lunedì 27 febbraio 2006

Un film da vedere: Il pianeta proibito

Dico subito che sono un patito della fantascienza. Per non lasciare dubbi. Anzi ritengo il genere fantascienfico il genere più completo per raccontare ogni sorta di storia umana. E prometto che successivamente scriverò qualcosa in proposito.
Ma questa non è una recensione dedicata agli aficionados della fantascienza. Anche perchè consigliare ad un appassionato di fantascienza il film “Il pianeta proibito” è un insulto. E se un appassionato di fantascienza non lo conosce è meglio che ritorni in classe a studiare un altro pò.
Il film in questione è una delle pietre miliari della fantascienza e ha elargito ispirazione anche al creatore di Star Trek, giusto per dare un esempio. Ma il film stesso ha tratto ispirazione, profonda ispirazione, dalla tragedia “La Tempesta” del drammaturgo inglese Shakespeare. Così cominciamo ad inquadrare la situazione.
Il film esce negli USA nel 1956. Tralasciando tutti i dettagli riquardo al cast per cui rimando a siti specializzati, il motivo fondamentale per cui consiglio di vedere questo film è la storia stessa. E l’attualità del tema trattato: l’incontrollabilità delle pulsioni inconscie della nostra mente.

Questa la trama. Un’incrociatore militare terrestre vaga per lo spazio in direzione di un pianeta (Altair 4) alla ricerca di notizie sulla misteriosa scomparsa di una precedente missione di cui si è perso ogni contatto. A causa delle distanze sono passati ovviamente anni. L’astronave atterra sul pianeta e scopre che esistono sono 2 sopravissuti, padre e figlia, di cui solo uno faceva parte dell’equipaggio scomparso.
Il comandante della spedizione militare comincia a dipanare il mistero della scomparsa della prima astronave e del suo equipaggio grazie alle informazione del gentilissimo sopravissuto, uno scienziato che è riuscito a costruire una dimora comodissima e futuribile su un pianeta nonostante tutto abbastanza inospitale.
Ma da un mistero si cade in un altro mistero. La missione terrestre scomparsa era perita misteriosamente e violentemente in una notte alla stessa stregua di ciò che accadde millenni prima all’avanzatissima civiltà, i Kreel, che abitava il pianeta. Lo scienziato unico sopravissuto, il dottor Morbius, ha preso possesso proprio delle strumentazioni dei Kreel tutta la conoscenza che gli ha permesso di creare la sua paradisiaca dimora. Anche i Kreel scomparirono dall’intero pianeta in una sola notte, all’alba di una svolta della loro civiltà, un’incredibile invenzione che li avrebbe liberati da ogni schiavitù del corpo e della materia.
Nel frattempo che il comandante Adams (incredibilmente uno dei primi ruoli di Leslie Nielsen meglio conosciuto come ispettore di polizia nelle serie “Una pallottola spuntata”) cerca di capire i misteri e si prepara a portar via dal pianeta sia Morbius che la figlia, del quale si sta anche lentamente innnamorando, la nuova spedizione comincia a ricevere le visite di un’entità non meglio definita che comincia a richiedere il suo tributo di sangue.
Purtroppo non posso andare oltre per non rovinare la sorpresa di chi volesse vedere il film e avesse la fortuna di poterlo trovare in qualche videoteca o in qualche rarissimo passaggio televisivo (guardate Raitre dopo la mezzanotte, per intenderci).
Il film è bellissimo (da inserire veramente nei 100 più bei film della storia del cinema) per moltissime motivazioni.
E’ stato un film all’avanguardia per i suoi tempi. Non mostri a forma di insetto nè guerre e battaglie spaziali. Ma per la prima volta l’esplorazione dello spazio viene vista solo come l’ennesima frontiera di scoperta umana, anticipando in questo il top dei top della fantascienza e cioè la mitica serie di Star Trek.
Il film ha colori e ambientazioni fatte con i metodi del ‘50 eppure perfetti nel rendere l’atmosfera di giovani soldati-astronauti su un pianeta sconosciuto. Il ritmo è teatrale e ondeggiante come se si ascoltasse una nenia notturna.

I personaggi hanno uno spessore oltremodo letterario essendo presi pari pari dal teatro shakespeariano. Morbius è superbo nel replicare il suo alter ego Prospero della tragedia “La tempesta”.
Ma, soprattutto, il film è una parafrasi non dei tempi del xx secolo ma dei nostri tempi.

Guardiamoci, siamo uomini che vogliamo liberarci delle catene della materia cercando la felicità in una vita piena di comodità iper-tecnologiche. Come sentii dire una volta, le invenzioni tecnologiche sono solo amplificatori, amplificano solo ciò che c’è. E se ciò che c’è è negativo, amplificano solo il negativo.
I Kreel, super-evoluti, giungono alla soglia della perfezione e periscono, illusi dalla loro stessa presunzione. Vi invito a vedere il film per capire da cosa sono stati spazzati via.
Forse ci verrà da riflettere se anche la nostra civiltà si sta incamminando verso quella direzione.
Purtroppo non posso aggiungere altro per non guastare la sorpresa del film.
Spero di aver convinto qualcuno di voi a vederlo. E se qualcuno lo facesse, gli chiedo con grande cortesia di ritornare qui a lasciare un suo commento.
Per ora, buona visione e grazie dell’attenzione.

sabato 25 febbraio 2006

Un aforisma!

