Le mie idee, buttate qua e la, sparse, senza necessariamente un ordine logico.
martedì 29 novembre 2022
I CAN'T SEE ANYTHING!
lunedì 7 giugno 2021
Perchè piace così tanto prendere se stessi a schiaffi?
Non proprio una bella abitudine. Eppure mi sa sia uno sport molto in voga in questi tempi e in questa nostra società.
Lo ammetto. Oggi ho avuto una importante realizzazione. Cosa è una realizzazione? E' semplicemente un improvviso e luminoso aumento di conoscenza o di consapevolezza riguardo a qualcosa, riguardo a se, alla vita, agli altri o alla propria mente.
E' qualcosa che appare come "... Acci.... ma sai che adesso ho capito che...." Quello che è.
Ci si guarda allo specchio e ci si tratta male. Ci si rende colpevoli dell'immagine che abbiamo, del peso che abbiamo, della ricchezza di cui manchiamo, dei vestiti lussuosi che non vestiamo, del fascino di cui sembra difettiamo. E così via.
Quando la scena che abbiamo si sta allontanando da quella che vorremmo avere, ecco che scatta la punizione. E la punizione è trattarsi male. Prendersi a schiaffi. E qui la fantasia si scatena.
Ognuno trova le sue soluzioni creative. C'è chi mangia per punirsi. C'è chi manda a quel paese chi gli vuole bene per ritrovarsi da solo. C'è chi spende i soldi risparmiati con fatica in stupidaggini o vizi di vario tipo. C'è chi sputtana la fiducia altrui con gesti di tradimento vario. C'è chi si degrada commettendo trasgressioni contro il proprio codice etico e morale (non i codici degli altri ma il proprio codice....).
Ognuno ha le sue soluzioni creative. Ma ad ogni analisi, queste soluzioni sono distruttive. Sbagliamo e ci puniamo. Perchè? Perchè è la nostra punizione verso noi stessi.
E complice l'incredibile sofisticatezza del pensiero moderno, infiocchettiamo tutte le nostre azioni con una miriade di ragioni e di ragionamenti. Perchè non riusciamo a stare di fronte alla crudezza della semplicità delle cose. Non possiamo dire che ci stiamo punendo. No. Dobbiamo tirare in ballo altri concetti e idee: "Faccio quel che voglio!" (ma quando mai....), "Chi sto danneggiando alla fine?" (beh, te, proprio te) e via in un crescendo di vacuità logica senza fine.
Le giustificazioni non hanno razionalità, hanno creatività.
In realtà esistono. Ma questo è un altro discorso.
giovedì 11 febbraio 2021
Fare del bene è tempo sprecato? Io credo di no.
Sempre così affamata di voler mettere la CONOSCENZA dentro delle piccole frasi.
In effetti, intorno a me, ho sempre avuto consigli e dimostrazioni di comportamento delle persone che mi circondavano (adulti, bambini e ragazzi) che seguivano in un modo molto preciso la falsariga di questo detto.
Devo essere onesto, non mi è mai capitato di vedere persone che si slanciavano in impeti di AIUTO verso il prossimo senza ritegno. Ho conosciuto molte persone oneste, ligie alle regole e sicuramente non inclini a fare del male. Ma quelle stesse persone, per quanto non facessero del male, non è che fossero dei particolari esempi di individui disposti ad aiutare il prossimo.
Ho esaminato per anni questo concetto. Che, non te lo nascondo, mi ha sempre dato un pò di tristezza. Perchè racchiude in uno stesso concetto due sentimenti ed emozioni che non sono proprio il migliore e più elevato modo che un vero Uomo possa mostrare.
Abbiamo, infatti nel concetto, sia un sentimento di PAURA che un sentimento di DISPREZZO e AFFLIZIONE.
Siamo sinceri: a chi non è successo di aiutare qualcun altro o fare del bene per poi ritrovarsi senza neanche un grazie o addirittura con qualche grande delusione?
