mercoledì 1 marzo 2006

"Il codice Da Vinci" sotto processo: che assurdità!

Mentre stamattina facevo colazione, sento in TV un servizio che ha dell’assurdo. Non che le cose che provengano da quella scatola infernale siano quasi sempre lontane dagli standard del grottesco, dell’effimero e del paradossale. Ma non facciamo demagogia.
Un servizio giornalistico illustra che l’autore dell’oramai ultracelebre libro “Il codice Da Vinci”, l’americano Dan Brown, è alle prese con un processo in Inghilterra per “furto” di idea letteraria.

Anni fa alcuni autori avrebbero scritto un saggio dove avrebbero, per la prima volta, enunciato la teoria che Dan Brown userà come cardine per il suo romanzo: cioè il fatto che Gesù abbia avuto un figlio con Maria Maddalena e che da lì si sia creata una discendenza ‘reale’ giunta fino ai nostri giorni attraverso i secoli protetta da organizzazioni quali i Templari e da mille segreti. Non, quindi, il Santo Graal ma il Sang Real (il sangue reale).

Secondo questi autori (di cui non ricordo i nomi) Dan Brown avrebbe copiato l’idea pari pari e ne avrebbe fatto un romanzo vendendo milioni di copie. L’accusa? Furto di idea! Richiesta? Risarcimento multimilionario alla casa editrice e allo stesso Brown.
Che dire? Per me non solo questa è follia! E’ un attentato alla creatività di una persona e un bruttissimo precedente legale se questi saggisti dovessero averla vinta!
Non sono un fans particolare di Dan Brown. Ho letto i suoi libri e conosco il suo stile letterario. Potrei dire molte cose su questo aspetto.
Ma mi spaventa l’idea delle sanguisughe e dei parassiti.
E quello che mi si presenta mi ricorda questo.

Mi fa pensare che 2 furboni, sicuramente consigliati da qualche avvocato drittone, pensano che sia più semplice mettere in piedi questa farsa invece che guadagnare soldi e popolarità con le loro uniche forze. Nel peggiore dei casi, anche se dovessero perdere, si sono assicurati visibilità e promozione del loro libro. Nel migliore dei casi, si portano a casa milioni di dollari.
Rubati!
Dan Brown non ha negato di aver letto il loro saggio. Ci mancherebbe. Ma che importa.
L’arte è creatività. Ma la creatività non è partorire sempre qualcosa che nessuno ha fatto o ha detto.

QUESTO E’ASSURDO IN TERMINI!
Che significa? Che se un pittore un giorno dipinge una cascata con un albero vicino, nessuno potrà ridipingere quel soggetto? Che se uno scrittore parla di una relazione problematica tra padre e figlio nessuno scrittore potrà parlare di padri e figli. Non continuo con gli esempi, è troppo stupido.
Nell’arte esiste l’ispirazione ed esiste l’elaborazione dei temi umani. La cultura è questo. Il continuo rimestare e digerire le faccende umane.
La teoria portata con successo alla notorietà da Brown non è un’invenzione dei 2 saggisti. Allora anche loro l’hanno copiata?

Ma non continuo, perchè più ne parlo e più mi avvilisco.
Cito, per far capire, solo un esempio.
Si tratta del fumetto Dylan Dog, di Tiziano Sclavi edito dalla Bonelli Editore.
E’ un fumetto che ha segnato la svolta dei fumetti in Italia diventando un fenomeno di costume e un punto di riferimento per molti giovani. Diventando, tra l’altro, oggetto di studi per capirne il successo.
Dylan Dog è un’opera letteraria oltremodo culturale e rappresenta proprio al massimo la capacità di una creazione di ri-elaborare temi e altre opere (cinematografiche e letterarie). Dylan Dog si è ispirato a film e storie già scritte, spesso citandole o spesso accarezzandole. Senza nascondersi, spesso in modo sfacciato. Ma aveva delle premesse. E il risultato sono state altre opere artistiche bellissime che hanno preso vita propria e da copie sono diventate esse stesse foonte di ispirazione per giovani autori.

