lunedì 20 giugno 2011

I nuovi mostri: Equitalia

Quando nel nome vi è il proprio destino!
Equitalia, ovvero "Italia giusta!". Qualcuno, simpaticamente, sostiene che equi non sta per giusto ma per equino. E degli equini fa parte anche l'asino.
Quindi, ridendoci un pò su, potremmo dire che Equitalia sta per "portare giustizia agli italiani che sono un pò asini."
Equitalia è un mostro dei nostri giorni. Lo è come effetti ma lo è anche come concezione sociale e giuridica.
Secoli fa esisteva il "signore", che generalmente era nobile e aveva una qualche sorta di titolo. In ogni caso dominava de facto su una regione più o meno grande. Questo "signore" aveva praticamente potere di vita e di morte sui suoi sudditi. A volte il territorio dominato era grande e quindi avevamo il re, il granduca o il principe. Altre volte il territorio dominato era più piccolo e quindi avevamo il duca, il conte o il marchese di turno.
Poi giunse la democrazia, che significa potere al popolo.
E i nobili sparirono con i loro privilegi speciali.
Si pensava così che non ci potesse essere più un qualcuno che si svegliava una mattina e si inventasse una qualsiasi strana tassa o folle balzello.
Invece eccoci qui.
I moderni stati, e l'Italia primeggia su tutti, si sono ridotti ad essere degli organismi burocratici auto-referenti. Sono demoninati "democrazie" ma sono effettivamente delle plutocrazie (potere a chi ha i soldi) o, al meglio, strutture in cui è la burocrazia (la forza degli uffici) a dominare.
Equitalia è il manifesto esplicito di tutta l'ingiustizia italian. E per prenderci anche in giro l'hanno chiamata Italia equa.
Qualcuno, parlando di questo argomento, ha detto che andare contro Equitalia è qualunquistico e apre la porta alla giustificazione dell'evasione.
E questo è un sottile trucco dialettico per deviare dal problema.
PUNTO PRIMO: se si fosse in una società civile ed equa negli equilibri economici, una struttura di recupero delle tasse non pagate sarebbe corretta e da elogiare. Se ci fosse uno stato in cui l'accesso al lavoro fosse equo e basato sulla meritocrazia; se vivessimo in uno stato in cui chi lavora viene premiato e chi fa il parassita penalizzato, in cui chi rischia del proprio fosse protetto e non vessato; se vivessimo in una società in cui il lavoro reale viene tutelato e quello speculativo osteggiato...... ecco in una società con almeno questi aspetti tendenzialmente a posto, pagare le tasse sarebbe equo e altrettanto equo sarebbe pretendere che le tasse vengano riscosse.
PUNTO SECONDO: ci sono modi e modi per seguire i contribuenti affinchè versino le tasse. Il modo più facile per portare avanti la baracca è nascondersi dietro le carte. Se qualcuno deve qualcosa e non paga, ci domandiamo perchè non vi sia un sistema graduale di correzione e di recupero? E non parlo di implementare una sequenza progressivamente più aggressiva di lettere, comunicazioni e simili! Quello esiste già.
Parlo dell'esistenza di uffici che COLLEGHINO l'individuo in quanto cittadino con la SOCIETA' in quanto organizzazione che permette a tutti di vivere meglio. Se devo pagare una qualsiasi tassa o imposta e non lo sto facendo, il cittadino dovrebbe essere educato a farlo. E il modo migliore di farlo non è ricorrere, d'ufficio, all'uso della forza e della coercizione. Soprattutto in una società non equa come quella italiana.
Il modo è farlo tramite l'educazione e l'istruzione. Non generica ma specifica di quell'aspetto dei diritti e doveri civili che si sta violando.
Una delle ultime news assurde su (dis-)Equitalia è una cartella giunta ad un cittadino per una quota di pochi centesimi non pagati su una precedente cartella. Se non fosse che i conteggi sono stati fatti proprio da Equitalia. Cioè loro hanno sbagliato (di pochi centesimi di euro intendiamoci) i conteggi e, dopo aver ricevuto il pagamento, la cartella non gli risultava ancora chiusa. Hanno così emesso un'altra cartella in cui, tra more, penalità e quant'altro, al povero malcapitato è giunta un'altra cartella di alcune centinaia di euro.
Questi sono gli estremi di un processo che è comunque malato.
