Le mie idee, buttate qua e la, sparse, senza necessariamente un ordine logico.
mercoledì 3 marzo 2021
Scrivere post noiosi, cosa ci posso fare?
martedì 23 febbraio 2021
Episodio di bullismo nella mia città. Una riflessione importante e una proposta.
Ritornando al fatto, specifico subito che ciò che mi ha colpito è stato un evento violento accaduto in un parco giochi dedicato all'uso dello skateboard nella mia città. Ovvero un episodio in cui un ragazzo ha aggredito un ragazzo più piccolo di lui causandogli la frattura di un braccio.
L'episodio è la manifestazione di una violenza che colpisce per molti motivi. Ma per non disperdere completamente il focus dell'aspetto che vorrei affrontare, evito di seguire i vari rivoli della discussione e mi concentro su un unico punto.
E questo punto è la totale evidenza che questa nostra società (occidentale, tecnologica, consumista, post-industriale, cittadina) sta andando alla deriva. Soprattutto per quanto riguarda i valori morali.
Non voglio adesso dire che è questo episodio che mi fa pensare questo. Sono nel campo della difesa dei diritti umani e sono attivo per la promozione del ripristino della moralità nella società da più di 20 anni. Ho visto molte cose, parlato con moltissime persone e dato il mio contributo.
Prendo semplicemente spunto da questo fatto. Che non va nè drammatizzato ma neppure minimizzato.
Sta perdendo la scala di importanze e di riconoscimento di quali caratteristiche sono positive per l'individuo e per l'intera società. Se prima era obbligatorio per un uomo essere degno di fiducia, affidabile, onesto, coraggioso, rispettoso dei più deboli adesso alcuni di questi valori stanno assumendo il valore opposto. Ovvero di difetto anzichè di pregio.
Che i bulli ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i balordi ci siano sempre stati lo sappiamo. Che i criminali ci siano sempre stati lo sappiamo. Non è che ora dobbiamo diventare psicotici solo per questo. Nella civiltà umana questo è successo. E forse succederà sempre. Non è questo il punto.
Il punto è che TUTTA la società sta degradando. Non noi come singoli (anche quello per la verità) ma è la società che sta andando giù. Si, è vero, c'è dell'impegno contro il bullismo, campagne per la difesa delle minoranze e così via. Ma perchè ci sono? Proprio perchè la società in cui viviamo è manchevole.
In una società morale e etica, non ci sarebbe bisogno di una campagna in TV e nei giornali per ricordare alla gente che deve essere rispettosa per le minoranze e che non deve abbandonarsi alle intolleranze. Io (e lo dico con fierezza) non ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che una donna ha gli stessi diritti di un uomo nella vita e nel lavoro. Non mi serve la campagna sulle "quote rosa". E la dimostrazione è come mi comporto nella vita di tutti i giorni.
Nella mia associazione, coordino il lavoro di decine di persone. E vengo coordinato e diretto da una donna. Che penso sia uno dei manager più bravi che abbia mai conosciuto. Ma a me che lei sia una donna, non mi interessa per niente. Zero assoluto. Se è donna pace, se è uomo pace. Così se nel mio comune la giunta comunale e il consigli comunale fosse composto dal 100% di uomini non mi turberebbe o preoccuperebbe. Ma neppure se fosse composto dal 100% di donne. O se fosse composto dal 60% di donne e dal 40% di uomini. O di qualsiasi combinazione di percentuali.
Un amministratore si valuta per la competenza, l'onestà, la buona volontà e l'intelligenza. Ma stiamo uscendo fuori tema.
Il tema è che anche nella nostra città si cominciano a vedere gli effetti della perdita dei valori. E non perchè 2 ragazzini si sono picchiati e c'è scappato qualcosa di troppo. Non è quello. E' solo un indicatore (uno fra i tanti) di una mancanza di MORALE CONDIVISA da trasmettere alle nuove generazioni. E' così. Se si spinge al massimo il relativismo culturale e morale (ovvero io sono io, faccio il c...o che voglio e nessuno mi deve dire niente perchè io sono l'unico giudice del mio comportamento) queste cose accadono.
Dire a un bambino "FAI CIO' CHE E' GIUSTO!" è troppo sbrigativo. Non lo capisce. Perchè nessuno gli spiega cosa sia giusto e cosa sbagliato.
martedì 16 febbraio 2021
Perchè è importante avere un piano B nelle cose che si fanno?
Perchè neppure a loro è stato insegnato.
1. Un piano è UNA INTENZIONE. Cosa intendiamo con intenzione? Intendiamo l'impulso e la realizzazione di quell'impulso in una certa direzione. Le cose accadono solo e soltanto quando vi è l'intenzione (di qualcuno) che accadano. Non accadono da sole. L'intenzione è l'energia che permette alla macchina di stare in movimento, che permette agli ingranaggi di girare.