Concludo dicendo che se si seguisse questa idea del furto di idea letteraria, allora i drammaturghi greci e latini saranno felici. Diventeranno ricchi poichè, soprattutto al cinema e a Hollywood in particolare, quasi tutte le storie raccontate sono state prese (forse anche inconsapevolmente) da storie già scritte. Da autori di 2.000 anni fa.
Scusate dello sfogo ma da scrittore dilettante la cosa mi ha dato rabbia.
Per aspera ad astra.

lunedì 27 febbraio 2006

Un film da vedere: Il pianeta proibito

Dico subito che sono un patito della fantascienza. Per non lasciare dubbi. Anzi ritengo il genere fantascienfico il genere più completo per raccontare ogni sorta di storia umana. E prometto che successivamente scriverò qualcosa in proposito.
Ma questa non è una recensione dedicata agli aficionados della fantascienza. Anche perchè consigliare ad un appassionato di fantascienza il film “Il pianeta proibito” è un insulto. E se un appassionato di fantascienza non lo conosce è meglio che ritorni in classe a studiare un altro pò.
Il film in questione è una delle pietre miliari della fantascienza e ha elargito ispirazione anche al creatore di Star Trek, giusto per dare un esempio. Ma il film stesso ha tratto ispirazione, profonda ispirazione, dalla tragedia “La Tempesta” del drammaturgo inglese Shakespeare. Così cominciamo ad inquadrare la situazione.
Il film esce negli USA nel 1956. Tralasciando tutti i dettagli riquardo al cast per cui rimando a siti specializzati, il motivo fondamentale per cui consiglio di vedere questo film è la storia stessa. E l’attualità del tema trattato: l’incontrollabilità delle pulsioni inconscie della nostra mente.

Questa la trama. Un’incrociatore militare terrestre vaga per lo spazio in direzione di un pianeta (Altair 4) alla ricerca di notizie sulla misteriosa scomparsa di una precedente missione di cui si è perso ogni contatto. A causa delle distanze sono passati ovviamente anni. L’astronave atterra sul pianeta e scopre che esistono sono 2 sopravissuti, padre e figlia, di cui solo uno faceva parte dell’equipaggio scomparso.
Il comandante della spedizione militare comincia a dipanare il mistero della scomparsa della prima astronave e del suo equipaggio grazie alle informazione del gentilissimo sopravissuto, uno scienziato che è riuscito a costruire una dimora comodissima e futuribile su un pianeta nonostante tutto abbastanza inospitale.
Ma da un mistero si cade in un altro mistero. La missione terrestre scomparsa era perita misteriosamente e violentemente in una notte alla stessa stregua di ciò che accadde millenni prima all’avanzatissima civiltà, i Kreel, che abitava il pianeta. Lo scienziato unico sopravissuto, il dottor Morbius, ha preso possesso proprio delle strumentazioni dei Kreel tutta la conoscenza che gli ha permesso di creare la sua paradisiaca dimora. Anche i Kreel scomparirono dall’intero pianeta in una sola notte, all’alba di una svolta della loro civiltà, un’incredibile invenzione che li avrebbe liberati da ogni schiavitù del corpo e della materia.
Nel frattempo che il comandante Adams (incredibilmente uno dei primi ruoli di Leslie Nielsen meglio conosciuto come ispettore di polizia nelle serie “Una pallottola spuntata”) cerca di capire i misteri e si prepara a portar via dal pianeta sia Morbius che la figlia, del quale si sta anche lentamente innnamorando, la nuova spedizione comincia a ricevere le visite di un’entità non meglio definita che comincia a richiedere il suo tributo di sangue.
Purtroppo non posso andare oltre per non rovinare la sorpresa di chi volesse vedere il film e avesse la fortuna di poterlo trovare in qualche videoteca o in qualche rarissimo passaggio televisivo (guardate Raitre dopo la mezzanotte, per intenderci).
Il film è bellissimo (da inserire veramente nei 100 più bei film della storia del cinema) per moltissime motivazioni.
E’ stato un film all’avanguardia per i suoi tempi. Non mostri a forma di insetto nè guerre e battaglie spaziali. Ma per la prima volta l’esplorazione dello spazio viene vista solo come l’ennesima frontiera di scoperta umana, anticipando in questo il top dei top della fantascienza e cioè la mitica serie di Star Trek.
Il film ha colori e ambientazioni fatte con i metodi del ‘50 eppure perfetti nel rendere l’atmosfera di giovani soldati-astronauti su un pianeta sconosciuto. Il ritmo è teatrale e ondeggiante come se si ascoltasse una nenia notturna.

