martedì 14 giugno 2016

Il fattore "IO VOGLIO"


Ho letto un articolo che mi sembra non solo bello ma meraviglioso.

Ho pensato di tradurlo in italiano e pubblicarlo in questo blog.



Si intitola "IL FATTORE IO VOGLIO'" e parla di cosa significhi realmente il concetto di volontà.

Si porta dietro un sacco di buoni spunti per riflettere sulla nostra vita.

Eccolo qui:



Quanto è importante per voi raggiungere i vostri obiettivi? Quanto volete davvero aumentare il vostro reddito? Quanto volete migliorare il vostro futuro?



Quanto maledettamente volete avere successo?

Su una scala da 1 a 100 (con 100 che vuol dire che si è così eccitati e appassionati per il proprio successo da non dormire la notte), quale punteggio personale avreste ora? Cosa  accadrebbe se incrementaste questo punteggio di 30 o 40 punti?

Dopo aver definito con esattezza il vostro obiettivo o prodotto (come illustrato in un precedente articolo qualche settimana fa), ora è necessario aggiugere qualche cavallo vapore al motore.



Il fattore "IO VOGLIO" è qualcosa che potete controllare. Nei fatti, molte persone riescono nel loro campo, non perchè siano degli esperti o particolarmente competenti ma perchè il loro fattore "IO VOGLIO" è molto alto. Essi vogliono veramente avere successo e danno tutto ciò che è necessario per raggiungere i loro obiettivi.


Molte persone non vogliono, nei fatti, il risultato del loro lavoro (prodotto) con la giusta intensità affinchè la cosa si realizzi.

Invece di trovare il modo di avere successo, trovano scuse.



Dopo aver dato un nome al proprio prodotto (definito con esattezza!), è necessario quindi volere il proprio prodotto.

1. Nominare il proprio prodotto o il risultato cercato. E' molto più facile volere qualcosa di specifico che qualcosa di non definito, espresso solo in termini generali.

Ottenete qualcosa di specifico. Per esempio, un venditore di auto potrebbe desiderare di fare 30 prove su strada con clienti, 5 vendite e 1.000 euro di commissioni guadagnate in una giornata. Un consulente fiscale potrebbe desiderare di completare 20 dichiarazioni dei redditi e riuscire a trovare 3 nuovi clienti. Una madre potrebbe desiderare che suo figlio di 4 anni impari ad allacciarsi le scarpe e sua figlia di 16 smettere di fumare marijuana.

2. Decidere QUANTO si desidera il risultato. Questo è un qualcosa che può essere incrementato in base ad una decisione.

Per esempio, il pensiero "Certo, mi piacerebbe avere una carriera di successo" non equivale ad una grande quantità di "volontà". Occorre cambiare l'atteggiamento in qualcosa di simile a: "Fare della mia carriera un gran successo è così importante per me che farò tutto quello che serve per essere il migliore del mondo. Lavorerò 10-12 ore al giorno. Imparerò tutto quello che posso e cercherò tutto l'aiuto che mi è possibile, da ogni risorsa possibile. Voglio mangiare, dormire e respirare la mia meta. Userò la mia forza, il mio tempo, la mia conoscenza, la mia fiducia, la mia fede e le mie risorse per far andar bene le cose. Diventerò il migliore in questo campo e raggiungerò la mia meta non importa ciò che occorrerà".

3. Se non è possibile far si che si VOGLIA ottenere il prodotto, raggiungimento o risultato, ci deve essere qualcosa di sbagliato.

Forse, è necessario mettere prima a posto qualcosa nella propria vita. Molti fattori nella vita possono distruggere o limitare il tuo desiderio di ottenere qualcosa: droghe, alcool, cattive relazioni, comportamenti non etici e così via.

Forse si ha bisogno di una maggiore auto-disciplina, un approccio migliore, più istruzione, persone con maggiori caratteri positivi attorno a se, un atteggiamento gentile verso se stessi o un luogo migliore dove vivere e lavorare.

