva il blog. Perchè ora che quasi tutti sono scappati da questo modo di comunicare, esso può essere gestito da chi ancora lo ama.
Da chi pensa che la velocità non sia sempre un buon compagno di viaggio e che non tutto deve essere immolato all'altare della fretta, della superficialità, della "condivisione" che si attua premendo un tasto.

Che ci inganna dicendoci che siamo più vivi.
Ma che ci sta seppellendo nella mediocrità di questa società che sembra si innalzi verso mete più elevate ma che, invece, ci sta trascinando nell'abbandonare tutti quei valori e dati stabili che facevano di noi persone migliori di quello che siamo oggi.

Torno a scrivere sul blog.
Perchè non fuggirò dai social network.
Non fuggo da niente.
Però torno a dare importanza a ciò che è più importante.
E la creazione è più importante della condivisione.
Per aspera ad astra!


lunedì 17 ottobre 2011

Gli scontri di Roma

Venerdì sera, parlando con un amico, gli ho detto:
"Vedrai che domani a Roma succede un macello. Ci sono troppi fattori e indizi che me lo fanno pensare!".
Stamattina, questo amico mi chiede quali fossero i fattori e gli indizi che mi hanno fatto capire che una manifestazione pacifica di dissenso di molti tipi di classi sociali (ragazzi senza lavoro, precari, anziani e via dicendo) sarebbe sfociata nella (ormai) solita guerrilla cittadina fra persone incappucciate e decise a distruggere quanto trovano per strada e forze di polizia.
La mia idea è che il livello di consapevolezza medio della attuale società (italiana ma anche occidentale) stia lentamente crescendo. Consapevolezza che passa dall'individuo e arriva alle complesse o meno complesse tecniche di controllo e sottomissione di lobby e ricchi individui nei confronti dei popoli e delle masse.
Anni fa, ebbi modo di partecipare ad una conferenza il cui tema attualmente esula da questo contesto. Ma il relatore, mentre cercava di spiegare una certa cosa, rimarcò che l'attuale società oscilla su un livello di tono emotivo che si approssima alla paura o alla diffidenza (in realtà emozioni vicine ed affini).
La sua tesi, che io sposai e sposo tutt'ora, era che il popolo poteva andare verso il basso oppure poteva avere un risveglio di coscienza. Paradossalmente un peggioramento della consapevolezza avrebbe avuto cause peggiori ma meno traumatiche. In pratica la società sarebbe sprofondata lentamente verso l'afflizione, la depressione e l'apatia fino ad essere controllata senza colpo ferire.
Un cammino verso l'alto, verso la libertà individuale e sociale, avrebbe invece contemplato il passaggio verso stadi intermedi in cui la rabbia l'avrebbe fatta da padrona.
Il concetto era veramente semplice. Questo relatore ci diceva:
"Immaginate che ogni singolo individuo e interi gruppi sociali pian piano si accorgano di ciò che veramente sta succedendo su questo pianeta e di come controllino e pianifichino le nostre vite. Attraverso i mass-media, la pubblicità, il cinema, i soldi e l'economia.
Cosa succederà quando l'uomo della strada si accorgerà di essere stato ingannato per tutto questo tempo? La prima cosa che farà sarà quella di spaccare tutto!!"
 
Il concetto è che, ovviamente, ciò che alcuni individui hanno fatto non è giustificabile in alcun modo.
E' solo che non è possibile creare degli antefatti e meravigliarsi delle conseguenze.
A chi di noi è più volte balenato in testa di voler prendere qualcosa e spaccarla per rabbia?
Io personalmente sto di fronte a fatti e situazioni che mettono alla prova la mia capacità di contenermi.
Ingiustizie sociali, diseguaglianze, immoralità e disonestà portano il buono ad arrabbiarsi.
E la rabbia si diffonde contagiosa.
E quando l'ira prende piede è difficile contenerla in spazi razionali. Ed è difficile che non venga indirizzata su cose e persone che non c'entrano niente.
Nessuno in questo blog osanna la violenza e il teppismo. Tra l'altro personalmente sono sempre stato molto in disaccordo con qualsiasi movimento anarchico rivoluzionarista. Di ogni tipo di colore politico.
Sono per l'evoluzione e non per la rivoluzione.
Perchè le rivoluzioni portano sempre a nuovi dittatori o nuove dittature, aperte o mascherate che siano.
Una rivoluzione è solo un fatto emotivo. E' ribellarsi a qualcosa di ingiusto, non correggere ciò che è ingiusto. Così si finisce per cadere dalla padella alla brace.
Sarebbe come chi, siccome l'arbitro commette tanti errori durante la partita, pensasse che sia meglio giocare senza l'arbitro. Sai che bella partita verrebbe fuori. Che putiferio! Ricordo alcuni partite da bambini in cui non c'era neanche uno straccio di arbitro...... impossibile giocare.
Chissà che non il politico (che per partito preso e per manifesta irresponsabilità mai penserà di vedere in che modo può migliorare la situazione!) ma il comune cittadino non cominci a riflettere su quanto sta accadendo.
Il corteo di Roma è un messaggio. Non dei disgraziati criminali che distruggono auto, negozi e attentano alla vita di altri normali cittadini come loro (amche se hanno la divisa).
Il fatto in se è un messaggio. Su cui non si può far finta di niente. Un messaggio che non può essere relegato ad un "troviamo i colpevoli e tutto andrà bene!".
Il popolo comincia a mostrare segni di impazienza e di rabbia. Lo fa tramite le sue parti meno controllate e più criminali. In una società sana tali persone non avrebbero avuto neppure l'occasione di partecipare ad una tale manifestazione perchè non ce ne sarebbe stato bisogno.
Non fatevi quindi fregare dai mass media. Tutti adesso parlano dei violenti e degli scontri.
Ma non si parla tanto dei motivi della protesta e delle migliaia di pacifiche persone che hanno manifestato cercando di mandare un messaggio.
Penserò male nel credere che i violenti fossero e siano sul libro paga proprio di coloro contro cui la manifestazione è stata organizzata? Fantapolitica? Chissà, solo il futuro potrà dircelo.
Per aspera ad astra!