Aforisma n° 47.
Nella vita ciò che conta, ciò che è veramente importante non sono le risposte che si ottengono ma le domande che si pongono. Se la domanda è sbagliata o inutile, a che giova avere una risposta scorretta?

Per aspera ad astra!

I multilevel, perchè sono una truffa!

Ogni tanto rialzano la testa.
Sembrano scomparire ma ogni tanto ritornano in vita.
Parlo dei multilevel o multilivello, un sistema nato negli USA negli anni ‘80 e diffusosi in maniera incontrollabile nel decennio successivo anche in Italia.

Facciamo una premessa: come la stragrande maggioranza delle tecniche, delle strumentazioni o delle invenzioni, il multi-level non è nè buono e nè cattivo in se.
Dipende dall’uso che se ne fa. Come un coltello il quale può essere usato per affettare una salsiccia ma anche per pugnalare una persona.
Di per se, anzi, è un’idea abbastanza buona per economizzare sui costi di distribuzione dei prodotti. Come funziona (per quanto il sistema sia abbastanza conosciuto)?

Un’azienda ha un prodotto o un servizio. Deve farlo arrivare al suo potenziale cliente. Per farlo fino agli anni ‘80 si usavano 2 metodi fondamentali: la distribuzione attraverso strutture fisse (negozi, supermercati o, al limite, mercatini itineranti) oppure tramite la vendita per corrispondenza (tramite un catalogo si ordina la merce inviata via posta).
Cosa comporta questo? Nel primo caso enormi costi di infrastrutture e di movimentazione merci. Le merci devono già essere nei negozi per essere viste e rimanere in attesa di essere vendute. Un negoziante deve spendere centinaia di migliaia di euro solo per predisporre uno spazio alla vendita della merce. Nel secondo caso (la vendita per corrispondenza) il problema risiede nel fatto che un catalogo è ambiguo e anonimo. E per di più è assolutamente passivo nei confronti del potenziale cliente.
La soluzione è di trovare degli intermediari che colgano i vantaggi dei 2 metodi. Nessun costo di infrastrutture e la causatività sulla vendita.
Sull’onda dei rappresentanti, ecco il sistema marketing a multilivello. L’azienda mette dei responsabili a capo di una struttura. Gli da una competenza territoriale e gli chiede di contattare altre persone che vendano i prodotti dell’azienda direttamente al pubblico.
Nessun canale fisico di distribuzione ma solo un canale di persone. Nessun costo per infrastrutture e solo compensi per il lavoro delle persone.
Se il prodotto viene venduto viaggia, altrimenti sta in azienda.

La credibilità del prodotto e della vendita viene garantita dall’ultimo venditore, in genere amico o conoscente del cliente potenziale.
Ecco il sistema. Semplice e con notevoli vantaggi.
Come si nota, non c’è nessun connotato di potenziale truffa.
Certo, dopo un pò qualcuno penso che fosse dovereso allargare ancora di più la rete distributiva e anzichè farlo con un sistema orizzontale (un responsabile che continuava a girare con il solo scopo di mettere sempre più venditori pagati a provvigione sulla linea distributiva) qualcuno optò per un sistema si crescita verticale.

Cioè l’ultimo venditore oltre che vendere i prodotti poteva (e doveva) cercare altri venditori da “mettere sotto di se” cioè da collocare gerarchicamente al di sotto della responsabilità. L’incentivo a fare ciò? Ecco il colpo di genio. Prendere una piccolissima provvigione sulle vendite dei venditori sotto di lui.
Le possibilità di guadagno aumentavano. Il venditore poteva avere (per esempio) la provvigione del 20% sulla vendita dei suoi prodotti e del 5% sulla vendita dei suoi sottoposti (i quali prendevano ovviamente il 20% sulle loro vendite). Ma il gioco poteva essere ampliato con delle scale progressive. Il venditore prendeva il 20% sulle vendite proprie, il 5% sulle vendite di tutti i venditori del 2 livello sotto di lui, il 2% delle vendite di tutti i venditori del 3 livello sotto di lui (quelli “arruolati” dai venditori del 2 livello), l’1% sulle vendite di tutti i venditori del 4 livello sotto di lui e così via.
Come si può facilmente intuire se una persona era abile a mettere sotto di lui dei venditori e ancora più abile sul far si che i suoi venditori reclutassero altri venditori, il vero guadagno diventava quello percepito dalle provvigioni del lavoro altrui.
I conti si fanno in fretta. Anche se la provvigione per i propri prodotti è alta, c’è un lavoro dietro e un limite fisico per le vendite. Ricordiamoci che i venditori nel multi-level vendono esclusivamente a singoli. Invece non c’è nessun limite a quanti venditori si possono mettere sotto.
Ma, di nuovo, non facciamo terrorismo di questo fatto. La provvigione sulle vendite di altri venditori ha una giustificazione. C’è un lavoro che il venditore senior deve fare per mantenere attiva la rete e attivi i venditori. Così come un responsabile di reparto in un grosso supermercato o un responsabile di agenzia per degli agenti di commercio.
Dov’è che la cosa diventa una truffa?

Diventa una truffa quando ci si dimentica dello scopo per cui il sistema di vendita multilivello è nato. E cioè di vendere prodotti e servizi.
Esistono tuttora alcune aziende multinazionali che operano da anni con questo sistema. Non voglio fare nomi ma principalmente nel campo degli integratori naturali, nei cosmetici o nei prodotti della casa esistono e non fanno niente di illegale.
Chi entra nella rete di vendita deve solo essere consapevole di una cosa: egli diventa un venditore. Guadagnerà in base alla qualità del prodotto e alle sue abilità commerciali. Guadagnerà dei soldi o forse no. Come qualunque altra attività commerciale. Forse si o forse no. Forse tanti o forse pochi.

