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domenica 6 agosto 2023

Oh My GOD, come passa il tempo. Come lo possiamo catturare e incatenare?

Scrivo un nuovo post, un nuovo articolo e lo faccio perchè guardando il mio blog, l'attenzione va a finire sulla sua età. 

E' quasi maggiorenne, capite. Quasi maggiorenne. Nato nel 2005.

Così da una parte vedo mio figlio che tra qualche mese va all'università e dall'altra una mia creazione che mi rendo conto aver fatto partire moltissimo tempo fa.
E in mezzo mi rendo conto che questo prossimo settembre compirò 51 anni.

Non è il tempo della resa dei conti e del conteggio di ciò che è stato raggiunto e di ciò che si è mancato.
Non lo è.

Proprio qualche giorno fa, pianificavo i miei prossimi progetti e, onestamente, mi sentivo pronto per iniziare veramente qualcosa.

Il tempo. Il tempo però rimane. Il tempo però rimane un qualcosa di ineffabile che così tanta importanza ha nella nostra vita. Il tempo scandisce le nostre esistenze e ne determina spesso l'andamento.

Perchè ci sta addosso. Qualche volta ci favorisce, il più delle volte ci mette in soggezione e ci porta a commettere errori strategici gravissimi.

Ci sono altre entità che spesso l'uomo cerca di manipolare, circoscrivere e dominare. A volte ci riesce e a volte no, ma sono gare che almeno si riesce a concepire, gare forse non sempre alla pari ma in cui "sembra" almeno ci possa esser tenzone.
Ma il tempo? Come si può incatenare il tempo?

In altri momenti e altri luoghi, dissi:
"Il denaro lo perdi e lo puoi riguadagnare.
L'amore lo perdi e lo puoi ritrovare.
Il successo svanisce e lo puoi raggiungere di nuovo.
La salute la perdi e la puoi ricostituire.
La felicità la perdi e la puoi nuovamente riavere.
La pace la perdi e la puoi ricreare
Ma il tempo? Il tempo no. Lo perdi e quel tempo non torna più!"

Vero? Non vero? Non so. So solo che il tempo è una entità molto diversa da tutto il resto.
Tempus Fugit diceva Virgilio nelle sue 'Georgiche', il tempo fugge.

Ogni momento che viviamo è un unicum. Lo possiamo ricreare, certo. Magari più bello, ma sempre in un nuovo tempo.

Ogni giorno abbiamo in dote la stessa quantità di tempo. Tutti. Io, te e tutti gli altri che ora non leggono queste righe. Tutti. Tutti abbiamo in dotazione 24 gettoni da un'ora l'uno al giorno. O, se preferisci, ogni giorno ci viene data una dotazione di 1440 gettoni da un minuto l'uno.
E ogni giorno usiamo questi gettoni per fare questo o fare quell'altro. O non fare niente.
Spesso ci piace l'idea che non siamo liberi di usare questi gettoni a nostro piacimento. Ci piace l'idea. Ci piace perchè così non dobbiamo essere responsabili di come usiamo i gettoni che ci vengono dati in dote.

"NON HO TEMPO!". Quanto ci piace dirlo. Tu magari no. Ma io mi dichiaro colpevole. Uso questa scusa. E di sicuro sento moltissime persone usare questo marchingegno mentale per potersi tirare fuori da una qualche responsabilità.

E' ovvio che sia un modo di dire. Ma è un modo di dire sbagliato.
Ce ne sono... Di modi di dire sbagliati che a furia di essere usati alla fine condizionano chi li usa senza che nemmeno egli se ne renda conto.

Se usiamo troppo a lungo questo modo di dire potremmo finire per pensare, davvero e senza rendercene conto, che non abbiamo tempo.
Ma i gettoni sono sempre quelli.

Tutto dipende dalle nostre scelte, da quali strade decidiamo di prendere e su quali strade decidiamo di rimanere. Si sbaglia. Chi non sbaglia? Ma molti continuano a rimanere su un percorso anche dopo avere perfettamente realizzato sia un errore.

Tutto dipende dalle nostre decisioni, dalla nostra scala di priorità.
Se non voglio andare da qualche parte, dirò che non ho tempo. Quasi mai dirò alla persona che non voglio stare con lei.

Dare la colpa al tempo, è facile. Perchè sembra non vendicarsi mai. E quindi lo incolpiamo di tutto. Ma forse rifletterei sul fatto che non sia vendicativo.

