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venerdì 17 giugno 2016

Il vicino di casa: un essere che si sta estinguendo.

Help, aiuto.
Fate presto!
C'è una emergenza molto emergente.....

Dovremmo chiamare il WWF per informarli che ci sono nuove specie in via d'estinzione di cui non stanno tenendo conto.
Una di queste è il vicino di casa.
Sono nato e cresciuto in un piccolo paese, quelli tipici italiani in cui quando si giunge a quota 2000 abitanti, sembrava di essere diventati una metropoli stile Città del Messico o Bombay.
Un luogo in cui se non conoscevi qualcuno è perchè facevi finta di non conoscerlo.
 
Nel peggiore dei casi era un tuo parente, vicino o lontano che fosse, nel migliore dei casi eri tu che ti guardavi allo specchio.
Ovviamente scherzo ma l'atmosfera che aleggiava in paese era qualcosa di particolare.
Vi erano delle differenze abissali fra lo stile di vita di allora e quello di adesso. Io non vivo più nel mio paese natale ma in una cittadina in cui, ovviamente, non è possibile far rivivere queste cose alle nuove generazioni. Ma neppure in quelle strade che mi hanno visto bambino accade ciò che accadeva solo 20 o 25 anni fa.
Non sono così vecchio da dire "ai miei tempi" ma sono sufficientemente non-giovane da poter tirare alcune conclusioni.
Una delle figure che ho visto cambiare radicalmente è quella del vicino di casa.
Sarà perchè i miei vicini quando ero bambino erano più che parenti, erano un punto di riferimento.
Tutti i vicini erano zii. Nessuno era il signor X, tutti erano Zio Tonino, Zia Maria, Zio Franco, Zio Ottavio, Zia Caterina e via dicendo.
Se mancava lo zucchero, il pane, lo yogurt o quello che era, si andava dal vicino e non nell'ipermercato più vicino.
Quando uscivi fuori a giocare (Si, signori lo confesso, uscivamo fuori dalla galera, pardon, quattro mura di casa per giocare), il genitore di turno ti diceva "Non farti male perchè se no ti ammazzo!" e ti lasciava andare. Sapeva che qualcuno avrebbe controllato se combinavi pasticci o se ti facevi male.
E questo accadeva dai 3/4 anni in su.
E' vero, non ti allontavi più di tanto. Stavi nel raggio di qualche chilometro da casa. Non è che si andava a Berlino o a Tokio. Ma il sistema articolato di massaie che entravano e uscivano di casa garantivano un controllo costante. E la cosa incredibile che zia Caterina avrebbe controllato che tu non creassi disastri anche se non aveva figli o se non era un tuo parente diretto. Non solo, se combinavi qualcosa ti avrebbe anche sgridato. E se eri a portata di braccio, uno scappellotto non sarebbe mancato.
Dove è finita ora quella razza di super uomini e di super donne?
Dove è finito il vicino di casa che faceva il vicino di casa, condividendo problemi e necessità con chi gli abitava di fianco?
Mi ricordo nitidamente che quando avevo sete, nei miei giochi nel quartiere, entravo nella prima casa a disposizione per dissetarmi. Non tornavo a casa. Troppo lontana. Andavo da zia Francesca e gli chiedevo dell'acqua.
Non so, mi sembra di parlare di qualcosa che è frutto di un sogno, talmente evanescente che sembra non essere mai accaduto ma è accaduto.
D'estate, le persone portavano nelle verande e sulla strada le sedie in legno, quelle impagliate e si sedevano per conversare. Di che si parlava? Ah, non so. Forse di niente, forse di vita, forse di pettegolezzi. Nè più e nè meno di quello che si può dire in una qualsiasi bacheca di Facebook. Ma lo si faceva in un modo che rafforzava il convivere comune, come se tutti facessimo parte di una grande nave che attraversava l'oceano.
C'erano i litigi, le discordie e i dispetti. Ovvio che c'erano.
Ma accadevano nello stesso scompartimento, era tutto figlio dello stesso mondo. Anche quello ti apparteneva.