I personaggi hanno uno spessore oltremodo letterario essendo presi pari pari dal teatro shakespeariano. Morbius è superbo nel replicare il suo alter ego Prospero della tragedia “La tempesta”.
Ma, soprattutto, il film è una parafrasi non dei tempi del xx secolo ma dei nostri tempi.

Guardiamoci, siamo uomini che vogliamo liberarci delle catene della materia cercando la felicità in una vita piena di comodità iper-tecnologiche. Come sentii dire una volta, le invenzioni tecnologiche sono solo amplificatori, amplificano solo ciò che c’è. E se ciò che c’è è negativo, amplificano solo il negativo.
I Kreel, super-evoluti, giungono alla soglia della perfezione e periscono, illusi dalla loro stessa presunzione. Vi invito a vedere il film per capire da cosa sono stati spazzati via.
Forse ci verrà da riflettere se anche la nostra civiltà si sta incamminando verso quella direzione.
Purtroppo non posso aggiungere altro per non guastare la sorpresa del film.
Spero di aver convinto qualcuno di voi a vederlo. E se qualcuno lo facesse, gli chiedo con grande cortesia di ritornare qui a lasciare un suo commento.
Per ora, buona visione e grazie dell’attenzione.

sabato 25 febbraio 2006

Un aforisma!

Aforisma n° 47.
Nella vita ciò che conta, ciò che è veramente importante non sono le risposte che si ottengono ma le domande che si pongono. Se la domanda è sbagliata o inutile, a che giova avere una risposta scorretta?

Per aspera ad astra!

I multilevel, perchè sono una truffa!

Ogni tanto rialzano la testa.
Sembrano scomparire ma ogni tanto ritornano in vita.
Parlo dei multilevel o multilivello, un sistema nato negli USA negli anni ‘80 e diffusosi in maniera incontrollabile nel decennio successivo anche in Italia.

Facciamo una premessa: come la stragrande maggioranza delle tecniche, delle strumentazioni o delle invenzioni, il multi-level non è nè buono e nè cattivo in se.
Dipende dall’uso che se ne fa. Come un coltello il quale può essere usato per affettare una salsiccia ma anche per pugnalare una persona.
Di per se, anzi, è un’idea abbastanza buona per economizzare sui costi di distribuzione dei prodotti. Come funziona (per quanto il sistema sia abbastanza conosciuto)?

Un’azienda ha un prodotto o un servizio. Deve farlo arrivare al suo potenziale cliente. Per farlo fino agli anni ‘80 si usavano 2 metodi fondamentali: la distribuzione attraverso strutture fisse (negozi, supermercati o, al limite, mercatini itineranti) oppure tramite la vendita per corrispondenza (tramite un catalogo si ordina la merce inviata via posta).
Cosa comporta questo? Nel primo caso enormi costi di infrastrutture e di movimentazione merci. Le merci devono già essere nei negozi per essere viste e rimanere in attesa di essere vendute. Un negoziante deve spendere centinaia di migliaia di euro solo per predisporre uno spazio alla vendita della merce. Nel secondo caso (la vendita per corrispondenza) il problema risiede nel fatto che un catalogo è ambiguo e anonimo. E per di più è assolutamente passivo nei confronti del potenziale cliente.
La soluzione è di trovare degli intermediari che colgano i vantaggi dei 2 metodi. Nessun costo di infrastrutture e la causatività sulla vendita.
Sull’onda dei rappresentanti, ecco il sistema marketing a multilivello. L’azienda mette dei responsabili a capo di una struttura. Gli da una competenza territoriale e gli chiede di contattare altre persone che vendano i prodotti dell’azienda direttamente al pubblico.
Nessun canale fisico di distribuzione ma solo un canale di persone. Nessun costo per infrastrutture e solo compensi per il lavoro delle persone.
Se il prodotto viene venduto viaggia, altrimenti sta in azienda.

La credibilità del prodotto e della vendita viene garantita dall’ultimo venditore, in genere amico o conoscente del cliente potenziale.
Ecco il sistema. Semplice e con notevoli vantaggi.
Come si nota, non c’è nessun connotato di potenziale truffa.
Certo, dopo un pò qualcuno penso che fosse dovereso allargare ancora di più la rete distributiva e anzichè farlo con un sistema orizzontale (un responsabile che continuava a girare con il solo scopo di mettere sempre più venditori pagati a provvigione sulla linea distributiva) qualcuno optò per un sistema si crescita verticale.