Il cittadino deve sapere quale è il suo contatto per questioni fiscali. Quando vi è un problema sui pagamenti dovrebbe essere contattato e convocato per comprendere la situazione. Ci sono troppe peculiarità in Italia per non fare così.
O vi sembra giusto vessare qualcuno perchè non paga i contributi quando lui non riceve un finanziamento già accordato dallo stato da 4 anni? Cioè il primo inadempiente è lo stato che poi mi vessa richiedendomi somme dovute, more e sanzioni.
O vi sembra giusto vedere i propri capannoni o uffici pignorati e venduti all'asta per qualcosa che non si è pagato quando si è creditori di ingenti somme nei confronti di qualche ente pubblico che non ha pagato?
PUNTO TERZO: perchè il recupero di una certa somma deve costare al contribuente così tanti soldi? O meglio, perchè ci sono sanzioni e more? Un amico che mi presta i soldi non richiede interessi su quello che mi presta. Lo fa un'impresa privata come la banca. Ma perchè lo stato? Perchè mi richiedi un 30% in più di quanto dovuto? Una punizione? Così esosa? E' costituzionalmente proporzionata al danno. E se anche si richiedesse un risarcimento danni, pechè sempre e soltanto sotto forma monetaria?
Ci sono numerosi studi che testimoniano che se una società usa sempre e solo meccanismi di multe monetarie per disincentivare dei comportamenti ritenuti non idonei, questa società va incontro a situazioni di progressiva ingiustizia.
E qui il discorso si allarga alle multe in generale.
Se io parcheggio dove non dovrei perchè la penalità è una multa monetaria? Il dubbio è che nessuno voglia correggere niente ma che si approfitti di una situazione di fatto per fare cassa.
Uso l'esempio dell'infrazione dei limiti di velocità per far comprendere ciò che vogliamo dire.
Se una strada ha un limite di velocità e qualcuno lo infrange, si becca una multa.
Apparentemente lo scopo è insegnare a costui (e di riflesso anche agli altri) che non è cosa buona superare i limiti di velocità.
Tutto questo ha un senso. Almeno da un punto di vista di base filosofica. Dove ci perdiamo è nell'applicazione pratica.
Se vi è una strada in cui viene imposto un limite, bisogna capire in primo luogo se quel limite è corretto e proporzionato alle situazioni contingenti. Vi sono strade con situazioni di pericolo a prescindere dalla velocità. Avere una velocità congrua alla situazione è solo uno dei tanti fattori che limita i pericoli della viabilità. Se mi viene posto un limite palesemente stupido, le probabilità che quel limite non venga rispettato si alzano notevolmente.
Ma la domanda è: alla forza di polizia preposta interessa veramente che il numero di coloro che commettono infrazioni si riducano? O spiccare multe è solo un'altro modo di incassare dei soldi? Se qualcuno commette 26 volte la stessa infrazione continua a ricevere 26 multe monetarie senza che nessuno vada da lui e gli chieda che diavolo sta succedendo?
Così come se io per 6 anni di fila non pagassi i contributi INPS, nessun funzionario della Camera di Commercio, del mio comune o di quello che l'è..... viene da me a chiedermi cosa c'è che non sta andando per il verso giusto.
No, sono solo un evasore, uno che non paga, ma che i soldi sicuramente ce li ha. Al punto da raddoppiarmi le tasse e i contributi che avrei dovuto pagare. E se non pago neppure quelli, pignoriamo tutto, anche quello che hai ereditato da tuo padre (che ha pagato sempre le tasse).
Quindi non più cittadini da aiutare ma cittadini da combattere, alla stregua di criminali che non meritano pietà. Quando sarebbe più semplice comprendere che, nella stragrande maggioranza dei casi, il normale cittadino che non paga le multe, le imposte o le tasse lo fa perchè in difficoltà economica. Oppure per semplice mancanza di educazione civica. Che è una colpa ma non un crimine.
Salvo poi vedere chi i crimini li commette veramente uscire più o meno con facilità dalle maglie della giustizia. Perchè in Italia se hai i soldi, anche commettere reati penali non è così grave perchè in qualche modo si cade sempre in piedi.
E qualcuno va anche a finire in parlamento grazie a questo.
Pagate quello che è dovuto ma se potete contribuite ad una giustizia più giusta. Anche fiscale.
E abbasso (in)Equitalia.
Per aspera ad astra!

