martedì 8 aprile 2025

La famiglia e la nascita di molteplici punti di vista sulla cosa: un commento

Del concetto di famiglia ormai ce ne siamo cibati a tonnellate.

Tutto è diventato commestibile e tutto è stato masticato e sputato.

Non sarà mia intenzione affrontare questo discorso con l'intento di insegnare qualcosa a qualcuno.

Si, ho una famiglia. La ho da 22 anni e mi sono fatto ormai una certa esperienza con due figli e una moglie, più tutto il parentado allargato composto da mille mila persone.

No, riflettevo su come certe cose che in un certo momento e in certi luoghi sono fisse, stabili e quasi intoccabili possono perdere queste caratteristiche per diventare fluide, confuse e instabili.

E come questo possa essere visto come un problema o una tragedia da qualcuno e possa essere visto come un avanzamento da qualcun altro.
Mi piace la differenza di punti di vista? Si, mi piace molto.

L'unica cosa è che ho imparato cosa è esattamente un punto di vista. Che come dice completamente il nome è un LUOGO DELLO SPAZIO (anche concettuale) DA CUI SI OSSERVA QUALCOSA.

Quindi una cosa è il punto di vista.
E un'altra cosa è l'oggetto o l'esperienza o il fatto o l'argomento osservato.
E un'altra cosa ancora è il giudizio o opinione che si da a ciò che si osserva.
E un'altra cosa ancora sono le motivazioni o cause che ci spingono a dare l'opinione o giudizio che si da.

Perchè in effetti, quando esprimiamo un giudizio, raramente siamo veramente interessati alla verità delle cose. Verità per noi, per carità. Non pretendiamo di poter raggiungere la Verità assoluta con la V maiuscola. Ci accontenteremo anche della nostra piccola verità con la v minuscola.

Ma, in modo imprevedibile, neanche quella è sicura. Quando c'è una idea fissa, un comportamento da giustificare, un partito preso da difendere a prescindere (perchè pensiamo che la nostra sopravvivenza e utilità dipenda dalla difesa a tutti i costi di quel partito preso) spesso anche l'obiettività in minimi termini o l'integrità personale vanno a farsi friggere.

Cosa è l'integrità personale? Come disse il filosofo L.Ron Hubbard tempo fa, integrità personale non è altro che avere il coraggio di osservare le cose con l'intento di osservare e affermare ciò che abbiamo osservato e sappiamo essere vero per noi. Senza nessuna alterazione.

Essere integri non vuol dire non poter sbagliare. Anzi. Essendo integri si sbaglia tantissimo. Ed è li che si impara. Perchè uno vede di aver sbagliato. Sa che ha sbagliato. E cambia. Perchè non vuole sbagliare ancora. Ecco cosa significa essere integri.

La famiglia?
Beh, è uno di quegli argomenti che non si affronta più con integrità personale. Ma va esaltato (spesso distruggendo la libertà individuale) o distrutto (distruggendo sempre la libertà individuale) a seconda delle convenienze. Così la famiglia è un costrutto arcaico perchè impedisce alle donne di affermarsi sul lavoro. O cose similari.

Però non si applica la medesima struttura concettuale ad altre strutture sociali. Il che mostra come ci sia in questo caso una forzatura per dimostrare un assunto che sta alla base del ragionamento.

Ma ritorneremo a parlare di famiglia. Anzi, a brevissimo terrò un webinar on line, completamente gratuito in cui affronteremo questo argomento non dal punto di vista teorico ma condividendo delle informazioni utili per avere meno problemi in quest'area.

Per ASPERA ad ASTRA!

lunedì 7 aprile 2025

Cosa sono realmente i "DAZI" di Trump?

Non posso non intervenire sulla questione "DAZI" che in questi ultimi giorni imperversa sulle testate giornalistiche, sui social network, nei bar e nelle cene fra amici.

Ma questo non è un post di economia. Nè di finanza internazionale.

E' un post sulla condizione dell'essere umano in questo momento.

Potrei dire un paio di cose sulla questione dazi ma sarebbe un pippone che andrebbe alle basi delle teorie economiche che si insegnano nelle scuole e università e sarebbe di una noia mortale.

Anche perchè, questo è il fatto, giornali e persone in questi giorni non parlano di economia, di equilibri economici fra USA e Europa. Non parlano neanche di Trump e del suo governo e delle sue iniziative (giuste o sbagliate che siano).
Le persone e i giornali discutono di DROGA.

Si, esatto. Non è un errore di battitura. Discutono di droga nel senso del significato 2 della parola secondo il dizionario di italiano della Treccani. Ovvero:
In senso figurato, la parola droga si riferisce a una cosa o a una persona che esercita una forte attrattiva, a cui non si riesce a rinunciare (il calcio è la sua droga; quella donna è la mia droga).

Oppure possiamo dire che i "dazi" in questo momento sono l'ennesima forma di "panem et circenses" che dai tempi di Giovenale e dell'antica Roma non smettono di essere usati per controllare e tramortire la consapevolezza dei cittadini e di un popolo.
Ormai è un modello visto e rivisto (pattern). Si prende un fatto o una notizia e lo si amplia ed eleva fino ad occupare quasi tutta l'attenzione di persone, mass-media e organizzazioni.

Puoi provare a non sentire questo argomento ma ti insegue dappertutto. Ora abbiamo gli smartphone e questi sono collegati H24 con il mondo. E noi abbiamo preso l'abitudine di guardare questi strumenti in modo ossessivo una quantità di volte superiore alla necessità. E quindi vediamo e sentiamo continuamente ciò che "qualcuno" vuole che sentiamo. Ma sebbene si legga di "dazi", si parli di "dazi", esperti dicano la loro sui "dazi"....
Continueremo a non avere una comprensione di ciò che stiamo sentendo o vedendo.

Non perchè siamo stupidi. Non lo siamo.
Non perchè siamo ignoranti. Lo siamo perchè lo scibile umano è troppo vasto e nessun è un tuttologo che può dirsi esperto di tutto.

No, non potremmo avere una comprensione di ciò che sentiamo e leggiamo perchè non è quello lo scopo con cui queste notizie e dati ci vengono forniti.
SONO SOLO UNA ENNESIMA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA.

Purtroppo non è neanche più necessario architettare niente di particolarmente complicato per ottenerlo. Il sistema è ormai in funziona e si autoalimenta.

Uno come Trump (e chi lo consiglia e lo affianca), lo ha capito. Mi sbaglierò ma tutta sta storia durerà un mese o forse 2 o giù di li e poi tutto finirà in una bolla di sapone, a "tarallucci e vino". Con qualche accorgimento di bilancia dei pagamenti qui e qualche accorgimento di tasso di cambio la.