Tempus fugit, quindi.

Ma c'è un modo per usare al meglio i gettoni di cui siamo dotati?
Forse si.
Ma ne riparleremo.
Per Aspera ad Astra!

domenica 10 gennaio 2021

Un video veramente didattico e istruttivo: come risolvere i problemi?

Oggi non pubblico una immagine ma pubblico un video.
C'è un concetto (che adesso espongo) e che questo video secondo me spiega in un modo fantastico.
Il video è stato creato da un appassionato di meccanica e di lego. Il suo canale Youtube è fantastico per chi ama la meccanica e la modellistica.

Il concetto è il seguente:
Nella vita capita di trovare degli ostacoli, delle barriere. Queste barriere sono varie: possono essere problemi, disavventure, disgrazie, difficoltà, rovesci, sfighe. Insomma... chi più ne ha ne metta.
Quando ci si trova in una situazione difficoltose, in genere la reazione di quasi ognuno di noi è di 
1. Protestare (spesso in modo veemente e scomposto).
2. Impegnarsi con tutte le forze per trovare un colpevole, il 90% delle volte esterno a noi.
3. Continuare a protestare, inveendo e maledicendo il colpevole.
4. Continuare a cercare di risolvere il problema o uscire dalla condizione negativa in cui siamo finiti cercando di far sparire l'ostacolo o rendendolo meno forte

In pratica, la normale reazione di quasi ognuno di noi è quella di cercare di rendere il problema o la brutta condizione meno forte, meno presente, meno importante, meno influente.

Il video che ho postato, invece, mostra che il modo corretto di risolvere un problema, superare un ostacolo o tirarsi fuori da un brutto momento o situazione è quello di:
A. Esaminare la situazione e
B. Migliorare le proprie abilità e/o trovare una nuova via per superare l'ostacolo.

L'attenzione non è mai a annullare l'ostacolo o modificarlo. Ma è totalmente su diventare più abili nel superare l'ostacolo.
Credo sia una grande lezione di vita.

Non è possibile uscire da una brutta condizione senza cambiare e senza fare qualcosa di nuovo.
Cosa ne pensi?
Fammi sapere.
Per Aspera ad Astra.

domenica 5 gennaio 2020

Cosa vorrei fare da grande 2

Ultimo post di questo blog?
"Cosa vorrei fare da grande"... scritto praticamente un anno fa.
Grande produzione nel mentre.

Risata sarcastica.

Ho vissuto?
Certo che si. Certo che si.


Ho fatto un milione di cose. Ma non ho scritto.
Cosa vorrei fare da grande?
Scrivere.

Pubblicare.
Dire.

Meno social e più scrittura. Meno spettatorismo e più creazione.

Questo è ciò che vorrei fare da grande ora.
Per aspera ad astra!

martedì 8 gennaio 2019

Cosa vorrei fare da grande?

Questa domanda accompagna i pensieri di moltissimi bambini e moltissimi ragazzi.
Lo ha fatto anche con me per moltissimo tempo.
Possibile possa farlo anche quando un ragazzo diventa un adulto?

Può un adulto chiedersi cosa mai potrebbe fare da grande?
Non un adulto di 21 anni. Un adulto di, che so, 46 anni?

Si.
Può.
Deve.

Perchè il concetto di futuro che ha questa decadente società morente è assolutamente ridicolo. Da ridere. E basta.
E' un concetto totalmente sballato.

Come se un ingegnere dovessere usare la bilancia di cucina per decidere la portata dei piloni che sorreggeranno un grande viadotto su qualche vallata alpina....
Ridicolo.

A 46 anni si è adulti. Si ma anche no. Adulti di che? Certamente adulti nel corpo.
E se si pensa che si è solo e unicamente un corpo si è a cavallo.
Ma ciò non è vero.
Un uomo non è il suo corpo. Non è solo quello.
E' un simbolo di mille cose ma il futuro di qualsiasi essere trascende la durata fisica del suo fragile corpo. Che a 40 anni comincia ad invecchiare, a fornire prestazioni meno efficienti ed essere decisamente meno energetico.

A 46 anni si comincia appena appena a capire l'importanza relativa delle cose, si incominincia appena appena a conoscere le proprie reali possibilità e talenti.
A 46 anni si comincia appena appena ad avere una qualche chiara idea di cosa si vorrebbe fare.