giovedì 9 giugno 2011

Etica o non etica: questo è il problema

Aggiungi didascalia
La prima volta che ho sentito parlare di etica era al liceo. Studiavo filosofia e mi imbattei in questa parola. Non è un termine consueto. 
Ed è fortemente non compreso e confuso nella testa delle persone.

Cosa è l'etica? Se si da uno sguardo ad un dizionario spesso si trova che l'etica viene definita come una sorta di morale oppure che i 2 termini siano usati come una sorta di sinonimo reciproco.
In realtà etica e morale sono 2 concetti molto ben differenziati. E, per quanto si possano usare spiegazioni erudite e colte sul soggetto, si può semplicemente dire che:
ETICA può essere definita come la ricerca di un insieme di comportamenti e azioni individuali che stabiliscano una differenziazione fra il giusto e lo sbagliato e che conducano l'individuo in un sentiero di sopravvivenza maggiore o di elevazione culturale e spirituale.
MORALE può essere definita come il raggiungimento a tentativi di una serie di regole di gruppo che stabiliscano perentoriamente cosa sia giusto o sbagliato.
La grande differenza fra etica e morale è che la prima è una sorta di sistema individuale che affronta e studia le situazioni di volta in volta, in un percorso che prevede anche una crescita. Mentre la morale è una conquista di un gruppo. Insomma l'etica parte dall'individuo mentre la morale parte dal gruppo.
In genere, quando un individuo smette di essere etico o di usare l'etica nella sua vita, diventa un problema per il resto del gruppo. Le sue pretese di libertà (giuste nei termini essenziali) portano i suoi comportamenti a ledere gli spazi di libertà altrui. 
La frase "Per me questo comportamento è giusto perchè io sono libero" è una giustificazione che induce gli individui a non considerare le altrui libertà o il bene collettivo. L'etica non viene considerata e quindi si diventa oggetto di morale, e se non si rispettano regole e leggi, si diventa dei bersagli della giustizia.
Giustizia che è ciò che il gruppo fa all'individuo quando costui ha smesso di usare l'etica nella sua vita.
Non ti disciplini da solo? Allora io ti punisco oppure ti metto in condizione di non nuocere!

Per secoli si è cercato la fonte dell'etica.
Se per la morale non vi erano grandi problemi, in quanto era fin troppo facile trovare qualcuno che stabilisse per il gruppo cosa fosse giusto o cosa no, trovare la base razionale di una scelta etica era difficile.
Molti filosofi hanno cercato di creare un sistema etico auto-referenziale. Un sistema che non necessitasse di un Dio o di un Essere Superiore che desse senso al tutto.
Molti filosofi hanno sostituito il Dio creatore della Bibbia, con entità panteistiche come la Natura, il pianeta terra, l'Umanità, la Scienza e così via.
Ma non è questo il punto.

La morale ha dei limiti. Non è individuale e quindi la persona la vive sempre come un'imposizione. E ben sappiamo cosa le imposizioni facciano all'Uomo. Vi è sempre la naturale tendenza a violarle.
Così, per dimostrare di essere vivi. Non so. Potremmo parlarne ma così avviene.
Solo una naturale comprensione del perchè qualcosa non debba essere fatto porta ad un comportamento giusto senza imposizioni. E questa è l'etica. Che è, fondamentalmente, COMPRENSIONE.
La morale ha dei limiti. Uno di questi è la mancanza di elasticità. Quando stabilisci che una cosa è sbagliata non riesci a prevedere tutte le eccezioni del caso. E' sempre difficile ingabbiare le situazioni della vita in un elenco prevedibile per cui, a priori, puoi dire: questo è giusto e questo è sbagliato.
Uccidere un uomo è sbagliato. Si, certo. Ma se quest'uomo è un criminale psicopatico che tiene in ostaggio una classe di 20 bambini innocenti e li sta facendo fuori al ritmo di 1 all'ora?
E se non vi sono altri metodi per convincere questo pazzo se non mettere un cecchino e sparargli da un altro palazzo? Uccidere un uomo è sbagliato? Si certo, ma non sempre.
E in base a quale criterio stabiliamo che in questo caso è giusto (o meglio meno sbagliato) uccidere il pazzo assassino? Sul fatto che costui è un pericolo per un numero maggiore di esseri viventi, tra l'altro completamente innnocenti.
Questo è un esempio limite.
Potremmo citarne mille altri. E non basterebbero.