O forse c'è bisogno di stabilire qualche altra cosa da voler realizzare.



In ogni caso, dovete trovare un modo per VOLERE passionalmente, intensamente ed irragionevolmente ciò che avete STABILITO per voi. Abbiate più desiderio di ottenerlo o realizzarlo rispetto a qualunque altra cosa abbiate desiderato finora. Se il vostro fattore "IO VOGLIO" è forte abbastanza, niente può fermarvi. 

Così, quanto maledettamente volete aver successo?





Spero che questo articolo, molto, molto profondo nei suoi concetti di base, sia di grande spunto per le vostre conquiste.


Un abbraccio.

lunedì 13 giugno 2016

La necessità del dolore in questa società

Che piacere e dolore siano i 2 poli entro cui tutto il genere umano si muove, non lo scopriamo di certo oggi....

Anzi, qualcuno si è anche spinto più avanti ipotizzando che la mente umana e l'istinto umano siano guidati solamente da una scala di valori che oscilla fra questi 2 opposti:

1) DIRIGERSI VERSO IL PIACERE e
2) ALLONTANARSI DAL DOLORE.

Io non so se le cose stiano solo così o meno.
Mi sembra che effettivamente le persone cerchino sempre di migliorare le cose e di cercare di passare del tempo piacevole, soddisfacente o tranquillo.

E che non gioiscano per niente nel vedere che nella loro giornata c'è dolore, fastidio, turbolenza, recriminazione, odio, paura e così via.....

Ma lasciando perdere questo interessante discorso, la mia attenzione oggi è un'altra..

Ovvero non finisco più di stupirmi da quanto invece questa ambiente che ci circonda continui a spingere verso una direzione che mi sembra a 180° contraria ai nostri impulsi naturali.
Mi riferisco a questa continua e sempre più crescente attenzione al DOLORE e alla SOFFERENZA, in tutte le sue forme e manifestazioni.

Sebbene sia perfettamente convinto che non sia possibile vivere facendo finta che il dolore e la sofferenza non esistano, ritengo anche peggiore l'atteggiamento di chi, ossessionato da questi due fattori, non faccia nient'altro che prestare la sua energia e attenzione all'esame e adorazione di fatti, notizie e situazioni imbrattati e impregnati di dolore, emozioni negative, morte e via dicendo.

La moderna TV e i giornali ne sono un esempio fin troppo calzante e forse potrebbero essere indicati come delle cause di tutto ciò. Forse......

Va bene discutere di eventi dolorosi.... Ma se questa informazioni, questa input non da vita ad una risoluzione della cosa (o per lo meno un tentativo) è completamente sano ed equilibrato continuare a sguazzare immobili in episodi di dolore e ritrasmetterne continuamente il messaggio?

Non mi è insolito andare a trovare qualcuno che prontamente mi dice: "Ma hai sentito ieri o stamattina? Hanno fatto a pezzi il tal dei tali o hanno fatto questo o quest'altro?".....

Ed io "Buongiorno, in primo luogo..... Si, ieri è stata una bella giornata.... Pensa che ho aiutato mio figlio nei suoi compiti e lui era particolarmente contento di questo....."

Guardo Facebook e vedo una propensione pazzesca a continuamente a stimolare le persone su eventi e situazione di dolore e di emozioni negative.
Quale sia lo scopo non lo capisco proprio.
Fare qualcosa di utile a riguardo? Ritrasmettendo la notizia non credo proprio. Non si fa altro che appestare l'aria di ulteriore turbolenza senza che niente di concreto e di efficace venga fatto.
Far vedere che si è persone sensibili? Questo potrebbe essere ma perchè è sensibile solo chi ritrasmette cose negative e non lo è chi invece va oltre la banalità del quotidiano e ti riporta un avvenimento e un fatto creativo. Cose tipo il sorgere del sole nel proprio porto in una baia che è meravigliosa.... E' meno da persone sensibili?
Mostrare che si è attenti e informati sul mondo che ci circonda?
Certo, per poi scoprire che la propria capacità di distinguere notizie vere da notizie false o da fatti importanti e fatti superficiali è praticamente nulla o piccolissima....

