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giovedì 20 ottobre 2011

Cos'è un tradimento?

Chi di noi non ha mai pensato a questa parola e al suo profondo significato?
Probabilmente è uno di quei concetti che chiamerei a "senso unico" perchè si pensa sempre al fatto di subire un tradimento e mai alla problematiche di fare un tradimento.
Già, la moglie.... mammia mia se mi tradisce!
Già, il socio..... mammia mia se mi frega!
Già, la mia squadra di calcio..... mamma mia se non si impegnano allo spasimo lasciandomi con l'amaro in bocca.
Già, il governo..... ladro per definizione..... mamma mia se non fa passare il nuovo condono.......
E così via.
Ma difficilmente pensiamo al fatto che noi si possa tradire la moglie, o fregare il socio o non dare supporto alla squadra di calcio o prendersi la propria parte di responsabilità nel funzionamento dello stato.
Giusto per citare alcune cose!
In questo caso è tutto ok. Sono sicuro che ognuno di noi ha sicuramente degli ottimi motivi per giustificare le proprie azioni. Ne ho sentite di bellissime, nella mia vita, di giustificazioni. Ad alcune andrebbe dato un premio per la genialità e la ricercatezza.
Il tradimento è una improvvisa e immotivata perdita di fiducia nei confronti di un altra persona. Se tale perdita di fiducia fosse motivata, si tratterebbe semplicemente di una caduta di condizione.
Ma sappiamo anche ci sono dei minimi, chiamiamoli sindacali, che vengono stabiliti quando si ricopre un ruolo. Quando si entra a far parte di un gruppo, per quanto piccolo come una coppia (si è solo in 2!), si accetta una regola che non è scritta ma è valida ovunque e sotto qualunque latitudine. Ovvero che gli altri (l'altro) componenti del gruppo possono fare affidamento su di noi. E noi su di loro.
Fare affidamento significa sapere che l'altro non ti nasconde niente e che mantiene fede alle regole base di quel gruppo.
E che punta a raggiungere le mete che il gruppo si è prefissato.

Se chiedi a un bambino se è piacevole essere traditi, ti dirà che è molto doloroso. Se chiedi ad un bambino se è piacevole tradire ti dirà che è molto doloroso.
Se chiedi ad un adulto se è piacevole essere traditi, ti dirà che non è piacevole. Ma se gli chiedi se è piacevole tradire, ti dirà che non è piacevole ma a volte può succedere.
Perchè si parla così (generalizzo, non tutti ragionano così. Ma possiamo trovare tanti che concordano!)?
Si parla così perchè si è stati traditi così tanto che si è pensato che sia normale tradire. E si è tradito così tanto che la nostra percezione (e responsabilità a riguardo) della cosa è sceso fin sotto le scarpe.
Voi cosa ne pensate?
Per aspera ad astra!

lunedì 10 ottobre 2011

Dove è finita la buona educazione?

Quando ero piccolo sentivo molto parlare di educazione. Di buona educazione.
Sentivo parole come "educato" e come "maleducato".
Oggi si sente parlare tanto di rapporto intergenerazionale genitori figli, di problemi di dialogo o addirittura di disturbi del comportamento e deficit dell'attenzione.
Ma anche tra gli adulti la musica è cambiata.
Adesso sembra che i doveri che un individuo ha nei confronti della società siano soverchiati dai diritti che un individuo merita dalla stessa.
Ora, se proprio vogliamo fare i pignoli, chi parla è sempre stato qualcuno che dell'individualismo ha fatto una bandiera.
Sono cresciuto sul culto dell'individuo e delle sue potenzialità.
Eppure, quello che adesso posso dire con molta tranquillità, è che c'è una sproporzione di attenzione tra l'individuo e la società.
Perchè la società ha smesso di essere qualcosa di specifico, con un'identità a se stante, ed è diventata solo un insieme di individui.

Così il concetto sano di buona educazione sta andando perduto.
Si entra in un locale commerciale e non si saluta. Tanto non si conosce nessuno. Di paga e non si ringrazia per lo scontrino o la busta. 
Allo stesso tempo, chi sta dietro ad un bancone guarda chi gli rivolge una richiesta come un fastidioso perditempo che è li solo per arrecare disturbo.
Negli uffici si fa la fila stando sempre attenti a che qualcuno non sgarri. Non sia mai che qualcuno prenda il nostro posto e ci faccia perdere quei 10 minuti di tempo che ci sarebbero serviti per andare a casa a guardare l'ultima puntata di Forum su Canale 5.
Educazione. Viene dal latino Ex Ducere. E non significa altro che "portare fuori". L'educazione è quindi l'arte che aiuta qualcuno a tirar fuori quello che dentro la persona c'è. Non a caso di parla di educazione musicale o educazione fisica.
L'educazione non è la stessa cosa dell'istruzione. Che viene dal latino In+Struere cioè collocare dentro, costruire all'interno. 
Quindi tu istruisci qualcuno e lo educhi. Istruisci ed educhi. Metti dentro qualcosa e tiri fuori qualcosa.
Fornisci informazioni e tiri fuori abilità e personalità.
L'educazione è l'olio sociale che permette al motore di funzionare. Se non si pone più gli ingranaggi sociali grippano e tutto si blocca.
Avete mai visto un ingranaggio far andare una macchina? No, c'è bisogno di tutti gli ingranaggi.
Così anche il perdigiorno che sta al bar non far niente, deve ringraziare chi ha fondato la fabbrica di birra, chi lavora alla fabbrica della birra, il trasportatore che porta le casse di birra al bar e il proprietario del bar che ogni giorno apre e consente a qualcuno di sedersi e perdere tempo.
E ci stiamo dimenticando di chi a costruito e fornito le sedie, i tavoli, di chi fornisce l'energia elettrica e tutto il resto.
E ci stiamo dimenticando di chi nella storia ha inventato la birra, il traporto, le sedie, il frigo, l'energia elettrica e la pubblicità.
Senza tutti costoro il perditempo vagherebbe in un bosco o una radura pronto a diventare vermi per la terra, perchè sicuramente non saprebbe neppure procacciarsi del cibo.
Ma in una società come la nostra anche loro riescono a sopravvivere in un modo o nell'altro.
Quindi una società senza il culto dell'educazione si deve preparare ad un futuro molto grigio.
E qui non è colpa di chi ci governa ma di ognuno di noi.
Per aspera ad astra!