Se guardiamo la scena sociale, la famiglia, la politica, l'economia e quant'altro, ci renderemo conto che questa umanità, questo UOMO del 3 millennio, non ha fondamentali problemi di risorse o tecnologia.
Ha un problema gravissimo di etica.
Le situazioni non etiche stanno aumentando a dismisura. Qualcuno parla di crisi morale o di caduta dei valori morali.
Io parlerei più correttamente di crisi dell'ETICA e di perdita dei valori ETICI.
Di morali ce ne sono sempre più.
Anche un criminale ha la sua personale scala di valori morali: non tradire l'amico (criminale), non tradire il gruppo (criminale), mantenere la parola (criminale), tifare la stessa squadra, etc. Magari aiuta le vecchiette ad attraversare la strada o magari va in Chiesa a pregare e fa le donazioni per Telethon.
Ma, nonostante ciò, attua dei comportamenti palesementi non etici. Al punto tale da essere un pericolo per la società.
Non per entrare in politica, ma qualcuno ha spesso difeso le malefatte del cavaliere-premier Berlusconi, dicendo che le sue scappatelle, il suo usare escort o prostitute (tra cui ragazze minorenni), fosse un fatto privato e che non doveva essere messo in piazza confondendolo con l'operato del Berlusconi politico.
Cioè in privato non conta se ti droghi, se paghi delle puttane per darti il loro corpo o se vivi una vita agli eccessi. Se in pubblico sei bravo, quello non conta.
Per me questa è un'assurdità che dimostra a quale infimo livello di cultura e sentire etico stiamo giungendo.
Ciò che un UOMO fa conta. Sempre. Nessuno può ergersi a giudice di un altro. Siamo noi stessi che ci dobbiamo ergere a giudici di noi stessi.
E' palesemente contrario alla migliore sopravvivenza del gruppo evitare comportamenti scorretti, anche se li fa l'ultimo degli sguatteri (senza offera per gli sguatteri). Figuriamo colui che, in quel momento, è il leader amministrativo e politico di una nazione.
Ma avete un'idea di quale sia la responsabilità di quel compito?
Se non si è in grado di sopportarla con comportamenti virtuosi, che si faccia da parte.
Anche perchè c'è la giustizia ad aspettarlo.

Così etica o non etica? Sicuramente c'è bisogno di maggiore cultura etica.
Ma di questo possiamo parlare una prossima volta.
Per aspera ad astra!

lunedì 30 maggio 2011

La morte dei bambini in auto e l'informazione sui mass-media.

In questi ultimi giorni riflettevo su questo blog.
Non voglio uscire fuori tema e perdonatemi la parentesi ma scrivo da queste parti da ormai 5 anni e mezzo, con altern fortune.
 
Negli ultimi tempi è rinato in maniera impetuosa l'amore per questo strumento di comunicazione e la voglia di condividere quello che mi passa per la testa e imparare nuovamente dai miei lettori.
Nessuno pensi che in questo tempo sono rimasto con le mani in mano. Sono veramente tante le cose che ho fatto.
 
Ma ultimamente ho dato vita ad altri blog e altri progetti di internet 2.0 (internet con la possibilità di interagire) e nella testa mi balena un progetto. Un qualcosa di top secret.
La mia idea è che questo blog, nato con l'intento di "parlare di tutto senza condizionamento esterno", focalizzi maggiormente la sua attenzione su tematiche relative alla cronaca, alla società, alla politica (intesa come fenomeno sociale) e robe simili. Cosa che peraltro ha sempre cercato di fare, almeno come idea.

Ma torniamo a noi e a questa faccenda della morte dei bambini in auto. C'è qualcosa che non torna. Coincidenze troppo coincidenti e causalità troppo casuali.
E' pur vero che, come diceva il matematico francese Poincarè, gli uomini chiamano caos o coincidenza tutto ciò che non riescono a spiegare.

E' un fenomeno che ho osservato molto spesso negli anni scorsi. Ovvero capita un qualcosa (quasi sempre una disgrazia o una tipologia di reato) che attira fortemente l'attenzione del pubblico.
Nel giro di poche ore, giorni o settimane il numero di ulteriori casi di questo "qualcosa" aumentano a dismisura in Italia e nel mondo. Ma più frequentemente in Italia.
Gli esempi? 
* Incidenti aerei.
* Incidenti ferroviari.
* Mamme che uccidono i propri neonati ficcandoli nella lavatrice.
* Aggressioni o stupri.
* Bambini schiacciati da televisori.
* Anziani che muoiono soffocati dalle esalazioni di ossido di carbonio.
* Persone intossicate da un particolare alimento.
E via discorrendo.