Le persone non hanno necessità del dolore, delle emozioni negative e delle informazioni di disastri e malvagità che accadono. Non rende la loro vita migliore.
E se è pur vero che occorre sapere come le cose vanno, forse è utile conoscere la scena in generale piuttosto che i singoli episodi che, come gocce nella pioggia, arrivano, bagnano, turbano e poi vanno via.

Dopo poco tempo nessuno si ricorda dell'ultima notizia o avvenimento di cronaca nera. Pronti a sentire il prossimo.
E senza aver fatto qualcosa di valido nel rimediare la scena generale.

Che la cosa sia di vantaggio a qualcuno che abbia deciso di bombardarci di tutto questo dolore e sofferenza per loschi fini?
Chissà.
Non mi sento di dare una risposta definitiva.
Per aspera ad astra!

martedì 17 novembre 2015

Il potere dell'attenzione

L'essere umano ha un potere. Un potere straordinario. Che spesso dimentica di possedere. Un potere che sembra sia stato rubato alle divinità....

Il potere di assegnare importanza.
Il potere di concedere attenzione.

Questa qualità (l'attenzione) è una scintilla divina, è la manifestazione più completa della vita..... potremmo addirittura affermare che sia la vita in se e nella sua essenza.
Pensaci...

Ciò a cui dai attenzione vive, ciò a cui togli attenzione muore in quella misura.
Quando distogli la tua attenzione, quando non dai importanza ad un rapporto, ad una amicizia o ad un lavoro questi decadono e pian piano muoiono.
Il nostro potere è scegliere a cosa dare importanza e a cosa dare attenzione.

Diamo importanza alla collera e alla vendetta? Queste aumentano e prosperano!
Diamo importanza alla malattia e non alla salute? La prima aumenta e la seconda diminuisce!
Diamo importanza ai difetti di una persona anziché ai suoi pregi (anche se pochi!!)?
Ci sembrerà che la persona stia diventando sempre più orrenda e insopportabile.
Gli esempi si possono sprecare.

Non dico che sia facile cambiare atteggiamento. Non lo è.
Ma ricordarsi che ABBIAMO questo potere divino, il potere di cambiare le importanza e occuparci di più di ciò che di bello esiste è importante.
 
La TV (sistema informativo centralizzato: telegiornali, talk show, programmi di informazione, etc...) ci sta spegnendo e rincoglionendo.
È un lavaggio del cervello quotidiano.
Risultato?
 
Stanno cambiando le scale di importanza.
Stanno inculcandoci cose a cui dare attenzione.
 
Ti dicono che è più importante fregare che essere onesti. Odiare piuttosto che aiutare. Difendersi dai pericoli invece che espandersi. Che bisogna godere del presente anziché creare un futuro migliore.
 
Già ......
Si vive una volta sola......
Goditi la vita......
Fregatene degli altri.....
Tanto non serve a niente.....

Ma il presente è sempre il futuro che abbiamo creato prima. O non creato.
 
E gli altri sono coloro che danno sapore e piacere alla vita. Quando è che stai male? Quando ti sentì solo. Quando è che stai bene? Quando sei con altre persone con cui stai bene.
Nel mio cuore c'è un pizzico di tristezza nel vedere l'uomo combattersi ed ignorarsi. Di qualunque colore della pelle, lingua o religione esso sia.
 
Io stesso ho sperimentato cosa significa essere odiato o respinto per le mie convinzioni religiose. Ma so che è possibile capire gli altri anziché odiarli o averne paura.
C'è questa possibilità. Dura, difficile ma c'è.

Per aspera ad astra!

lunedì 20 aprile 2015

Strage nel mediterraneo - il senso delle proporzioni

Non esprimere una opinione riguardo i fatti recenti della tragedia avvenuta in mare a carico di centinaia di persone morte nel tentativo di cercare una nuova vita non solo non è possibile ma non è neppure rispettoso.