E ora?
Ora vivo in un condominio in cui so che ci abita qualcuno. Forse. In realtà non sono sicurissimo: sento dei rumori, è vero. Diciamo che è probabile che ci siano forme di vita. Come su Marte. In realtà incontro anche persone che mi salutano con cortesia. Forse vivono anch'essi di qualcosa che è rimasto di quel mondo scomparso.
Eppure anche loro non entrano in casa, non ci hanno mai chiesto il sale o le uova, non vengono a bere il caffè da noi. Si è prigionieri di una sorta di maledizione voodoo che dice che "SI POTREBBE DISTURBARE!".
Sarà capitato anche a te di andare in un bar alle 10 di notte per recuperare una bottiglia d'acqua anzichè richiederla ai vicini. O no?
Mia moglie una volta mi disse: "Eh, magari disturbiamo....."
Capite come si è estinta la razza del buon vicino. ".......Magari disturbiamo.......".
Certo che disturbi. In una comunità che cerca di sostenersi l'un l'altro disturbi. Come fai a non farlo? Vivi a 4 metri l'un dall'altro. Ci disturbiamo talmente tanto che i condomini finiscono spesso in tribunale per i motivi più banali ed abbietti.
Quale è la soluzione per non disturbarsi? Andare a vivere lontano.
Se non si vuole essere disturbati e disturbare, ci si deve scollegare dal mondo. Ma occorre essere consapevoli di cosa comporta questo... Fino in fondo.... Lo siamo? Siamo davvero consapevoli?
Ma se vivi vicino a qualcuno (queste cose chiamate città!) occorre solo comprendere che il disturbo è una componente del convivere insieme. Non siamo autosufficienti, non bastiamo da soli. Abbiamo bisogno del vicino.
Perchè avere dei vicini con cui interagire, di cui fidarsi, a cui chiedere l'acqua alle 10 di sera ti fa vivere in una dimensione che è consona alla propria natura umana.
Senti di essere nel mondo e in contatto con il resto dell'umanità.

Se il vicino muore (intendo concettualmente), qualcosa lo dovrà sostituire. Non qualcuno, qualcosa. Forse la playstation, forse il Grande Fratello della Marcuzzi, forse Facebook, forse Realtime, forse una canna di hascish per ammazzare il tempo. Ma se le persone muoiono, i loro sostituti non sono persone ma surrogati. Ricordatelo. Non sono persone.
Sono solo surrogati.
Facebook e tutto il web 2.0 è meraviglioso. Non facciamo per forza gli ottusi.
Nell'aumentare le possibilità di comunicazione c'è il segreto della felicità e del futuro.
Ma non puoi chiedere alla creatura di Zuckerberg di prestarti l'acqua alle 10 di sera o il sale all'ora di pranzo. E il signor Twitter non ti controllerà i tuoi bambini se tu non puoi.

Chi avvisa il WWF della scomparsa della razza del buon vicino? Io o voi?
Un abbraccio
Antonello

giovedì 16 giugno 2016

Perchè attaccare la famiglia?

L'Uomo è un universo a sfere concentriche.
Già esaminando il suo corpo vediamo che non è una unità singola ma un mega-organismo formato da miliardi di cellule che sono anche esse una singola forma vivente. Perchè quindi stupirci nel considerare la quantità di aree di interesse e la vastità della sfera di  influenza che caratterizzano la complessità di un essere umano?

Un uomo o una donna, sono individui che palesano la loro completezza solo quando ne esaminiamo gli ambiti in cui la sua attività si manifesta.

Se guardiamo un neonato, vedremo che i suoi interessi sono principalmente indirizzati allo scoprire il proprio corpo.
E' lì, tranquillo, e................ INCREDIBILE............. ecco i piedi.... Ma che belli i piedi!!!! Che scoperta fantastica.

E così, via via, questo neonato allarga i suoi orizzonti e i suoi spazi.
Ma lo fa seguendo un modello di espansione.
Il primo gradino è la scoperta e la conquista del proprio corpo. Delle sue funzioni (imparare a tenersela è una conquista!!) e così via.
Subito dopo vi è un secondo gradino. Che è la scoperta di quel gruppetto di persone che ti permettono di crescere senza essere divorato dal mondo intero.

Il mondo là fuori è per sua natura duro e pieno di insidie. Non è cattivo. E' proprio fatto così.
Un cucciolo di uomo, abbandonato a se stesso, morirebbe nel giro di poche ore.
Non potrebbe difendersi dalle intemperie, non si potrebbe nutrire, e via dicendo.

La famiglia è quell'entità, quel piccolo gruppo che ha lo scopo di proteggere il bambino e permettergli di crescere. Fino a che non sarà capace di badare a se stesso in modo sufficiente.