giovedì 6 ottobre 2011

L'ADHD e i bambini iperattivi

E' da molto tempo che non parlo di ADHD e di tutte le porcherie che il moderno e attuale sistema psichiatrico è riuscito a far passare sotto il naso di insegnanti, dirigenti scolastici e genitori.
Ritorno a parlare della cosa con una visione ancora più concreta e cruda della faccenda.
Anche perchè ora io ho 2 figli e uno di questi è in seconda elementare.
Anni fa (mi occupo di ADHD in Italia dal lontano 1996) parlavamo di queste cose paventando alle persone la possibilità che la truffa dei bambini iperattivi sarebbe potuta sbarcare in Italia.
Si parlava di possibilità.
E quasi la maggioranza degli interlocutori mi guardavano spauriti e intontiti dinnanzi a quanto gli veniva prospettato.
Le frasi di circostanza del tempo erano "Si, vabbè ma adesso non esagerare. Non è proprio così!", "Si, certo ma in Italia queste cose non possono accadere. Giusto in America che sono tutti matti!", "Beh, mi sembra che tua visione sia un pò drastica." e robe simili.
Le frasi di circostanza di oggi sono diverse: voi che mi avete detto le cose di cui sopra che dite adesso? O ancora non vi siete resi conto di quanto accade?
Vivo in una piccola città eppure nella classe di mio figlio quest'anno vi erano (su venti bambini complessivamente) 2 bambini a cui negli scorsi mesi (IN PRIMA ELEMENTARE!!!!!!) era stato diagnosticata la ADHD e messi sotto trattamento di Metilfenidato (meglio conosciuto con il nome commerciale di Ritalin). Sebbene si possa dare una parvenza di normalità ad una sostanza chimica elevandola al rango di "farmaco" il metilfenidato è in realtà un'anfetamina che droga chi la assume con tutti gli effetti e le controindicazioni di una droga.
Non a caso molti studenti, in mancanza di cocaina, sniffano le pastiglie porlverizzate di questo (pseudo)-farmaco.
Ma non è propriamente di questo di cui vorrei parlare.
Quanto del fatto che le cose accadono perchè noi le lasciamo accadere.
Così come un despota (vedi Hitler o Mussolini) possono arrivare a distruggere vite umane e il futuro di una nazione solo perchè i cittadini hanno chiuso gli occhi su questo, così una truffa come l'ADHD può prendere piede solo per nostra responsabilità.
Anni fa parlavamo di pericolo di arrivo di questa tragedia in Italia. Adesso i casi di trattamenti di anfetamine a bambini ignari e vittime è un fatto.
Un fatto di cui non ho sentito parlare alla radio o alla TV ma di cui mi ha raccontato mio figlio. E i genitori di uno di questi bambini.
E prima che qualcuno di tremendamente stupido arrivi ad insinuare che si vuole chiudere gli occhi sul fatto che esista un problema con i bambini denominati "iperattivi" o malati di ADHD, vorrei solo dire che da nessuna parte chi, come me, si batte contro questa sciagura indegna di una civiltà progredita, afferma che NON ESISTANO delle situazioni comportamentali problematiche.
I bambini con problemi di comportamento esistono e sono un fatto da non ignorare.
Ma nessuno parla di questo.

Parliamo solo che esiste una truffa. E questa truffa è arrivata da noi.
Ma ne riparleremo.
Per aspera ad astra!

lunedì 24 gennaio 2011

Ruby, Berlusconi e quello che ci sta capitando sotto il naso.

Chiariamo subito che questo non è un articolo di politica.
Se dovessimo parlare di politica, sarebbe inutile citare questa vicenda per la quale non useremo aggettivi di sorta.
 
Da una parte vi è una grande fetta del paese che, nonostante tutto, continua a dividersi sul pro e sul contro.
Parlo di persone schierate a destra e persone schierate a sinistra.