3. Strategia? Un piano realizza una strategia. Che altro non è che una idea (si spera brillante) che si pensa possa essere la soluzione ad un problema o al cambiamento si una certa situazione. Che ovviamente si pensa possa essere migliorata.
4. Ultimo ma non ultimo elemento importante è la presenza di un obiettivo definito e chiaro. Possiamo chiamarla anche meta ma ciò che conta è quanto definito (e quindi riconoscibile) possa essere questo obiettivo. Ricordiamo che senza una buona e chiara meta si possono sprecare pianificazioni tattiche, buone idee e soluzioni e anche tutte le migliori intenzioni del mondo.
Bene. Quasi sempre, per far andar bene le cose, ci creiamo una strategia o un piano. E con quello affrontiamo la vita. Possiamo parlare di lavoro o di relazioni interpersonali. Piano A. Sempre e soltanto piano A. Perchè siamo talmente convinti che quel piano ci aiuterà a raggiungere l'obiettivo che non pensiamo mai che è pericoloso avere un solo piano per conquistare la meta.
Vorremmo avere una certa sicurezza personale e un certo tenore di vita? Ottimo. Giuste idee e tanto lavoro + impegno + qualche sacrificio e abbiamo un certo successo. Tutto va bene finchè qualcosa non va male. E qualcosa va male perchè non avevamo un piano di riserva, un modo diverso per continuare la strada verso la propria meta. Un piano B non si può avviare quando ci sia accorge che il piano A è fallito o sta fallendo. Perchè a quel punto il piano B è diventato il piano A vista la morte del precedente piano A.
Se un dovessimo attrezzare un pronto soccorso solo alla notizia che qualcuno si è fatto male, quel qualcuno morirebbe molto, molto, molto prima che i medici e le strutture possano essere organizzati.
Se dovessimo preparare una struttura di protezione civile che intervenga quando c'è un disastro e non prima, non credo le cose andrebbero molto bene.
Perchè sulle navi ci sono le scialuppe di salvataggio? Perchè si spera che la navi affondi? Certo che no. Le scialuppe sono il piano B, la soluzione di emergenza se qualcosa dovesse andar male.
Noi ci portiamo dietro le nostre scialuppe di salvataggio quando affrontiamo la vita? Ovvio che no. Perchè qualcuno ci ha convinto che basta pensare positivo.
Piano B, cosa significa quindi? Significa che nella vita occorre prendere in considerazione che le cose potrebbero andar male e prendere delle precauzioni per agire se e quando queste brutte cose potrebbero succedere. La morte di un parente, un disastro finanziario o un collasso della struttura in cui si lavora.
Non è solo una questione di avere risparmi conservati da qualche parte (anche questo è importante), è una questione di approcciare TUTTI i problemi con l'idea che spesso una sola soluzione su cui puntare tutto il montepremi non è funzionale ed è un suicidio premeditato.
Per Aspera ad Astra
giovedì 11 febbraio 2021
Fare del bene è tempo sprecato? Io credo di no.
Sempre così affamata di voler mettere la CONOSCENZA dentro delle piccole frasi.
In effetti, intorno a me, ho sempre avuto consigli e dimostrazioni di comportamento delle persone che mi circondavano (adulti, bambini e ragazzi) che seguivano in un modo molto preciso la falsariga di questo detto.
Devo essere onesto, non mi è mai capitato di vedere persone che si slanciavano in impeti di AIUTO verso il prossimo senza ritegno. Ho conosciuto molte persone oneste, ligie alle regole e sicuramente non inclini a fare del male. Ma quelle stesse persone, per quanto non facessero del male, non è che fossero dei particolari esempi di individui disposti ad aiutare il prossimo.
Ho esaminato per anni questo concetto. Che, non te lo nascondo, mi ha sempre dato un pò di tristezza. Perchè racchiude in uno stesso concetto due sentimenti ed emozioni che non sono proprio il migliore e più elevato modo che un vero Uomo possa mostrare.
Abbiamo, infatti nel concetto, sia un sentimento di PAURA che un sentimento di DISPREZZO e AFFLIZIONE.
Siamo sinceri: a chi non è successo di aiutare qualcun altro o fare del bene per poi ritrovarsi senza neanche un grazie o addirittura con qualche grande delusione?
E' vero! Succede. Ma dobbiamo esaminare anche in questo caso per bene la questione. Perchè si fa del bene? E' il ragionamento allo specchio del perchè non bisogna comportarsi male...
Le cose si fanno (nel bene e nel male) perchè è giusto. Spesso dal comportarsi bene, ne discende che qualcosa ci torni indietro. Ma occorre capire in che forma e, soprattutto, in che tempi.