Ma Trump avrà ottenuto il suo scopo. Perchè la sua visibilità mediatica (e quindi di riscontro di gradimento interno nei confronti dei suoi elettori) gli sarà sufficiente.

Sono prove di forza. Se l'applicazione dei dazi fosse realmente una soluzione concreta, qualsiasi governo l'avrebbe realizzato senza clamore mediatico.

Probabilmente pochi, se non gli esperti di settore o i consumatori più attenti, se ne sarebbero accorti.

O volete dirmi che anche voi vi siete accorti che moltissime aziende per mascherare l'aumento del prezzo hanno diminuito le dimensioni dei loro prodotti e la quantità/peso delle confezioni (https://www.altroconsumo.it/alimentazione/fare-la-spesa/news/shrinkflation)? Avete davvero notato che i gelati che prendiamo al bar non pesano più come prima (Magnum da 86 a 70 grammi a pezzo)?

Ecco la storia dei "dazi". L'ennesima parola IPNOTICA per distrarre le persone e inchiodarle ad una attenzione fissa mentre altri meccanismi operano in silenzio e senza essere notati.
Ieri era lo "spread" poi il "ribaltone" poi "austerità" poi "migranti" poi "ONG" poi "patto di stabilità" poi "parametri di Maastricht" poi "inflazione" poi "guerra in Ucraina" poi "Putin" poi "Al Qaeda" e via dicendo.

Fino alla prossima.

PER ASPERA AD ASTRA!

venerdì 19 aprile 2024

Comunicare: quanto ci piace. Ma è importante?

La modernità è fantastica.
Il mondo moderno è fantastico.

Parla di tante cose, con la supponenza di conoscere un sacco di cose. Solo perchè siamo nel 2024 ed è ovvio che in questi tempi ne sappiamo per forza di più di chi abitava nel 2021 o nel 2014 o nel 2003 o nel 1993 o nel 1981 e via dicendo.

Mah...

Si parla tanto di comunicazione, di comunicare, di strumenti di comunicazione.

Prendendo spunto dalle pubblicazioni di una pagina amica "Un Venditore Migliore", vedo una frase che mi fa riflettere.
Quante volte abbiamo sentito parlare di comunicazione, di comunicare di più di comunicare meglio.
Ma non ci si riferiva veramente al concetto di comunicare. Ci si fermava al più banale e superficiale concetto di parlare, di dire, di esprimere.

Da noi ad altri. E basta.

Si identifica il comunicare con il parlare. Quando il parlare pur facendo parte del comunicare, ne rappresenta solo una parte. E, forse, neppure la più importante.

Che ne pensi della parte composta da "ascoltare"?

ASCOLTARE E' COMUNICARE!
Anzi comunicare è per lo più essere capaci di rimanere collegati (e quindi in comunicazione) con altri.

ASCOLTARE E' COMUNICARE!

Credo che dovremmo occuparci molto di più di ascoltare gli altri, per aumentare la nostra comunicazione.
E non è un caso che Madre Natura ci abbia dotato di 2 orecchie e di una sola bocca.

E tu che ne pensi?

Per Aspera ad Astra.

domenica 6 agosto 2023

Oh My GOD, come passa il tempo. Come lo possiamo catturare e incatenare?

Scrivo un nuovo post, un nuovo articolo e lo faccio perchè guardando il mio blog, l'attenzione va a finire sulla sua età. 

E' quasi maggiorenne, capite. Quasi maggiorenne. Nato nel 2005.

Così da una parte vedo mio figlio che tra qualche mese va all'università e dall'altra una mia creazione che mi rendo conto aver fatto partire moltissimo tempo fa.
E in mezzo mi rendo conto che questo prossimo settembre compirò 51 anni.

Non è il tempo della resa dei conti e del conteggio di ciò che è stato raggiunto e di ciò che si è mancato.
Non lo è.

Proprio qualche giorno fa, pianificavo i miei prossimi progetti e, onestamente, mi sentivo pronto per iniziare veramente qualcosa.

Il tempo. Il tempo però rimane. Il tempo però rimane un qualcosa di ineffabile che così tanta importanza ha nella nostra vita. Il tempo scandisce le nostre esistenze e ne determina spesso l'andamento.

Perchè ci sta addosso. Qualche volta ci favorisce, il più delle volte ci mette in soggezione e ci porta a commettere errori strategici gravissimi.

Ci sono altre entità che spesso l'uomo cerca di manipolare, circoscrivere e dominare. A volte ci riesce e a volte no, ma sono gare che almeno si riesce a concepire, gare forse non sempre alla pari ma in cui "sembra" almeno ci possa esser tenzone.
Ma il tempo? Come si può incatenare il tempo?

In altri momenti e altri luoghi, dissi:
"Il denaro lo perdi e lo puoi riguadagnare.
L'amore lo perdi e lo puoi ritrovare.
Il successo svanisce e lo puoi raggiungere di nuovo.
La salute la perdi e la puoi ricostituire.
La felicità la perdi e la puoi nuovamente riavere.
La pace la perdi e la puoi ricreare
Ma il tempo? Il tempo no. Lo perdi e quel tempo non torna più!"

Vero? Non vero? Non so. So solo che il tempo è una entità molto diversa da tutto il resto.
Tempus Fugit diceva Virgilio nelle sue 'Georgiche', il tempo fugge.

Ogni momento che viviamo è un unicum. Lo possiamo ricreare, certo. Magari più bello, ma sempre in un nuovo tempo.

Ogni giorno abbiamo in dote la stessa quantità di tempo. Tutti. Io, te e tutti gli altri che ora non leggono queste righe. Tutti. Tutti abbiamo in dotazione 24 gettoni da un'ora l'uno al giorno. O, se preferisci, ogni giorno ci viene data una dotazione di 1440 gettoni da un minuto l'uno.
E ogni giorno usiamo questi gettoni per fare questo o fare quell'altro. O non fare niente.
Spesso ci piace l'idea che non siamo liberi di usare questi gettoni a nostro piacimento. Ci piace l'idea. Ci piace perchè così non dobbiamo essere responsabili di come usiamo i gettoni che ci vengono dati in dote.

"NON HO TEMPO!". Quanto ci piace dirlo. Tu magari no. Ma io mi dichiaro colpevole. Uso questa scusa. E di sicuro sento moltissime persone usare questo marchingegno mentale per potersi tirare fuori da una qualche responsabilità.