Quale può essere l'ipotesi di lavoro?
L'ipotesi è che ci siano delle notizie che attirano l'attenzione di gran parte dell'audience di quel particolare momento. Una volta in cui la notizia ha particolari aspetti pruriginosi o di interesse morboso, i giornalisti delle varie testate informative su giornali, web e tv comincia un alacre lavoro di ricerca per trovare altre notizie della stessa famiglia.
Perchè?
Perchè il ferro si batte finchè è caldo!
Lo si comprende solo osservando lo scopo, il vero scopo del giornalismo moderno ovvero quello di ottenere attenzione a qualsiasi costo da parte del lettore. Non importa se le informazioni che si danno siano buone o cattive. Si deve otterere attenzione: il famoso audience di cui spesso si parla.
E' meglio, giornalisticamente parlando, battere per alcuni giorni o settimane notizie dello stesso tenore, in una sorta di soap opera giornalistica, piuttosto che INFORMARE i lettori o i telespettatori.
In questi giorni leggiamo che un papà lascia, in un quadro assurdo e straziante, la propria bimba di neanche 2 anni nell'auto mentre lui si reca tranquillamente al lavoro. Dopo 5 ore sotto il sole cocente e senza bere, il corpicino va al collasso e, dopo giorni di sofferenze, muore.
 
Già di per se la notizia ha dell'assurdo. Come può un padre senza evidenti problemi mentali DIMENTICARE il proprio figlio in auto?
Essendo questa notizia l'incarnazione di un evento che praticamente nessuno ha il coraggio di accettare e che tutte le persone sane di mente aborriscono, ecco che essa attira attenzione.
Ma cosa gli è passato in mente? Come si può dimenticare il figlio in auto? Ma cosa succede a questi genitori moderni? E così via di questo passo.....
 
Con un'attenzione così alta, ad avercene di altri casi simili da dare in pasto alle persone sconvolte.
Così, si scatena una ricerca spasmodica nelle news locali di notizie simili.
E non pensate che in giro non ci siano tragedie. Ve ne sono una quantità incredibile.
Quando le notizie terribili giungono in Tv o nei giornali vi è stata una selezione incredibile.
Quindi le notizie che vengono date non sono le più rilevanti o le più importanti.
Non lo sono.
Ma di questo parleremo un'altra volta.
per aspera ad astra!

venerdì 20 maggio 2011

Gli esperti

Il mondo è nelle mani degli esperti.
Tu chi sei? Sei un esperto? No, allora conti per un .....
E' incredibile quale strano tiro mancino ci abbiano giocato.
 
Già in un vecchio lavoro universitario, pubblicai la mia teoria sulla nascita dei preti e dei detentori della conoscenza.
Prima li chiamavamo stregoni, poi preti, poi guru e adesso "esperti".
Il concetto è semplice. Se io dico una cosa X che ha una certa validità, il discorso si dovrebbe (in teoria) chiudere qui.
La cosa X è giusta e chiunque la analizza non può fare altro che constatarne la validità.
 
Ma se io dico solo cose che non sono autoevidenti, allora devo trovare altrove una sorgente che dia forza a ciò che dico.
Quello che dico diventa valido in virtù del potere che viene emanato da qualcosa che mi sta alle spalle.
Così i sacerdoti hanno potuto fare il bello e cattivo tempo perchè essi parlavano a nome di Dio. O di un qualsiasi dio.
Gli ordini erano più forti e coercitivi perchè dietro vi era una volontà divina.
Ma i tempi cambiano e ora la forza viene dalla scienza. Scio come sapere. Io so.
La scienza è sapere. Giusto.
 
Ma ci sono dei casi in cui, invece che aspettare che la logica scientifica certifichi cosa sia scienza  e cosa non lo sia, è preferibile stabilire dei dogmi.
Così facciamo una linea qui e stabiliamo cosa sia vero o meno. Cià che sta al di là è scientifico e vero. E ciò che sta al di quà non lo è. In base a quale fatto? Nessuno. Solo un accordo sociale.
Così nasce la casta degli esperti.
Ovvero di individui, che simili a stregoni, decidono e si proclamano intermediari fra l'ignoranza del popolo e i sacri reami del potere.
Si vestono i loro paramenti e vanno in Tv, nei giornali e chissà dove a riportare IL VERBO, la verità.
 