Ma a parte l'aspetto fisiologico, cioè l'aspetto che riguarda il procurarsi cibo e difendersi da intemperie e  pericoli, la famiglia permette al bambino di scoprire il "MONDO" circostante con gradualità.
Da una parte c'è l'individuo e dall'altra l'intera massa ribollente e indistinta di cose e persone chiamate MONDO.
Tra le due parti c'è un abisso e una sproporzione di conoscenza e capacità.
La famiglia è quel gradino intermedio che permette di passare da SE al MONDO senza farsi troppo male.
Cioè facendosi quel male sufficiente per imparare ma non troppo grande per esserne sopraffatti.

Non è detto che per imparare bisogna sempre e per forza farsi male. E' ovvio. Ma i tentativi di imparare qualcosa portano necessariamente al non riuscire a fare perfettamente una cosa dal primo tentativo. E fallire nei tentativi di far qualcosa è connaturato nelle cose.

La famiglia ti permette di crescere facendoti fare i tentativi con la possibilità di non farti troppo male o distruggerti nel fallire.
E' una protezione, uno schermo.
E' una sicurezza. E anche un punto di riferimento.

Un individuo con una base familiare forte, con legami familiari forti è un osso duro. E' una roccia. E' forte. Non è succube del primo che incontra nè del possibile dominio del MONDO.

Questa è una regola generale fortissima. Che come tutte le regole ha le sue ovvie eccezioni dovute alla legge dei grandi numeri. Ma ciò che conta non sono le eccezioni. Ma la regola.

Perchè attaccare la famiglia?


Perchè qualcuno del MONDO ha capito che se smantelli la famiglia prima e il concetto di famiglia poi, tu avrai della generazione biologica di bambini che non verranno protetti o non avranno come punto di riferimento un nucleo umano più piccolo.
Si salterà il secondo gradino e avremo: 1) individuo e 2) MONDO.

Così l'individuo verrà plasmato per bene a seconda delle necessità e i voleri di chi governa il mondo.
Sarà uno schiavo o, nel migliore dei casi, un semplice figurante di un teatro in cui le cose vanno come ha deciso chi comanda.

"Compra questo!" - "Compra quello!".
"Fai questo!" - "Fai quello!"

E se avete pensato che anche una mamma e anche un papà dicono queste cose e cercano di comandare su un figlio, allora anche nella vostra testa il concetto di famiglia è stato in parte smantellato.
Oppure state prendendo la solita eccezione per contestare la regola.

La famiglia ha iniziato ad essere sotto attacco dal 1940
. E lo è stata per tutto il resto del XX secolo. Sempre più, sempre più. Fino ad oggi in cui è ferita a morte e barcollante.
In attesa del colpo del KO?

Forse. Sta a noi decidere se il concetto di FAMIGLIA è solo un peso da età delle caverne da sacrificare alla presunta "modernità" degli attuali valori e attuali schemi sociali.

Un abbraccio.
Antonello

lunedì 20 aprile 2015

Strage nel mediterraneo - il senso delle proporzioni

Non esprimere una opinione riguardo i fatti recenti della tragedia avvenuta in mare a carico di centinaia di persone morte nel tentativo di cercare una nuova vita non solo non è possibile ma non è neppure rispettoso.

Non che io sia un fautore del moderno giornalismo che spesso tradisce il suo mandato e, quindi, invece che informare DIS-informa. Tutt'altro.

Ma qui, tra "crisi", vitalizi dei politici, evasione fiscale, l'ultimo smartphone 6 o quel che l'è stiamo, come esseri umani, perdendo il senso delle proporzioni.
Anzi è proprio questo il vero problema e il nocciolo della questione:

Il senso delle proporzioni e della misura delle cose.

In primo luogo è naturale provare un vasto senso di dispiacere e di dolore spirituale per queste vittime. Per quanto ritengo sia abbastanza squallido sentirsi dispiaciuti per qualcuno solo quando questi è coinvolto in una tragedia dai numeri così imbarazzanti.

L'essere umano è talmente speciale, talmente grande, talmente importante, talmente vasto che il rispetto per lui, ciò che dice, prova, pensa e patisce è uguale in ogni momento della sua vita.
Provare dispiacere per un uomo o una donna africani o di qualunque paese essi siano solo quando sappiamo che il suo corpo ha cessato di vivere a due passi da casa nostra non è proprio corretto nè umano.
Se potessimo stilare una scala di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, metteremo questo atteggiamento sul fondo della scala. Al di sotto solo chi non prova dispiacere neppure in questo caso. Solo chi non prova sentimenti in nessun caso, in una sorta di anestesia delle emozioni e della partecipazione umana.