Posso solo dire, a questo proposito, che discutere di destra e sinistra nel 2010 in Italia mi ricorda un pò l'immagine del soldato giapponese disperso in un isola nel pacifico che continua la sua guerra contro lo yankee imperialista 10 anni dopo che la 2a guerra mondiale è finita mentre i suoi colleghi della Sony e della Toyota (giusto per fare un paio di nomi di aziende giapponesi). Mi suscita un pizzico di tenerezza vedere i partigiani del paladino delle libertà (ma quali?) di Arcore contro i sostenitori delle idee di sinistra. Il tutto semplicemente anacronistico.
Perchè nel frattempo l'Italia e, ancor più, il mondo stanno affogando in un mare che moltissime persone non vedono o fanno finta di non vedere.
Non è una questione banale di crisi economica. La crisi economica è solo un sintomo di una malattia più profonda. E' come la febbre nel corpo di un malato di sindrome influenzale.
La causa è dentro, è virale, è un organismo ben preciso.
 
La febbre è solo un tentativo del corpo di proteggersi.
La crisi economica può ucciderci, come la febbre, ma è quello che la causa il vero problema.
E gli altri sintomi?
Strumenti di informazione che DISINFORMANO gli individui in un modo che ormai è spudorato. E la gente lo sa, ma nonostante tutto continua a vivere come se così non fosse.
Istituzioni che sono diventati come i baroni del medioevo. Rapinano quanto possono senza dare mai uno scambio in termini di utilità pubblica.
Imprenditori e banche che giocano con la vita di milioni di persone.
Sistemi economici che tramutano coloro che una volta producevano in semplici consumatori. Come se uno stato potesse vivere solo di consumo e non di produzione. Ah, ma mica ci vuole una laurea in economia per capirlo......

Viviamo in una società dove la tempesta informativa ha distrutto la capacità di comprendere del cittadino medio.
Ufficialmente, qui, in questo luogo e in questo momento, invento una nuova teoria. La teoria del "DDoS attack" culturale. Cos'è un DDoS attack? La sigla sta per "attacco attravero il rifiuto della distribuzione del servizio" ed è una tecnica per sfornare un attacco informatico ad un sito internet. Ciò avviene tramite un bombardamento di richieste di servizio nei confronti di un sito, il quale, sovraccarico, diventa non funzionante per chi veramente ne ha bisogno.
I drittoni che comandano questo pianeta (non lasciatevi ingannare dalle teorie complottistiche e fanta-politiche: costoro esistono veramente) lo hanno capito da tempo che il miglior modo per tenere le persone nell'ignoranza, è bombardarle di informazioni. Non necessariamente scorrette o completamente scorrette.
Peggio di una bugia, di una colossale menzogna vi è sempre la mezza verità o la verità distorta. Spesso indistinguibile ad una prima analisi dalla verità e per questo più facile da diffondere e più difficile da sradicare.

Così mentre noi discutiamo delle vere o presunte gesta erotiche del nostro primo ministro e delle sue vicissitudini legali, l'Italia è, dopo Haiti, il paese che al mondo è cresciuto meno economicamente. Non che questo sia l'unico pessimo indicatore di questo nostro amato paese.
Le altre cose sono sotto gli occhi di tutti. Cosa deve succedere perchè apriamo gli occhi?
Le rivolte dei cittadini onesti cominciano a diventare violente. Sono sporadiche ma cominciano ad esserci. Per ora ci accontentiamo dei commenti di Emilio Fede su quanto criminali e terroristi siano questi studenti nullafacenti che distruggono macchine e vetrine.
Come se una protesta civile possa essere ridotta alle gesta di poche decine di deficienti e teppisti per i quali qualunque caos è manna che cade dal cielo per le loro gesta da hooligans.
Ma dei motivi che hanno portato decine di migliaia di persone (un pò più vive di noi che stiamo ore al computer a dissertare di tutto senza avere il coraggio di tramutare le nostre proteste e disaccordi in azioni) chi ne parla.
Ma la pazienza quanto può durare?
Per aspera ad astra!

lunedì 10 gennaio 2011

La propria professione

Parlare della propria professione sta diventando obsoleto.
Un tempo esisteva la professione, ora esiste il posto fisso.
Ovvero qualcosa che è slegato dall'individuo e si colloca al suo esterno.

Scegliere la propria professione è molto importante.
Così importante che non si può tralasciare questo punto. D'altronde forse sottovalutiamo che passiamo la maggior parte del nostro tempo al lavoro (un altro modo per chiamare la propria professione). Diciamo che ci passiamo un bel 60-70% del nostro tempo.

Così è fin troppo triste vedere che la maggior parte di noi, sceglie la propria attività in funzione della proprie mera sopravvivenza. Cosa ci consentirà di portare a casa qualche spicciolo?

Invece svolgere la propria attività è ciò che maggiormente ci può condurre vicino a quella cosa che chiamiamo felicità. E che è il fulcro e metro di misura di tutto l'universo. Basti pensare quanto poco conta ogni cosa quando non vi è felicità.
Per aspera ad astra!

martedì 5 ottobre 2010

Dove va questa politica?

Politica, politica, politica.
Sarebbe bello poter fare una classifica delle parole che più di altre suscitano un senso di ribrezzo nell'italiano medio.
Quali parole ci sarebbero?
Che so pedofilia, stupro, mafia, monnezza, cacca..... e via dicendo.