Cioè l’ultimo venditore oltre che vendere i prodotti poteva (e doveva) cercare altri venditori da “mettere sotto di se” cioè da collocare gerarchicamente al di sotto della responsabilità. L’incentivo a fare ciò? Ecco il colpo di genio. Prendere una piccolissima provvigione sulle vendite dei venditori sotto di lui.
Le possibilità di guadagno aumentavano. Il venditore poteva avere (per esempio) la provvigione del 20% sulla vendita dei suoi prodotti e del 5% sulla vendita dei suoi sottoposti (i quali prendevano ovviamente il 20% sulle loro vendite). Ma il gioco poteva essere ampliato con delle scale progressive. Il venditore prendeva il 20% sulle vendite proprie, il 5% sulle vendite di tutti i venditori del 2 livello sotto di lui, il 2% delle vendite di tutti i venditori del 3 livello sotto di lui (quelli “arruolati” dai venditori del 2 livello), l’1% sulle vendite di tutti i venditori del 4 livello sotto di lui e così via.
Come si può facilmente intuire se una persona era abile a mettere sotto di lui dei venditori e ancora più abile sul far si che i suoi venditori reclutassero altri venditori, il vero guadagno diventava quello percepito dalle provvigioni del lavoro altrui.
I conti si fanno in fretta. Anche se la provvigione per i propri prodotti è alta, c’è un lavoro dietro e un limite fisico per le vendite. Ricordiamoci che i venditori nel multi-level vendono esclusivamente a singoli. Invece non c’è nessun limite a quanti venditori si possono mettere sotto.
Ma, di nuovo, non facciamo terrorismo di questo fatto. La provvigione sulle vendite di altri venditori ha una giustificazione. C’è un lavoro che il venditore senior deve fare per mantenere attiva la rete e attivi i venditori. Così come un responsabile di reparto in un grosso supermercato o un responsabile di agenzia per degli agenti di commercio.
Dov’è che la cosa diventa una truffa?

Diventa una truffa quando ci si dimentica dello scopo per cui il sistema di vendita multilivello è nato. E cioè di vendere prodotti e servizi.
Esistono tuttora alcune aziende multinazionali che operano da anni con questo sistema. Non voglio fare nomi ma principalmente nel campo degli integratori naturali, nei cosmetici o nei prodotti della casa esistono e non fanno niente di illegale.
Chi entra nella rete di vendita deve solo essere consapevole di una cosa: egli diventa un venditore. Guadagnerà in base alla qualità del prodotto e alle sue abilità commerciali. Guadagnerà dei soldi o forse no. Come qualunque altra attività commerciale. Forse si o forse no. Forse tanti o forse pochi.

Il multilevel diventa una truffa quando ci si dimentica del prodotto e si mette in piedi una rete di vendita che in realtà non ha nessun altro scopo di creare un sistema piramidale. In cima ci sono gli ideatori del sistema piramidale e successivamente si affiliano gli altri. Il prestesto per la creazione della piramide può essere parzialmente valido o assolutamente infondato.
Ho visto proposte di entrare nella rete con lo scopo di coinvolgere altre persone con il semplice miraggio di guadagnare dei soldi. Card elettroniche, punti di bonus, assicurazioni fantasma, etc. Qual’è il cavallo di battaglia? Lo schema matematico di arricchimento con la piramide.

In genere i furboni che creano la rete, coinvolgono le altre persone (con contatti privati o meeting spettacolari) mostrando i prodigi delle progressione matematiche dei guadagni. In pratica mostrano schemi (più o meno complessi) come quello che ho esemplificato sopra.
Così il potenziale venditore non pensa di essere un venditore ma solo una mente illuminata che ha scoperto il modo magico per fare i soldi senza lavorare. Deve solo entrare nel sistema piramidale il prima possibile per prendere i primi posti e far affiliare altre persone.
Ovviamente l’entrata nel sistema ha sempre un qualche, comunque basso, costo. Giustificato da mille motivi.