E' ovvio che sia un modo di dire. Ma è un modo di dire sbagliato.
Ce ne sono... Di modi di dire sbagliati che a furia di essere usati alla fine condizionano chi li usa senza che nemmeno egli se ne renda conto.

Se usiamo troppo a lungo questo modo di dire potremmo finire per pensare, davvero e senza rendercene conto, che non abbiamo tempo.
Ma i gettoni sono sempre quelli.

Tutto dipende dalle nostre scelte, da quali strade decidiamo di prendere e su quali strade decidiamo di rimanere. Si sbaglia. Chi non sbaglia? Ma molti continuano a rimanere su un percorso anche dopo avere perfettamente realizzato sia un errore.

Tutto dipende dalle nostre decisioni, dalla nostra scala di priorità.
Se non voglio andare da qualche parte, dirò che non ho tempo. Quasi mai dirò alla persona che non voglio stare con lei.

Dare la colpa al tempo, è facile. Perchè sembra non vendicarsi mai. E quindi lo incolpiamo di tutto. Ma forse rifletterei sul fatto che non sia vendicativo.

Tempus fugit, quindi.

Ma c'è un modo per usare al meglio i gettoni di cui siamo dotati?
Forse si.
Ma ne riparleremo.
Per Aspera ad Astra!

martedì 29 novembre 2022

I CAN'T SEE ANYTHING!

𝐈 𝐂𝐀𝐍'𝐓 𝐒𝐄𝐄 𝐀𝐍𝐘𝐓𝐇𝐈𝐍𝐆!
Geremia apre il pugno e miete molto più grano di quanto avrebbe mai pensato.
C’era un tempo, un cane che si nascondeva nei pertugi della metro.
Ora solo vaghe graffette disadattate mi tendono la mano e salutano frettolosamente.
𝘐 𝘤𝘢𝘯’𝘵 𝘴𝘦𝘦 𝘢𝘯𝘺𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦.
Lascio il posto ad un altro viandante.
Sono le 5 del pomeriggio nell’orologio del boia.
Il senso del tempo, per me, sta scorrendo molto lento.
Nuotare, sai amico, nuotare al centro dell’universo dove scogli e maree si nascondono e lasciano aperte ferite.
E feritoie, di qualche castello che solitario vaga immemore nella taiga spingendo avanti il carrello della spesa in una corsa inutile, vanagloriosa e incline al litigio.
𝘐 𝘤𝘢𝘯’𝘵 𝘴𝘦𝘦 𝘢𝘯𝘺𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦.
È sempre così.
Un ritmo forsennato, di bicchieri tintinnanti, di gioie lancinanti, di banchetti straripanti, di bambini saltellanti, di immagini festanti, di ipocrisie galoppanti.
È sempre così, in un tempo che si ripiega su se stesso, un una curva di Gauss, in un loop da serie tv di second’ordine.
Le scene seguono le scene.
E le persone sono figuranti, effetti speciali, insulse macchiette, semplici adesivi omaggio nella confezione dei formaggini nel banco frigo.
𝘐 𝘤𝘢𝘯’𝘵 𝘴𝘦𝘦 𝘢𝘯𝘺𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦.
La mia croce, quella sghemba e irriconoscente, quella irascibile e iraconda, quella torbida ed esilarante di accademica memoria.
C’è un substrato. C’è uno spessore.
Che cresce. Sopra il cuore.
Che diventa esso stesso un universo di suoni, poesie, lacrime, batticuore, erezioni, esplosioni, respiri pesanti, corsa nei campi, risate a crepapelle, carezze delicate, sguardi di affetto, pelo di gatto, sapore acido di limone, sabbia fastidiosa, vento umido, arsura nella gola, graffette e touchdown.
C’è qualcosa che cresce.
Ma non giunge mai a conclusione.
𝘈𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘣𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰.
Tutto è li. In quell’arpeggio che si frantuma l’anima, che ti spezza la coscienza.
Quell’unico accordo suonato in distorsione che ti lacera il cuore e ti mette a nudo.
Perché tu non sei nient’altro che un ribollire di lava in un vulcano.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un corpo di uomo, 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un corpo di donna.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 una scimmia nuda.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 un consumatore, un investitore, un compratore, un cliente, un marito, un figlio, uno studente, un grossista, un commerciante, un paziente, un infetto.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙞 queste etichette.
𝘚𝘦𝘪 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘣𝘰𝘭𝘭𝘪𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘢𝘷𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘷𝘶𝘭𝘤𝘢𝘯𝘰.
Senza forma e che mai si può toccare.
Io altro non vedo. Perché I can’t see anything, non riesco a vedere niente.
Non vedo.
Ma percepisco tutto.
E comprendo ora che questo è tutto ciò da cui devo partire, è tutto ciò che sono.
È tutto ciò che sarò mai.

mercoledì 22 giugno 2022

Un tempo c'erano le idee.

 

Un tempo c'erano le idee.

Non è nostalgia o voglia di guidare guardando sempre nello specchietto. E' la cruda e semplice verità.

La politica si faceva con le persone (ovvio) ma anche con le idee. Poi queste erano paventate e forse poco rispettate ma almeno l'aspetto formale era salvo. Era salva l'idea che nella politica ci dovessero essere idee.

Adesso, adesso le idee non ci sono più.

Il M5S è nato da un'idea e solo per questo è stata una rivoluzione. Io ho sperato (dentro sono sempre un bambino credulone) che quell'idea di antipolitica (anti-questa-non-politica) potesse attecchire ma fin da subito sapevo che non sarebbero arrivati da nessuna parte e ben presto l'onda sana di cambiamento sarebbe finita in mille rivoli di interessi individuali e poltrone e diarie e benefit (dentro sono sempre un merdoso cinico).

Il M5S da anni ha tradito l'idea di base. Era anti-sistema, anti-euro, anti-partito, anti-casta e pian piano si è rimangiato tutto.
Ha partorito iniziative penose come il RDC. Che non è sbagliato come idea (in uno stato civile NESSUNO deve essere abbandonato al suo destino con la società che gira la testa dall'altra parte) ma era SUPER-sbagliato come traduzione in pratica.

Da "prendiamo cura di quelli in difficoltà" a "premiamo le persone per non fare un cazzo".

Di Maio è l'emblema della fine del M5S. Di Maio era l'emblema della fine di quel sogno già quando andò in Tv per chiedere l'impeachment di Mattarella salvo poi ritrattare tutto e accodarsi alla massa nell'adulazione globale del presidente perfetto.

Di Maio è l'emblema della fine del M5S e anche l'emblema di dove va la politica italiana.