Cosa voglio fare io da grande?

Vorrei scendere dalla ruota del criceto.
Vorrei sentire che la porta della camera della mia vita non è chiusa a chiave. E che, se voglio, posso uscire. Andare ovunque e in nessun posto.

Cosa voglio fare io da grande? Lo so. Lo so da circa un mese e mezzo. Voglio essere felice.
Che altro non significa che vorrei essere impegnato in attività di valore.

Valore per chi? Chi decide cosa siano delle attività di valore? Lo so. Lo decido io.
Così come ognuno sa se ciò che fa è di valore o meno.
Se non sei felice, stai facendo attività che per qualcun altro sono di valore.

Cosa voglio fare io da grande?
Vorrei diventare quella persona che volevo essere quando ero bambino.
Alla fine non mi sono smosso di un centimetro da li.
Niente ruota del criceto, niente conformismi e piccoli-borghesismi.

Da bambino volevo fare qualcosa che fosse GRANDE e fosse utile per gli altri.
Quando ero bambino volevo capire.
Volevo conoscere i segreti della mente e dell'universo.

E mai come ora ci posso arrivare.
Quindi penso sia giunto il momento di diventare quel "grande" che volevo diventare quando ero bambino.
Si può fare.
Per aspera ad astra!

martedì 12 luglio 2016

Animus Pugnandi

Animus Pugnandi. Che è?
Lo spirito di battersi.
Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.

Animus Pugnandi.
Lo spirito di battersi!
Battersi? Che è battersi?
Solo vivere.

Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.

Gli sportivi non combattono. Si battono.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.

Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Così la parola d’ordine diventa “politicamente corretto”. Tutto deve essere politicamente corretto.
Giusto!

Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
Lo spirito di battersi è lo spirito di vivere.

La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Perchè solo i malvagi devono battersi con lo spirito di vincere?

Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Lo faranno con le loro armi. Con l’onore, la tolleranza, il rispetto, l’integrità, il coraggio e l’onestà. Ma nessuna di queste parole nega il fatto che occorra essere pronti a battersi, a difendere ciò in cui crediamo e a impegnarsi per le nostre mete.
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni.
Ma buoni non è sinonimo di fessi o codardi. Nel dizionario non ho mai visto questi sinonimi.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
E cose con cui battersi ce ne sono.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Voglio che l’animus pugnandi diventi l’acqua in cui le persone si bagnano ogni giorno.

Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
Ma quello di un cavaliere, di colui che si batte se c’è da battersi e che lo fa per una giusta causa.
Rispolveriamo questa figura messa nei cassetti.
Facciamolo.

UN ABBRACCIO.
Antonello

martedì 21 giugno 2016

L'uomo moderno è sempre più logico? Dubito. Fortemente!


L'uomo moderno ha sempre più strumenti, macchinari, attezzature, ricchezze, comodità e accesso alla conoscenza.


Ma forse non è nelle migliori condizioni per approfittare di questa vantaggiosa condizione storica.
Anzi..... togliamo anche il forse...!

Se vi guardiamo in giro sembra che la logica stia abbandonando la nostra società, la nostra cultura e le nostre città.
Abbandona i nostri mass-media, i nostri politici e noi stessi.

Lo so.... lo so..... Tu no. Io no. Lui no. Noi non ne siamo vittima.
Solo gli "altri"..... Ma, a parte gli scherzi......

Sento in giro affermazioni strampalate, teorie senza fondamento, idee senza capo nè coda.

Non è una questione di "pensarla in un altro modo". E' una questione proprio di NON C'E' PROPRIO ALCUN TIPO DI PENSIERO LOGICO.

E' come se tu litigassi con qualcuno che ti dice, giura e spergiura che la mattina, mentre beveva un caffè al bar, ha visto un maiale con le ali atterrare, comprarsi un gelato, salutare affettuosamente in gallurese ed andarsene.

Come puoi discutere su questa cosa? Capite?
Ci sono argomentazione che non puoi neanche stare li a controbattere. Cioè non è che non sei d'accordo. Non hanno proprio alcuna base.

Ora, sto estremizzando il concetto. Per ragione ovvie di comunicazione.
Ma quello che voglio dire è che la direzione è al contrario di quella che ci si potrebbe aspettare.