Così sento qualcuno che dice una stronzata immane sull'alimentazione e mentre storco il naso e la faccia mi si aggrotta, chiedo "Ma questo chi lo dice?". La risposta è, perentoriamente, "Lo ha detto un professore alla Tv, un esperto!"
Ma esperto di che? Ma professore di cosa?
Coloro che hanno fermato il progresso, messo le menti brillanti in ridicolo o in carcere, erano (al loro tempo) gli ESPERTI e i PROFESSORI. Cioè il fatto di essere in una posizione di dominanza non garantisce la valididtà dei ragionamenti.
Fin troppo spesso i PROFESSORI o gli ESPERTI sono solo rappresentanti dello status quo ovvero di come quel sistema cerca di rimanere in equilibrio. 
 
Se io fossi il più importante oncologo (medico che cura in cancro) del pianeta e da questo ne derivassero fama, soldi e auto-compiamento, MAI e poi MAI permetterei che qualcuno mi scalzasse da quella posizione. Chi se ne frega se ho ragione o se qualcun altro può sviluppare delle verità più vere delle mie.
Così i genitori non fanno più i genitori perchè ascoltano gli esperti. In Tv le parole degli esperti si sprecano.
Ve ne sono alcuni che sono tuttologi. Sanno tutto di tutto e sono esperti di tutto.
Li chiamano gli opinionisti. Il loro maggior pregio è di essere bravi a far caciara e inveire contro il malcapitato di turno. Almeno gli ascolti si impennano.
Diffidate degli "esperti". Vi è dietro un sistema molto malato.
 
Ascoltate tutti e fatevi la vostra idea. Ma alla pari. Gli esperti non hanno niente, ma proprio niente di più di voi.
E non si dovrebbe MAI delegare la propria capacità di giudizio alle decisioni di questi mentecatti.
Per aspera ad astra!

mercoledì 20 aprile 2011

Destra o Sinistra?

Quando si affronta un territorio è necessario possederne una mappa. O avere in mano una bussola (oggi diremo un navigatore satellitare) che ci dia sempre un'idea di dove sia il nord.
Nella politica sono più di 2 secoli che questi due termini vengono usati come metro di misura delle cose e come mappa di comprensione del territorio.
Quando ti affacci nell'agone politico, qualcuno deve capire se vieni da destra o da sinistra; se vai a destra o vai a sinistra; se sei di destra ma dici cose di sinistra e viceversa.
Per decenni i 2 termini hanno svolto, più o meno bene, la loro funzione. Soprattutto sui grandi temi, sui panorami nazionali e sovra-nazionali, le due posizione davano effettivamente una bussola di riferimento alle persone.

Per alcuni destra significava (e significa questo) per altri sinistra significava (o significa) quell'altro.
Ma ora?
Ha un senso al giorno d'oggi usare questi vecchissimi concetti per catalogare le persone, i partiti e i programmi?
Onestamente anche a livello nazionale le posizioni dei maggiori schieramenti si sono appiattite su una base comune che rende le differenze ideologiche minime. Anzi spesso neppure vi sono e questo consente a quel candidato piuttosto che a quell'altro di passare da uno schieramento all'altro come se cambiasse le mutande.

Noi siamo per il cambiamento. Nessuno pensi il contrario.
E proprio per questo pensiamo che cambiamento, quello vero, non sia cambiare di partito in partito ma cambiare lo schema della politica.
PRIMO fra tutti il superamento della divisione fra destra e sinistra.

Soprattutto a livello di amministrative e di enti locali.



ASFALTARE le strade è un connotato di sinistra o di destra?

Creare un PUC dignitoso in cui l'evoluzione urbanistica della città venga tutelato è di destra o di sinistra?
Rivalutare il centro storico dinnanzi all'abbandono e al degrado economico e culturale è di destra o di sinistra?

Leggo ancora oggi nell'Unione Sarda, che partiti di sinistra avrebbero dato candidati a questa lista civica. 
Ma che significa? Ma scherziamo?
Per aspera ad astra!

mercoledì 26 gennaio 2011

I nostri vecchi paesi: che fine ha fatto il vicino di casa?

Dovremmo chiamare il WWF per informarli che ci sono delle specie in via d'estinzione di cui non stanno tenendo conto.
Una di queste è il vicino di casa.
 
