Mentre
stamattina facevo colazione, sento in TV un servizio che ha
dell’assurdo. Non che le cose che provengano da quella scatola infernale
siano quasi sempre lontane dagli standard del grottesco, dell’effimero
e del paradossale. Ma non facciamo demagogia.
Un servizio giornalistico illustra che l’autore dell’oramai
ultracelebre libro “Il codice Da Vinci”, l’americano Dan Brown, è alle
prese con un processo in Inghilterra per “furto” di idea letteraria.
Anni fa alcuni autori avrebbero scritto un saggio dove avrebbero, per
la prima volta, enunciato la teoria che Dan Brown userà come cardine
per il suo romanzo: cioè il fatto che Gesù abbia avuto un figlio con
Maria Maddalena e che da lì si sia creata una discendenza ‘reale’
giunta fino ai nostri giorni attraverso i secoli protetta da
organizzazioni quali i Templari e da mille segreti. Non, quindi, il
Santo Graal ma il Sang Real (il sangue reale).
Secondo questi autori (di cui non ricordo i nomi) Dan Brown avrebbe
copiato l’idea pari pari e ne avrebbe fatto un romanzo vendendo milioni
di copie. L’accusa? Furto di idea! Richiesta? Risarcimento
multimilionario alla casa editrice e allo stesso Brown.
Che
dire? Per me non solo questa è follia! E’ un attentato alla creatività
di una persona e un bruttissimo precedente legale se questi saggisti
dovessero averla vinta!
Non
sono un fans particolare di Dan Brown. Ho letto i suoi libri e conosco
il suo stile letterario. Potrei dire molte cose su questo aspetto.
Ma mi spaventa l’idea delle sanguisughe e dei parassiti.
E quello che mi si presenta mi ricorda questo.
Mi
fa pensare che 2 furboni, sicuramente consigliati da qualche avvocato
drittone, pensano che sia più semplice mettere in piedi questa farsa
invece che guadagnare soldi e popolarità con le loro uniche forze. Nel
peggiore dei casi, anche se dovessero perdere, si sono assicurati
visibilità e promozione del loro libro. Nel migliore dei casi, si
portano a casa milioni di dollari.
Rubati!
Dan Brown non ha negato di aver letto il loro saggio. Ci mancherebbe. Ma che importa.
L’arte è creatività. Ma la creatività non è partorire sempre qualcosa che nessuno ha fatto o ha detto.
QUESTO E’ASSURDO IN TERMINI!
Che
significa? Che se un pittore un giorno dipinge una cascata con un
albero vicino, nessuno potrà ridipingere quel soggetto? Che se uno
scrittore parla di una relazione problematica tra padre e figlio nessuno
scrittore potrà parlare di padri e figli. Non continuo con gli esempi,
è troppo stupido.
Nell’arte esiste l’ispirazione ed esiste
l’elaborazione dei temi umani. La cultura è questo. Il continuo
rimestare e digerire le faccende umane.
La teoria portata con successo alla notorietà da Brown non è un’invenzione dei 2 saggisti. Allora anche loro l’hanno copiata?
Ma non continuo, perchè più ne parlo e più mi avvilisco.
Cito, per far capire, solo un esempio.
Si tratta del fumetto Dylan Dog, di Tiziano Sclavi edito dalla Bonelli Editore.
E’
un fumetto che ha segnato la svolta dei fumetti in Italia diventando
un fenomeno di costume e un punto di riferimento per molti giovani.
Diventando, tra l’altro, oggetto di studi per capirne il successo.
Dylan
Dog è un’opera letteraria oltremodo culturale e rappresenta proprio al
massimo la capacità di una creazione di ri-elaborare temi e altre
opere (cinematografiche e letterarie). Dylan Dog si è ispirato a film e
storie già scritte, spesso citandole o spesso accarezzandole. Senza
nascondersi, spesso in modo sfacciato. Ma aveva delle premesse. E il
risultato sono state altre opere artistiche bellissime che hanno preso
vita propria e da copie sono diventate esse stesse foonte di
ispirazione per giovani autori.
Concludo
dicendo che se si seguisse questa idea del furto di idea letteraria,
allora i drammaturghi greci e latini saranno felici. Diventeranno
ricchi poichè, soprattutto al cinema e a Hollywood in particolare,
quasi tutte le storie raccontate sono state prese (forse anche
inconsapevolmente) da storie già scritte. Da autori di 2.000 anni fa.
Scusate dello sfogo ma da scrittore dilettante la cosa mi ha dato rabbia.
Per aspera ad astra.