Giovane, bello e abbronzato. Senza percorso culturale di crescita, senza la capacità di dire qualcosa di veramente innovativo, gattopardiano all'inverosimile.

Un esponente DC 2.0 perfetto per i video di tiktok.

Alla fine nessuno si è veramente scandalizzato. Il prossimo passo sarà la trasformazione di ciò che resta del M5S (di fatto ormai inesistente come idea) in un partito di Conte, una nuova formazione politica con più o meno le stesse non-idee di ora.

PER ASPERA AD ASTRA

venerdì 6 maggio 2022

Un mondo di immagini

Viviamo in un mondo di immagini.

Viviamo in un mondo in cui la comunicazione è diventata un flash, o una serie di flash.

Video e foto inondano completamente il nostro vivere. Siamo immersi ormai in una cultura di VISIONE, di osservazione.

Ed infatti non riusciamo più a comprendere niente perché viaggiamo come motoscafi sulla superficie delle acque e vediamo il blu senza mai scorgere cosa, sotto il livello dell'acqua, si trova e sostiene il tutto.

E io, qui, in questo blog semi-abbandonato, decisamente retrò, decisamente ancorato al passato, quando internet era dei blogger e non degli influencer/youtuber/tiktoker mi chiedo "Cosa mai ci azzecco con tutto ciò?".

E' logico. Quest'anno vado a timbrare le 50 primavere e quindi è ovvio che transito dalla fase della vita in cui sono alla moda alla fase della vita in cui comincio a essere fuori-posto, anacronistico.

Ma sai una cosa? Questa è proprio una cazzata!
E sai perchè? Perchè è semplicemente un luogo comune.

Certo.... se segui il mio pensiero e leggi i miei post da tempo, sai benissimo quale sia la mia opinione a riguardo. La mia opinione sul convergere dei luoghi comuni è che, comunque, non si può ignorare l'aggregazione degli accordi fra le idee delle persone. Anche quando di bassa lega e totalmente scollegate da un ragionamento dotato di una certa logica e coerenza interna.

Inoltre.... I pensieri e le idee delle persone, quando PENSATI e espressi con sincerità, salgono di livello e diventano originazioni della persona. E in quanto tali vanno assolutamente e genuinamente rispettati.

Una originazione altro non è che un pensiero di qualcuno su di se, sugli altri e sulle cose. E' qualcosa che testimonia come lui sta o si sente. Una originazione NON E' un pensiero di un altro che io ritrasmetto. E' qualcosa che riguarda me o il mio universo mentale ed emotivo.
E in quanto tale, assurge a entità che merita rispetto a prescindere.
Anche quando è una colossale cazzata.

Domanda: "Ma se una originazione è una colossale cazzata, merita sempre rispetto? E quindi non possiamo mai contestare una originazione che sia una cazzata e le persone sono libere di dire tutte le cazzate che vogliono?"

Risposta: tutte le originazioni delle persone meritano rispetto! Tutte. Ma la parola rispetto significa solo che non odiano qualcuno perchè dice o pensa qualcosa. Non intendiamo togliergli la patente di essere umano o la libertà di parola.
Se però pensiamo che sia una cazzata, abbiamo il pieno diritto di dirlo. Se pensiamo che dirlo sia utile.

Le colossali cazzate possono essere contestate ma sempre con il rispetto del fatto che qualcuno possa dirle. Se poi le originazioni sono dannose, chi le fa si prenderà la responsabilità delle conseguenze delle sue originazioni.

Perchè si agisce così? Perchè il rispetto della libertà di parola è la più grande conquista dell'essere umano ed è un patrimonio talmente grande che va difeso a prescindere.
Anche da chi abusa di tale diritto. 
Perchè non è inconsueto che qualcuno, usando la libertà di parola, intenda mettere a tacere chi sta usando (ma anche abusando) la libertà di parola.

In questi ultimi 2 anni, la cosa si è vista in modo abbondante riguardo le tematiche si-covid / no-covid, si-vax / no-vax e si-greenpass / no-greenpass. In cui spesso espondenti delle diverse visioni delle cose in opposizione avrebbero mandato al macello chi non la pensava come loro.

Ho sentito, personalmente, molte posizioni di mancanza di rispetto per le altrui posizioni. Sia da chi era schierato con un lato e chi era schierato con l'altro. E questa penso sia stata la sconfitta più grande. 

In ogni caso non sono vecchio nè anacronistico. Non a priori. Lo posso essere perchè non mi piace che il mondo della parola e dell'idea venga abbandonato.

Non mi piace questo modo di vivere le cose basato su immagini, video e superficialità.

il mondo dei blog è quasi chiuso. E' come il teatro con l'avvento dei cinema, come il monopoli con l'avvento delle Playstation, come la poesia con l'avvento dei social network.
La realtà è che nessuna di queste cose morirà.
Come non morirà il libro di carta o il fumetto con l'avvento delle nuove forme digitali di espressione.

Andrà in difficoltà. Certo. Diventerà un prodotto di nicchia. Certo.
E se così sarà, ne terremo conto.

PER ASPERA AD ASTRA!

lunedì 7 giugno 2021

Perchè piace così tanto prendere se stessi a schiaffi?

Prendersi a schiaffi.

Non proprio una bella abitudine. Eppure mi sa sia uno sport molto in voga in questi tempi e in questa nostra società.

Lo ammetto. Oggi ho avuto una importante realizzazione. Cosa è una realizzazione? E' semplicemente un  improvviso e luminoso aumento di conoscenza o di consapevolezza riguardo a qualcosa, riguardo a se, alla vita, agli altri o alla propria mente.

E' qualcosa che appare come "... Acci.... ma sai che adesso ho capito che...." Quello che è.

E la mia realizzazione oggi è che le persone sono solito prendersi a schiaffi molto più frequentemente di quanto sia giusto o anche solo necessario.
Prendersi a schiaffi ovvero trattarsi male.

In che modo ci si tratta male? In tanti, tantissimi modi. Talmente tanti che probabilmente vi è un modo per ogni essere umano.
Non è detto che lo facciano tutti ma di sicuro è uno degli "sport" più diffusi.

Ci si guarda allo specchio e ci si tratta male. Ci si rende colpevoli dell'immagine che abbiamo, del peso che abbiamo, della ricchezza di cui manchiamo, dei vestiti lussuosi che non vestiamo, del fascino di cui sembra difettiamo. E così via.

Viviamo, facciamo cose giuste e cose sbagliate. Le prime sono scontate e passano in cavalleria. Per le seconde, siamo gli aguzzini peggiori del mondo.
Raramente si è così duri e severi con gli errori degli altri come lo si è con i propri. Sembrerebbe di no eppure è la verità. Anche quando abbiamo di fronte qualcuno che incolpa gli altri di tutto ciò che gli è successo perchè gli piace ergersi a "vittima".