Così gli unici che veramente beneficiano di guadagni spaventosi sono i 2 o 3 o 10 individui che creano la piramide. Già al 2 o 3 livello i soldi diventano una normalità. Ma i veri truffati arrivano dopo e sono la massa.
Infatti se, ad esempio, ogni persona deve dare 100 ? per entrare e far affiliare 3 persone che metteranno 100 ?. A questo punto egli recupera i suoi 100 ?. Gli altri vanno a chi sta in cima alla piramide e ai costi organizzativi. Intanto un individuo mette 100 ?. Egli ha la speranza di guadagnare sulle entrate dei nuovi livelli. Pecentuali varie sulle 9 persone portate dalle 3 persone, sulle 27 persone portate dalle 9 persone, sulle 81 persone portate dalle 27, sulle 243 persone portate dalle 81.

Guardiamo che succede con uno schema semplice (in realtà lo fanno più complesso per essere compreso meno):
le prime 3 persone si prendono il 15% sul primo livello, 12% sul secondo livello, 10% sul terzo livello, 8% sul quarto livello, 5% sul quinto livello, 3% sul sesto livello, 2% sul settimo livello, 1% sull’ottavo livello sotto di loro.
Sotto le 3 persone ci sono 9 persone (15% di 900 ? = 135 ?), 27 persone (12% di 2.700 ? = 324 ?), 81 persone (10% di 8.100 ? = 810 ?), 243 persone (8% di 24.300 ? = 1.944 ?), 729 persone (5% di 72.900 = 3.645 ?), 2187 persone (3% di 218.700 ? = 6.561 ?), 6561 persone (2% di 656.100 ? = 13.122 ?), 19.683 persone (1% di 1.968.300 ? = 19.683 ?).
Le tre persone che iniziano la piramide guadagnerebbero 135 ? se si riuscisse a mettere un livello, 459 ? (135+324) se si riuscisse a mettere un secondo livello, 1.269 ? se si riuscisse a mettere un terzo livello (135+324+810), 3.213 ? al quarto, 6.858 al quinto e così via (fatevi i conti. Giunti all’ottavo livello i tre guadagnerebbero, senza far niente in realtà, 46.224 ?). Con un solo misero investimento di 100 ?
E’ ovvio che chi sente questo meccanismo vorrà entrare nella piramide. Ma da quale punto?
Mettiamo che io senta parlare di questo sistema e voglia entrarvi. Diciamo che il sistema è già giunto al 3 livello e che ci siano in giro già 81 persone che stanno reclutando nuovi affiliati. Io farei quindi parte di quel gruppo di 243 persone del 4 livello. Ciò significa che per guadagnare io i 46.224 ? promessi dal sistema occorrerebbe giungere non solo all’ottavo livello, che è già tantissimo visto che sarebbe composto da quasi ventimila persone, ma addirittura all’undicesimo con un numero complessivo di 530.226 persone.
E’ ovvio che il sistema salta dopo soli 3 o 4 livelli. Risultato i primi 3 guadagnano 3.213 euro (1.071 euro a testa), i secondi 9 guadagnano 3.807 euro (423 euro a testa), i terzi 27 guadagnano 4.131 euro (153 euro a testa) e i quarti 81 persone guadagnano 3.645 (45 euro a testa). E questi recuperano anche i loro 100 euro di ingresso. Gli ultimi 243 non avendo nessuno sotto di loro non guadagnano niente e non recuperano niente. Ci sono 243 persone truffate per 120 persone contente di cui solo 12 possono dire di essere veramente contente. Gli altri per la fatica di trovare altre 3 persone hanno guadagnato una miseria. E in più ci sono i soldi destinati all’organizzazione che chissà che fine fanno. Probabilmente in mano ai 3 capi che spariscono nel nulla.

Conclusione 24.300 euro sono stati truffati e 243 persone disilluse dal facile guadagno.
Questo è solo un esempio. Ma ci tenevo a fare un esempio per meglio capire come ci si può cascare.
Il guadagno facile non esiste. Esistono dei buoni affari, esistono delle ottime idee che producono anche molto denaro.

Ma qualcosa ci deve essere.
E l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Ripeto: l’idea non è un sistema. Un sistema serve per vendere qualcosa (prodotto o servizio). Non può far fare soldi da solo.
Spero di aver detto la mia sui multilevel in modo chiaro anche se lungo.
E, come sempre, per aspera ad astra!

venerdì 24 febbraio 2006

Un libro da leggere: L’Anticristo di F.W. Nietzsche

Immagino che solo il titolo abbia spaventato qualcuno.
O spero di no.
Sta di fatto che questa volta vi voglio segnalare un libro che io credo sia bellissimo. Non bello, ma bellissimo. Un libro da avere in carta patinata e copertina in pelle.