Con la diffusione della conoscenza, la capacità dell'uomo medio di ragionare in modo corretto dovrevve aumentare. Ma così non sta succedendo. Anzi tutto il contrario.

Qualcuno, in fondo alla classe, mi stuzzica chiedendomi "Si ma chi decide cosa è ragionevole e cosa no?" aprendo un dibattito lungo che qui non è la sede adatta per essere trattato.
E' pur vero che questo dibattito volteggia nelle stanze della filosofia da secoli.

Ma non è questo quello che intendo dire.
Quello che intendo dire è PERCHE'?
Perchè sempre più persone usano sempre meno la logica nei loro ragionamenti ed invece che abbeverarsi avidamente di tutta la conoscenza che esiste, non fanno altro che assorbire velocemente e superficialmente riassunti di riassunti di riassunti di concetti peraltro sbagliati?

Perchè qualcuno non si legge un autore invece che sentire l'interpretazione di qualcun altro di questo autore?
Perchè devo conoscere il mondo attraverso le lenti distorte di un servizio di un telegiornale anzichè informarmi in modo completo con prove e constatazioni, magari di prima mano?

Perchè no? Perchè non c'è tempo?
Ma finiamola..... Il tempo c'è. La voglia forse no.
Ed è questo che mi inquieta.

Un abbraccio.

giovedì 16 giugno 2016

Perchè attaccare la famiglia?

L'Uomo è un universo a sfere concentriche.
Già esaminando il suo corpo vediamo che non è una unità singola ma un mega-organismo formato da miliardi di cellule che sono anche esse una singola forma vivente. Perchè quindi stupirci nel considerare la quantità di aree di interesse e la vastità della sfera di  influenza che caratterizzano la complessità di un essere umano?

Un uomo o una donna, sono individui che palesano la loro completezza solo quando ne esaminiamo gli ambiti in cui la sua attività si manifesta.

Se guardiamo un neonato, vedremo che i suoi interessi sono principalmente indirizzati allo scoprire il proprio corpo.
E' lì, tranquillo, e................ INCREDIBILE............. ecco i piedi.... Ma che belli i piedi!!!! Che scoperta fantastica.

E così, via via, questo neonato allarga i suoi orizzonti e i suoi spazi.
Ma lo fa seguendo un modello di espansione.
Il primo gradino è la scoperta e la conquista del proprio corpo. Delle sue funzioni (imparare a tenersela è una conquista!!) e così via.
Subito dopo vi è un secondo gradino. Che è la scoperta di quel gruppetto di persone che ti permettono di crescere senza essere divorato dal mondo intero.

Il mondo là fuori è per sua natura duro e pieno di insidie. Non è cattivo. E' proprio fatto così.
Un cucciolo di uomo, abbandonato a se stesso, morirebbe nel giro di poche ore.
Non potrebbe difendersi dalle intemperie, non si potrebbe nutrire, e via dicendo.

La famiglia è quell'entità, quel piccolo gruppo che ha lo scopo di proteggere il bambino e permettergli di crescere. Fino a che non sarà capace di badare a se stesso in modo sufficiente.

Ma a parte l'aspetto fisiologico, cioè l'aspetto che riguarda il procurarsi cibo e difendersi da intemperie e  pericoli, la famiglia permette al bambino di scoprire il "MONDO" circostante con gradualità.
Da una parte c'è l'individuo e dall'altra l'intera massa ribollente e indistinta di cose e persone chiamate MONDO.
Tra le due parti c'è un abisso e una sproporzione di conoscenza e capacità.
La famiglia è quel gradino intermedio che permette di passare da SE al MONDO senza farsi troppo male.
Cioè facendosi quel male sufficiente per imparare ma non troppo grande per esserne sopraffatti.

Non è detto che per imparare bisogna sempre e per forza farsi male. E' ovvio. Ma i tentativi di imparare qualcosa portano necessariamente al non riuscire a fare perfettamente una cosa dal primo tentativo. E fallire nei tentativi di far qualcosa è connaturato nelle cose.

La famiglia ti permette di crescere facendoti fare i tentativi con la possibilità di non farti troppo male o distruggerti nel fallire.
E' una protezione, uno schermo.
E' una sicurezza. E anche un punto di riferimento.

Un individuo con una base familiare forte, con legami familiari forti è un osso duro. E' una roccia. E' forte. Non è succube del primo che incontra nè del possibile dominio del MONDO.