Il multilevel diventa una truffa quando ci si dimentica del prodotto e si mette in piedi una rete di vendita che in realtà non ha nessun altro scopo di creare un sistema piramidale. In cima ci sono gli ideatori del sistema piramidale e successivamente si affiliano gli altri. Il prestesto per la creazione della piramide può essere parzialmente valido o assolutamente infondato.
Ho visto proposte di entrare nella rete con lo scopo di coinvolgere altre persone con il semplice miraggio di guadagnare dei soldi. Card elettroniche, punti di bonus, assicurazioni fantasma, etc. Qual’è il cavallo di battaglia? Lo schema matematico di arricchimento con la piramide.

In genere i furboni che creano la rete, coinvolgono le altre persone (con contatti privati o meeting spettacolari) mostrando i prodigi delle progressione matematiche dei guadagni. In pratica mostrano schemi (più o meno complessi) come quello che ho esemplificato sopra.
Così il potenziale venditore non pensa di essere un venditore ma solo una mente illuminata che ha scoperto il modo magico per fare i soldi senza lavorare. Deve solo entrare nel sistema piramidale il prima possibile per prendere i primi posti e far affiliare altre persone.
Ovviamente l’entrata nel sistema ha sempre un qualche, comunque basso, costo. Giustificato da mille motivi.

Così gli unici che veramente beneficiano di guadagni spaventosi sono i 2 o 3 o 10 individui che creano la piramide. Già al 2 o 3 livello i soldi diventano una normalità. Ma i veri truffati arrivano dopo e sono la massa.
Infatti se, ad esempio, ogni persona deve dare 100 ? per entrare e far affiliare 3 persone che metteranno 100 ?. A questo punto egli recupera i suoi 100 ?. Gli altri vanno a chi sta in cima alla piramide e ai costi organizzativi. Intanto un individuo mette 100 ?. Egli ha la speranza di guadagnare sulle entrate dei nuovi livelli. Pecentuali varie sulle 9 persone portate dalle 3 persone, sulle 27 persone portate dalle 9 persone, sulle 81 persone portate dalle 27, sulle 243 persone portate dalle 81.

Guardiamo che succede con uno schema semplice (in realtà lo fanno più complesso per essere compreso meno):
le prime 3 persone si prendono il 15% sul primo livello, 12% sul secondo livello, 10% sul terzo livello, 8% sul quarto livello, 5% sul quinto livello, 3% sul sesto livello, 2% sul settimo livello, 1% sull’ottavo livello sotto di loro.
Sotto le 3 persone ci sono 9 persone (15% di 900 ? = 135 ?), 27 persone (12% di 2.700 ? = 324 ?), 81 persone (10% di 8.100 ? = 810 ?), 243 persone (8% di 24.300 ? = 1.944 ?), 729 persone (5% di 72.900 = 3.645 ?), 2187 persone (3% di 218.700 ? = 6.561 ?), 6561 persone (2% di 656.100 ? = 13.122 ?), 19.683 persone (1% di 1.968.300 ? = 19.683 ?).
Le tre persone che iniziano la piramide guadagnerebbero 135 ? se si riuscisse a mettere un livello, 459 ? (135+324) se si riuscisse a mettere un secondo livello, 1.269 ? se si riuscisse a mettere un terzo livello (135+324+810), 3.213 ? al quarto, 6.858 al quinto e così via (fatevi i conti. Giunti all’ottavo livello i tre guadagnerebbero, senza far niente in realtà, 46.224 ?). Con un solo misero investimento di 100 ?
E’ ovvio che chi sente questo meccanismo vorrà entrare nella piramide. Ma da quale punto?
Mettiamo che io senta parlare di questo sistema e voglia entrarvi. Diciamo che il sistema è già giunto al 3 livello e che ci siano in giro già 81 persone che stanno reclutando nuovi affiliati. Io farei quindi parte di quel gruppo di 243 persone del 4 livello. Ciò significa che per guadagnare io i 46.224 ? promessi dal sistema occorrerebbe giungere non solo all’ottavo livello, che è già tantissimo visto che sarebbe composto da quasi ventimila persone, ma addirittura all’undicesimo con un numero complessivo di 530.226 persone.
E’ ovvio che il sistema salta dopo soli 3 o 4 livelli. Risultato i primi 3 guadagnano 3.213 euro (1.071 euro a testa), i secondi 9 guadagnano 3.807 euro (423 euro a testa), i terzi 27 guadagnano 4.131 euro (153 euro a testa) e i quarti 81 persone guadagnano 3.645 (45 euro a testa). E questi recuperano anche i loro 100 euro di ingresso. Gli ultimi 243 non avendo nessuno sotto di loro non guadagnano niente e non recuperano niente. Ci sono 243 persone truffate per 120 persone contente di cui solo 12 possono dire di essere veramente contente. Gli altri per la fatica di trovare altre 3 persone hanno guadagnato una miseria. E in più ci sono i soldi destinati all’organizzazione che chissà che fine fanno. Probabilmente in mano ai 3 capi che spariscono nel nulla.

Conclusione 24.300 euro sono stati truffati e 243 persone disilluse dal facile guadagno.
Questo è solo un esempio. Ma ci tenevo a fare un esempio per meglio capire come ci si può cascare.
Il guadagno facile non esiste. Esistono dei buoni affari, esistono delle ottime idee che producono anche molto denaro.