E' vero! Succede. Ma dobbiamo esaminare anche in questo caso per bene la questione. Perchè si fa del bene? E' il ragionamento allo specchio del perchè non bisogna comportarsi male...
Le cose si fanno (nel bene e nel male) perchè è giusto. Spesso dal comportarsi bene, ne discende che qualcosa ci torni indietro. Ma occorre capire in che forma e, soprattutto, in che tempi.
Facciamo un veloce esempio. Se io rispetto gli altri, non frego nessuno e non creo disordine o turbamenti nelle persone, forse non riceverò nè medaglia, nè soldi e forse nemmeno un grazie. Cosa avrò ottenuto? Ho dato il mio contributo a migliorare di un 0,0000001% il mondo dove vivo.
Lo capiamo meglio quando, pur comportandoci bene, vediamo il mondo andare peggio. Anche la nostra qualità della vita peggiora.
Quindi, abbandoniamo questo concetto. E comportiamoci bene. E facciamo del bene. Non in modo insensato e compulsivo ma con bene a mente cosa stiamo facendo e quali conseguenze ci sono.
Un filosofo che io adoro, un giorno disse "Aiutare un bufalo ferito ad uscire da una pozza è pericoloso. Perchè il bufalo potrebbe non comprendere le nostre intenzioni di aiutarlo e cercare di ferirci. Non è cattiveria, un bufalo ferito si comporta così. Cosa dovremmo fare? Non aiutarlo? NO. Occorre semplicemente aiutarlo essendo consapevoli che potrebbe cercare di ferirci e prendere le dovute precauzioni."
Grazie mille di avermi letto.
Per ASPERA ad ASTRA.
martedì 2 febbraio 2021
L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?
E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.
Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.
L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.
Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.
Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?
Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.
La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.
Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.
Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.
E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.
La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.
Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.
Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.
Per Aspera ad Astra.
mercoledì 13 giugno 2007
Animus Pugnandi
Lo spirito di battersi.
Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.
Lo spirito di battersi!
Solo vivere.
Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.
Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Giusto!
Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
Rispolveriamo questa figura messa nei cassetti.
Facciamolo.
martedì 1 agosto 2006
Ogni tanto bisogna dire basta!
Il mondo è fatto di cicli.
Le cose vanno e poi vengono.
Il giorno, la notte, le orbite dei pianeti, le stagioni, la precessione degli equinozi…….
Guardare la merda che si è accumulato mentre distratti ci perdevamo dentro le nostre paure.
Dire basta non è dire basta! Non è parlare!
Il primo passo per risolvere qualcosa è avere la forza e il coraggio di starle innanzi senza indietreggiare.
Oggi dico basta a tante cose.
Le guardo e le guarderò.
Ed esse si scioglieranno come neve dinnanzi ad un caldo sole.
Se solo avrò la forza di continuare a guardarle.
Ma oggi questa forza ci sarà.
Per aspera ad astra!
sabato 28 gennaio 2006
Addio Nemo!
Questa non è la tua foto. Non ho tue foto. Non eri il mio cane.
Addio Nemo.
Ieri è stato il tuo ultimo giorno tra noi.
Ma la cosa che ancora oggi mi turba è che sei morto sotto la ruota del mio fuoristrada.
Non sapevo che fossi li, che mi stavi inseguendo, preso dal tuo solito orgasmatico piglio di cane iperattivo.
Sei andato via tra le sofferenze e gli spasmi e in una giornata grigia, ho seguito gli ultimi tuoi momenti.
Questa è la mia memoria funebre.
Gli esseri viventi sono esseri viventi.
Quando vanno via, non devono essere idolatrati.
Ma ricordati si. Tutti.
Ciao Nemo, ti ricorderemo tutti. La tua padrona e tutti quelli che ti hanno voluto bene.
Ciao Nemo, eri insopportabilmente affettuoso. Ma la tua mancanza è ancora più insopportabile.
Per aspera ad astra!