Quando la scena che abbiamo si sta allontanando da quella che vorremmo avere, ecco che scatta la punizione. E la punizione è trattarsi male. Prendersi a schiaffi. E qui la fantasia si scatena.

Ognuno trova le sue soluzioni creative. C'è chi mangia per punirsi. C'è chi manda a quel paese chi gli vuole bene per ritrovarsi da solo. C'è chi spende i soldi risparmiati con fatica in stupidaggini o vizi di vario tipo. C'è chi sputtana la fiducia altrui con gesti di tradimento vario. C'è chi si degrada commettendo trasgressioni contro il proprio codice etico e morale (non i codici degli altri ma il proprio codice....).

Ognuno ha le sue soluzioni creative. Ma ad ogni analisi, queste soluzioni sono distruttive. Sbagliamo e ci puniamo. Perchè? Perchè è la nostra punizione verso noi stessi.

E complice l'incredibile sofisticatezza del pensiero moderno, infiocchettiamo tutte le nostre azioni con una miriade di ragioni e di ragionamenti. Perchè non riusciamo a stare di fronte alla crudezza della semplicità delle cose. Non possiamo dire che ci stiamo punendo. No. Dobbiamo tirare in ballo altri concetti e idee: "Faccio quel che voglio!" (ma quando mai....), "Chi sto danneggiando alla fine?" (beh, te, proprio te) e via in un crescendo di vacuità logica senza fine. 

Le giustificazioni non hanno razionalità, hanno creatività.

La grande comprensione di oggi è che le persone sono fondamentalmente buone. E quando ritengono di non essere all'altezza di qualcosa, sono molto severe con loro stesse. Severe ma non efficaci.
E quindi usano la punizione per rimediare agli errori fatti invece che usare l'istruzione e l'apprendimento.

Se uno studente non capisce un qualcosa, che si fa? Lo si punisce o lo si aiuta a comprendere? Risposta ovvia.
Ma su di noi non agiamo così. Mai istruzione. Mai andare a vedere cosa non ho capito, come potrei fare meglio quella cosa.
Anche perchè (apparentemente) sembra non esista un posto dove esistono i materiali che insegnano come si fanno le cose. Come ci si comporta, come si agisce, come funziona la mente dell'essere umano, da dove derivino i meccanismi di comunicazione delle persone...

In realtà esistono. Ma questo è un altro discorso.

Smettiamo di prenderci a schiaffi. Non ne usciremo mai vincitori, non ne usciremo mai migliori.
Certo... Sbagliamo. Certo, commettiamo errori. E altrettanto ovviamente dobbiamo rimediare ai danni commessi, alla mancanza di risultati attesi.

Ma di sicuro non prendendosi a schiaffi. Non perdendo quella sottile stima di noi stessi, che è poi l'energia che ci permette di raggiungere le nostre mete.

Per ASPERA AD ASTRA!

mercoledì 3 marzo 2021

Scrivere post noiosi, cosa ci posso fare?

Ieri sera, mentre mi sedevo a tavola per mangiare qualcosa per cena, pensavo una cosa.

Siamo nel mondo della comunicazione globale.

Abbiamo un universo rinchiuso in quel piccolo giocattolo chiamato "smartphone" che possiamo portarci in tasca.
E che, quando lo apriamo, ci può collegare al mondo:

NOTIZIE, VIDEO, RISATE, INFORMAZIONI, SERVIZI, LAVORO, FILM, AMICI, MESSAGGI e chi più ne metta.
Eppure. E' tutto superficiale, tutto veloce, tutto "USAMI E BUTTAMI". Ad un livello ormai quasi pericoloso.
Anche ora.... che scrivo questo piccolo post.... magari sono arrivato al limite dell'attenzione di chi mi legge.
Perchè non c'è tempo per riflettere, pensare e capire. Afferrare il senso delle caso.
Dare un senso alle cose.

Dopo le prime righe c'è sempre da "guardare" un altro post sul social preferito o un altro video. Oppure un'altra foto. E dopo un'altra ancora.
E poi andare su una pagina internet. E poi guardare la chat se qualcuno ci ha scritto qualcosa e quando nessuno ci ha scritto niente, mandare fuori dei messaggi per chiedere come mai nessuno ci ha scritto niente. E così all'infinito.
Così tutta questa conoscenza, tutto questo sapere, tutta questa potenzialità è "BRUCIATA". Inutile e abbandonata.
Sono noioso, lo so. In questa epoca di selfie, di meme, di immagini veloci dire qualcosa che SCAVI nelle cose è troppo.
Sono uno dei (quasi) 50-enni più tecnologici che io conosca. Sono assolutamente aggiornato su tutto ciò che è tecnologia informatica. Uso tutti gli strumenti. Ho un profilo in quasi ogni social ci sia eppure....
Eppure mi sento tanto un Uomo di un mondo diverso, che sta scomparendo.
Un mondo fatto di profondità e valori. E non di selfie e di superficialità.
Continuerò a comunicare, anzi ancora di più. A cercare significato nelle cose. A dire la mia. E a essere snobbato dai più perchè "troppo noioso", perchè i miei commenti sono "troppo lunghi" o le mie riflessioni troppo articolate.
Ma che ci volete fare....
😃
non si può incolpare un pesce del fatto che nuota o un uccello del fatto che vola.
Un abbraccio a tutti.

E oggi come sempre PER ASPERA AD ASTRA.

martedì 23 febbraio 2021

Episodio di bullismo nella mia città. Una riflessione importante e una proposta.

Una notizia mi ha colpito la settimana scorsa. E sebbene (basta andare in tanti miei post precedenti per averne conferma) non mi piaccia tanto discutere di cose sotto l'input di giornali e spacciatori di news, ritengo che questa notizia, possa essere uno spunto per una riflessione di grande respiro.

Non mi fraintendere. Non voglio minimizzare il fatto in se o sembrare superficiale e indifferente. Ho (come ognuno di noi) vari difetti. Alcuni veramente orribili e insopportabili.
Ma tra questi non annovero la superficialità o l'indifferenza. Davvero. non riesco ad essere indifferente alle cose.
Nemmeno se ci provo.