Sono nato e cresciuto in un piccolo paese, quelli tipici italiani in cui quando si giunge a quota 2000 abitanti, sembra di essere diventati una metropoli stile Città del Messico o Bombay.
Un luogo in cui se non conoscevi qualcuno è perchè facevi finta di non conoscerlo.
Nel peggiore dei casi era un tuo parente, vicino o lontano che fosse, nel migliore dei casi eri tu che ti guardavi allo specchio.
 
Ovviamente scherzo ma l'atmosfera che aleggiava in paese era qualcosa di particolare.
Vi erano delle differenze abissali fra lo stile di vita di allora e quello di adesso. Io non vivo più nel mio paese natale ma in una cittadina in cui, ovviamente, non è possibile far rivivere queste cose alle nuove generazioni. Ma neppure in quelle strade che mi hanno visto bambino accade ciò che accadeva solo 20 o 25 anni fa.
Non sono così vecchio da dire "ai miei tempi" ma sono sufficientemente non-giovane da poter tirare alcune conclusioni.
Una delle figure che ho visto cambiare radicalmente è quella del vicino di casa.
Sarà perchè i miei vicini quando ero bambino erano più che parenti, erano un punto di riferimento.
 
Tutti i vicini erano zii. Nessuno era il signor X, tutti erano Zio Tonino, Zia Maria, Zio Franco, Zio Ottavio, Zia Caterina e via dicendo.
Se mancava lo zucchero, il pane, lo yogurt o quello che era, si andava dal vicino e non nell'ipermercato più vicino.
Quando uscivi fuori a giocare (Si, signori lo confesso, uscivamo fuori dalla galera, pardon, quattro mura di casa per giocare), il genitore di turno ti diceva "Non farti male perchè se no ti ammazzo!" e ti lasciava andare. Sapeva che qualcuno avrebbe controllato se combinavi pasticci o se ti facevi male.
E questo accadeva dai 3/4 anni in su.
 
Si, non ti allontavi più di tanto. Stavi nel raggio di qualche centinaio di metri da casa. Ma il sistema articolato di massaie che entravano e uscivano di casa garantivano un controllo costante. E la cosa incredibile che zia Caterina avrebbe controllato che tu non creassi disastri anche se non aveva figli o se non era un tuo parente diretto. Non solo, se combinavi qualcosa ti avrebbe anche sgridato. E se eri a portata di braccio, uno scappellotto non sarebbe mancato.
Dove è finita ora quella razza di super uomini e di super donne?
Dove è finito il vicino di casa che faceva il vicino di casa, condividendo problemi e necessità con chi gli abitava di fianco.
Mi ricordo nitidamente che quando avevo sete, nei miei giochi nel quartiere, entravo nella prima casa a disposizione per dissetarmi. Non tornavo a casa. Troppo lontana. Andavo da zia Francesca e gli chiedevo dell'acqua.
 
Non so, mi sembra di parlare di qualcosa che è frutto di un sogno, talmente evanescente che sembra non essere mai accaduto ma è accaduto.
D'estate, le persone portavano nelle verande e sulla strada le sedie in legno, quelle impagliate e si sedevano per conversare. Di che si parlava? Ah, non so. Forse di niente, forse di vita, forse di pettegolezzi. Nè più e nè meno di quello che si può dire in una qualsiasi bacheca di Facebook. Ma lo si faceva in un modo che rafforzava il convivere comune, come se tutti facessimo parte di una grande nave che attraversava l'oceano.
C'erano i litigi, le discordie e i dispetti. Ovvio che c'erano.
Ma accadevano nello stesso scompartimento, era tutto figlio dello stesso mondo. Anche quello ti apparteneva.

E ora?
Ora vivo in un condominio in cui il vicino di sotto se mi saluta posso chiedermi se è impazzito e in cui, per identificare il vicino al piano di sopra, ho pensato di tirare a sorte fra un paio di persone che incrocio sulle scale non essendo proprio sicuro di chi sia che fa tip-tap con le suole sopra la mia testa.
Il dirimpettaio (la persona più cordiale del palazzo) mi saluta con affetto e la moglie è sempre cortese. Forse vivono anch'essi di qualcosa che è rimasto di quel mondo scomparso.
Eppure anche loro non sono mai entrati in casa, non ci hanno mai chiesto il sale o le uova, non hanno mai bevuto il caffè da noi. E mi è capitato di andare in un bar alle 10 di notte per recuperare una bottiglia d'acqua anzichè richiederla ai vicini.
Mia moglie mi dice "Eh, magari disturbiamo.....". 
 