Facciamo un veloce esempio. Se io rispetto gli altri, non frego nessuno e non creo disordine o turbamenti nelle persone, forse non riceverò nè medaglia, nè soldi e forse nemmeno un grazie. Cosa avrò ottenuto? Ho dato il mio contributo a migliorare di un 0,0000001% il mondo dove vivo.
Lo capiamo meglio quando, pur comportandoci bene, vediamo il mondo andare peggio. Anche la nostra qualità della vita peggiora.
Quindi, abbandoniamo questo concetto. E comportiamoci bene. E facciamo del bene. Non in modo insensato e compulsivo ma con bene a mente cosa stiamo facendo e quali conseguenze ci sono.
Un filosofo che io adoro, un giorno disse "Aiutare un bufalo ferito ad uscire da una pozza è pericoloso. Perchè il bufalo potrebbe non comprendere le nostre intenzioni di aiutarlo e cercare di ferirci. Non è cattiveria, un bufalo ferito si comporta così. Cosa dovremmo fare? Non aiutarlo? NO. Occorre semplicemente aiutarlo essendo consapevoli che potrebbe cercare di ferirci e prendere le dovute precauzioni."
Grazie mille di avermi letto.
Per ASPERA ad ASTRA.
domenica 7 febbraio 2021
Scegliere la propria strada: si, ma cosa è la vita?
Ma che cosa è la vita?
Non sto chiedendo per trovare delle risposte ma per esaltare la domanda. Perchè in quasi 50 anni di esistenza, quello che ho scoperto è che più delle risposte ciò che ci fa crescere è il porsi le giuste domande.
Perchè, riflettici, a che serve avere una risposta giusta se è sbagliata la domanda?
E mi chiederai che significa che una domanda è sbagliata. Come può una domanda essere sbagliata?
Ma non tutte le domande sono parte di un percorso evolutivo. Alcune domande sono inutili o, per essere più precisi, non portano da nessuna parte. In questo senso sono sbagliate.
Di domande sbagliate me ne sono fatte un sacco. Ma non tutto il male è venuto per nuocere. Perchè domandando e domandandomi cose mi sono allenato a trovare e porre le giuste domande, quelle che aprono le porte del castello. E mi sono spinto sempre più avanti. Perchè ogni porta aperta mi permetteva di poter esplorare nuove aree che neppure pensavo esistessero.
O la nostra preparazione non sufficiente.
Ed ecco cosa è la vita. La vita è un percorso di esplorazione e scoperta. Magari di sole cose vicine a noi. Magari anche di cose e persone lontane da noi. Galassie, microuniversi, emozioni, pentimenti, idee, gruppi e sogni. E tutto il resto che non ho citato.
Ognuno di noi sceglie quando grande o piccolo deve essere il compasso della nostra vita: cosa vi è incluso e cosa escluso. E la forma del cerchio del nostro interesse può essere sferico e espandersi completamente intorno a noi in modo uguale oppure avere ingiustificate rientranze e inaspettati allungamenti. Anche questo è parte della libertà di fare della nostra vita ciò che riteniamo giusto.
Forse sul primo punto siamo tutti un pò più bravi. Sul secondo tutti un pò meno allenati e pronti. Ma questo è un altro discorso.
Che, se ti va, faremo una prossima volta.
Dimmi cosa ne pensi di questo argomento, mi interessa.
Per Aspera ad Astra.
martedì 2 febbraio 2021
L'Uomo la dività o l'Uomo l'animale?
E' una creatura capace di slanci di amore e compassione come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
E al contempo è una creatura capace di momenti di ferocia e crudeltà come non se ne vedono in natura nè in nessun'altra forma di vita.
L'Uomo è un animale sociale. Sociale sicuramente, animale abbiamo dei dubbi. Che sia un animale, che sia anche un animale non vi è dubbio.
Il dubbio è che egli sia solo un animale. Ma probabilmente egli non è solo un animale ma una creatura peculiare in cui l'animale e la divinità si sposano e formano un unicum irripetibile.
L'Uomo il dio, l'Uomo l'animale disse una volta un filosofo.
Nella foto vediamo una matita colorata di rosso in mezzo a tante matite grigie. E' una immagine che mi è venuta in mente stamattina, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola.
Mi ha fatto pensare a questa spinta innata dell'Uomo di innalzarsi ed elevarsi. Di distinguersi anche. Da chi?
Dal resto della massa, verrebbe da dire. Ma non so se è una chiave di lettura sufficiente.
La sentiamo, si, la sentiamo tutti (o quasi) questa spinta a distinguerci, elevarci, arrivare. Sembra dare un senso alla corsa. Forse accecati dalla gloria delle battaglie di un tempo, si pensa che occorra vincere nell'arena sterminando tutti gli avversari. O forse, nella mente, abbiamo le immagini del maratoneta che arriva prima degli altri al traguardo. E solo per lui sono le feste, gli elogi, l'alloro e i baci delle ragazze.