Non che io sia un fautore del moderno giornalismo che spesso tradisce il suo mandato e, quindi, invece che informare DIS-informa. Tutt'altro.

Ma qui, tra "crisi", vitalizi dei politici, evasione fiscale, l'ultimo smartphone 6 o quel che l'è stiamo, come esseri umani, perdendo il senso delle proporzioni.
Anzi è proprio questo il vero problema e il nocciolo della questione:

Il senso delle proporzioni e della misura delle cose.

In primo luogo è naturale provare un vasto senso di dispiacere e di dolore spirituale per queste vittime. Per quanto ritengo sia abbastanza squallido sentirsi dispiaciuti per qualcuno solo quando questi è coinvolto in una tragedia dai numeri così imbarazzanti.

L'essere umano è talmente speciale, talmente grande, talmente importante, talmente vasto che il rispetto per lui, ciò che dice, prova, pensa e patisce è uguale in ogni momento della sua vita.
Provare dispiacere per un uomo o una donna africani o di qualunque paese essi siano solo quando sappiamo che il suo corpo ha cessato di vivere a due passi da casa nostra non è proprio corretto nè umano.
Se potessimo stilare una scala di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, metteremo questo atteggiamento sul fondo della scala. Al di sotto solo chi non prova dispiacere neppure in questo caso. Solo chi non prova sentimenti in nessun caso, in una sorta di anestesia delle emozioni e della partecipazione umana.

Sentire che è morta una persona attraversando il Mediterraneo alla ricerca di una terra promessa che non c'è mentre si viaggia come schiavi in tuguri ambulanti dovrebbe essere pari a sentire che ne sono morte 5 o 10 o 50 o 1000.
Onestamente, non mi piace la contabilità del dolore. La base del ragionamento è che il numero delle vittime indica la gravità della tragedia? Scherziamo, forse?
Questo è un indice solo del giornalismo sensazionalistico e perverso che sempre più spesso domina i nostri canali tv e i nostri giornali. Nostri e di tutto il mondo ormai.
Una tragedia con molte vittime può forse avere delle implicazioni pratiche più ampie a seconda del numero delle vittime ma spiritualmente l'impatto è lo stesso.
Anche perchè il problema, secondo me, non è che un barcone si rovesci e molte centinaia di persone muoiano. Quello non è, non dovrebbe essere il punto. E' doloroso. In un modo immenso. Non ha neanche senso sottolinearlo o ribadirlo.
Ma il problema è l'esistenza stessa di quel barcone pieno di persone che attraversano il mare in condizioni disumane alla mercè di criminali alla ricerca di non si sa cosa, fuggendo da orrori e miseria.

Ricoperto dal dolore dell'evento e dalla tragicità del fatto, questo punto alla fine passa inosservato. E non essendo osservato, viene ignorato. Ed essendo ignorato, non viene risolto. E non venendo risolto, sono sicuro che non passerà molto tempo prima di sentire qualche altra tragica notizia di tipo similare.
Forse non moriranno in 700 o 800, ma forse moriranno in 10. O morirà un'altra persona e basta. Ma la tragedia è che (muoiano o non muoiano) abbiamo sempre migliaia di esseri umani che viaggiano su questi catorci in questa sorta di nuova "tratta degli schiavi".
Il problema è l'esistenza stessa dei barconi. Anche quando nessuno ci rimette la pelle.
O quando a farlo è un solo essere umano. Perchè un essere umano è importante come 1000 esseri umani. E salvare una vita è come salvarne 1000.

Quando salvi una persona, quando aiuti una persona, quando rispetti una persona è come se salvassi, aiutassi o rispettassi l'intera umanità. Quando non lo fai, non rispetti l'intera umanità.
Sembra strano ma è la semplice verità.

