lunedì 27 febbraio 2006

Un film da vedere: Il pianeta proibito

Dico subito che sono un patito della fantascienza. Per non lasciare dubbi. Anzi ritengo il genere fantascienfico il genere più completo per raccontare ogni sorta di storia umana. E prometto che successivamente scriverò qualcosa in proposito.
Ma questa non è una recensione dedicata agli aficionados della fantascienza. Anche perchè consigliare ad un appassionato di fantascienza il film “Il pianeta proibito” è un insulto. E se un appassionato di fantascienza non lo conosce è meglio che ritorni in classe a studiare un altro pò.
Il film in questione è una delle pietre miliari della fantascienza e ha elargito ispirazione anche al creatore di Star Trek, giusto per dare un esempio. Ma il film stesso ha tratto ispirazione, profonda ispirazione, dalla tragedia “La Tempesta” del drammaturgo inglese Shakespeare. Così cominciamo ad inquadrare la situazione.
Il film esce negli USA nel 1956. Tralasciando tutti i dettagli riquardo al cast per cui rimando a siti specializzati, il motivo fondamentale per cui consiglio di vedere questo film è la storia stessa. E l’attualità del tema trattato: l’incontrollabilità delle pulsioni inconscie della nostra mente.

Questa la trama. Un’incrociatore militare terrestre vaga per lo spazio in direzione di un pianeta (Altair 4) alla ricerca di notizie sulla misteriosa scomparsa di una precedente missione di cui si è perso ogni contatto. A causa delle distanze sono passati ovviamente anni. L’astronave atterra sul pianeta e scopre che esistono sono 2 sopravissuti, padre e figlia, di cui solo uno faceva parte dell’equipaggio scomparso.
Il comandante della spedizione militare comincia a dipanare il mistero della scomparsa della prima astronave e del suo equipaggio grazie alle informazione del gentilissimo sopravissuto, uno scienziato che è riuscito a costruire una dimora comodissima e futuribile su un pianeta nonostante tutto abbastanza inospitale.
Ma da un mistero si cade in un altro mistero. La missione terrestre scomparsa era perita misteriosamente e violentemente in una notte alla stessa stregua di ciò che accadde millenni prima all’avanzatissima civiltà, i Kreel, che abitava il pianeta. Lo scienziato unico sopravissuto, il dottor Morbius, ha preso possesso proprio delle strumentazioni dei Kreel tutta la conoscenza che gli ha permesso di creare la sua paradisiaca dimora. Anche i Kreel scomparirono dall’intero pianeta in una sola notte, all’alba di una svolta della loro civiltà, un’incredibile invenzione che li avrebbe liberati da ogni schiavitù del corpo e della materia.
Nel frattempo che il comandante Adams (incredibilmente uno dei primi ruoli di Leslie Nielsen meglio conosciuto come ispettore di polizia nelle serie “Una pallottola spuntata”) cerca di capire i misteri e si prepara a portar via dal pianeta sia Morbius che la figlia, del quale si sta anche lentamente innnamorando, la nuova spedizione comincia a ricevere le visite di un’entità non meglio definita che comincia a richiedere il suo tributo di sangue.
Purtroppo non posso andare oltre per non rovinare la sorpresa di chi volesse vedere il film e avesse la fortuna di poterlo trovare in qualche videoteca o in qualche rarissimo passaggio televisivo (guardate Raitre dopo la mezzanotte, per intenderci).
Il film è bellissimo (da inserire veramente nei 100 più bei film della storia del cinema) per moltissime motivazioni.
E’ stato un film all’avanguardia per i suoi tempi. Non mostri a forma di insetto nè guerre e battaglie spaziali. Ma per la prima volta l’esplorazione dello spazio viene vista solo come l’ennesima frontiera di scoperta umana, anticipando in questo il top dei top della fantascienza e cioè la mitica serie di Star Trek.
Il film ha colori e ambientazioni fatte con i metodi del ‘50 eppure perfetti nel rendere l’atmosfera di giovani soldati-astronauti su un pianeta sconosciuto. Il ritmo è teatrale e ondeggiante come se si ascoltasse una nenia notturna.

I personaggi hanno uno spessore oltremodo letterario essendo presi pari pari dal teatro shakespeariano. Morbius è superbo nel replicare il suo alter ego Prospero della tragedia “La tempesta”.
Ma, soprattutto, il film è una parafrasi non dei tempi del xx secolo ma dei nostri tempi.

Guardiamoci, siamo uomini che vogliamo liberarci delle catene della materia cercando la felicità in una vita piena di comodità iper-tecnologiche. Come sentii dire una volta, le invenzioni tecnologiche sono solo amplificatori, amplificano solo ciò che c’è. E se ciò che c’è è negativo, amplificano solo il negativo.
I Kreel, super-evoluti, giungono alla soglia della perfezione e periscono, illusi dalla loro stessa presunzione. Vi invito a vedere il film per capire da cosa sono stati spazzati via.
Forse ci verrà da riflettere se anche la nostra civiltà si sta incamminando verso quella direzione.
Purtroppo non posso aggiungere altro per non guastare la sorpresa del film.
Spero di aver convinto qualcuno di voi a vederlo. E se qualcuno lo facesse, gli chiedo con grande cortesia di ritornare qui a lasciare un suo commento.
Per ora, buona visione e grazie dell’attenzione.

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