giovedì 7 luglio 2011

Libertà di pensiero e la rete

In questi giorni si fa un gran parlare del provvedimento del garante delle comunicazioni sulle nuove, imminenti limitazioni che dovrebbero essere imposte riguardo alle possibilità di espressione nel web tramite siti, blog e quant'altro.
In realtà, per essere più precisi, occorrerebbe dire che i provvedimenti sono in favore al cosidetto diritto di autore.
 
Esiste un diritto di autore. Tale diritto è sia ideologico (il diritto a venire riconosciuta la paternità di una certa opera) che economico (il diritto a guadagnare dall'uso e la commercializzazione di una certa opera).
Personalmente credo sia impossibile pensare che il diritto di autore venga bandito dalla nostra società.
E' immorale sia da un punto di vista filosofico che umano.
Così come pare autoevidente il fatto che chi crea qualcosa debba avere il diritto di avere dei profitti da questa creazione.
 
Ma il mondo, lo sappiamo, è complesso e le cose si mischiano al punto di diventare indistinguibili l'una dall'altra.
La realtà è che esistono 2 grandi guerre sul web: la prima è quella contro l'uso non autorizzato di materiali, fotografie, video, musica, libri e software senza l'autorizzazione dei diretti proprietari o licenziatari delle creazioni. La seconda è la guerra dell'informazione controllata contro l'informazione libera.
L'informazione libera è l'aria che tiene in vita una società. E' il pneuma che entra ed esce dai polmoni della società e la nutra. Senza informazione libera, la società umana morirebbe così come farebbe un corpo lasciato in uno spazio senza ricambio d'aria. Semplicemente morirebbe per asfissia.
 
Queste 2 guerre hanno gradi diversi di liceità. Ovvero è lecito riordinare il settore del diritto d'autore, attraverso opportuni provvedimenti ma non è lecito combattere l'informazione libera.
Ovviamente, nel secondo caso, occorrerebbe definire esattamente cosa intendiamo per informazione libera. Informazione libera è la possibilità di esprimere la propria opinione, di portare alla luce fatti, di gettare nuove chiavi interpretative su fatti esistenti. Informazione libera non è scrivere deliberatamente menzogne, gettare fango e calunnie sugli avversari o utilizzare materiali personali protetti da privacy o da diritto d'autore.
Come si può ben vedere sono cose profondamente diverse.
Attualmente la quasi totalità di Tv e giornali è nelle mani di alcune lobby il cui interesse per informare le persone è inesistente e l'interesse per creare della disinformazione è massimo. Ma non è neppure una semplice questione di dis-informare. E' una questione di creare un bombardamento continuo di scenari sociali generali e di comportamento individuale che siano congrui con le politiche di marketing delle lobby.
La TV e i giornali sono solo le sentinelle che difendono il fortino. Lo fanno disinformando e distrando le masse. Sono strumenti di distrazione di massa (parafrasando i miti strumenti di distruzione di massa di Saddam Hussein, mai trovati da Bush e soci). E il fortino sono gli interessi economici di chi le TV e i giornali li possiede. Ovvero vendita, vendita, vendita e sfruttamento delle risorse alla facce della maggior parte della popolazione.

La rete internet è stato un piede di porco che ha permesso di spezzare il circolo chiuso dell'informazione ufficiale. Adesso chiunque può mettere su un blog e dire la sua. Magari in malo modo ma può con relativa facilità portare alla conoscenza di molti informazioni che prima era impossibile veicolare.
La rete è uno strumento di libertà. O meglio può esserlo.
Un modo per rendere la rete uno strumento migliore è tutelare ancor di più il diritto di chiunque dire ciò che pensa. Ma questo ha un limite logico e filosofico.
Il diritto ad esprimersi non è UGUALE al diritto di distruggere o ledere l'altrui reputazione. Il diritto a comunicare non EQUIVALE al diritto di diffamare.
Se io dico qualcosa che è falso, perdo immedatamente il diritto a continuare a comunicare. A meno che non mi prenda completa responsabilità di quanto detto. Il che equivale, in termini più semplici, a pagare le conseguenze di quanto detto.