Poi... Qualcuno ha un proprio criterio per stabilire quando un'altra persona è indifferente o meno. E spesso quel criterio è rigido e totalmente arbitrario (arbitrario significa che la valutazione è introdotta in modo soggettivo ma analizzata come se fosse una cosa oggettiva).
Quindi il fatto che se vedo qualcosa che mi tocca, non mi metto in un angolo a piangere o a strapparmi i capelli o se anche non mi lamento ogni 10 secondi ciò non significa che quel qualcosa non mi abbia smosso un universo dentro la mente o il cuore.

Ritornando al fatto, specifico subito che ciò che mi ha colpito è stato un evento violento accaduto in un parco giochi dedicato all'uso dello skateboard nella mia città. Ovvero un episodio in cui un ragazzo ha aggredito un ragazzo più piccolo di lui causandogli la frattura di un braccio

L'episodio è la manifestazione di una violenza che colpisce per molti motivi. Ma per non disperdere completamente il focus dell'aspetto che vorrei affrontare, evito di seguire i vari rivoli della discussione e mi concentro su un unico punto.

E questo punto è la totale evidenza che questa nostra società (occidentale, tecnologica, consumista, post-industriale, cittadina) sta andando alla deriva. Soprattutto per quanto riguarda i valori morali.

Non voglio adesso dire che è questo episodio che mi fa pensare questo. Sono nel campo della difesa dei diritti umani e sono attivo per la promozione del ripristino della moralità nella società da più di 20 anni. Ho visto molte cose, parlato con moltissime persone e dato il mio contributo.

Prendo semplicemente spunto da questo fatto. Che non va nè drammatizzato ma neppure minimizzato. 

E il problema non è che ci siano ragazzi violenti in giro e che quindi l'ambiente sta diventando pericoloso. L'ambiente NON STA diventando pericoloso. Non è questo il punto.
Il punto è che la nostra società si sta degradando. Punto. Nei suoi valori morali ed etici.

Sta perdendo la scala di importanze e di riconoscimento di quali caratteristiche sono positive per l'individuo e per l'intera società. Se prima era obbligatorio per un uomo essere degno di fiducia, affidabile, onesto, coraggioso, rispettoso dei più deboli adesso alcuni di questi valori stanno assumendo il valore opposto. Ovvero di difetto anzichè di pregio.

Che i bulli ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i balordi ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i criminali ci siano sempre stati lo sappiamo. Non è che ora dobbiamo diventare psicotici solo per questo. Nella civiltà umana questo è successo. E forse succederà sempre. Non è questo il punto. 

Il punto è che TUTTA la società sta degradando. Non noi come singoli (anche quello per la verità) ma è la società che sta andando giù. Si, è vero, c'è dell'impegno contro il bullismo, campagne per la difesa delle minoranze e così via. Ma perchè ci sono? Proprio perchè la società in cui viviamo è manchevole.

In una società morale e etica, non ci sarebbe bisogno di una campagna in TV e nei giornali per ricordare alla gente che deve essere rispettosa per le minoranze e che non deve abbandonarsi alle intolleranze. Io (e lo dico con fierezza) non ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che una donna ha gli stessi diritti di un uomo nella vita e nel lavoro. Non mi serve la campagna sulle "quote rosa". E la dimostrazione è come mi comporto nella vita di tutti i giorni.

Nella mia associazione, coordino il lavoro di decine di persone. E vengo coordinato e diretto da una donna. Che penso sia uno dei manager più bravi che abbia mai conosciuto. Ma a me che lei sia una donna, non mi interessa per niente. Zero assoluto. Se è donna pace, se è uomo pace. Così se nel mio comune la giunta comunale e il consigli comunale fosse composto dal 100% di uomini non mi turberebbe o preoccuperebbe. Ma neppure se fosse composto dal 100% di donne. O se fosse composto dal 60% di donne e dal 40% di uomini. O di qualsiasi combinazione di percentuali.

Un amministratore si valuta per la competenza, l'onestà, la buona volontà e l'intelligenza. Ma stiamo uscendo fuori tema.

Il tema è che anche nella nostra città si cominciano a vedere gli effetti della perdita dei valori. E non perchè 2 ragazzini si sono picchiati e c'è scappato qualcosa di troppo. Non è quello. E' solo un indicatore (uno fra i tanti) di una mancanza di MORALE CONDIVISA da trasmettere alle nuove generazioni. E' così. Se si spinge al massimo il relativismo culturale e morale (ovvero io sono io, faccio il c...o che voglio e nessuno mi deve dire niente perchè io sono l'unico giudice del mio comportamento) queste cose accadono.

E questa società, decadente, sta spingendo il relativismo morale alle stelle. Le tradizioni vengono derise, le morali delle generazioni precedenti sono bollate come superate, le religioni schernite, la morale dei grandi filosofi presa in giro apertamente.
Quello che rimane è la morale FAI DA TE. "La mia libertà inizia dove finisce la tua" ma non dice mai dove finisce la propria libertà. Dove inizia quella degli altri direbbe qualcuno ma è un concetto sottile. E a livello di morale non funziona. Non perchè sia sbagliato. Ma perchè è troppo sofisticato e pochi lo comprendono e lo sanno applicare.

Dire a un bambino "FAI CIO' CHE E' GIUSTO!" è troppo sbrigativo. Non lo capisce. Perchè nessuno gli spiega cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Ed è questo che occorre fare. E' su questo che occorre investire tempo e risorse. Ore, ore di istruzione, formazione, esempi pratici, applicazione pratica. Va fatto. E' tempo ben speso. E prima dei ragazzi questa formazione la devono prendere gli adulti. Perchè gli adulti insegnano più con l'esempio che con la parola.
E, onestamente, se i ragazzi devono prendere esempio dagli adulti di adesso...... capiamo perchè anche nella nostra città succedono queste cose.

Si può cambiare? Si. Si può. Per scoprire come continuate a leggere il blog e a breve proporrò una soluzione, che tanti risultati sta ottenendo in molte parti del mondo.

PER ASPERA AD ASTRA!

martedì 16 febbraio 2021

Perchè è importante avere un piano B nelle cose che si fanno?

Prima di rispondere alla domanda del titolo del post, esaminiamo bene cosa intendiamo per PIANO.

In genere, affrontiamo le cose della vita senza un preciso criterio o strategia. Nessuno ci ha ben istruito da giovani ad avere un piano e una strategia. Colpa dei genitori? Ma no...
Poveri questi genitori, sempre colpevoli di tutto. Non è così.
Ma sicuramente saranno ultrarari i casi in cui i genitori di un ragazzo/a lo istruiscano per bene su come progettare la propria vita. Perchè no?

Perchè neppure a loro è stato insegnato.

Un piano è una intenzione generale supportata da una pianificazione tattica che va a realizzare una particolare strategia al fine di raggiungere un obiettivo o una certa meta.
Complicato? Un pizzico. Esaminiamolo quindi.