Ma la parola politica conquisterebbe sicuramente il podio.
Non so se proprio il primo posto ma ha chance per migliorare in futuro.

La politica è qualcosa che riguarda tutti noi. Se c'è una cosa, ma dico una che riguarda da vicino ogni cittadino è proprio la politica. La genesi di una parola e del suo concetto non possono essere dimenticate.
Politica viene da "polis" cioè viene da qualcosa che è vicino, vicinissimo al comune vivere delle persone, visto che quella parola significa città.
La politica è l'attività umana che si occupa degli affari della città.
La politica, ancora oggi, dovrebbe riguardare la gestione della cosa pubblica e dovrebbe essere qualcosa che si occupa di quelle cose, tutte quelle cose che ci riguardano da vicino.

Sostenere che la politica italiana degli ultimi anni (non stiamo a guardare da quanto va avanti questa storia) sia qualcosa che riguarda i cittadini è una bestemmia.
Se prendiamo le prime pagine dei giornali (VERGOGNA, tutti VERGOGNA!) c'è da rimanere allibiti.
Non è questione di destra o sinistra (concetti che sembrano più appartenere ai romanzi di Don Camillo e Peppone che alla realtà di tutti i giorni), non è questione di Berlusconi o anti-berlusconi.

E' una questione che c'è un paese che sta colando a picco. Ma in una misura talmente grande e perentoria che tacciare di catastrofisti chi lo annuncia è un'assurdità in se.
Sarebbe come se, dopo che il Titanic colpiva l'iceberg più famoso della storia e cominciava ad imbarcare acqua, si fosse tacciato di catastrofismo chiunque ne avesse dato notizia.

Io non so dove andremo a finire. Lavoro e opero ogni giorno per cercare di migliorare la società in cui vivo.
Non sa solo, il che sarebbe impossibile ma insieme ad altre persone di buona volontà.
Non pensate che non ci siano. Gli onesti esistono. Coloro che hanno a cuore il futuro di questa società esistono. Magari occorre un pò di fatica per trovarli perchè i loro nomi non sono nè nell'elenco telefonico nè su facebook.
Per aspera ad astra!

venerdì 4 giugno 2010

Ripartire da qualcosa

Vi è un fenomeno molto interessante di cui parlare.
E cioè di come la quantità/qualità del movimento intorno a noi determini la nostra felicità, successo e futuro.

Alla veneranda età di 38 anni, alle soglie del 6 compleanno di mio figlio, mi accingo a effettuare una rivoluzione nella mia vita.
Il signor Alfio Bardolla, trainer motivazionale dell'italico stivale (per cortesia smettiamola di dipendere sempre da questi Big Jim americani dal sorriso a 54 denti che ci insegnano come si vive.....), dice molto correttamente che "Per raggiungere obiettivi mai raggiunti, occorre fare cose mai fatte!"

Aggiungerei io che per diventare persone che non si è mai state occorre prendere decisioni che non si è mai prese!

La scorsa volta ho riflettuto sul concetto di decidere cosa fare da grande.
Diciamo che ho deciso cosa fare da grande.
L'ho deciso dopo aver osservato che continuare a fare ciò che DEVO non mi sta portando più vicino alla felicità e al benessere. A quel punto, mazziato per mazziato, deciso che comincerò a fare ciò che voglio.
Non che voglia svestirmi di dosso tutti i panni di responsabilità che la vita ci fa indossare. Non ho detto questo nè me lo auguro.
Sono solo qui a sancire che so da dove ripartire.....

E questo blog ne è una testimonianza.
Partirò da me e dalla mia vena da scrittore, dalla voglia di comunicare e dare arte e bellezza a questa comunicazione. In qualsiasi forma sia possibile.

Grazie di esserci.
Per aspera ad astra!

lunedì 31 maggio 2010

Decidere cosa fare da grande....

Quanti anni bisogna avere per decidere cosa bisogna fare da grandi?
Vi prego datemi una risposta perchè questa cosa mi frulla in testa.

Onestamente sono sparito dal mondo dei blog personali per cimentarmi in alcuni blog di tipo commerciale.
Ma il cuore è rimasto sempre innamorato di queste magiche righe, pubblicate nel vuoto, in cui si può pubblicare e dire quello che si vuole.
Così oggi, anzi, in queste ultime settimane mi sono domandato, alle soglie dei 40 anni (in realtà 38 anni quest'anno!), cosa mai volessi fare da grande.
Fino ad adesso ho gestito una mia agenzia di finanziamenti (mutui e prestiti personali) che ho aperto 4 anni fa.
Precedentemente lavoravo come consulente esterno per alcuni enti locali in tema di sviluppo del territorio e pianificazione economica locale. Nomi altisonanti per incarichi che, spesso, è difficile defiinire con precisione.
Comunque..... sono circa 12 anni che lavoro.
Non che abbia poltrito in gioventù.
O forse si, studiavo.
Si, in effetti, ho anche lavoricchiato. O più che altro ho fatto esperienza di molte cose.
Ma ciò che alla fine conta, sono questi ultimi 12 anni.