Quindi io non mischierei lotta alla libertà con la lotta al diritto di autore.
Qualcuno, questo è ovvio, vuole limitare in Italia la libertà d'azione dei blogger. I blogger sono persone che non è possibile controllare. E che pian piano si stanno creando la loro reputazione. Beppe Grillo sta creando con un blog un movimento culturale e politico come da decenni non se ne vedevano. Usa la sua presenza scenica e i suoi indubbi meriti oratori ma permette che una informazione alternativa viaggi liberamente. Poi si può concordare o meno su tutto quello che dice.

Sul diritto d'autore è da anni che la rete pretende che si trovi un metodo. La questione del TUTTO GRATIS è una scemenza.
In natura non esiste niente GRATIS. Perchè ogni cosa prodotta ha utilizzato materia, energia, tempo e abilità per venire alla luce. Quindi ogni cosa ha un costo.
Piuttosto bisognerebbe discutere se le cose hanno un costo corretto.
Da anni è possibile scaricare gratuitamente la musica attraverso internet. E' giusto? Appare ovvio che non lo sia. Non tanto come azione singola ma come situazione generale. Non possiamo criminalizzare il ragazzo o l'individuo perchè ha scaricato decine e decine di canzoni.
In fondo è la stessa cosa che facevamo da ragazzi quando soppiavamo le cassette magnetiche.
Ma c'è una differenza sostanziale. Che un tempo questo avveniva tramite i contatti umani. E le registrazioni non erano mai all'altezza degli originali in quanto copie analogiche.
Adesso si prendono le copie digitali, in tutto e per tutto uguali all'originali, e le si prende così. Senza dare niente in cambio. Si, magari offrendo le proprie canzoni come condivisione.

Ma se singolarmente la cosa è di poco conto, alla fine vi è un attacco a chi lavora e si impegna perchè quella musica venga prodotta e distribuita.
Forse, solleverei la questione su quanti soldi vengano distribuiti a moltissime persone della filiera della vendita. Discografici, rivenditori, etc. Apple, con il suo Itunes, ha dimostrato che un prezzo giusto, porta le persone a rifiutare il meccanismo di sharing illegale.
Adesso vi è lo streaming di film. Ma anche qui sarà una questione di tempo.

In ogni caso, continuaiamo a vigilare affinchè nessun blog venga paragonato ad una testata giornalistica e ci sia alcun tipo di limitazione alla pubblicazione di qualsiasi cosa.
Se poi qualcuno viola i diritti di qualcun altro o usa la menzogna per danneggiare, esistono già le leggi per tutelare i diritti delle parti lese.
Lavoriamo affinchè questi diritti vengano tutelati meglio e con più velocità.
Per aspera ad astra!

giovedì 23 giugno 2011

Qualcuno mi dice "Perchè ce l'hai con Berlusconi? Sei di sinistra anche tu?"

Sono di sinistra io?
Premessa: io non credo più che, nella situazione politica e sociale attuale, la dicotomia (divisione filosofica) fra destra e sinistra sia un buon strumento per interpretare e descrivere il mondo che ci circonda e la politica in generale.
La premessa è importante perchè da questo concetto di base si comprende che chiedermi se io sia di sinistra o di destra non abbia molto senso. Ma non voglio accontentarmi di questa semplice risposta.