Quindi la mia domanda è: di che parliamo? Del fatto che siamo stupiti nello scoprire che migliaia di persone rischiano la vita in un modo indegno solo per cercare di giungere sulle nostre coste per re-iniziare una vita degna di questo nome? Che lo scopriamo in questi giorni dopo aver sentito che un barcone con 1000 persone circa a bordo si è rovesciato con pochissimi superstiti?
Siamo ipocriti. E irrispettosi. Lo sapevamo anche prima.
Lo sappiamo da anni.
Come come tutti noi sappiamo che la situazione peggiorerà.

Non perchè la Libia è fuori controllo diplomatico e stupidaggini del genere. Non perchè si attua questo o quel programma di intervento a protezione delle coste. Non perchè governa il centro-sinistra o perchè governerà una destra xenofoba. Tutto questo è un contorno che amplia o diminuisce il problema.

La situazione peggiorerà perchè è evidente esista un problema di rapporto fra la proprietà del benessere e della ricchezza mondiale. C'è una gigantesca sproporzione di ricchezza fra individui della stessa nazione e fra nazioni stesse.
Talmente grande che nessuno riesce più a vedere che QUESTO è il problema.

E fintanto che ci sarà questa disparità fra sistemi comunicanti, la natura delle cose spingerà affinchè i 2 sistemi tendano a mettersi in equilibrio. E' nella natura delle cose.
Se in Italia ci fosse guerra, povertà (non crisi............ fame vera e propria), soppressione dei diritti politici, religiosi e umani anche noi fuggiremmo con dei barconi se non potessimo permetterci un biglietto aereo.
Già molti italiani fuggono dall'Italia per ciò che nel nostro paese non funziona. Che non è poco. Lo sappiamo.
Ma continuaiamo a essere una delle 10 nazioni più ricche e progredite del mondo.
Figuriamoci se diventassimo una nazione povera. Povera come gli stati del terzo e quarto mondo.

Che sono tali, non perchè manchino di chissà quali capacità.
Sono tali perchè a qualcuno conviene che tali rimangano.
Ed inutile che facciamo finta di non saperlo.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 1 dicembre 2014

Nuova vita al blog

Con la pubblicazione di un sito internet che parla di me, questo blog torna a nuova vita.
E lo fa occupando di nuove cose.

Nel sito, ho cercato brevemente di spiegare come mai, dopo quasi 10 anni di attività di blogger sotto pseudonimo o comunque mai mettendomi direttamente sotto la luce dei riflettori, abbia deciso di cambiare rotta e mettermi maggiormente in gioco.

Questo blog ha ospitato qualche anno fa la mia breve parentesi politica (che non è detto non possa essere riaperta).
Adesso diventerà il luogo in cui ho deciso di scrivere i miei pensieri.
Che non riguarderanno tutti gli argomenti.

Non è mia intenzione infatti scrivere un blog intimista o personale in cui parlare dei miei pensieri più intimi. Per quello c'è la poesia e la scrittura.
Così come non è mia intenzione parlare di frivolezze e altre amenità del genere.

Mi piace divertirti e scherzare. Ma mi piace farlo con amici in carne e ossa.....

Sarà piuttosto uno spazio in cui parlare delle cose che succedono in questa società.
Cose che io vedo e che tu, forse, potresti condividere.

Grazie mille.

giovedì 24 aprile 2014

E' inutile, il primo amore non si scorda mai.
Oggi riguardo un pò questa mia vecchia creazione, il mio primo vero blog e mi rendo conto che il proverbio di cui sopra è veramente valido.
Il 12 novembre 2005 scrivevo il mio primo articolo, " I numeri telefonici".
Stiamo parlando di quasi 9 anni fa.
Un decennio.
Una vita o forse solo un battito di ciglia dell'universo.

Ho molti più capelli bianchi, 2 figli e una infinità di esperienza in più.
Molte più sconfitte e molte più vittorie.
Sicuramente un pò meno di ingenuità pagata con la energetica follia della gioventù.

Il blog nasceva come Agorà, come spazio per comunicare informazioni.
In libertà e senza legarsi necessariamente alla persona o personalità di chi scriveva.
Se vagate nel blog non c'è il nome dell'autore nè un riferimento di nessun genere.
C'è ovviamente un indirizzo istituzionale di posta elettronica.