1. Un piano è UNA INTENZIONE. Cosa intendiamo con intenzione? Intendiamo l'impulso e la realizzazione di quell'impulso in una certa direzione. Le cose accadono solo e soltanto quando vi è l'intenzione (di qualcuno) che accadano. Non accadono da sole. L'intenzione è l'energia che permette alla macchina di stare in movimento, che permette agli ingranaggi di girare.

2. Una intenzione deve essere supportata (cioè affiancata e aiutata) da  una Pianificazione tattica. Che altro non è che la disposizione di dove, come e quando delle risorse e l'assegnazione dei CHI, in relazione all'assunzione di responsabilità. Quando si decide "chi" fa "che cosa" si parla di pianificazione tattica. Quando si parla di "come" lo si fa e "quando" lo si fa si ha una pianificazione tattica. Le buone strategie (leggasi anche IDEE) possono non funzionare se non affiancate una buona tattica.
E tattica significa, molto semplicemente, stabilire le date, i quando di un progetto, specificando chi e come debba operare.

3. Strategia? Un piano realizza una strategia. Che altro non è che una idea (si spera brillante) che si pensa possa essere la soluzione ad un problema o al cambiamento si una certa situazione. Che ovviamente si pensa possa essere migliorata.

4. Ultimo ma non ultimo elemento importante è la presenza di un obiettivo definito e chiaro. Possiamo chiamarla anche meta ma ciò che conta è quanto definito (e quindi riconoscibile) possa essere questo obiettivo. Ricordiamo che senza una buona e chiara meta si possono sprecare pianificazioni tattiche, buone idee e soluzioni e anche tutte le migliori intenzioni del mondo.

Bene. Quasi sempre, per far andar bene le cose, ci creiamo una strategia o un piano. E con quello affrontiamo la vita. Possiamo parlare di lavoro o di relazioni interpersonali. Piano A. Sempre e soltanto piano A. Perchè siamo talmente convinti che quel piano ci aiuterà a raggiungere l'obiettivo che non pensiamo mai che è pericoloso avere un solo piano per conquistare la meta.

Vorremmo avere una certa sicurezza personale e un certo tenore di vita? Ottimo. Giuste idee e tanto lavoro + impegno + qualche sacrificio e abbiamo un certo successo. Tutto va bene finchè qualcosa non va male. E qualcosa va male perchè non avevamo un piano di riserva, un modo diverso per continuare la strada verso la propria meta. Un piano B non si può avviare quando ci sia accorge che il piano A è fallito o sta fallendo. Perchè a quel punto il piano B è diventato il piano A vista la morte del precedente piano A.

La vera rivoluzione e la vera soluzione è lavorare per avere un piano B (una soluzione tattica completa) pronto prima ancora che il piano A dimostri che non può essere portato avanti.
Prendiamo il lavoro. Le persone si creano una professionalità ma se dovessero perdere quel lavoro, soffrirebbero le pene dell'inferno, perchè non hanno già una soluzione di riserva pronta a scattare in quell'eventualità.

Se un dovessimo attrezzare un pronto soccorso solo alla notizia che qualcuno si è fatto male, quel qualcuno morirebbe molto, molto, molto prima che i medici e le strutture possano essere organizzati.

Se dovessimo preparare una struttura di protezione civile che intervenga quando c'è un disastro e non prima, non credo le cose andrebbero molto bene.

Perchè sulle navi ci sono le scialuppe di salvataggio? Perchè si spera che la navi affondi? Certo che no. Le scialuppe sono il piano B, la soluzione di emergenza se qualcosa dovesse andar male.

Noi ci portiamo dietro le nostre scialuppe di salvataggio quando affrontiamo la vita? Ovvio che no. Perchè qualcuno ci ha convinto che basta pensare positivo.

Ma pensare positivo è solo il pre-cursore di fare le azioni positive. Pensare e basta in un universo dominato dall'energia, dalla casualità e dal movimento è una follia pura e semplice.
Prova a stare davanti ad un treno in corsa e pensare positivo, pensare che non ti ucciderà. Lo farà perchè il vero pensiero positivo è avere l'intenzione di non essere ucciso e vedere in poche frazioni di secondo cosa si potrebbe fare per sopravvivere. E farlo, ovvero spostarsi velocemente dalle rotaie.

Piano B, cosa significa quindi? Significa che nella vita occorre prendere in considerazione che le cose potrebbero andar male e prendere delle precauzioni per agire se e quando queste brutte cose potrebbero succedere. La morte di un parente, un disastro finanziario o un collasso della struttura in cui si lavora.

Non è solo una questione di avere risparmi conservati da qualche parte (anche questo è importante), è una questione di approcciare TUTTI i problemi con l'idea che spesso una sola soluzione su cui puntare tutto il montepremi non è funzionale ed è un suicidio premeditato.

Per Aspera ad Astra

giovedì 11 febbraio 2021

Fare del bene è tempo sprecato? Io credo di no.

Quando ero piccolo, sentii una volta un proverbio, una di quelle "saggezze" in pillola che girano tanto nella nostra cultura.

Sempre così affamata di voler mettere la CONOSCENZA dentro delle piccole frasi.

Il detto che ho sentito recitava, più o meno, così:
Non fare del male perchè è peccato, non fare del bene perchè è sprecato.

In effetti, intorno a me, ho sempre avuto consigli e dimostrazioni di comportamento delle persone che mi circondavano (adulti, bambini e ragazzi) che seguivano in un modo molto preciso la falsariga di questo detto.

Devo essere onesto, non mi è mai capitato di vedere persone che si slanciavano in impeti di AIUTO verso il prossimo senza ritegno. Ho conosciuto molte persone oneste, ligie alle regole e sicuramente non inclini a fare del male. Ma quelle stesse persone, per quanto non facessero del male, non è che fossero dei particolari esempi di individui disposti ad aiutare il prossimo.

Ho esaminato per anni questo concetto. Che, non te lo nascondo, mi ha sempre dato un pò di tristezza. Perchè racchiude in uno stesso concetto due sentimenti ed emozioni che non sono proprio il migliore e più elevato modo che un vero Uomo possa mostrare.

Abbiamo, infatti nel concetto, sia un sentimento di PAURA che un sentimento di DISPREZZO e AFFLIZIONE.