Definiamo almeno in modo molto generale e approssimativo cosa possiamo intendere oggi con Sinistra e con Destra.
Partendo dall'analisi che anni fa faceva il politologo Nomberto Bobbio riguardo alla distinzione fra destra e sinistra, possiamo dire che nel tempo si è consolidato un criterio con il quale distinguere questi 2 grandi orientamenti politici. E questo criterio ha a che fare con l'enfasi che viene data, nella contrapposizione fra eguaglianza-diseguaglianza degli uomini, alla preponderanza di uno di questi 2 aspetti.
Lo scrivo più semplice.
Partiamo da principio che negli uomini vi sono componenti di dis-eguaglianza (abilità personali, attitudini, singolarità, talenti, cultura, razza, eredità genetica), o meglio di diversità, uniti a elementi di uguaglianza (stesso trattamento di base, rispetto delle idee e delle minoranza, diritto all'accesso a informazioni, risorse, lavoro, etc.).
In questa bilancia di elementi di singolarità-elementi di uguaglianza, chi è di destra pensa che siano predominanti gli elementi di singolarità pur sapendo che non si può ignorare gli elementi di uguaglianza. Chi è di sinistra pensa che siano predominanti gli elementi di uguaglianza pur sapendo che non si possono ignorare gli elementi di singolarità.
All'estrema sinistra abbiamo chi pensa che l'uguaglianza sia totale e che debbano essere combattute tutte le forme, anche minime, di singolarità. Quindi, di fatto, tutti gli uomini debbono essere uguali individualmente, economicamente e così via. In quest'area dovrebbero essere quindi forti le spinte al cambiamento di una scena sociale che mostra evidenti scene di disuguaglianza.
All'estrema destra abbiamo chi pensa che la singolarità delle persone sia totale e che la scena sociale è solo il naturale risultato delle diverse abilità/fortune dell'uomo e che la libertà del singolo debba essere tutelata al massimo. Quindi in quest'area abbiamo quindi una forte spinta al conservatorismo e un'avversione alla confusione e al cambiamento.
In mezzo a questi estremi ci sono incredibili sfumature e varianti della cosa. Mischiate con altre dicotomie che complicano la scena. Ci sono i laici/materialisti contro cattolici/religiosi. Ci sono i capitalisti contro i comunisti che si scontrano sul fattore della proprietà dei beni e così via.
Un tempo le posizioni sullo scacchiere politico erano più profonde e più facile era capire cosa fosse di destra e cosa di sinistra.
Di sinistra era il comunismo, l'attacco alle moderne forme di stato, l'antagonismo ai poteri consolidati come le lobby economiche o il potere del Vaticano.
Di destra era essere moderati (nelle parole e nei comportamenti), rispettosi dei modelli educativi vigenti, della proprietà, dell'ordine sociale.

Qualcuno mi dice: "Perchè ce l'hai contro Berlusconi?"
I motivi per cui reputo quest'uomo una sciagura sono troppo lunghi per essere trattati qui.
In un prossimo post lo farò. Ma avevo bisogno di queste premesse.
Di sicuro "avercela" con Berlusconi non è più un fatto di destra o di sinistra.
Chi pensa di essere di sinistra può avercela con Berlusconi e detestarlo perchè è ovvio, visto che si dichiara nemico della sinistra in ogni cosa che dice e fa.
Chi pensa di essere di destra può detestare Berlusconi perchè lui non è di destra nonostante lo sostenga e perchè è una persona indegna di rappresentare chi sa di essere di destra.
Poi c'è chi come me, detesta Berlusconi per il semplice fatto che, da quando è comparso sulla scena politica italiana, ha contribuito più di ogni altro (per l'enorme potere nelle sue mani che non è stato usato o è stato usato in modo negativo) a far precipitare questa splendida nazione in uno scenario praticamente disastroso.
Sia in termini economici che in termini sociali.
Permettetemi quindi di affermare che non mi vergogno di dire che nel 1994, nel 1996 e nel 2001 votai la coalizione di Berlusconi e Berlusconi presidente (a volte votando Forza Italia e a volte Alleanza Nazionale).
Votai Berlusconi perchè pensavo che le proposte del centro sinistra non fossero valide nè in termini di uomini nè in termini di programmi.
Votai Berlusconi perchè seguivo un ragionamento (sbagliato perchè fondato su premesse false) semplice: cioè che un uomo che aveva dimostrato di sapere creare e mantenere un impero economico potesse applicare le sue abitlità al benessere di un intero paese.

Attualmente l'impatto distruttivo di quest'uomo è talmente grande che penso che mettere al governo qualunque altra persona sia un male minore.
In ogni caso, per aspera ad astra!

sabato 30 giugno 2007

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 3a parte.

Ed ecco così che arriviamo al punto del discorso.
Wikipedia ha confuso la verità con l’esposizione delle opinioni.
I wikipedisti hanno confuso la verità con l’esposizione delle opinioni.
Hanno generato talmente tanta confusione che sono caduti nel supremo errore del giornalismo moderno, quello che ha trasformato la moderna INFORMAZIONE in un gioco al massacro di chi cade, suo malgrado, nella tela di radio, TV o giornali.
L’IMPARZIALITA’!!!!!
Chi è imparziale? Cioè chi non prende parte ad uno scontro, ad una diatriba?

Ma ancora di più, quando bisogna essere imparziali?
Riuscite a vedere il tranello logico delle cose?
L’imparzialità è la bestia che occorre cavalcare quando parliamo di opinioni, di emozioni, di punti di vista, di asserzioni.
Quando non c’è la verità, occorre essere imparziali.
Si dice che i giudici debbano essere imparziali.
Secondo me la cosa non ha senso.
Un giudice deve solo stabilire le responsabilità. Lo fa basandosi sullo studio delle causa e degli effetti.

Un giudice non deve essere imparziale: deve cercare la verità.
Tant’è che un giudice potrà essere imparziale solo in una fase di apprendimento di come i fatti si sono svolti. Quando la verità non è ancora comparsa, ALLORA l’imparzialità domina. E deve dominare.
Ma si vede chiaro come il sole che non appena la verità appare, l’imparzialità cessa di essere necessaria e diventa, anzi, un nemico della verità. Perchè non sostenendo la verità, non prendendosi la COMPLETA responsabilità di quella verità, si diventa nemici della verità e complici della falsità.
Una posizione, dinnanzi alla verità, va presa. Dove sta quindi a quel punto l’imparzialità.
Ma tutto questo discorso cade quando si parla di conoscenza.
Dinnanzi alla conoscenza non si può essere imparziali. Se quella è verità, bisogna affermare la verità.
E qui veniamo a Wikipedia, infine.
SU moltissime voci, Wikipedia rimane, cerca di rimanere imparziale.