Il mercato, oggi, è diventato un toro impazzito ed è mia opinione che non sia possibile più lavorare con lo sguardo semplicemente rivolto al presente.
Le autostrade non danno segnale della loro fine ma, impeccabili e funzionali, finiscono di colpo in burroni e crepacci.
I lavoro sembrano procedere benissimo finchè non collassano.

Ma la mia domanda non è solo banalmente un problema di che lavoro fare.
Decidere cosa fare da grande è semplicemente decidere di non essere mai un robot e di essere sempre disposti a crescere.

Mi piace questa idea di pensare come se fossi un ragazzino.

Ieri sono sceso giù del mio palazzo e in una piazzetta dove giocava mio figlio c'erano un gruppetto di bambini che giocavano a pallone o andavano in bicicletta.
Sono sceso giù e ho immaginato che il tempo non fosse mai passato.
Ho giocato anch'io con loro e ho scoperto di essere bravo a spostare indietro (e avanti) l'orologio.

Sto decidendo cosa fare da grandi.
Presto vi farò sapere.
Per aspera ad astra!

mercoledì 13 giugno 2007

Animus Pugnandi

Animus Pugnandi. Che è?
Lo spirito di battersi.

Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.
Animus Pugnandi.
Lo spirito di battersi!
Battersi? Che è battersi?
Solo vivere.
Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.
Gli sportivi non combattono. Si battono.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.
Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Così la parola d’ordine diventa “politicamente corretto”. Tutto deve essere politicamente corretto.
Giusto!
Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
Lo spirito di battersi è lo spirito di vivere.

La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Perchè solo i malvagi devono battersi con lo spirito di vincere?
Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Lo faranno con le loro armi. Con l’onore, la tolleranza, il rispetto, l’integrità, il coraggio e l’onestà. Ma nessuna di queste parole nega il fatto che occorra essere pronti a battersi, a difendere ciò in cui crediamo e a impegnarsi per le nostre mete.
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni. 
Ma buoni non è sinonimo di fessi o codardi. Nel dizionario non ho mai visto questi sinonimi.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
E cose con cui battersi ce ne sono.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Voglio che l’animus pugnandi diventi l’acqua in cui le persone si bagnano ogni giorno.
Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
Ma quello di un cavaliere, di colui che si batte se c’è da battersi e che lo fa per una giusta causa.
Rispolveriamo questa figura messa nei cassetti.
Facciamolo.
Per aspera ad astra!

martedì 16 gennaio 2007

Cosa c'è dietro alla strage di Erba? Solo follia?

Non mi voglio dilungare sui perchè o sui percome di questa strage.
Tutti ne parlano e troppi ne parlano.
Bene hanno fatto, gli abitanti del comune di Erba, a impedire che quegli sciacalli dei giornalisti volassero a pasteggiare con i dolori delle persone impedendogli di partecipare ai funerali delle povere donne uccise.

Semplicemente ho un pensiero per la testa:
Cosa c'è dietro alla strage di Erba? Solo Follia?
Facile dire questo, ma neanche comodo. Perchè scomoda tutti. E tutti hanno un terrore di questa semplice spiegazione. Terrore della sua semplicità che non tranquillizza nessuno.

Io propongo un'interpretazione che forse tranquillizza ma che desta maggiori mostri.

Negli ultimi tempi il numero e l'incidenza di questo tipo di brutalità è in aumento.
Disagio sociale dice qualcuno, aumento dello stress di vita dice qualcun altro. Tutte stupidaggini che anche un semplice comune cittadino può dire. C'è bisogno degli esperti? Ed esperti in cosa, in banalità, forse?

La vera causa di questo aumento di delitti efferati è L'AUMENTO DELLA DIFFUSIONE DELL'USO DI DROGHE CHE ALTERANO IL NORMALE FUNZIONAMENTO del cervello delle persone.

E non parlo solo e non tanto delle droghe illegali (in particolare le droghe basate su acidi o composti chimici). 
Quanto dell'aumento della somministrazione di droghe psicotrope di tipo psico-farmacologico.
Droghe legali. Droghe prescritte da medici.

La maggior parte di questi composti chimici non hanno nessuna necessità. Invece che "curare", intossicano e bruciano. I loro effetti collaterali non si conoscono.

Ma se creiamo una statistica e mettiamo in relazione l'aumento della diffusione di questi psicofarmaci e l'aumento delle stragi senza motivo vedremo una correlazione.
Forse è casuale ma vale la pena spendere qualche minuto del nostro tempo per rifletterci.

Se leggete bene tra le righe dei quotidiani, troverete quasi immancabilmente che le persone autrici di queste stragi erano sotto trattamento psico-farmacologico.
Una coincidenza?

Ai posteri l'ardua sentenza.
Per aspera ad astra!

Bambini con problemi a scuola: sentiamo che dice un genitore.

Leggo e pubblico una lettera spedita dal signor Brugnettini.
L’ho letta e l’ho trovata fantastica nel mostrare cosa sta accadendo alle nuove generazioni.
Così bella che spero che giri ulteriormente.
Originariamente pubblicata su Cybermed
sabato 16 dicembre 2006

Caro direttore,
ieri sera mi ha chiamato mia sorella: disperata, chiedeva un intervento nella mia veste professionale di fisico nucleare per aiutare sua figlia (13 anni, 3a media inferiore) a comprendere il testo sul quale sarà interrogata prossimanente. Ridacchio e la prendo in giro per la sua nota allergia verso le materie scientifiche ma, dopo avere visto il libro
'Gianni Arduino – 'Tecnologia, Energia e Prestazioni per il terzo anno della scuola media (inferiore)' – mi sono dovuto ricredere.