Questa è una regola generale fortissima. Che come tutte le regole ha le sue ovvie eccezioni dovute alla legge dei grandi numeri. Ma ciò che conta non sono le eccezioni. Ma la regola.

Perchè attaccare la famiglia?


Perchè qualcuno del MONDO ha capito che se smantelli la famiglia prima e il concetto di famiglia poi, tu avrai della generazione biologica di bambini che non verranno protetti o non avranno come punto di riferimento un nucleo umano più piccolo.
Si salterà il secondo gradino e avremo: 1) individuo e 2) MONDO.

Così l'individuo verrà plasmato per bene a seconda delle necessità e i voleri di chi governa il mondo.
Sarà uno schiavo o, nel migliore dei casi, un semplice figurante di un teatro in cui le cose vanno come ha deciso chi comanda.

"Compra questo!" - "Compra quello!".
"Fai questo!" - "Fai quello!"

E se avete pensato che anche una mamma e anche un papà dicono queste cose e cercano di comandare su un figlio, allora anche nella vostra testa il concetto di famiglia è stato in parte smantellato.
Oppure state prendendo la solita eccezione per contestare la regola.

La famiglia ha iniziato ad essere sotto attacco dal 1940
. E lo è stata per tutto il resto del XX secolo. Sempre più, sempre più. Fino ad oggi in cui è ferita a morte e barcollante.
In attesa del colpo del KO?

Forse. Sta a noi decidere se il concetto di FAMIGLIA è solo un peso da età delle caverne da sacrificare alla presunta "modernità" degli attuali valori e attuali schemi sociali.

Un abbraccio.
Antonello

lunedì 13 giugno 2016

La necessità del dolore in questa società

Che piacere e dolore siano i 2 poli entro cui tutto il genere umano si muove, non lo scopriamo di certo oggi....

Anzi, qualcuno si è anche spinto più avanti ipotizzando che la mente umana e l'istinto umano siano guidati solamente da una scala di valori che oscilla fra questi 2 opposti:

1) DIRIGERSI VERSO IL PIACERE e
2) ALLONTANARSI DAL DOLORE.

Io non so se le cose stiano solo così o meno.
Mi sembra che effettivamente le persone cerchino sempre di migliorare le cose e di cercare di passare del tempo piacevole, soddisfacente o tranquillo.

E che non gioiscano per niente nel vedere che nella loro giornata c'è dolore, fastidio, turbolenza, recriminazione, odio, paura e così via.....

Ma lasciando perdere questo interessante discorso, la mia attenzione oggi è un'altra..

Ovvero non finisco più di stupirmi da quanto invece questa ambiente che ci circonda continui a spingere verso una direzione che mi sembra a 180° contraria ai nostri impulsi naturali.
Mi riferisco a questa continua e sempre più crescente attenzione al DOLORE e alla SOFFERENZA, in tutte le sue forme e manifestazioni.

Sebbene sia perfettamente convinto che non sia possibile vivere facendo finta che il dolore e la sofferenza non esistano, ritengo anche peggiore l'atteggiamento di chi, ossessionato da questi due fattori, non faccia nient'altro che prestare la sua energia e attenzione all'esame e adorazione di fatti, notizie e situazioni imbrattati e impregnati di dolore, emozioni negative, morte e via dicendo.

La moderna TV e i giornali ne sono un esempio fin troppo calzante e forse potrebbero essere indicati come delle cause di tutto ciò. Forse......

Va bene discutere di eventi dolorosi.... Ma se questa informazioni, questa input non da vita ad una risoluzione della cosa (o per lo meno un tentativo) è completamente sano ed equilibrato continuare a sguazzare immobili in episodi di dolore e ritrasmetterne continuamente il messaggio?

Non mi è insolito andare a trovare qualcuno che prontamente mi dice: "Ma hai sentito ieri o stamattina? Hanno fatto a pezzi il tal dei tali o hanno fatto questo o quest'altro?".....

Ed io "Buongiorno, in primo luogo..... Si, ieri è stata una bella giornata.... Pensa che ho aiutato mio figlio nei suoi compiti e lui era particolarmente contento di questo....."