Se fai qualcosa è perchè pensi sia giusto. Fare o non fare qualcosa per paura della punizione non è proprio il massimo della vita. E lascia sempre un retrogusto amaro in bocca.
Altrimenti rimane sempre il solito dubbio: se non ci fosse stata la possibile punizione (della legge, di qualcun altro o di una entità come Dio) la persona si comporterebbe bene?
Non è una bella sensazione di sicurezza vivere con una persona così al fianco...
Ti viene sempre il dubbio che in un certo momento possa comunque comportarsi male.... Non appena possa sentire che la minaccia della punizione è meno forte o non possa essere scoperta.

D'altro canto è ancora più triste il concetto che non occorra fare del bene perchè tanto sarebbe un'azione inutile. Questo è ancora più triste.
E parte dall'esame di molte situazioni del passato in cui ci si è comportati bene con qualcuno e questo nostro impegno non è stato visto, premiato o riconosciuto. E anzi, potrebbe averci portato anche dei problemi.

Siamo sinceri: a chi non è successo di aiutare qualcun altro o fare del bene per poi ritrovarsi senza neanche un grazie o addirittura con qualche grande delusione?

E' vero! Succede. Ma dobbiamo esaminare anche in questo caso per bene la questione. Perchè si fa del bene? E' il ragionamento allo specchio del perchè non bisogna comportarsi male...

Se è vero che bisogna comportarsi in modo onesto e retto IN SE E PER SE, perchè è giusto e non perchè ci potrebbe essere una punizione se non lo facciamo...
E' altrettanto vero che occorrerebbe aiutare il prossimo PERCHE' E' GIUSTO, e non certo perchè da questo aiuto ne otteniamo riconoscenza o qualche altra cosa.

Le cose si fanno (nel bene e nel male) perchè è giusto. Spesso dal comportarsi bene, ne discende che qualcosa ci torni indietro. Ma occorre capire in che forma e, soprattutto, in che tempi.

Facciamo un veloce esempio. Se io rispetto gli altri, non frego nessuno e non creo disordine o turbamenti nelle persone, forse non riceverò nè medaglia, nè soldi e forse nemmeno un grazie. Cosa avrò ottenuto? Ho dato il mio contributo a migliorare di un 0,0000001% il mondo dove vivo.

Che per questo motivo sarà meno caotico e infelice. Di un pelino. Ma lo sarà.
E il mio premio sarà vivere in un mondo migliore.

Lo capiamo meglio quando, pur comportandoci bene, vediamo il mondo andare peggio. Anche la nostra qualità della vita peggiora.

Quindi, abbandoniamo questo concetto. E comportiamoci bene. E facciamo del bene. Non in modo insensato e compulsivo ma con bene a mente cosa stiamo facendo e quali conseguenze ci sono.

Un filosofo che io adoro, un giorno disse "Aiutare un bufalo ferito ad uscire da una pozza è pericoloso. Perchè il bufalo potrebbe non comprendere le nostre intenzioni di aiutarlo e cercare di ferirci. Non è cattiveria, un bufalo ferito si comporta così. Cosa dovremmo fare? Non aiutarlo? NO. Occorre semplicemente aiutarlo essendo consapevoli che potrebbe cercare di ferirci e prendere le dovute precauzioni."

Grazie mille di avermi letto.

Per ASPERA ad ASTRA.

domenica 7 febbraio 2021

Scegliere la propria strada: si, ma cosa è la vita?

La vita, già la vita.

Ma che cosa è la vita?

Non sto chiedendo per trovare delle risposte ma per esaltare la domanda. Perchè in quasi 50 anni di esistenza, quello che ho scoperto è che più delle risposte ciò che ci fa crescere è il porsi le giuste domande.

Perchè, riflettici, a che serve avere una risposta giusta se è sbagliata la domanda?

E mi chiederai che significa che una domanda è sbagliata. Come può una domanda essere sbagliata?

La domanda è un percorso esplorativo, è una parte di una esplorazione.
Ciò che rende migliori è l'esplorazione. Porsi le domande non è altro che tuffarsi in questo percorso evolutivo.

Ma non tutte le domande sono parte di un percorso evolutivo. Alcune domande sono inutili o, per essere più precisi, non portano da nessuna parte. In questo senso sono sbagliate.

Di domande sbagliate me ne sono fatte un sacco. Ma non tutto il male è venuto per nuocere. Perchè domandando e domandandomi cose mi sono allenato a trovare e porre le giuste domande, quelle che aprono le porte del castello. E mi sono spinto sempre più avanti. Perchè ogni porta aperta mi permetteva di poter esplorare nuove aree che neppure pensavo esistessero.

Alcune domande te le puoi porre solo dopo che hai trovato delle risposte ad altre domande base.
Perchè anche le domande devono essere fatte in serie e nel giusto ordine.

Ecco dove spesso sta il fallimento nel trovare le risposte.
Non è stupidità da parte nostra o ignoranza o chissà cosa. Certo. Qualche volta possiamo non essere all'altezza o abbastanza preparati per trovare la risposta, ma credo sia molto più probabile che semplicemente ci siamo posti una domanda quando i tempi non erano maturi per porsela. 

O la nostra preparazione non sufficiente.

Ed ecco cosa è la vita. La vita è un percorso di esplorazione e scoperta. Magari di sole cose vicine a noi. Magari anche di cose e persone lontane da noi. Galassie, microuniversi, emozioni, pentimenti, idee, gruppi e sogni. E tutto il resto che non ho citato.

Ognuno di noi sceglie quando grande o piccolo deve essere il compasso della nostra vita: cosa vi è incluso e cosa escluso. E la forma del cerchio del nostro interesse può essere sferico e espandersi completamente intorno a noi in modo uguale oppure avere ingiustificate rientranze e inaspettati allungamenti. Anche questo è parte della libertà di fare della nostra vita ciò che riteniamo giusto.

La vita d'altronde è nostra. E' il minimo sindacale essere padroni di metterci quello che vogliamo.
Ed essere pronti a raccogliere gli effetti delle nostre decisioni.

Forse sul primo punto siamo tutti un pò più bravi. Sul secondo tutti un pò meno allenati e pronti. Ma questo è un altro discorso.

Che, se ti va, faremo una prossima volta.
Dimmi cosa ne pensi di questo argomento, mi interessa.

Per Aspera ad Astra.

martedì 2 febbraio 2021

L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?

L'essere umano è una creatura veramente curiosa. Si destreggia fra opposti che spesso sembrano inconciliabili.

E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.

L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.

Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.

L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.

Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.

Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?

Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.

La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.

Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.

Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.

E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.

La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.

Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.

Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.

Primeggiare? Si. Innalzarsi? Si. Essere diverso? Si.
Rimendo in fratellanza con l'intero universo e tutta l'umanità.

Per Aspera ad Astra.