L'autore si dilunga nello 'spiegare' che 'L'albero di una turbina a vapore è messo in rotazione dalla formazione del vapore che passa attraverso diverse serie di palette contenute in cilindri separati: il vapore ad altissima temperatura entra nel primo cilindro ad alta pressione e nella turbina dove le palette sono più piccole …'
'Successivamente il vapore, persa una parte della sua pressione passa nel cilindro a pressione intermedia con pale più grandi. Infine entra nella sezione dei cilindri a bassa pressione dove le palette sono ancora più grandi.' La prima volta che ho sentito parlare di turbine a tre stadi è stato all?ultimo anno di università, nel corso di Fisica del Reattore. I miei colleghi che hanno scelto altri indirizzi (astrofisica, fisica medica, fisica teorica ecc.) ne ignorano l'esistenza.

Nel capitolo successivo l'autore spiega (a dei ragazzini di terza media) come avviene la preparazione del combustibile nucleare, fornendo dettagli che persino mio figlio (maturità scientifica con buoni voti e una spiccata attitudine per le materie scientifiche) stentava a seguire: l'arricchimento dell'uranio naturale per aumentare la concentrazione di uranio 235, come si passa all'ossido di uranio, poi al trifluoruro di uranio e quindi all?esafluoruro di uranio, per terminare con la lega di zirconio con cui vengono incamiciate le pastiglie a costituire le barre di combustibile.

Troppo? Niente affatto! Nel capitolo seguente Gianni Arduino ci porta nel mondo della fusione nucleare spiegando che essa 'avviene quando due nuclei leggeri – deuterio e trizio, isotopi dell'idrogeno – sono spinti l'uno contro l'altro sino a saldarsi … mentre sono racchiusi da una parete immateriale fatta di campi magnetici'.

Il testo è così farcito di vocaboli specialistici (atomo, molecola, alternatore, turbina, condensatore, deuterio, isotopo, uranio 235, nucleo, campo magnetico e chi più ne ha più ne metta) da sopraffare i giovani lettori e lasciar loro due sole alternative: imparare a memoria senza capire niente (e scordare tutto il giorno dopo), o disinteressarsi del tutto. La seconda scelta è ovviamente la più sensata (e, comprensibilmente, la più gettonata) ma, inutile dirlo, comporta l'insufficienza, l'etichetta di 'asino' ed il consiglio di non intraprendere studi 'difficili' alle superiori. Tutto ciò fa solo diminuire l'interesse verso le materie scientifiche e la ricerca.

Ricordo che mio figlio si era imbattuto in una situazione simile anni fa: in prima media (inferiore) il suo testo di geografia descriveva la Sicilia in termini d'industria chimica e petrol-chimica, prodotto interno lordo, tasso di disoccupazione e quant'altro. Cinese.

Non c'é da stupirsi dell'aumentato coinvolgimento di psicologi nelle scuole: chiamati a risolvere i crescenti casi di alunni distratti, zucconi, chiacchieroni e disinteressati (ma va?) diagnosticano disturbi mentali fantasiosi dal nome pseudoscientifico, etichettando i bambini come affetti da 'deficit d'attenzione', 'disturbo dell'apprendimento', 'disturbo matematico', 'dislessia' e via delirando. Meglio farebbero a rivolgere le loro 'cure' agli autori di certi testi scolastici o a chi ne consiglia l'acquisto, ché in questo turbinare di autori criptici, psicologi onnipresenti e studenti irrequieti, mi sembra che gli unici sani di mente siano proprio questi ultimi.
Cordialità
Alberto Brugnettini
Milano

Voi che ne dite?
Per aspera ad astra!

mercoledì 5 luglio 2006

Barzelletta sullo psicologo

Non amo gli psicologi. Anzi, non amo la psicologia. Le persone sono persone e, spesso, esse non hanno le responsabilità dei gruppi a cui appartengono.

Ma alcuni di loro abusano di un potere che non meritano.
Sbruffoni, ipocriti, viscidi, supponenti e ignoranti.
Ecco una barzelletta a loro dedicata.