Guardo Facebook e vedo una propensione pazzesca a continuamente a stimolare le persone su eventi e situazione di dolore e di emozioni negative.
Quale sia lo scopo non lo capisco proprio.
Fare qualcosa di utile a riguardo? Ritrasmettendo la notizia non credo proprio. Non si fa altro che appestare l'aria di ulteriore turbolenza senza che niente di concreto e di efficace venga fatto.
Far vedere che si è persone sensibili? Questo potrebbe essere ma perchè è sensibile solo chi ritrasmette cose negative e non lo è chi invece va oltre la banalità del quotidiano e ti riporta un avvenimento e un fatto creativo. Cose tipo il sorgere del sole nel proprio porto in una baia che è meravigliosa.... E' meno da persone sensibili?
Mostrare che si è attenti e informati sul mondo che ci circonda?
Certo, per poi scoprire che la propria capacità di distinguere notizie vere da notizie false o da fatti importanti e fatti superficiali è praticamente nulla o piccolissima....

Le persone non hanno necessità del dolore, delle emozioni negative e delle informazioni di disastri e malvagità che accadono. Non rende la loro vita migliore.
E se è pur vero che occorre sapere come le cose vanno, forse è utile conoscere la scena in generale piuttosto che i singoli episodi che, come gocce nella pioggia, arrivano, bagnano, turbano e poi vanno via.

Dopo poco tempo nessuno si ricorda dell'ultima notizia o avvenimento di cronaca nera. Pronti a sentire il prossimo.
E senza aver fatto qualcosa di valido nel rimediare la scena generale.

Che la cosa sia di vantaggio a qualcuno che abbia deciso di bombardarci di tutto questo dolore e sofferenza per loschi fini?
Chissà.
Non mi sento di dare una risposta definitiva.
Per aspera ad astra!

martedì 17 novembre 2015

Il potere dell'attenzione

L'essere umano ha un potere. Un potere straordinario. Che spesso dimentica di possedere. Un potere che sembra sia stato rubato alle divinità....

Il potere di assegnare importanza.
Il potere di concedere attenzione.

Questa qualità (l'attenzione) è una scintilla divina, è la manifestazione più completa della vita..... potremmo addirittura affermare che sia la vita in se e nella sua essenza.
Pensaci...

Ciò a cui dai attenzione vive, ciò a cui togli attenzione muore in quella misura.
Quando distogli la tua attenzione, quando non dai importanza ad un rapporto, ad una amicizia o ad un lavoro questi decadono e pian piano muoiono.
Il nostro potere è scegliere a cosa dare importanza e a cosa dare attenzione.

Diamo importanza alla collera e alla vendetta? Queste aumentano e prosperano!
Diamo importanza alla malattia e non alla salute? La prima aumenta e la seconda diminuisce!
Diamo importanza ai difetti di una persona anziché ai suoi pregi (anche se pochi!!)?
Ci sembrerà che la persona stia diventando sempre più orrenda e insopportabile.
Gli esempi si possono sprecare.

Non dico che sia facile cambiare atteggiamento. Non lo è.
Ma ricordarsi che ABBIAMO questo potere divino, il potere di cambiare le importanza e occuparci di più di ciò che di bello esiste è importante.
 
La TV (sistema informativo centralizzato: telegiornali, talk show, programmi di informazione, etc...) ci sta spegnendo e rincoglionendo.
È un lavaggio del cervello quotidiano.
Risultato?
 
Stanno cambiando le scale di importanza.
Stanno inculcandoci cose a cui dare attenzione.
 
Ti dicono che è più importante fregare che essere onesti. Odiare piuttosto che aiutare. Difendersi dai pericoli invece che espandersi. Che bisogna godere del presente anziché creare un futuro migliore.
 
Già ......
Si vive una volta sola......
Goditi la vita......
Fregatene degli altri.....
Tanto non serve a niente.....

Ma il presente è sempre il futuro che abbiamo creato prima. O non creato.
 
E gli altri sono coloro che danno sapore e piacere alla vita. Quando è che stai male? Quando ti sentì solo. Quando è che stai bene? Quando sei con altre persone con cui stai bene.
Nel mio cuore c'è un pizzico di tristezza nel vedere l'uomo combattersi ed ignorarsi. Di qualunque colore della pelle, lingua o religione esso sia.
 
Io stesso ho sperimentato cosa significa essere odiato o respinto per le mie convinzioni religiose. Ma so che è possibile capire gli altri anziché odiarli o averne paura.
C'è questa possibilità. Dura, difficile ma c'è.

