Prendendo spunto dalle pubblicazioni di una pagina amica "Un Venditore Migliore", vedo una frase che mi fa riflettere.
Le mie idee, buttate qua e la, sparse, senza necessariamente un ordine logico.
venerdì 19 aprile 2024
Comunicare: quanto ci piace. Ma è importante?
Prendendo spunto dalle pubblicazioni di una pagina amica "Un Venditore Migliore", vedo una frase che mi fa riflettere.
domenica 6 agosto 2023
Oh My GOD, come passa il tempo. Come lo possiamo catturare e incatenare?
E' quasi maggiorenne, capite. Quasi maggiorenne. Nato nel 2005.
Proprio qualche giorno fa, pianificavo i miei prossimi progetti e, onestamente, mi sentivo pronto per iniziare veramente qualcosa.
Il tempo. Il tempo però rimane. Il tempo però rimane un qualcosa di ineffabile che così tanta importanza ha nella nostra vita. Il tempo scandisce le nostre esistenze e ne determina spesso l'andamento.
Perchè ci sta addosso. Qualche volta ci favorisce, il più delle volte ci mette in soggezione e ci porta a commettere errori strategici gravissimi.
Ogni momento che viviamo è un unicum. Lo possiamo ricreare, certo. Magari più bello, ma sempre in un nuovo tempo.
"NON HO TEMPO!". Quanto ci piace dirlo. Tu magari no. Ma io mi dichiaro colpevole. Uso questa scusa. E di sicuro sento moltissime persone usare questo marchingegno mentale per potersi tirare fuori da una qualche responsabilità.
Tutto dipende dalle nostre scelte, da quali strade decidiamo di prendere e su quali strade decidiamo di rimanere. Si sbaglia. Chi non sbaglia? Ma molti continuano a rimanere su un percorso anche dopo avere perfettamente realizzato sia un errore.
Dare la colpa al tempo, è facile. Perchè sembra non vendicarsi mai. E quindi lo incolpiamo di tutto. Ma forse rifletterei sul fatto che non sia vendicativo.
Tempus fugit, quindi.
martedì 2 febbraio 2021
L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?
E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.
Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.
L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.
Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.
Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?
Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.
La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.
Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.
Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.
E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.
La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.
Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.
Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.
Per Aspera ad Astra.
venerdì 29 gennaio 2021
La storia dei blog fino all'avvento dei social network: come è andata e cosa succede ora.
Sembra passata una vita. E forse lo è passata.
Un blog non è nient'altro che una sorta di diario personale, che invece che andare in un cassetto, rimane visibile e leggibile al mondo intero su internet.
Nella seconda metà degli anni '00, fu un boom.
Le persone scoprirono la possibilità di socializzare a distanza con i blog e i forum (discussioni pubbliche su internet). Al tempo non esisteva neppure il concetto di social network.
La verità è che io scrivo da quando ero bambino. Molti non lo sanno e di sicuro io sono l'unico responsabile di ciò. Al momento ho scritto 10 libri, di cui 2 pubblicati con la Giacomo Bruno Editore e gli altri pubblicati in Self Publishing. Nel cassetto ve ne sono molti altri, di cui alcuni già completati e pronti per la rivisitazione pima della pubblicazione.
I blog sono stati una scoperta incredibile per me. Ho conosciuto molti altri blogger e scoperto che il mondo è popolato da persone fantastiche. Ci sono anche i deficienti, gli ignavi e gli stronzi. Ma quelli già li avevo conosciuti, quindi non è stata una gran sorpresa.
Ci sono stati momenti in cui i blog che ho gestito (ne ho curato vari, tra cui un periodo molti per conto di altre persone) hanno avuto molto successo.
Ricevevo circa 700-800 visite al giorno e mi mandavano decine di mail con richieste di approfondimento.
E poi? Poi arrivarono i social e in particolare Facebook. Già da qualche tempo cominciavano a girare gli smartphone e l'uso del web si spostò dal computer al cellulare. Arrivò Youtube, Twitter e infine Instagram.
Dall'intimità di una attività di socializzazione fatta di contenuti e di idee (al limite litigi) si passò ad una attività di socializzazione fatta di foto, di video, di notizie veloci, di citazioni, di gattini e di selfie con le labbra a gallina.
Le piattaforme blog sparirono velocemente, non avendo più il giusto interesse per essere sostenibile e profittevoli e le abitudini mutarono in modo talmente veloce che solo quelli che avevano tempo e voglia di stare al passo riuscivano a farlo. Per gli altri (ad esempio come me) con lavoro, famiglia e altri impegni (opero nel sociale e nella riforma sociale da vent'anni) era sempre più dura seguire tutti questi cambiamenti.