Ma l'Uomo è anche una creatura sociale, che vive e si nutre di socialità. Anche quando fa lo snob e mostra che vivrebbe benissimo senza vedere nessuno. Non è vero. E se mai avessimo avuto bisogno di una riprova di questo, è bastato quest'ultimo anno di esperienza pandemica (con le sue restrizioni) per mostrare che vita grama sia vivere senza il contatto sociale. Senza stare con altri, senza poter socializzare.
Questo è uno dei dilemmi dell'uomo: la volontà di primeggiare e distinguersi da una parte e la volontà di sentirsi compreso (sia fisicamente che concettualmente) e membro di un gruppo dall'altra.
E la vita passa in questa oscillazione: solitario e distinto/socializzato e uguale.
La realtà che un Uomo è entrambe le cose. E' unico e irripetibile. E' speciale. E' diverso e solo in una piena manifestazione della sua diversità si attua una vita felice.
Ma l'Uomo è anche in perfetta fratellanza con tutto il resto dell'umanità (ma anche dell'universo per la verità). E vivere cercando di sentirsi differenti-distanti-diversi con tutto il resto proprio non funziona. Se volete avete una vita infelice, semplicemente distaccatevi da tutto, fregatevene di tutto, sentite di non avere diritti e doveri da niente e da nessuno. Avrete l'inferno nella vostra vita.
Immaginate la punizione peggiore di tutte? La potete vedere nelle scene iniziali del film (bellissimo tra l'altro) "Io sono Leggenda" con l'attore americano Will Smith...... Un uomo solo con tutta la città e i suoi beni a disposizione ma senza nessuno.
Per Aspera ad Astra.
venerdì 29 gennaio 2021
La storia dei blog fino all'avvento dei social network: come è andata e cosa succede ora.
Sembra passata una vita. E forse lo è passata.
Un blog non è nient'altro che una sorta di diario personale, che invece che andare in un cassetto, rimane visibile e leggibile al mondo intero su internet.
Nella seconda metà degli anni '00, fu un boom.
Le persone scoprirono la possibilità di socializzare a distanza con i blog e i forum (discussioni pubbliche su internet). Al tempo non esisteva neppure il concetto di social network.
La verità è che io scrivo da quando ero bambino. Molti non lo sanno e di sicuro io sono l'unico responsabile di ciò. Al momento ho scritto 10 libri, di cui 2 pubblicati con la Giacomo Bruno Editore e gli altri pubblicati in Self Publishing. Nel cassetto ve ne sono molti altri, di cui alcuni già completati e pronti per la rivisitazione pima della pubblicazione.
I blog sono stati una scoperta incredibile per me. Ho conosciuto molti altri blogger e scoperto che il mondo è popolato da persone fantastiche. Ci sono anche i deficienti, gli ignavi e gli stronzi. Ma quelli già li avevo conosciuti, quindi non è stata una gran sorpresa.
Ci sono stati momenti in cui i blog che ho gestito (ne ho curato vari, tra cui un periodo molti per conto di altre persone) hanno avuto molto successo.
Ricevevo circa 700-800 visite al giorno e mi mandavano decine di mail con richieste di approfondimento.
E poi? Poi arrivarono i social e in particolare Facebook. Già da qualche tempo cominciavano a girare gli smartphone e l'uso del web si spostò dal computer al cellulare. Arrivò Youtube, Twitter e infine Instagram.
Dall'intimità di una attività di socializzazione fatta di contenuti e di idee (al limite litigi) si passò ad una attività di socializzazione fatta di foto, di video, di notizie veloci, di citazioni, di gattini e di selfie con le labbra a gallina.
Le piattaforme blog sparirono velocemente, non avendo più il giusto interesse per essere sostenibile e profittevoli e le abitudini mutarono in modo talmente veloce che solo quelli che avevano tempo e voglia di stare al passo riuscivano a farlo. Per gli altri (ad esempio come me) con lavoro, famiglia e altri impegni (opero nel sociale e nella riforma sociale da vent'anni) era sempre più dura seguire tutti questi cambiamenti.
I blog erano (e sono) terreno di secchioni e fanatici di un qualche argomento. Non proprio così ma per dare l'idea.
Oggi pubblico sul mio blog il 171-esimo articolo. Pubblicati in poco più di 15 anni. Di questi 171, 148 li ho pubblicati nei primi 6 anni di attività. E solo 23 nei restanti 9 anni. Rendo l'idea?
Oggi ne pubblico un altro. A testimonianza di questa avventura. Per ringraziare il mondo dei blog e dei blogger. E per sognare un nuovo futuro fatto di comunicazione di contenuti e non di solo effimere cose che passano e ci lasciano vuoti e uguali a prima.
Per Aspera ad Astra.