Per aspera ad astra!

lunedì 20 aprile 2015

Strage nel mediterraneo - il senso delle proporzioni

Non esprimere una opinione riguardo i fatti recenti della tragedia avvenuta in mare a carico di centinaia di persone morte nel tentativo di cercare una nuova vita non solo non è possibile ma non è neppure rispettoso.

Non che io sia un fautore del moderno giornalismo che spesso tradisce il suo mandato e, quindi, invece che informare DIS-informa. Tutt'altro.

Ma qui, tra "crisi", vitalizi dei politici, evasione fiscale, l'ultimo smartphone 6 o quel che l'è stiamo, come esseri umani, perdendo il senso delle proporzioni.
Anzi è proprio questo il vero problema e il nocciolo della questione:

Il senso delle proporzioni e della misura delle cose.

In primo luogo è naturale provare un vasto senso di dispiacere e di dolore spirituale per queste vittime. Per quanto ritengo sia abbastanza squallido sentirsi dispiaciuti per qualcuno solo quando questi è coinvolto in una tragedia dai numeri così imbarazzanti.

L'essere umano è talmente speciale, talmente grande, talmente importante, talmente vasto che il rispetto per lui, ciò che dice, prova, pensa e patisce è uguale in ogni momento della sua vita.
Provare dispiacere per un uomo o una donna africani o di qualunque paese essi siano solo quando sappiamo che il suo corpo ha cessato di vivere a due passi da casa nostra non è proprio corretto nè umano.
Se potessimo stilare una scala di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, metteremo questo atteggiamento sul fondo della scala. Al di sotto solo chi non prova dispiacere neppure in questo caso. Solo chi non prova sentimenti in nessun caso, in una sorta di anestesia delle emozioni e della partecipazione umana.

Sentire che è morta una persona attraversando il Mediterraneo alla ricerca di una terra promessa che non c'è mentre si viaggia come schiavi in tuguri ambulanti dovrebbe essere pari a sentire che ne sono morte 5 o 10 o 50 o 1000.
Onestamente, non mi piace la contabilità del dolore. La base del ragionamento è che il numero delle vittime indica la gravità della tragedia? Scherziamo, forse?
Questo è un indice solo del giornalismo sensazionalistico e perverso che sempre più spesso domina i nostri canali tv e i nostri giornali. Nostri e di tutto il mondo ormai.
Una tragedia con molte vittime può forse avere delle implicazioni pratiche più ampie a seconda del numero delle vittime ma spiritualmente l'impatto è lo stesso.
Anche perchè il problema, secondo me, non è che un barcone si rovesci e molte centinaia di persone muoiano. Quello non è, non dovrebbe essere il punto. E' doloroso. In un modo immenso. Non ha neanche senso sottolinearlo o ribadirlo.
Ma il problema è l'esistenza stessa di quel barcone pieno di persone che attraversano il mare in condizioni disumane alla mercè di criminali alla ricerca di non si sa cosa, fuggendo da orrori e miseria.

Ricoperto dal dolore dell'evento e dalla tragicità del fatto, questo punto alla fine passa inosservato. E non essendo osservato, viene ignorato. Ed essendo ignorato, non viene risolto. E non venendo risolto, sono sicuro che non passerà molto tempo prima di sentire qualche altra tragica notizia di tipo similare.
Forse non moriranno in 700 o 800, ma forse moriranno in 10. O morirà un'altra persona e basta. Ma la tragedia è che (muoiano o non muoiano) abbiamo sempre migliaia di esseri umani che viaggiano su questi catorci in questa sorta di nuova "tratta degli schiavi".
Il problema è l'esistenza stessa dei barconi. Anche quando nessuno ci rimette la pelle.
O quando a farlo è un solo essere umano. Perchè un essere umano è importante come 1000 esseri umani. E salvare una vita è come salvarne 1000.

Quando salvi una persona, quando aiuti una persona, quando rispetti una persona è come se salvassi, aiutassi o rispettassi l'intera umanità. Quando non lo fai, non rispetti l'intera umanità.
Sembra strano ma è la semplice verità.