Dice questo e poi dice quello e poi dice quell’altro.
Molte cose diverse e una contro l’altra.
Appare evidente che Wikipedia non parla di verità, di cose vere.
PARLA SEMPRE E SOLO DI PUNTI DI VISTA E DI OPINIONI.
E, tra l’altro, di opinioni di una sola parte.
I wikipedisti hanno una filosofia di fondo. Leggendo le voci si vede. Si capisce il loro orientamento politico e filosofico. Si vede quale orientamento hanno nei riguardo dell’uomo, della civiltà, del progresso, della globalizzazione.
E VA ANCHE BENE!
OPINIONI!
Ma allora perchè i wikipedisti non scrivono un giornale, un magazine, una testata giornalistica, un pamphlet filosofico?
Perchè si propongono come un’enciclopedia libera? Libera da che?
Lo dico perchè per molti internauti Wikipedia è diventata un punto di riferimento. Vuoi sapere qualcosa? Leggi la rispettiva voce di Wikipedia.

Questo mi spaventa.
Questo mi spaventa.
Questo mi spaventa.
Isaac Asimov in uno dei suoi leggendari libri di fantascienza, parlava di un futuro decadente dell’uomo in cui la civiltà umana, dopo aver scoperto tutto, cominciava a regredire perchè i suoi scienziati smettavano di studiare l’universo e le cose DIRETTAMENTE.
I ricercatori e gli scienziati prendevano i lavori vecchi di secoli e analizzando e riassemblando quelle ricerche, esponevano nuovi fatti.
Non andavano più sul terreno ma studiavano il mondo studiando gli studi di altri che avevano studiato il mondo attraverso studi di altri.

Così un errore di logica, un percorso di ricerca sbagliato di secoli prima viene continuamente peggiorato con il passare del tempo.
Diciamo………. quello che succede oggi nelle materie umanistiche.
Dati falsi del XIX secolo vengono ingigantiti dalla moderna ricerca.
E le malattie non si curano, e gli uomini sono sempre più infelici.
NON voglio attaccare Wikipedia.
Viva la conoscenza libera. Viva la partecipazione di tutti alla conoscenza.
W i blog, suprema forma di democrazia intellettuale.
Ma stiamo attenti alle trappole.
Wikipedia non è la nuova bibbia.
E’ scritta da uomini che espongono opinioni, non fatti. E li chiamano fatti solo perchè lo hanno letto in qualche altro sito di internet.
Troppi redattori di wikipedia usano il copia incolla. Ma non conoscono veramente se quello che hanno incollato sia vero o no.
E non importa se mille siti lo hanno affermato.
Come diceva qualcuno: NON E’ VERO CHE SE RIPETIAMO UNA BUGIA MILLE VOLTE ESSA DIVENTA UNA VERITA’!
Una bugia è una bugia.
E la storia insegna che quasi sempre è stata una minoranza, a volte un solo uomo a dire la verità ed esporla al resto dell’umanità.
O abbiamo, come al solito, la memoria corta?
Per aspera ad astra!

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 2a parte.

La conoscenza non è qualcosa che ha a che fare con la democrazia cioè con l’opinione di tutti.
Anzi. Specifichiamo. La conoscenza non ha per niente a che fare con le opinioni.
Come al solito, sono le parole che ci fregano.

SONO SEMPRE LE PAROLE, I LORO SIGNIFICATI DISTORTI O INCOMPLETI che mandano le cose fuori strada.
Opinione? Un’opinione è un pensiero che qualcuno fa riguardo a qualcosa. Può essere come egli vede una situazione; può essere l’esposizione delle sue emozioni a riguardo di qualcosa. Ma un’opinione non è una verità. Ci si avvicina o, meglio, ci si può avvicinare. A che? Alla verità!

Dico e sostengo qualcosa che si approssima a come le cose stanno.
Opinione. A volte un’opinione è solo la nostra sfumatura personale sui fatti.
VERITA’? Già……. I pensatori di ogni tempo si sono distrutti cercando di trovare una buona definizione a questa parola, a esaminarne il concetto fino in fondo.
C’è chi è giunto a negare l’esistenza di ogni cosa relegando tutto sotto l’etichetta di “illusione”. Può darsi… Ma in questa illusione ci viviamo e questa “illusione” spesso ci colpisce e ci mette alle corde. Mi sembra quindi veramente superfluo proseguire su quella via.
 