Non è mia intenzione lisciare il pelo a nessuna corrente politica o andare contro nessuna credenza religiosa.
L’Anticristo di Friedrich Wilhem Nietzsche non è un libro di politica.

Non è un libro di religione (o di antireligione). E neppure un libro di filosofia, paradossalmente.
O almeno, è tutte queste cose insieme così come lo è una vera opera d’arte.
Di base l’Anticristo è un libro che trasuda poesia e lirica letteraria. Crea un nuovo modo di scrivere e comunicare i pensieri. In realtà è lo stesso autore che va a collocarsi dove nessuno prima si era collocato. In reami particolari e di nessun compromesso con niente. Estremo ma mai estremista. E proprio per questo attualissimo come pochi autori possono fare.

Non è facile sintetizzare il libro. Non lo è poichè non è la ragione l’orizzonte entro il quale si muove.
Il libro sorvola le consuetudini e porta il lettore ad aggredire la montagna della vita, che alla fine si scopre essere sempre se stessi e le proprie paure.
In una prima superficiale lettura, pare che il filosofo-poeta tedesco si scagli contro il cristianesimo ergendosi a Anticristo del medesimo. Ma, per l’appunto, questa è una prima superficiale lettura. Ed è usando questa chiave interpretativa che alcuni critici e storici sono arrivati alle assurdità interpetative di tutta la filosofia nietzschiana.

Chi ha definito la filosofia di Nietzsche come precursore del nazismo e dell’oltranzismo di destra non ha praticamente capito niente di questa filosofia e mente, sapendo di mentire, sui reali percorsi storici su cui affondano le radici del nazismo e della destra belligerante della prima metà del secolo.
Nessuno leggendo le favole di Fedro, sosterrebbe che l’autore ci vuole mostrare veramente degli animali parlanti. Chi avrebbe il coraggio di ardire una simile ipotesi? Sarebbe un livello veramente basso di interpretazione.

In tal senso il libro “L’Anticristo” si sposta più in fondo, sui veri significati dei percorsi di libertà spirituale di un individuo. La critica è feroce e tagliente ed espressa con una verve coinvolgente. A momenti pare di cavalcare le onde del Pacifico su una tavola da surf.
Dov’è l’uomo e i suoi valori? Dov’è il senso della vita?
Lo sprone è ad effettuare una ricerca, a mettersi in viaggio, a ridiscutere tutti gli accordi. Il vero nemico è l’apatia, il consegnare se stessi vendendosi per due piccole verità che ci tranquillizzano sull’universo.

Vale la pena di accettare valori capovolti sulla vita solo per vigliaccheria.
Ma non è mio interesse entrare nel merito del discorso quanto di sostenere che “L’Anticristo” è un bellissimo libro. Adatto in particolare alle persone più smaliziate e più desiderose di gustare i passaggi di una bella penna.
Pieno di gustosi aforismi e deliziosi passaggi letterari, è un libro che non può essere letto da chi pensa a se stesso come uno spirito libero.
Alla fine, si possono non condividere tutti i passaggi di Nietzsche. Ma in bocca rimarrà il sapore del perchè la letteratura è una passione dell’Uomo da 5.000 anni almeno.
Buona lettura a tutti.

Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?

Punto di vista. E’ una frase idiomatica che usiamo spesso, forse troppo spesso. Diventa automatica, come tutte le cose ripetute senza più porvi la giusta attenzione.
Cambiare punto di vista significa semplicemente cambiare la collocazione spaziale dal quale si osserva la scena.
Spesso, nel linguaggio comune, si confondono i punti di vista con le tue opinioni. E, peggio ancora, con i fatti.
Opinioni, fatti, punti vista. Tutto è confuso e il risultato è confusione individuale e nessuna comprensione fra chi parla e chi ascolta.
Punto di vista: luogo dal quale si osserva.
Opinione: ciò che pensiamo riguardo a qualcosa in base a ciò che abbiamo osservato in passato attinente o somigliante a quel qualcosa.
Fatto: ciò che in realtà è successo.