I blog erano (e sono) terreno di secchioni e fanatici di un qualche argomento. Non proprio così ma per dare l'idea.
Oggi pubblico sul mio blog il 171-esimo articolo. Pubblicati in poco più di 15 anni. Di questi 171, 148 li ho pubblicati nei primi 6 anni di attività. E solo 23 nei restanti 9 anni. Rendo l'idea?
Oggi ne pubblico un altro. A testimonianza di questa avventura. Per ringraziare il mondo dei blog e dei blogger. E per sognare un nuovo futuro fatto di comunicazione di contenuti e non di solo effimere cose che passano e ci lasciano vuoti e uguali a prima.
Per Aspera ad Astra.
domenica 10 gennaio 2021
Un video veramente didattico e istruttivo: come risolvere i problemi?
Fammi sapere.
sabato 22 febbraio 2020
Cosa penso dei social network?
domenica 5 gennaio 2020
Cosa vorrei fare da grande 2
"Cosa vorrei fare da grande"... scritto praticamente un anno fa.
Grande produzione nel mentre.
Risata sarcastica.
Ho vissuto?
Certo che si. Certo che si.
Ho fatto un milione di cose. Ma non ho scritto.
Cosa vorrei fare da grande?
Scrivere.
Pubblicare.
Dire.
Meno social e più scrittura. Meno spettatorismo e più creazione.
Questo è ciò che vorrei fare da grande ora.
Per aspera ad astra!
martedì 8 gennaio 2019
Cosa vorrei fare da grande?
Lo ha fatto anche con me per moltissimo tempo.
Possibile possa farlo anche quando un ragazzo diventa un adulto?
E' un concetto totalmente sballato.
Come se un ingegnere dovessere usare la bilancia di cucina per decidere la portata dei piloni che sorreggeranno un grande viadotto su qualche vallata alpina....
Ridicolo.
Cosa voglio fare io da grande?
Vorrei scendere dalla ruota del criceto.
Che altro non significa che vorrei essere impegnato in attività di valore.
Valore per chi? Chi decide cosa siano delle attività di valore? Lo so. Lo decido io.
Cosa voglio fare io da grande?
Vorrei diventare quella persona che volevo essere quando ero bambino.
Alla fine non mi sono smosso di un centimetro da li.
Da bambino volevo fare qualcosa che fosse GRANDE e fosse utile per gli altri.
Quando ero bambino volevo capire.
Volevo conoscere i segreti della mente e dell'universo.
E mai come ora ci posso arrivare.
Quindi penso sia giunto il momento di diventare quel "grande" che volevo diventare quando ero bambino.
Si può fare.
Per aspera ad astra!
giovedì 13 dicembre 2018
Invecchiare come il vino....
E' la grande giostra della vita.
Rimane il fatto che mi ricordo come se fosse ieri quando mi sentivo troppo giovane per vivere, per essere preso sul serio, per raggiungere qualcosa, per essere pronto per fare qualcosa di grande.
Assurdo, completamente assurdo.
Sto invecchiando, ma la cosa non mi tocca particolarmente.
Non amo il tempo perso ma mi sento come il buon vino. Che invecchiando migliora. Sotto tutti i punti di vista.
Se poi dovessi buttare giù un pò di pancetta, sarebbe proprio perfetto.
Per aspera ad astra!
venerdì 30 novembre 2018
Il blog è morto: viva il blog!
Non è più tempo per i blog. La realtà è che il blog, la comunicazione 2.0 che è nata sul web negli anni 2000 è completamente morta.
Uno spazio in cui la persona potesse esprimersi, dar libero spazio alla sua creatività personale.
Con maggiore o minore successo stilistico, grazia, correttezza grammaticale e coerenza filosofica.
Il blog era (è) l'elogio della libertà di comunicazione. Ma con un minimo di regole. Un minimo di apporto creativo, un minimo di preparazione.
Giusto un minimo. Just a little bit. Giusto un poco.
Umberto Eco, in un convegno disse:
"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità"
Perchè almeno.... un tempo.... per scrivere un articolo su un blog... dovevi per forza metterti li, tranquillo, in un posto, una scrivania con un computer a scrivere qualcosa.
Dovevi costruire un messaggio, architettare le frasi, imbastire un discorso e rendere il tuo post qualcosa di dignitoso. Anche quando fosse stato un semplice esprimere un proprio stato d'animo vi era l'aspetto della riflessione.