VERITA’? Diciamo che la defnizione più operativa che possiamo usare è: ciò che effettivamente c’è. La verità è ciò che effettivamente accade. Prima delle percezioni e prima delle opinioni.
Su una cosa non ci possiamo ingannare: la verità viene logicamente prima di ogni cosa. Una qualsiasi bugia o alterazione o opinione viene dopo qualcosa che è effettivamente successo: quella è la verità.
Ciò che accade prima delle bugie.
In questi anni la nostra decadente civiltà occidentale ha imboccato la strada delle democrazie.
Pessima idea. Pessimo sistema politico. Ma, come dicevano anche i greci, unico sistema che riesce a funzionare.
Perchè?

Perchè la democrazia si basa sul concetto che ciò che va bene è il punto di incontro, la mediazione di tutte le esigenze e i punti di vista di un gruppo.
Scelta democratica? Quella che accontenta più persone di quelle che rende scontente. Facile, no!
Ma questo discorso, in un modo o nell’altro regge, quando si tratta di aspirazioni, opinioni ed esigenze.
Non esiste un’aspirazione che è vera o una aspirazione che è falsa.
Non esiste un’opinione che è vera o un’opinione che è falsa.
Le opinioni, i sogni, i punti di vista possono essere più o meno funzionali, ordinati, di sopravvivenza ma non c’entrano con la verità.
Esistono e quindi sono veri.
 
Se un mio amico mi dice che non gli piace mangiare la frutta perchè causa il cancro, quell’opinione non può essere falsa. Non è neppure vera. E’ un opinione. Ha un certo grado di relazione con la verità. Ma non può entrare in quella griglia di esame logico.
Forse quell’opinione porta a delle conseguenze disastrose…. Ma perchè?
PERCHE’ QUELL’OPINIONE E’ BASATA SU UNA BUGIA!
Non è l’opinione a essere non-vera. L’ha espressa un mio amico. L’ha detta e pensata veramente. Quell’opinione esiste. Capite la differenza?
E’ la base di partenza dell’opinione a essere falsa (per ora facciamo un esempio: magari è davvero così!).
Ci vediamo nella terza parte di questo lungo post su wikipedia.
Per aspera ad astra!

martedì 19 giugno 2007

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 1a parte.

Finalmente, ho deciso.
Volevo scrivere questo post da un sacco di tempo.
Ma il tempo era poco e l’argomento lungo. Ma più che lungo, delicato.

Delicato perchè, come al solito, devo andare contro-corrente.
E in genere vado contro-corrente delle persone che vanno contro-corrente.
Così non sono nè con la maggioranza e nè con la minoranza.
Wikipedia…… Ormai molti sanno cos’è. Su internet penso quasi tutti. Chi tiene i blog, tutti.

Wikipedia è un’enciclopedia on line gestita da una comunità e potenzialmente aperta a tutti. Nel senso che chiunque può proporsi per creare una voce, per integrarla o correggerla.
Ci sono alcune regole ma il concetto è questo.
Wikipedia è osannata da tanti. Da chi vede in questo modo di fare cultura, sapienza e informazione il futuro della conoscenza. Non di proprietà di nessuna ma libera. Libera da influenze e da lobby.

Ho conosciuto Wikipedia anni fa. Non era molto conosciuta. Non ne avevo sentito parlare nei media tradizionali.
Mi incuriosii. In effetti fui preso da gran entusiasmo perchè l’idea sembrava geniale. Conoscenza libera dalle lobby di informazione.
Partecipai alla costruzione di qualche voce e fu lì che cominciai a vedere che qualcosa non funzionava.
Wikipedia mi fa molta tristezza.
Ma non tanto lei. Alla fine è una creatura come tante ce ne sono nella rete. Belle o brutte hanno diritto alla loro esistenza.
Mi fanno un pò di tristezza le persone che si sono illuse di questa creazione.
E ho un pò paura per i pareri troppo entusiastici per questa nuova forma di sapere.
Non ho molto potere. Non potrò condurre alcun tipo di campagna screditante su Wikipedia per far aprire gli occhi agli internauti.
Giusto qualche post qui e li.
 
Wikipedia è FONDATA su una menzogna: che unendo centinaia di ignoranti e mettendo insieme le loro conoscenze si possa creare una verità.
E parlo di ignoranti e non di stupidi o altro.
Ignoranti viene da i-gnorare cioè “non conoscere”.
Wikipedia ha un altro assioma di base: che l’opinione della maggioranza sia più vera dell’opinione della minoranza.
 
Così se una voce viene continuamente ritoccata e corretta, l’ultima versione, quella che alla fine raggiunge un certo equilibrio, sarà quella vera.
Ma così non è. E la storia dell’uomo ha sempre dimostrato che quasi sempre l’opinione collettiva non è nè la verità nè la cosa migliore. E’ semplicemente la media dei punti di vista e degli interessi del gruppo.
E se politicamente è corretto dare la preferenza alle opinioni della maggioranza (d’altronde la democrazia, l’attuale sistema politico più in voga in questi ultimi cento anni, è la ricerca del consenso della maggior parte delle persone) lo stesso discorso non si può fare per l’esposizione di verità o fatti.
 