Quindi la mia domanda è: di che parliamo? Del fatto che siamo stupiti nello scoprire che migliaia di persone rischiano la vita in un modo indegno solo per cercare di giungere sulle nostre coste per re-iniziare una vita degna di questo nome? Che lo scopriamo in questi giorni dopo aver sentito che un barcone con 1000 persone circa a bordo si è rovesciato con pochissimi superstiti?
Siamo ipocriti. E irrispettosi. Lo sapevamo anche prima.
Lo sappiamo da anni.
Come come tutti noi sappiamo che la situazione peggiorerà.

Non perchè la Libia è fuori controllo diplomatico e stupidaggini del genere. Non perchè si attua questo o quel programma di intervento a protezione delle coste. Non perchè governa il centro-sinistra o perchè governerà una destra xenofoba. Tutto questo è un contorno che amplia o diminuisce il problema.

La situazione peggiorerà perchè è evidente esista un problema di rapporto fra la proprietà del benessere e della ricchezza mondiale. C'è una gigantesca sproporzione di ricchezza fra individui della stessa nazione e fra nazioni stesse.
Talmente grande che nessuno riesce più a vedere che QUESTO è il problema.

E fintanto che ci sarà questa disparità fra sistemi comunicanti, la natura delle cose spingerà affinchè i 2 sistemi tendano a mettersi in equilibrio. E' nella natura delle cose.
Se in Italia ci fosse guerra, povertà (non crisi............ fame vera e propria), soppressione dei diritti politici, religiosi e umani anche noi fuggiremmo con dei barconi se non potessimo permetterci un biglietto aereo.
Già molti italiani fuggono dall'Italia per ciò che nel nostro paese non funziona. Che non è poco. Lo sappiamo.
Ma continuaiamo a essere una delle 10 nazioni più ricche e progredite del mondo.
Figuriamoci se diventassimo una nazione povera. Povera come gli stati del terzo e quarto mondo.

Che sono tali, non perchè manchino di chissà quali capacità.
Sono tali perchè a qualcuno conviene che tali rimangano.
Ed inutile che facciamo finta di non saperlo.

Grazie per l'attenzione.

giovedì 26 luglio 2012

Un mio vecchio progetto - una mia vecchia idea

Quando ho dato vita a questo blog, ero totalmente affascinato dal mondo del web 2.0.
Ho iniziato a scrivere nel 2005, parliamo di quasi 7 anni fa.
Da allora questo mio spazio ha subito alti e bassi.
Ho iniziato a scrivere sulla piattaforma di Tiscali e solo dopo mi sono trasferito su quella del gigante Google.
In effetti il web 2.0 ha mantenuto in larga parte le sue promesse.
E sono anche ben contento che la sua popolarità sia scemata di parecchio a causa dell'incredibile exploit dei social network, evoluzione popolare e gossippara del blog.
Siamo meno ma di qualità decisamente migliore.
Agli inizi era decisamente una moda aprire un blog.
Visto da molti come una specie di diario on line.
Forse un blog può essere anche quello ma non può essere limitato a quello.

Non posso negare che per lunghi periodi la mia presenza su questo blog sia stata incredibilmente evanescente.
Ma se non ero su questo blog, ne curavo degli altri. E nei momenti in cui scrivevo poco qui, in altri blog raggiungevo un seguito che tutt'ora fatico a credere fosse vero.
Ma quegli argomenti ora non sono più sulla cresta dell'onda e anche lo fossero io non ho nessuna voglia di dilettarmi in quel genere di articoli.
E quindi ritorno ad Agorà, primo mio blog.
Uno spazio in cui volevo dire la mia, in cui veicolare le tante cose che pensavo fossero interessanti.
Ho avuto l'opportunità nel frattempo di imparare tante altre cose. Ho anche scritto 2 manuali ebook, pubblicati da un noto editore di questi prodotti.
E in cantiere c'è ora la pubblicazione di più titoli tra cui uno di saggistica e un mio romanzo. Che non è il primo ma sarà il primo ad essere pubblicato.

Guardandomi indietro, mi rendo conto che ho avuto molteplicità momenti in cui avrei potuto realizzare il mio progetto (scrivere e pubblicare un libro, una storia). Non l'ho fatto perchè la passione per il mondo e la gente mi ha sempre impegnato a fondo, spingendomi a rimandare continuamente.

Ho imparato.
Ho imparato che se uno ha un progetto, lo deve realizzare. Punto.
Nient'altro.

Perchè lui, senza quel progetto, non è vivo. Non spiritualmente.
Per aspera ad astra!