Quando nel 2005 iniziai questo blog internet era diverso. Non c'era Facebook e c'era un pò di titubanza a mostrarsi.
Non che io avessi particolare paura a mostrarmi o a far sapere chi fossi.

Semplicemente mi interessava veicolare delle idee.
Questo è stato fatto.
Soprattutto i primi anni.

Dopo, l'esigenza di dedicarsi ad altri progetti, ha portato ad abbandonare questo blog.
Eppure la voglia di dire qualcosa è sempre rimasta.
Sono nati vari altri miei blog.
Anche questi hanno avuto i loro momenti di picco e i loro momenti di basso.
C'è n'è uno che ha raggiunto i vertici in Italia nella sua nicchia.
A tal punto che continua ad essere visitato giornarlmente sebbene da anni non lo aggiorni più.

Di certro non questo che ha visto precipitare a zero le sue presenze.
Ma non è detta l'ultima parola.
Di certo, oggi mi fa piacere riscrivere qualcosa.

Forse è da definire il suo ruolo e cosa esattamente deve veicolare.
Vedremo.
Non so se riuscirò a scrivere nuovamente altri articoli in questo blog.
Forse si o forse no.
Molto dipende anche dalla capacità delle mie creazioni di creare reddito che mi permetta di dedicargli del tempo.
Se elencassi in questi spazi i progetti, nella realtà virtuale di internet o in quella reale, in cui sono coinvolto o di cui ho responsabilità forse mi spaventerei io stesso.

In ogni caso,
Per aspera ad astra!

giovedì 26 luglio 2012

Un mio vecchio progetto - una mia vecchia idea

Quando ho dato vita a questo blog, ero totalmente affascinato dal mondo del web 2.0.
Ho iniziato a scrivere nel 2005, parliamo di quasi 7 anni fa.
Da allora questo mio spazio ha subito alti e bassi.
Ho iniziato a scrivere sulla piattaforma di Tiscali e solo dopo mi sono trasferito su quella del gigante Google.
In effetti il web 2.0 ha mantenuto in larga parte le sue promesse.
E sono anche ben contento che la sua popolarità sia scemata di parecchio a causa dell'incredibile exploit dei social network, evoluzione popolare e gossippara del blog.
Siamo meno ma di qualità decisamente migliore.
Agli inizi era decisamente una moda aprire un blog.
Visto da molti come una specie di diario on line.
Forse un blog può essere anche quello ma non può essere limitato a quello.

Non posso negare che per lunghi periodi la mia presenza su questo blog sia stata incredibilmente evanescente.
Ma se non ero su questo blog, ne curavo degli altri. E nei momenti in cui scrivevo poco qui, in altri blog raggiungevo un seguito che tutt'ora fatico a credere fosse vero.
Ma quegli argomenti ora non sono più sulla cresta dell'onda e anche lo fossero io non ho nessuna voglia di dilettarmi in quel genere di articoli.
E quindi ritorno ad Agorà, primo mio blog.
Uno spazio in cui volevo dire la mia, in cui veicolare le tante cose che pensavo fossero interessanti.
Ho avuto l'opportunità nel frattempo di imparare tante altre cose. Ho anche scritto 2 manuali ebook, pubblicati da un noto editore di questi prodotti.
E in cantiere c'è ora la pubblicazione di più titoli tra cui uno di saggistica e un mio romanzo. Che non è il primo ma sarà il primo ad essere pubblicato.

Guardandomi indietro, mi rendo conto che ho avuto molteplicità momenti in cui avrei potuto realizzare il mio progetto (scrivere e pubblicare un libro, una storia). Non l'ho fatto perchè la passione per il mondo e la gente mi ha sempre impegnato a fondo, spingendomi a rimandare continuamente.

Ho imparato.
Ho imparato che se uno ha un progetto, lo deve realizzare. Punto.
Nient'altro.

Perchè lui, senza quel progetto, non è vivo. Non spiritualmente.
Per aspera ad astra!