Pierino sta giocando fuori dalla scuola, nel cortile insieme ai suoi compagnetti. La maestra ha dato a tutti della plastilina e tutti si divertono.
La maestra si avvicina a Pierino e vede che non sta usando la plastilina ma della cacca di mucca.
“Pierino, che stai facendo?” fa tutta allarmata.
Pierino non si scompone, la guarda con sufficienza e dice “Faccio dei modellini con la cacca di mucca!”
La maestra trasale e chiede “E che modellino stai facendo?”
“Sto facendo la maestra!” esclama diretto Pierino.
La maestra urla e fugge via imprecando “Questo bambino è malato!”.
Poco dopo giunge il preside, avvisato dalla maestra.
“Che stai facendo?” chiede il preside.
“Faccio dei modellini con la cacca di mucca!” risponde con serenità Pierino.
Il preside rimane perplesso e, tentennante, chiede: “E che modellino stai facendo?”.
“Sto facendo il preside!” risponde secco Pierino.
Il preside urla e fugge via imprecando “Curate questo bambino! Ha un sacco di problemi!”.
Poco dopo giunge lo psicologo della scuola, mandato dal preside a risolvere la situazione.
Lo psicologo gira intorno a Pierino e, silenzioso lo osserva.
Di colpo, lo psicologo sbotta: “Io lo so cosa stai facendo!”.
“Ah, si?”, replica Pierino annoiato.
“Certo!” insiste lo psicologo. “Io so che stai facendo dei modellini con la cacca di mucca”.
“E’ vero!” risponde Pierino disinteressato.
Lo psicologo continua a girare intorno a Pierino con un passo simile ad un predatore.
Di nuovo lo psicologo interviene: “E io lo so di chi è quel modellino”.
“Ah si?” risponde Pierino.
“Si!, tu stai facendo il modellino dello piscologo della scuola” esclama convinto lo psicologo, certo di mettere in difficoltà Pierino.
Pierino lo guarda e con molta calma lo fredda dicendo: “No, hai sbagliato! Non ho abbastanza cacca di mucca per fare lo psicologo della scuola.”

Dedicato a tutti quei bambini (molti nel mondo, per fortuna ancora non tanti in Italia – paese criticato ma sempre più civile e maturo di altri-) che hanno avuto la sfortuna di essere finiti sotto le grinfie degli psicologi e che sono stati diagnostica falsamente come “malati” di iperattivismo o ADHD. Una truffa.
Ciao bambini, siate sempre vivaci e vivi e pensate con la vostra testa.
Per aspera ad astra!

lunedì 5 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

3-terza parte

ESSERE I PIU’ GRANDI
Ed è stata una lotta. In ogni campo ho dovuto sudare per portarmi ad alti livelli. Ma ecco il segreto. Sono migliorato, sono giunto a migliorarmi. Ed è questo che conta. Perché se si migliora davvero, allora le nostre azioni saranno migliori e più produttive di sopravvivenza per noi, per chi ci sta attorno e per tutti gli altri.

Così quel punto di vista, quello di “essere il più grande”, mi ha aiutato, mi ha sospinto e, spesso, mi ha tirato fuori da brutte condizioni. Quel principio è un idea assolutamente pro-sopravvivenza.

Conosco le opinioni di questa o quell’altra dottrina riguardo a ciò. Che è un principio pericoloso, che porta a schiacciare gli altri o a diventare egocentrici ed egoisti, che sviluppa tendenze anti-sociali. Conosco la morale cattolica che parla dell’umiltà, del ritrarsi, della rinuncia come delle più grandi virtù esistenti. Parla sempre di punire le presunzioni, il cercare di migliorarsi, parla degli “ultimi che saranno i primi”. Forse gli ultimi possono essere i primi ma solo se vivono e lottano per cercare di migliorarsi.

Ed essere primi, all’interno dell’umanità, comporta solo il diritto di essere più responsabili per se e per gli altri. Il comando da solo il diritto di servire gli altri. Chiedetevi quale sia l’etimologia della parola ministro per avere un’idea della cosa.

Se tutti vogliono essere gli ultimi o se vogliono accontentarsi della stasi ci sarà, è vero un livellamento ed un aumento dell’uguaglianza fra gli uomini. E cercare di ridurre le ingiustizie e le disparità delle condizioni è quantomai giusto e corretto. Ma il livellamento si deve cercare verso l’alto e non verso il basso. Bisogna portare le persone più in basso al livello delle persone più in alto, non il contrario, non le persone più in alto al livello delle persone più in basso. E neppure bisogna livellare i due gruppi in una zona intermedia. Perché?

Perché, se si può tirare su tutti?

E questo lo si può fare solo se ognuno vive con l’idea che le sorti del destino del pianeta e dell’umanità dipendono da lui e dalle sue azioni. Perché è la realtà. Le cose non capitano. Ci sono degli uomini che le fanno capitare. Quando ho vissuto con l’idea di essere la persona più importante stavo bene, e malgrado le difficoltà, ero fondamentalmente sereno.

Ero forte della mia convinzione. Poi per strada ho un po’ accantonato quest’idea. Ora sono migliore sotto molti aspetti rispetto al passato ma mi sono sentito meno sereno. Mi sono sentito meno bene. Non riuscivo a capire.

In questi giorni l’ho capito. La mia poca serenità degli ultimi mesi era dovuta al fatto che non mi sentivo più come la persona più importante di questo mondo, come l’essere più grande del pianeta Terra. E sono stato male.

Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere senza quel punto di vista mi ha creato problemi e ha diminuito la mia capacità di creare azioni pro-sopravvivenza per me, per i miei congiunti e per tutti gli altri. Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere con quel punto di vista mi aiuterà a migliorami e ad agire.