Ma qualcosa ci deve essere.
E l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Ripeto: l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Spero di aver detto la mia sui multilevel in modo chiaro anche se lungo.
E, come sempre, per aspera ad astra!

venerdì 24 febbraio 2006

Un libro da leggere: L’Anticristo di F.W. Nietzsche

Immagino che solo il titolo abbia spaventato qualcuno.
O spero di no.
Sta di fatto che questa volta vi voglio segnalare un libro che io credo sia bellissimo. Non bello, ma bellissimo. Un libro da avere in carta patinata e copertina in pelle.

Non è mia intenzione lisciare il pelo a nessuna corrente politica o andare contro nessuna credenza religiosa.
L’Anticristo di Friedrich Wilhem Nietzsche non è un libro di politica.

Non è un libro di religione (o di antireligione). E neppure un libro di filosofia, paradossalmente.
O almeno, è tutte queste cose insieme così come lo è una vera opera d’arte.
Di base l’Anticristo è un libro che trasuda poesia e lirica letteraria. Crea un nuovo modo di scrivere e comunicare i pensieri. In realtà è lo stesso autore che va a collocarsi dove nessuno prima si era collocato. In reami particolari e di nessun compromesso con niente. Estremo ma mai estremista. E proprio per questo attualissimo come pochi autori possono fare.

Non è facile sintetizzare il libro. Non lo è poichè non è la ragione l’orizzonte entro il quale si muove.
Il libro sorvola le consuetudini e porta il lettore ad aggredire la montagna della vita, che alla fine si scopre essere sempre se stessi e le proprie paure.
In una prima superficiale lettura, pare che il filosofo-poeta tedesco si scagli contro il cristianesimo ergendosi a Anticristo del medesimo. Ma, per l’appunto, questa è una prima superficiale lettura. Ed è usando questa chiave interpretativa che alcuni critici e storici sono arrivati alle assurdità interpetative di tutta la filosofia nietzschiana.

Chi ha definito la filosofia di Nietzsche come precursore del nazismo e dell’oltranzismo di destra non ha praticamente capito niente di questa filosofia e mente, sapendo di mentire, sui reali percorsi storici su cui affondano le radici del nazismo e della destra belligerante della prima metà del secolo.
Nessuno leggendo le favole di Fedro, sosterrebbe che l’autore ci vuole mostrare veramente degli animali parlanti. Chi avrebbe il coraggio di ardire una simile ipotesi? Sarebbe un livello veramente basso di interpretazione.

In tal senso il libro “L’Anticristo” si sposta più in fondo, sui veri significati dei percorsi di libertà spirituale di un individuo. La critica è feroce e tagliente ed espressa con una verve coinvolgente. A momenti pare di cavalcare le onde del Pacifico su una tavola da surf.
Dov’è l’uomo e i suoi valori? Dov’è il senso della vita?
Lo sprone è ad effettuare una ricerca, a mettersi in viaggio, a ridiscutere tutti gli accordi. Il vero nemico è l’apatia, il consegnare se stessi vendendosi per due piccole verità che ci tranquillizzano sull’universo.

Vale la pena di accettare valori capovolti sulla vita solo per vigliaccheria.
Ma non è mio interesse entrare nel merito del discorso quanto di sostenere che “L’Anticristo” è un bellissimo libro. Adatto in particolare alle persone più smaliziate e più desiderose di gustare i passaggi di una bella penna.
Pieno di gustosi aforismi e deliziosi passaggi letterari, è un libro che non può essere letto da chi pensa a se stesso come uno spirito libero.
Alla fine, si possono non condividere tutti i passaggi di Nietzsche. Ma in bocca rimarrà il sapore del perchè la letteratura è una passione dell’Uomo da 5.000 anni almeno.
Buona lettura a tutti.

Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?

Punto di vista. E’ una frase idiomatica che usiamo spesso, forse troppo spesso. Diventa automatica, come tutte le cose ripetute senza più porvi la giusta attenzione.
Cambiare punto di vista significa semplicemente cambiare la collocazione spaziale dal quale si osserva la scena.
Spesso, nel linguaggio comune, si confondono i punti di vista con le tue opinioni. E, peggio ancora, con i fatti.
Opinioni, fatti, punti vista. Tutto è confuso e il risultato è confusione individuale e nessuna comprensione fra chi parla e chi ascolta.
Punto di vista: luogo dal quale si osserva.
Opinione: ciò che pensiamo riguardo a qualcosa in base a ciò che abbiamo osservato in passato attinente o somigliante a quel qualcosa.
Fatto: ciò che in realtà è successo.

Un punto di vista è solo un luogo effettico o figurativo da cui si osserva l’esistenza o noi stessi. Una persona che non ha figli non potrà mai osservare il rapporto genitori-figli da quel punto di vista. Potrà avere ed esprimere delle opinioni derivante dalle sue esperienze dirette ed indirette ma non avere quel punto di vista.
Così cambiare punto di vista diventa più importante dell’avere opinioni, perchè il mondo può essere compreso solo se ci si sposta. E se ci si sposta, non necessariemente si deve cambiare opinione su qualcosa.
Quando ero piccolo pensavo che un figlio non fosse MAI di proprietà di un genitore. Un figlio non è una COSA che si possiede. Ne lui nè la sua vita. E’ la mia opinione a riguardo.
Quando ero un figlio pensavo ciò e osservavo il mondo dal mio ruolo di figlio.
Ora sono padre ed ho la stessa opinione di prima: mio figlio non è una mia proprietà. Ma ho il punto di vista di un padre.
E tutto mi è più chiaro.
E tutto è un gioco delle parti, in cui si indossano ruoli e si assolvono mansioni.
Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?
Significa che non basta aver capito le cose del mondo.