Ho esaminato alcune voci di Wikipedia. Ho preso proprio quelle di cui avevo una personale esperienza e che mi permettevano di controllarne la veridicità.
Ho letto delle cose astruse e sbagliate. Verosimili ma sbagliate. E la verosimiglianza è spesso peggio di una bugia evidente. Perchè è più difficile da scoprire e causa maggiori danni.
Il post si è fatto troppo lungo.
Proseguirò in un altro momento.

lunedì 29 gennaio 2007

Che tristezza mi fa! Chi? Il giornalismo

Che tristezza provo a vedere il giornalismo all’opera.
Altolà lettore, ferma i tuoi pensieri, respira un pò e dammi tempo.
So già che starai per dire “beh, mettiamo i puntini sulle I e non facciamo di tutte le erbe un fascio”.

Chi meglio di me si è battuto per secoli per cercare di dare lustro alle piccole differenze, ai particolari lottando contro l’omologazione e il piattume di questa decadente civiltà? Chi mi conosce o mi segue lo sa.
 
Ma qui, come in altri lidi, affronto il problema di petto. A dopo i particolari.
Lungi da me pensare che tutti i giornalisti siano sbagliati o in malafede.
Poveracci molti di loro….. Convinti di essere liberi o di fornire un qualche tipo di servizio alla comunità.
Forse c’è qualcuno che effettivamente lo fa. Ma per farlo deve diventare un ex-giornalista. In genere diventa uno scrittore, o qualcosa del genere. penso a Travaglio, penso a David Icke, e simili.
Qualcuno inorridirà nel mettere insieme Marco Travaglio e David Icke. Forse è qualcosa di ardito ma sono i primi nomi che mi vengono in mente.
Ma dopo tante righe ancora non si è capito perchè il giornalismo mi fa tristezza e una pena infinita.
Perchè non esiste! E i giornalisti sono solo dipendenti di qualche editore. Cos’è un giornalista? Ditemelo per Dio che così lo capisco.
E’ forse qualcuno che informa? PER CARITA’, niente BESTEMMIE. Ma quando mai?
E’ forse qualcuno che fornisce notizie? Sembrerebbe ma vomita solo quello che i padroni vogliono?
E’ forse qualcuno che insegna? Dovrebbe imparare qualcosa sull’etica, prima!
E’ forse qualcuno di utile? Non appena smetti di ascoltare tg e giornali cominci a sentirti meglio. Non ci credi, prova!!!!!!!!
 
Mi dicono che non si può vivere senza essere informati sul mondo.
Informati. La parola viene da “forma”. Informarsi significa dare forma a qualcosa.
Conoscete qualcuno che si fa un’idea corretta del mondo attorno a lui, una buona “forma” delle cose ascoltando la plastica del giornalismo. Che loro fanno passare per verità?
Fatemelo conoscere. Io non lo conosco.
Ci vado giù duro. Certo. Perchè mi sta venendo il voltastomaco. Perchè siamo alla nausea.
Erba. L’episodio di Erba. Succede la tragesia e i giornalisti sparano a zero sul convivente della donna uccisa, l’adesso celebre tunisino. Chi si ricorda i giornali e i tg di quei giorni. I titoli suonano come macigni: “Strage ad erba – l’assassino è un tunisino compagno della donna.”

Settimane dopo, sempre loro, i giornalisti a sottolineare l’errore. Fatto da ALTRI giornalisti ovviamente.
Le notizie vanno, le smentite languono.
Ma fosse solo questo il problema.
Non è questo. E’ il sistema. Non c’è informazione.
L’informazione è possibile solo quando nella mente delle persone esiste una rete di conoscenza e di esame logico che le permette di assegnare le corrette importanze relative ai fatti che si ascoltano.
Altrimenti ogni mente viene bombardata da milioni di notizie che non sono tutte importanti. O prioritarie.

Così nasce il sistema ipnotico dell’inofrmazione di oggi.
Il cittadino legge il giornale. Fatto di titoloni, di notizie tendenziose, imprecise e, soprattutto, poco importanti.
E’ convinto di essere informato.
Ma le cose imporanti nessuno gliele dice.
Perchè?
Perchè tutti i giornali e telegiornali prelevano le loro notizie dalle stesse, poche, pochissime AGENZIE STAMPA mondiali.

ANSA (che tra l’altro conta veramente poco), ADN Kronos, Reuters, e così via gestiscono le informazioni mondiali.
Non si capirebbe come mai una notizia del piffero venga sbandierata dappertutto.
Possibile che tutti i giornali parlino sempre delle stesse cose?
Non è possibile.
Mi fa pena questo giornalismo.
Mi ci verrebbe voglia di scrivere un libro.
Forse lo farò.
Tanto la penna ormai la prende chiunque.
Non penso che dirò più stupidaggini dei giornalisti che conosco.
E prova a dirgli qualcosa. Sanno tutto loro. Non ti ascoltano. Devono trovare sempre il conflitto, il problema, il sanguue e la truffa.
Se gli parli di qualcosa di bello, non ascoltano. Non farebbe audience.