Perché io sono l’uomo più importante di tutta l’umanità. Come ogni altro essere umano esista.

sabato 3 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

2-Seconda PARTE
ESSERE I PIU’ GRANDI!
La caratteristica da osservare per riconoscere chi si pretende importante solo per schiacciare gli altri, è la sua propensione all’azione. Perché chi cerca di essere veramente il più grande e il più importante per l’umanità, lo fa consapevole che la cosa deve essere messa in atto, tramutata in azione.

Chi vuole essere il più grande sa che deve fare grandi cose per ottenere quel riconoscimento, e sa che il suo essere più grande serve per far sopravvivere meglio tutti. Egli tenderà ad agire per raggiungere quello status e per mantenerlo. Non sarà solo un’asserzione e una pretesa.
Sarà una conquista.

Ma il cercare di essere il più grande significa essere migliori e significa migliorarsi. È una spinta verso il miglioramento. Ecco dove risiede la sua correttezza fondamentale, il suo positivo legame con la sopravvivenza. Chi cerca di essere il più grande non si dispiace se qualcuno cerca di essere più grande di lui perché ciò sarà solo un maggiore impulso a migliorarsi ancora. E alla fine della corsa tutti saranno migliori.

Vivere la vita come se si fosse gli ultimi anelli di una catena è dannoso per se e dannoso per gli altri. Essere umili, pensare di non valere niente, di non avere abilità è dannoso, è sbagliato, è assolutamente contro-sopravvivenza.

Forse si potrà non essere i migliori, si potrà non essere particolarmente abili o intelligenti. Non è questo il punto. Discutiamo del punto di vista con cui affrontare le cose. E le abilità possono essere migliorate. E l’intelligenza può essere aumentata. Per fortuna.

Io ho vissuto la maggior parte della mia vita pensando di essere l’essere più importante del pianeta Terra. Vivevo come se il mondo mi aspettasse, aspettasse le mie azioni, il mio aiuto. Sentivo dentro di me la responsabilità di innalzarmi a quell’altezza, di essere meritevole di quel titolo. Per questo motivo vivevo ogni giorno cercando di saperne di più, cercando di essere migliore. Vedevo che spesso non lo ero. Ma questo era un nuovo impulso a migliorarmi.

Non sono mai stato il più abile nei campi di cui mi sono occupato. Anzi, quasi sempre, ero secondo o terzo a qualcun altro. Operavo in molti campi e aspetti della vita. Vedevo e conoscevo tante persone. Tutte molto più abili di me. In quello specifico campo. Ma solo in quello. Così cercavo di diventare il migliore. Ma perché?

Perché io ero la persona più importante nel mondo. Non la migliore. Solo la più importante. Avevo grandi cose da fare. E pensavo che se non le avessi fatte io, non le avrebbe fatte nessuno. Per questo motivo dovevo portare la mia abilità al livello della mia importanza.
continua…..
FINE SECONDA PARTE

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

Post sull’argomento della presunzione e dell’umiltà.
E’ un pò lungo, così ho deciso di spezzarlo in più inserimenti.
Eccolo. Titolo:
ESSERE I PIU’ GRANDI!
Essere i più grandi: quanta importanza può avere rincorrere quella che può essere solo una chimera? Ma facciamo gli scienziati e non facciamo i filosofi. Anche se avrai dei dubbi su questa divisione. Ma facciamo il nostro compitino.

Ho esaminato le prospettive del condurre la vita guidata ora da un principio, ora dal principio avverso. Vite umili e vite presuntuose che si scontrano e rivendicano il primato sull’avversario. L’uomo è sospinto da un impulso interno che lo sovrasta, lo penetra e ne fuoriesce in ogni sua azione o pensiero. L’uomo è guidato dal principio della sopravvivenza. Ciò che facilita questo impulso è buono, è saggio, è vincente, è etico.

Possiamo quindi stare qua giorni e giorni a discutere se vivere la vita da “presuntuosi” sia o meno lecito e corretto. Potremmo tirare in ballo questa o quella morale; questo o quel ragionamento. Ma la prova la fornisce quel campo di battaglia chiamato vita.
Ma cosa significa essere presuntuosi? E cosa significa essere umili? Probabilmente tutto questo ragionare ha le sue radici nel paese in cui io sto vivendo, paese da millenni sotto l’influenza della religione cristiana e cattolica. Forse da altre parti un simile questionare sarebbe superfluo.

Presuntuoso dovrebbe essere colui che cerca di spingersi sempre oltre, guidato dall’idea che egli sia la persona più importante del pianeta terra. Ma non più importante solo teoricamente ma più importante riguardo la sopravvivenza dei suoi simili. È scontato che ogni essere sia il più importante per se stesso. Senza di se cosa mai potrebbe fare? Nemmeno un minimo ragionamento. Non esisterebbe nemmeno!

A volte si può decidere di vivere con la consapevolezza che le nostre azioni sono importanti per gli altri. Non tanto se stessi in quanto tali. Questa è importanza di se e non è qualcosa di buono. È fine a se stessa. Dire che si è importanti, che si è superiori agli altri in modo da porsi sopra un gradino solo per osservare la testa altrui non è la stessa cosa e non è per niente positivo. Non è, tra l’altro, mai opera di persone particolarmente intelligenti e abili. In genere chi fa ciò è estremamente debole e fa ciò solo per paura degli altri.
continua…..
FINE PRIMA PARTE