Occorre avere la capacità di non ARRUGGINIRE nel proprio punto di vista. Se non ci si sposta, alla fine possiamo cadere nell’illusione di aver capito tutto.
E’ come fare sempre la stessa strada per andare al lavoro. Alla fine non percepiamo quasi più niente da quella strada. Forse è la più breve e la più scorrevole. Ma quanta noia.
Cambiare strada, vedere le cose da nuovi punti di vista.
Senza necessariemente cambiare opinione, senza necessariamente avere sempre la stessa opinione.
Per aspera ad astra!

martedì 21 febbraio 2006

Fenice: rinascere dalle proprie ceneri

In genere si mette molta attenzione alla morte e a quando si muore.
Anche perchè, visto che si muore una volta sola, non ci si può far cogliere impreparati.
E' un evento importante, non si può sbagliare niente.
I tempi, gli invitati, gli addobbi e tutta la scenografia.
Ovviamente c'è del nervosismo. C'è sempre alla prima.

Ma tutta questa attenzione sulla morte mi sembra eccessiva.
Perlomeno se confrontata con quanta poca attenzione spesso mettiamo sulla nascita, sull'inizio di un ciclo.
E non parlo dei bambini. O, in parte, anche di quelli visto che gli italiani hanno deciso che i dolori di un nuovo pargolo per casa sono superiori alle gioie.

In realtà la mia attenzione va a finire sulla poca attenzione che si pone sul rinascere dopo una morte, sul rimettersi a cavallo dopo una caduta, sul riprendere il proprio cammino dopo una sconfitta.

La vita è fatta di libertà di di barriere. Ma le barriere sembrano talmente tante che alla fine vediamo solo barriere e ci dimentichiamo della nostra libertà.
Intorno a noi vediamo solo morte e sconfitte e ci dimentichiamo che possiamo anche rinascere e ricominciare.

In realtà non c'è niente che assomigli alla mitologica Araba Fenice che l'Uomo stesso. Vilipeso, calpestato, fratturato nell'anima, schiacciato dagli eventi e dai signori delle marionette. Eppure ancora lì a sputare controvento.

Penso non ci sia passaggio nella vita maggiormente denso di significato quale il rinascere dalle proprie ceneri.
Nascere è facile. Basta farlo. Rinascere implica uno sforzo di accettare le proprie responsabilità, lo sforzo di cambiare punto di vista sul mondo, le cose e, qui viene il bello, su noi stessi.

Chi di noi non ha fallito? In piccola o grande misura.
La prova era 2 centimetri dopo. La prova risiedeva nel "Adesso che faccio? Muoio definitivamente o rinasco?".

Nella vita si muore un sacco di volte.
Muoriamo quando tradiamo la fiducia di un amico o della nostra compagna. Moriamo quando calpestiamo i nostri sogni o i diritti di un vicino. Moriamo quando ignoriamo un passante in difficoltà o quando chiniamo il capo dinnanzi alla disonesta altrui.

Visto che nella vita si muore un sacco di volte, perchè non impariamo a rinascere più spesso?
Cosa costa?
Di certo meno che far crescere un bambino in questa malata società consumista.
Quindi, rinascete sempre dalle vostre ceneri e
Per aspera ad astra!

lunedì 20 febbraio 2006

L'opinione dei bloggers: i valori morali stanno scomparendo?

Da tempo sto raccogliendo dati e statistiche sul declino dei valori morali in questa nostra società occidentale.
E siccome la società occidentale di matrice anglo-americana si è posta come leader economico-culturale del pianeta, al suo (ipotizzato) declino corrisponde il declino del pianeta intero.
Essendo nato e cresciuto in un piccolissimo paese di questa Italia fatta di piccole e piccolissime realtà piene di storia, cultura e aneddoti completamente tricolori, ho anche la mia personale storia da mettere sul banco.

Ma la mia domanda è:
Secondo voi cosa sono in realtà i valori morali?
Esistono o sono solo un luogo comune?
E se esistono, sono una cosa buona? Servono a qualcosa?

Fatemi sapere cosa ne pensate voi di questo paventato o temuto declino dei valori morali.

Buon commento a tutti!
E, come sempre, per aspera ad astra!

Le posizioni di Ferrando: un esempio di incontro di idee.