Il tendere la corda dell'arco e entrare in tensione mirando l'obiettivo prima di scoccare la freccia. Capite?
Adesso sei sempre dentro un flusso inarrestabile di notizie, foto, video, film e (ma guarda un pò!) pubblicità. Di ogni sorta. Utile e inutile.
Sei sempre nel wall, nel muro, nella bacheca. Tu e qualche altro di centinaia o migliaia di persone.
Nel social non c'è un disegno unitario di espressione.
Tu hai un "tic" e allora posti. Può essere un pensiero dell'istante, una foto, un momento privato e così via. Niente di particolarmente sbagliato ma è tutto un pasticcio.
Confuso, confusionario, senza capo nè coda, senza un inizio nè un termine. In un flusso caotico di news, fake news, condivisioni e faccine.
Ecco. Condivisioni!! I social sono diventati il regno della condivisione.
Non ci sono più persone che scrivono o descrivono. Ci sono persone che condividono.
Chi scrive sui social è diventato colui che informa il prossimo con la ritrasmissione di un altro messaggio.
Non ci sono autori sui social network. Solo antenne e ripetitori di segnale.
Condivido quindi esisto.
Ecco perchè il blog è morto.
Perchè il social è più veloce, lo usi mentre caghi, mentre sei alla fila delle poste, mentre sei in palestra o al mare.... Puoi dire il tuo "niente" spesso e volentieri.
Non perchè qualunque cosa detta da qualunque essere umano non sia importante di per se... LO E'.
E' lo strumento che butta tutto in un unico pentolone e minimizza e ridicolizza tutto.
Un piatto di cucina "povera" ha la sua dignità. Perlomeno dei suoi estimotori.
Ma se in un enorme pentolone buttiamo dentro fonduta, pasta al pesto, aragosta, carciofi sott'olio, tiramisù, lasagne, polpette di tonno, kebab, moscardini e salse a profusione che ne salta fuori? Un super alimento?
Da chi pensa che la velocità non sia sempre un buon compagno di viaggio e che non tutto deve essere immolato all'altare della fretta, della superficialità, della "condivisione" che si attua premendo un tasto.
Che ci inganna dicendoci che siamo più vivi.
Ma che ci sta seppellendo nella mediocrità di questa società che sembra si innalzi verso mete più elevate ma che, invece, ci sta trascinando nell'abbandonare tutti quei valori e dati stabili che facevano di noi persone migliori di quello che siamo oggi.
Torno a scrivere sul blog.
Perchè non fuggirò dai social network.
Non fuggo da niente.
Però torno a dare importanza a ciò che è più importante.
E la creazione è più importante della condivisione.
Per aspera ad astra!
martedì 12 luglio 2016
Animus Pugnandi
Lo spirito di battersi.
Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.
Animus Pugnandi.
Lo spirito di battersi!
Solo vivere.
Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.
Gli sportivi non combattono. Si battono.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.
Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Giusto!
Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni.
Ma buoni non è sinonimo di fessi o codardi. Nel dizionario non ho mai visto questi sinonimi.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
UN ABBRACCIO.
Antonello
venerdì 17 giugno 2016
Il vicino di casa: un essere che si sta estinguendo.
C'è una emergenza molto emergente.....
Dovremmo chiamare il WWF per informarli che ci sono nuove specie in via d'estinzione di cui non stanno tenendo conto.
Sarà capitato anche a te di andare in un bar alle 10 di notte per recuperare una bottiglia d'acqua anzichè richiederla ai vicini. O no?
Certo che disturbi. In una comunità che cerca di sostenersi l'un l'altro disturbi. Come fai a non farlo? Vivi a 4 metri l'un dall'altro. Ci disturbiamo talmente tanto che i condomini finiscono spesso in tribunale per i motivi più banali ed abbietti.
Se non si vuole essere disturbati e disturbare, ci si deve scollegare dal mondo. Ma occorre essere consapevoli di cosa comporta questo... Fino in fondo.... Lo siamo? Siamo davvero consapevoli?
Sono solo surrogati.
Nell'aumentare le possibilità di comunicazione c'è il segreto della felicità e del futuro.
Ma non puoi chiedere alla creatura di Zuckerberg di prestarti l'acqua alle 10 di sera o il sale all'ora di pranzo. E il signor Twitter non ti controllerà i tuoi bambini se tu non puoi.
Un abbraccio
Antonello
martedì 14 giugno 2016
Il fattore "IO VOGLIO"
Molte persone non vogliono, nei fatti, il risultato del loro lavoro (prodotto) con la giusta intensità affinchè la cosa si realizzi.
Un abbraccio.