Sentire che è morta una persona attraversando il Mediterraneo alla ricerca di una terra promessa che non c'è mentre si viaggia come schiavi in tuguri ambulanti dovrebbe essere pari a sentire che ne sono morte 5 o 10 o 50 o 1000.
Onestamente, non mi piace la contabilità del dolore. La base del ragionamento è che il numero delle vittime indica la gravità della tragedia? Scherziamo, forse?
Questo è un indice solo del giornalismo sensazionalistico e perverso che sempre più spesso domina i nostri canali tv e i nostri giornali. Nostri e di tutto il mondo ormai.
Una tragedia con molte vittime può forse avere delle implicazioni pratiche più ampie a seconda del numero delle vittime ma spiritualmente l'impatto è lo stesso.
Anche perchè il problema, secondo me, non è che un barcone si rovesci e molte centinaia di persone muoiano. Quello non è, non dovrebbe essere il punto. E' doloroso. In un modo immenso. Non ha neanche senso sottolinearlo o ribadirlo.
Ma il problema è l'esistenza stessa di quel barcone pieno di persone che attraversano il mare in condizioni disumane alla mercè di criminali alla ricerca di non si sa cosa, fuggendo da orrori e miseria.

Ricoperto dal dolore dell'evento e dalla tragicità del fatto, questo punto alla fine passa inosservato. E non essendo osservato, viene ignorato. Ed essendo ignorato, non viene risolto. E non venendo risolto, sono sicuro che non passerà molto tempo prima di sentire qualche altra tragica notizia di tipo similare.
Forse non moriranno in 700 o 800, ma forse moriranno in 10. O morirà un'altra persona e basta. Ma la tragedia è che (muoiano o non muoiano) abbiamo sempre migliaia di esseri umani che viaggiano su questi catorci in questa sorta di nuova "tratta degli schiavi".
Il problema è l'esistenza stessa dei barconi. Anche quando nessuno ci rimette la pelle.
O quando a farlo è un solo essere umano. Perchè un essere umano è importante come 1000 esseri umani. E salvare una vita è come salvarne 1000.

Quando salvi una persona, quando aiuti una persona, quando rispetti una persona è come se salvassi, aiutassi o rispettassi l'intera umanità. Quando non lo fai, non rispetti l'intera umanità.
Sembra strano ma è la semplice verità.

Quindi la mia domanda è: di che parliamo? Del fatto che siamo stupiti nello scoprire che migliaia di persone rischiano la vita in un modo indegno solo per cercare di giungere sulle nostre coste per re-iniziare una vita degna di questo nome? Che lo scopriamo in questi giorni dopo aver sentito che un barcone con 1000 persone circa a bordo si è rovesciato con pochissimi superstiti?
Siamo ipocriti. E irrispettosi. Lo sapevamo anche prima.
Lo sappiamo da anni.
Come come tutti noi sappiamo che la situazione peggiorerà.

Non perchè la Libia è fuori controllo diplomatico e stupidaggini del genere. Non perchè si attua questo o quel programma di intervento a protezione delle coste. Non perchè governa il centro-sinistra o perchè governerà una destra xenofoba. Tutto questo è un contorno che amplia o diminuisce il problema.

La situazione peggiorerà perchè è evidente esista un problema di rapporto fra la proprietà del benessere e della ricchezza mondiale. C'è una gigantesca sproporzione di ricchezza fra individui della stessa nazione e fra nazioni stesse.
Talmente grande che nessuno riesce più a vedere che QUESTO è il problema.

E fintanto che ci sarà questa disparità fra sistemi comunicanti, la natura delle cose spingerà affinchè i 2 sistemi tendano a mettersi in equilibrio. E' nella natura delle cose.
Se in Italia ci fosse guerra, povertà (non crisi............ fame vera e propria), soppressione dei diritti politici, religiosi e umani anche noi fuggiremmo con dei barconi se non potessimo permetterci un biglietto aereo.
Già molti italiani fuggono dall'Italia per ciò che nel nostro paese non funziona. Che non è poco. Lo sappiamo.
Ma continuaiamo a essere una delle 10 nazioni più ricche e progredite del mondo.
Figuriamoci se diventassimo una nazione povera. Povera come gli stati del terzo e quarto mondo.

Che sono tali, non perchè manchino di chissà quali capacità.
Sono tali perchè a qualcuno conviene che tali rimangano.
Ed inutile che facciamo finta di non saperlo.

Grazie per l'attenzione.