Saprai esattamente
com'è! Anche perché la comunicazione è fatta sostanzialmente di
trasmettere cose che già si sanno a persone che già si conoscono.
Hai mai visto qualcuno che non si conosceva che comunicava? Forse si trattava di parole messe lì, un po' arruffate, di certo sudate, malaccorte, stemperate, direi senza personalità. Chi comunica è chi si conosce. E più conosci qualcuno e più vuoi comunicare. Più ti accorgi che c'è nella persona qualcosa che non conoscevi e più diminuisce la voglia di metterti nel suo mondo, di muoverti furtivo all'interno del suo castello incantato.
Saprai, quindi, esattamente com'è! Ti parlo di cose che hai vissuto, io e te, come qualsiasi altro essere umano. Conosci gli esseri umani, abitanti del terzo pianeta di una stella di dodicesima categoria alla periferia della galassia?
Io e lei non avevamo molta voglia di parlare. Te l'ho detto, sicuramente capisci. Mai capitato di non aver voglia di parlare con l'altro?
Era venuta a casa mia dopo cena. Ogni volta immaginavo che il portone si sarebbe aperto, trascinato da quel maggiordomo che faceva l'invidia di ogni mio conoscente. Ma ogni volta, semplicemente le aprivo la porta di quell'appartamento in affitto sospeso tra il "sarei potuto essere" e il "guarda come mi sono ridotto".
Entrò nel corridoio e con il viso stanco mi rivolse un saluto.
L'accompagnai in camera mia. Ero solito fare questo.
Perché incontrarsi con una persona è cercare di schernire gli schemi, è pescare nel torbido della melma del fiume per trovare l'essere. Guardo dalla finestra della mia camera i passanti. Li vedo camminare. Camminano e accumulano sporcizia, sia nei polmoni che sullo spirito. E tutto ingrigisce e si scurisce. Tutto si macchia di fuliggine. E il cuore, da rosso si tramuta in grigio sporco. Incontrarsi è schivare i meteoriti della piccole infelicità che la moderna società ci offre a piene mani. Capisci com'è? Vedi qualcuno e cerchi di pulire il vetro del suo parabrezza, sporcato dai moscerini e le cacche della vita, per vedere gli occhi dell'autista.
Lo capisci, perché anche tu l'hai fatto, perché ti parlo di cose che conosci. Se non le conoscevi non le capivi perché solo capendo le cose le puoi conoscere e solo conoscendole le puoi capire.
Adagiò la sua borsetta vicino alla libreria da cui, come strani uccelli dell'amazzonia, spiccavano i colori delle copertine.
Mi guardò e forse avrei potuto piangere per quello sguardo.
- Come va? - chiesi in modo molto conservatore, pauroso di entrare subito nei massimi sistemi.
- Benino - rispose lei, paurosa di entrare subito nei massimi sistemi.
- Ti vedo stanca oggi. Hai studiato molto? -
- Si, è vero sono un pò stanca ma non ho studiato molto -
Pausa. Giusto per riflettere, per fare un giro di valzer con le lancette dei minuti.
- Oggi è stata una giornata veramente dura. Ho litigato con tutti. -
- Con chi hai litigato? - mi fa lei.
- Con chi? Innanzitutto con il mio direttore. Che grande testa di cazzo che è! Sì, lo so, mi dirai che sono troppo critico ma senti un po' cosa mi ha detto stamattina. Appena è arrivato…. lui come al solito non arriva mai prima delle dieci….. appena è arrivato, gli ho chiesto se mi poteva ricevere. Lui mi ha detto "Certamente!" e mi ha detto di aspettare giusto un'oretta che doveva smaltire del lavoro. Sai a che ora l'ho visto? All'una e cinque minuti, all'ora di pranzo. Ma ti pare possibile? E poi niente, è una fatica parlarci. Sfugge sempre. Fai tutto di fretta. Le risposte sono "Va bene!", "Facciamo così!" eccetera, eccetera. Sta di fatto che ti rimane la sensazione addosso di aver acciuffato un'anguilla e che in mano ti è rimasto solo l'unto e l'odore della pelle. -
- Ma su cosa avete litigato? -
- Sul fatto che voglio andar via. Strano a dirsi lui non vuole. -
- Dai, vieni qui! -
A volte il mare delle domande si agita e la tempesta delle certezze si scaglia contro il leggero vascello che vuole scoprire il nuovo mondo, la nuova rotta per le Indie, il nuovo passaggio tra la trappola di Scilla e Cariddi, il nuovo taglio di Lesseps per il mar rosso.
Diradarti e poi rabbuiarti. Svegliarti e rigirarti nel letto. Mangiare un pasta alla crema e sporcarti il labbro superiore di crema.
Mi strinse appena appena, e il bacio che mi diede valeva tutti i litigi di questo mondo.
Dopo qualche secondo mise tra il mio volto e il suo qualche centimetro di tenero amore e mi disse "Ti amo!".
Posso parlarti solo di cose che conosci. Perché si parla solo con chi si conosce e di ciò che si conosce.
Per quanto bravo io sia in materia di parole e di simboli, cosa non vera per altro, come mai potrò trasmetterti quel sottile versamento di rugiada dalle sue labbra alle mie? Come mai potrò descrivere quel piccolo sussulto che si impadronisce del corpo mentre l'amore ti abbraccia e il suo calore ti scalda?
Misuri la temperatura, controlli i battiti ma tutto è identico. Ma tutto intorno muta colore, muta aspetto, muta rumore, muta odore e paternità, e sconfinato spazio, e deliziosa voluttà di crederci.
Mi disse "Ti amo!" e io mi persi tra la A e la M. O forse tra la M e la O. Quanto credi che ciò sia importante?
La guardai dritta negli occhi e, per la verità delle verità, non sapevo cosa dire…..
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