Al cinema hanno fatto molti film contro il giornalismo.
Ma esso alla fine vince sempre. Perchè quei giornalisti cattivi sono solo poche mele marce.
Mentre di mele marce ne è pieno il cestino. Anzi è il cestino che è marcio.
Il giornalismo…. che pena che mi fa.
Che tristezza.
Per aspera ad astra!

martedì 18 luglio 2006

Essere interessanti! Quanto piace…..

Alle nostre ultime generazioni piace essere interessanti.
L’ho creduto anch’io questo. Per molti anni. Nel mio passato.
Spesso ho spremuto il mio cervello per trovare modi per essere interessanti.
E non fate gli schizzinosi.

Chi di voi non è stato ore a girarsi dinnanzi allo specchio prima di uscire controllando tutti i particolari.
Si, diciamo che è per essere in ordine, ma la verità è solo in piccola parte questa. La gran fetta della torta è: ESSERE INTERESSANTI.
Perchè?

Perchè viviamo con altre persone e la nostra identità e felicità dipende in larga misura dal rapporto che con gli altri abbiamo.
Possiamo discutere su questo ma prima di approfondire il discorso, pensateci bene….. sareste felici tutti soli per lungo tempo su di un’isola deserta, pur se circondati da libri, playstation e ogni altro tipo di comodità?
Ma non è neppure questo il punto.

Essere interessanti. Passiamo il tempo a studiare modi per esserlo sempre più.
Sembra innucuo ma qui c’è la morte dell’uomo (e della donna).
PERCHE’? Perchè essere interessanti è l’esatto opposto del essere “interessati”. E quando di passa troppo tempo a essere interessanti, si diventa troppo concentrati sul ricevere attenzioni e non sul darne agli altri.

E, strana coincidenza, si cresce e si migliora quando di è interessati a qualcosa. Quando siamo solo interessati, non miglioriamo.
Tra l’altro si può essere interessanti senza metterci l’attenzione. Perchè farlo diventare un problema?

Non assomigliamo agli oggetti che possono solo ricevere interesse e non darne. Siamo uomini (e donnne). Cerchiamo di essere interessati. A noi, agli altri, al mondo. Non cerchiamo di essere interessanti.
Se siamo interessati agli altri, saremo interessanti senza accorgercene.
Per aspera ad astra!

venerdì 24 febbraio 2006

Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?

Punto di vista. E’ una frase idiomatica che usiamo spesso, forse troppo spesso. Diventa automatica, come tutte le cose ripetute senza più porvi la giusta attenzione.
Cambiare punto di vista significa semplicemente cambiare la collocazione spaziale dal quale si osserva la scena.
Spesso, nel linguaggio comune, si confondono i punti di vista con le tue opinioni. E, peggio ancora, con i fatti.
Opinioni, fatti, punti vista. Tutto è confuso e il risultato è confusione individuale e nessuna comprensione fra chi parla e chi ascolta.
Punto di vista: luogo dal quale si osserva.
Opinione: ciò che pensiamo riguardo a qualcosa in base a ciò che abbiamo osservato in passato attinente o somigliante a quel qualcosa.
Fatto: ciò che in realtà è successo.

Un punto di vista è solo un luogo effettico o figurativo da cui si osserva l’esistenza o noi stessi. Una persona che non ha figli non potrà mai osservare il rapporto genitori-figli da quel punto di vista. Potrà avere ed esprimere delle opinioni derivante dalle sue esperienze dirette ed indirette ma non avere quel punto di vista.
Così cambiare punto di vista diventa più importante dell’avere opinioni, perchè il mondo può essere compreso solo se ci si sposta. E se ci si sposta, non necessariemente si deve cambiare opinione su qualcosa.
Quando ero piccolo pensavo che un figlio non fosse MAI di proprietà di un genitore. Un figlio non è una COSA che si possiede. Ne lui nè la sua vita. E’ la mia opinione a riguardo.
Quando ero un figlio pensavo ciò e osservavo il mondo dal mio ruolo di figlio.
Ora sono padre ed ho la stessa opinione di prima: mio figlio non è una mia proprietà. Ma ho il punto di vista di un padre.
E tutto mi è più chiaro.
E tutto è un gioco delle parti, in cui si indossano ruoli e si assolvono mansioni.
Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?
Significa che non basta aver capito le cose del mondo.

Occorre avere la capacità di non ARRUGGINIRE nel proprio punto di vista. Se non ci si sposta, alla fine possiamo cadere nell’illusione di aver capito tutto.
E’ come fare sempre la stessa strada per andare al lavoro. Alla fine non percepiamo quasi più niente da quella strada. Forse è la più breve e la più scorrevole. Ma quanta noia.
Cambiare strada, vedere le cose da nuovi punti di vista.
Senza necessariemente cambiare opinione, senza necessariamente avere sempre la stessa opinione.
Per aspera ad astra!