Pubblico questo breve post solo per citare una dimostrazione di quanto affermavo nel mio post di venerdi sullo scontro politico.
Non entro nel merito e rimando alla lettura post citato per le premesse.
Venerdi notte ho visto Matrix di Mentana. Parlavano del caso del signor Ferrando di Rifondazione Comunista. Escluso dalle liste del suo partito per le prossime elezioni a causa delle presunte infamanti dichiarazioni da lui fatte a favore dei terroristi iracheni definiti come partigiani. O qualcosa del genere.
Bene!
Sento la cosa nei giornali-radio e di sfuggira in alcuni dibattiti.
Guardo Matrix, c'era Ferrando intervistato da Mentana. Nessuno scontro, nessun dibattito. C'era Ferrando chiamato a spiegare le sue dichiarazioni. Qualche domanda ma fondamentalmente una persona con il tempo e lo spazio per poter dire la sua e porgere al pubblico senza disturbo e polemiche le sue tesi.
Io non sono di certo la persona più vicina a Ferrando riguardo alle sue idee di questo mondo. Di certo sono molto lontano dalle sue idee, in particolare quelle economiche. Ma venerdi ho visto una persona sana di mente, preparata sugli argomenti e con una passione per quello che fa aldisopra della media comune. Ho anche sentito alcune argomentazione di notevole interesse.
Ma, a parte questo, HO CAPITO.
Ho capito il nocciolo della questione del dibattito. Ho "incontrato" le idee di Ferrando e ne sono uscito più ricco e meno confuso.
Non so se questo sarebbe accaduto se ci fosse stato uno scontro fra Ferrando e qualche altro antagonista.
Anzi lo so.
Non ci avrei capito niente e avrei spento il televisore infastidito, dicendo "Che vadano tutti a farsi ammazzare, sempre a rubare i soldi a noi poveracci!".
Meno ricco e più confuso.
Per aspera ad astra!

venerdì 17 febbraio 2006

La logica dello scontro: chi ne subisce le conseguenze?

Sono stato un pò in silenzio, ultimamente, ad ascoltare i rumors della politica italiana. La pentola comincia a bollire e la carne a lessare.
Per mia fortuna non passo tanto tempo dinnanzi alla TV. Ma, di straforo, riesco a seguire l'andazzo dei tempi.
Il nemico va sempre conosciuto. Questo lo diceva già lo stratega militare cinese Sun-Tzu 1600 anni fa o giù di lì.

La logica dello scontro.
Questo è il fondamento della politica. Lo scontro. Far collidere le cose, in modo che questo generi frastuono e sollevi polvere.
Quante cose si possono fare se le persone vengono distratte.
Da decine di migliaia di anni esistono trappole per cacciare. Si cammina nel bosco e mimetizzate nel sottobosco o fra i rami, eccole scattare silenziose per colpirci.
Non c'è bisogno di una grande tecnologia, solo astuzia.
Fai un buco per terra, ci metti sopra dei rametti, ci butti sopra fogliame e quant'altro ed eccolà la - la trappola!!!!!

Logica dello scontro. Ovvero la nostra politica moderna, occidentale e hegeliana. Già Hegel, eccolo lì quasi dimenticato nella sua astrusa filosofia dalla società contemporanea. Capita a molti filosofi. Scherniti e derisi per l'astrattezza del loro pensiero.
Può darsi, figliuoli, può darsi....
Ma il bello è che la nostra vita ne viene condizionata perchè come disse proprio un filosofo, "... sono le idee e non la forza a segnare il progresso e il futuro dell'umano vivere."
E che ci piaccia o no, il pensiero di Hegel permea molte delle quotidianità con cui ci sbattiamo mattina e sera.
Come?

Quasi tutti noi abbiamo sentito parlare di Marx. Il bello è che anche lui, la cui influenza sul XX secolo non può essere messa in discussione da nessuno, ha evoluto gran parte del suo pensiero partendo dalle conclusioni del collega tedesco.
Hegel, quanta parte hai nell'attuale scontro politico tra la mortadella prodiana e il messia-operaio di Arcore?

La filosofia base di Hegel partiva da un concetto su quale fosse la base della realtà. E per quanto abbia dissertato in lungo e in largo parlando di un concetto fumoso come lo Spirito Assoluto (che è), Hegel ha messo il suo timbro sul mondo con il concetto di divenire che egli chiamò "dialettica". Schematicamente hegel diceva:

C'è una cosa e la chiamiamo TESI (1).
C'è una cosa che gli si oppone e la chiamiamo ANTITESI (2).
Entrambe vengono superate dalle terza cosa che nasce da questo scontro e cioè la SINTESI (3)!

Semplice, no! E non pensate che sia molto più complesso di così. I filosofi scrivono le cose in modo difficile e gli autori dei libri di filosofia le complicano ancor di più altrimenti come farebbero i primi a esser presi sul serio e i secondi a vender libri. Ricordiamoci di De Crescenzo e andiamo avanti.....
Sta di fatto che quello schema là è entrato nell'inconscio collettivo. Dalla Germania è filtrato in mille altre filosofie. Marx, Schopenhauer e altro hanno contribuito a questo.

Se oggi si guarda un talk show in TV, non si può fare a meno di vedere la dialettica hegeliana in azione.
"Porta a porta": esponenti delle 2 fazioni che discutono su un tema. Bello? Bello, forse! Ma sicuramente hegeliano.
Gli esempi si sprecano e arriviamo a quelle idiozie che poi generano ipocrisie come la "par condicio".
Piano, piano, forse corro troppo.

Il punto è che per Hegel ogni cosa che esisteva era una sintesi di una tesi e un'antitesi precedente. Cioè ogni sintesi era il frutto di uno scontro!!!!!!!!!!! Ecco il punto. Ribaltando il ragionamento, per ottenere qualsiasi cosa vogliamo, dobbiamo avere uno scontro.
Non a caso la filosofia hegeliana è stata presa a sostegno di TUTTE le filosofie fasciste e imperialiste. E' stata la base dei totalitarismi. Perchè il primo paese a mostrare in forma becera il sentimento patriottico è stata la Germania (più precisi, la Prussia!)? Perchè proprio lì è nato il nazionalismo che decenni dopo ha disintegrato l'umanità con la II guerra mondiale? Perchè, perchè.... Perchè è proprio nella sua patria che maggiormente ha attecchito la filosofia hegeliana!