Un punto di vista è solo un luogo effettico o figurativo da cui si osserva l’esistenza o noi stessi. Una persona che non ha figli non potrà mai osservare il rapporto genitori-figli da quel punto di vista. Potrà avere ed esprimere delle opinioni derivante dalle sue esperienze dirette ed indirette ma non avere quel punto di vista.
Così cambiare punto di vista diventa più importante dell’avere opinioni, perchè il mondo può essere compreso solo se ci si sposta. E se ci si sposta, non necessariemente si deve cambiare opinione su qualcosa.
Quando ero piccolo pensavo che un figlio non fosse MAI di proprietà di un genitore. Un figlio non è una COSA che si possiede. Ne lui nè la sua vita. E’ la mia opinione a riguardo.
Quando ero un figlio pensavo ciò e osservavo il mondo dal mio ruolo di figlio.
Ora sono padre ed ho la stessa opinione di prima: mio figlio non è una mia proprietà. Ma ho il punto di vista di un padre.
E tutto mi è più chiaro.
E tutto è un gioco delle parti, in cui si indossano ruoli e si assolvono mansioni.
Cambiare punto di vista: cosa significa ciò?
Significa che non basta aver capito le cose del mondo.

Occorre avere la capacità di non ARRUGGINIRE nel proprio punto di vista. Se non ci si sposta, alla fine possiamo cadere nell’illusione di aver capito tutto.
E’ come fare sempre la stessa strada per andare al lavoro. Alla fine non percepiamo quasi più niente da quella strada. Forse è la più breve e la più scorrevole. Ma quanta noia.
Cambiare strada, vedere le cose da nuovi punti di vista.
Senza necessariemente cambiare opinione, senza necessariamente avere sempre la stessa opinione.
Per aspera ad astra!

martedì 21 febbraio 2006

Fenice: rinascere dalle proprie ceneri

In genere si mette molta attenzione alla morte e a quando si muore.
Anche perchè, visto che si muore una volta sola, non ci si può far cogliere impreparati.
E' un evento importante, non si può sbagliare niente.
I tempi, gli invitati, gli addobbi e tutta la scenografia.
Ovviamente c'è del nervosismo. C'è sempre alla prima.

Ma tutta questa attenzione sulla morte mi sembra eccessiva.
Perlomeno se confrontata con quanta poca attenzione spesso mettiamo sulla nascita, sull'inizio di un ciclo.
E non parlo dei bambini. O, in parte, anche di quelli visto che gli italiani hanno deciso che i dolori di un nuovo pargolo per casa sono superiori alle gioie.

In realtà la mia attenzione va a finire sulla poca attenzione che si pone sul rinascere dopo una morte, sul rimettersi a cavallo dopo una caduta, sul riprendere il proprio cammino dopo una sconfitta.

La vita è fatta di libertà di di barriere. Ma le barriere sembrano talmente tante che alla fine vediamo solo barriere e ci dimentichiamo della nostra libertà.
Intorno a noi vediamo solo morte e sconfitte e ci dimentichiamo che possiamo anche rinascere e ricominciare.

In realtà non c'è niente che assomigli alla mitologica Araba Fenice che l'Uomo stesso. Vilipeso, calpestato, fratturato nell'anima, schiacciato dagli eventi e dai signori delle marionette. Eppure ancora lì a sputare controvento.

Penso non ci sia passaggio nella vita maggiormente denso di significato quale il rinascere dalle proprie ceneri.
Nascere è facile. Basta farlo. Rinascere implica uno sforzo di accettare le proprie responsabilità, lo sforzo di cambiare punto di vista sul mondo, le cose e, qui viene il bello, su noi stessi.

Chi di noi non ha fallito? In piccola o grande misura.
La prova era 2 centimetri dopo. La prova risiedeva nel "Adesso che faccio? Muoio definitivamente o rinasco?".

Nella vita si muore un sacco di volte.
Muoriamo quando tradiamo la fiducia di un amico o della nostra compagna. Moriamo quando calpestiamo i nostri sogni o i diritti di un vicino. Moriamo quando ignoriamo un passante in difficoltà o quando chiniamo il capo dinnanzi alla disonesta altrui.

Visto che nella vita si muore un sacco di volte, perchè non impariamo a rinascere più spesso?
Cosa costa?
Di certo meno che far crescere un bambino in questa malata società consumista.
Quindi, rinascete sempre dalle vostre ceneri e
Per aspera ad astra!