La cosa assurda è che mentre parlavo di "porta a porta" molti lettori si saranno chiesti: "Ma come si può avere un percorso democratico o una sana e democratica discussione se non si sentono entrambe le campane del discorso?".
Non ditemi che molti di voi non lo hanno pensato.

Come potete vedere, ormai il fatto che per imparare o per trovare la realtà si DEBBA per forza assistere ad uno scontro fra una tesi e la sua anti-tesi è un fatto entrato nella nostra logica di pensiero.

PERMETTEMI DI FAR NOTARE CHE QUESTO E' UNO SCHEMA DI PENSIERO. Forse buono o forse cattivo, ne possiamo anche parlare. MA NON E' L'UNICO. ESISTONO ALTRI MODI PER CAPIRE, PER IMPARARE E PER REALIZZARE LA DEMOCRAZIA!

Chi mai direbbe che mischiando un ottimo sugo alla bolognese con un ottimo pesto si ottiene qualcosa di superiore?
Non so forse ma io non ho mai provato.
La realtà, la realtà dice che da uno scontro non si esce arricchiti ma più poveri. O più confusi.
Si esce arricchiti da un incontro. Non da uno scontro!
E se non siete d'accordo, voglio che qualcuno mi porti la sua esperienza sul fatto che dopo aver assistito in Tv allo scontro tra 2 politici o 2 intellettuali su un argomento ne è uscito con le idee più chiare.
Quello che succede è che ognuno di noi ha già una sua personale opinione sulle cose e assiste allo "scontro" solo per veder soccombere l'avversario.

Logica dello scontro.
Permea la nostra vita.
Operai contro imprenditori.
Destra contro sinistra.
Uomini contro donne.
Ricchi contro poveri.
Cristiani contro musulmani.
E chi ne ha più ne metta.

Tanta attenzione allo scontro.
Ma visto che siamo 2 secoli che seguiamo questa logica di Hegel e tutti vediamo dove siamo arrivati, che ne dite se abbandoniamo questo percorso. Giusto per gioco, per provare.

IO SOSTENGO LA FILOSOFIA DELL'INCONTRO.
La sintesi non esiste e non la voglio. E non voglio neppure delle antitesi. Perchè bisogna per forza pensare che ci debba essere qualcosa o qualcuno che si oppone a me o ai miei pensieri?
Nè sintesi nè antitesi quindi.
Solo tesi, solo idee, solo uomini che comunicano.
Ognuno poi di quelle idee ne farà quello che vuole.
Per aspera ad astra!

mercoledì 8 febbraio 2006

Un film da vedere: le ali della libertà

Vediamo un pò. Ci ho pensato un pò su per decidere quale film mettere per il taglio del nastro della prima uscita di questa ribrica dedicata al cinema.
Poi ho visto in un'edicola la copertina di questo film e ho deciso che nessuno poteva meglio rappresentare lo spirito di questo blog.
E commento fu....

Le ali della libertà. Attori Tim Robbins e Morgan Freeman. Forse potrebbe bastare. Anche perchè i livelli recitativi del film sono assolutamente da antologia.
Il film è tratto da una storia di Stephen King, quello dei romanzi horror. Ma questa storia non è horror per quanto non sia consigliabile per chi voglia passare una serata spensierata.
Di cosa parla la storia.

La storia è incentrata sulla vita di Andy Dufresne (Tim Robbins) dopo la sua lunga condanna in carcere per l'uccisione della moglie e del suo giovane amante. Andy è uno di noi, un bancario ligio al dovere, un "arrivato". Quale può essere il suo percorso all'interno di un carcere di massima sicurezza circondato dai più efferati e sadici criminali? Come si può sopravvivere, nel corpo e nello spirito, cadendo il quell'inferno?
Ad accompagnare questo viaggio sarà 'Red' Redding (Morgan Freeman), detenuto di colore con l'aria di chi la sa lunga. Red è fondamentalmente un prodotto della società dei carceri: sbagli e sei dentro e una volta dentro non puoi che imparare ad essere un carcerato.

Perchè vedere il film?
Perchè la storia ha un senso e una direzione. Ma la narrazione, geniale l'apporto fuori campo di Red, è generosa e mai pesante.
Perchè il film ha la sua morale. Anzi le sue morali. Varie, a più strati: qualcuno direbbe per tuti i gusti. C'è la parabola della redenzione dopo la discesa negli inferi. C'è l'apologia dell'amicizia, che nasce e sopravvive dove l'umanità sembrava non poter arrivare. C'è l'elogio della cultura, in un carcere di reietti e emerginati Andy porta la passione per i libri e per la musica. C'è l'ammirazione per l'uso dell'intelligenza anche nelle situazioni più sordide.

Ma al di sopra di queste cose, il film reca un messaggio univoco che è racchiuso completamente nel titolo del film. Anzi, per una volta, una diversa traduzione del titolo originale (in realtà "Rita Hayworth and the Shawshank Redemption") risulta essere superiore nel rendere il senso del film. Per quanto il titolo originale sia altamente poetico e da aggiungere come sottotitolo.
Le ali della libertà parla della libertà dell'animo umano. E dell'indomita volontà dell'uomo di elevarsi al di sopra della meschinità di una struttura sociale già pre-ordinata. In cui tutti hanno un numero di matricola e un percorso giornaliero già pronto. In cui ci sono gli aguzzini e in cui ci sono i carcerati. E per quanto nel film si parli di carcere e di ritorno alla libertà, non si può non cogliere lo schema e applicarlo a ogni struttura opprimente nei confronti non solo del corpo ma anche dello spirito.
O pensate che spesso la vita moderna non sia una metafora del carcere?

Purtroppo, per chi non ha visto il film, non posso dire altro sulla trama e su certi altri risvolti. Il film non è solo bello ma anche avvincente. E non posso dire cosa succede per non rovinare il finale agli spettatori.
Gustatevi, invece, la regia e alcuni coupe de théatre magnifici.

Questo è il mio commento, anche se avrei mille cose da dire sul film.
Mi piacerebbe leggere i vostri commenti.
Per ora buona visione.

L'opinione dei bloggers: esiste una droga leggera?

Sento oggi che in parlamento hanno approvato alcuni decreti legge.
Tra questi spicca l'approvazione di quel disegno di legge già più volte paventato da Gianfranco Fini. Premesso che non ho letto il testo di legge (e si sa parlare di qualcosa di cui non si ha una conoscenza diretta è sempre scorretto), mi piaceva conoscere la vostra opinione su una questione sollevata dalla legge in questione e che, esondando da quel contesto, può essere affrontata in libertà da tutti noi.

ESISTE IL CONCETTO DI DROGA LEGGERA?

Ditemi qual'è il vostro punto di vista sulla droga. Cos'è secondo voi la droga in generale. E quale deve essere l'atteggiamento di un singolo e di una società (quindi dell'intero gruppo di persone) nei riguardi di ciò.
Qual'è secondo i blogger, il vero punto chiave della faccenda, sempre che ne esista uno.

Buon commento a tutti.
E, come sempre, per aspera ad astra!

martedì 7 febbraio 2006

Un pensiero per te: ciao Francesco

Ciao Francesco.
Ti ho conosciuto poco. So solo che eri bellissimo.
Bellissimo nei tuoi 7 mesi di vita.
Ora non ci sei più.
Travolto da un assurdo pomeriggio di dolore.
Eri bellissimo. E intorno a te i sogni di tuo padre e tua madre.
Due miei cari amici.
Ciao Francesco, le parole muoiono e sembrano tutte banali e vuote.
Ma ricordare è dovere. Dimenticare delitto.
Ti ricorderemo: quelli che ti hanno conosciuto e quelli che non sanno chi sei.
Per questi ultimi glielo racconto io:
Francesco, bimbo bellissimo di soli 7 mesi morto improvvisamente per motivi ancora inspiegabili in un pomeriggio freddo e asciutto di questa Sardegna.
Ciao Francesco, sempre nei nostri cuori.

venerdì 3 febbraio 2006

Un libro da leggere: il più grande uomo-sciemmia del pleistocene di R. Lewis

Inauguriamo questa rubrica con un libro abbastanza conosciuto.
Tant'è che anche qualche professore ha deciso di "imporlo" agli studenti affinchè gioiscano delle sue trovate. Ma obbligare qualcuno all'arte non ha mai dato tanti risultati e....

Parlavamo del libro.
Si tratta di un romanzo. Ambientato nella preistoria, senza presunzione di essere storici e precisi.
La storia parla delle avventure e disavventure di alcuni uomini-scimmia intenti nel cercare di sopravvivere e di passare dalla mera 'sopravvivenza' al vivere come uomini.
Fin qua niente di particolare. Ma il colpo di genio assoluto dell'autore è stato dipingere queste figure antropomorfe con il tratto di uomini moderni.
I personaggi, infatti, parlano e agiscono come se avessero finito di guardare la Tv e dovessero prendere la metropolitana.
Ed invece devono andare a caccia, dormono nelle caverne e non sanno cosa sia il fuoco.
L'autore, pervaso di umorismo inglese di ottima qualità e raffinatezza, ha avuto l'idea di mostrare l'eterno conflitto fra la voglia di progredire, migliorarsi ed elevarsi nei confronti della paura del cambiamento e all'ostilità cocciuta di chi non vuole muoversi. Una lotta che l'uomo vive da sempre.
E proprio per questo, quale miglior scenario che la nostra preistoria?
Scevra da inquinamenti filosofici o politici. Distillata dalle impronte delle ideologie e delle religioni, ecco questo binomio che lacera il cuore e la mente.
Restare fermi, con tutta la sicurezza che il già conosciuto offre oppure cercare qualcosa di meglio, alla ricerca del progresso?
Strada vecchia o strada nuova?
Cavaliere inpavido del nuovo e del progresso è Edward, il capofamiglia.
Difensore della normalità e guardiano del timore del vuoto è lo zio Vania.
Il libro è geniale e divertente.
Tutto il progresso dell'uomo è racchiuso nell'arco di una generazione e viene compiuto da Edward. Non un uomo-scimmia ma il condensato di tutte le aspirazioni dell'uomo.
Il libro è da leggere perchè leggero e godibile.
Fa pensare. E molto. Ma è un libro a strati. Ci si può navigare in superficie, giusto per farsi 4 risate. Oppure immergersi e vedere quale significato possa avere questa eterna lotta fra il sogno di toccare le stelle (e forse il nostro cuore) e il comodo giacere nel già raggiunto.
In fondo, chi non sarebbe d'accordo che in questa società moderna e modernizzata; ipertecnologica e cybernetica, in qualche modo assomigliamo più allo zio Vania che a Edward.
Da avere nella propria biblioteca.
Leggete e riportate i vostri commenti qui.