Capite come si è estinta la razza del buon vicino. Magari disturbiamo. Certo che disturbi. In una comunità che cerca di sostenersi l'un l'altro disturbi. Come fai a non farlo? Vivi a 4 metri l'un dall'altro. Ci disturbiamo talmente tanto che i condomini finiscono spesso in tribunale per i motivi più banali ed abbietti.
Quale è la soluzione per non disturbarsi? Andare a vivere lontano.
Ma se vivi vicino occorre solo comprendere che il disturbo è una componente del convivere insieme. Non siamo autosufficienti, non bastiamo da soli. Abbiamo bisogno del vicino.
Perchè avere dei vicini con cui interagire, di cui fidarsi, a cui chiedere l'acqua alle 10 di sera ti fa vivere in una dimensione che è consona alla propria natura umana.
Senti di essere nel mondo e in contatto con il resto dell'umanità.

Se il vicino muore (intendo concettualmente), qualcosa lo sostituirà. Non qualcuno, qualcosa. Forse la playstation, forse il grande fratello della Marcuzzi, forse una canna per ammazzare il tempo. Ma le persone muoiono e i loro sostituti non sono persone ma surrogati.
Facebook e tutto il web 2.0 è meraviglioso. Ma non puoi chiedere alla creatura di Zuckerberg di prestarti l'acqua alle 10 di sera o il sale all'ora di pranzo. E il signor Twitter non ti controllerà i tuoi bambini se tu non puoi.

Chi avvisa il WWF della scomparsa della razza del buon vicino? Io o voi?
Per aspera ad astra.

lunedì 24 gennaio 2011

Ruby, Berlusconi e quello che ci sta capitando sotto il naso.

Chiariamo subito che questo non è un articolo di politica.
Se dovessimo parlare di politica, sarebbe inutile citare questa vicenda per la quale non useremo aggettivi di sorta.
 
Da una parte vi è una grande fetta del paese che, nonostante tutto, continua a dividersi sul pro e sul contro.
Parlo di persone schierate a destra e persone schierate a sinistra.

Posso solo dire, a questo proposito, che discutere di destra e sinistra nel 2010 in Italia mi ricorda un pò l'immagine del soldato giapponese disperso in un isola nel pacifico che continua la sua guerra contro lo yankee imperialista 10 anni dopo che la 2a guerra mondiale è finita mentre i suoi colleghi della Sony e della Toyota (giusto per fare un paio di nomi di aziende giapponesi). Mi suscita un pizzico di tenerezza vedere i partigiani del paladino delle libertà (ma quali?) di Arcore contro i sostenitori delle idee di sinistra. Il tutto semplicemente anacronistico.
Perchè nel frattempo l'Italia e, ancor più, il mondo stanno affogando in un mare che moltissime persone non vedono o fanno finta di non vedere.
Non è una questione banale di crisi economica. La crisi economica è solo un sintomo di una malattia più profonda. E' come la febbre nel corpo di un malato di sindrome influenzale.
La causa è dentro, è virale, è un organismo ben preciso.
 
La febbre è solo un tentativo del corpo di proteggersi.
La crisi economica può ucciderci, come la febbre, ma è quello che la causa il vero problema.
E gli altri sintomi?
Strumenti di informazione che DISINFORMANO gli individui in un modo che ormai è spudorato. E la gente lo sa, ma nonostante tutto continua a vivere come se così non fosse.
Istituzioni che sono diventati come i baroni del medioevo. Rapinano quanto possono senza dare mai uno scambio in termini di utilità pubblica.
Imprenditori e banche che giocano con la vita di milioni di persone.
Sistemi economici che tramutano coloro che una volta producevano in semplici consumatori. Come se uno stato potesse vivere solo di consumo e non di produzione. Ah, ma mica ci vuole una laurea in economia per capirlo......

Viviamo in una società dove la tempesta informativa ha distrutto la capacità di comprendere del cittadino medio.
Ufficialmente, qui, in questo luogo e in questo momento, invento una nuova teoria. La teoria del "DDoS attack" culturale. Cos'è un DDoS attack? La sigla sta per "attacco attravero il rifiuto della distribuzione del servizio" ed è una tecnica per sfornare un attacco informatico ad un sito internet. Ciò avviene tramite un bombardamento di richieste di servizio nei confronti di un sito, il quale, sovraccarico, diventa non funzionante per chi veramente ne ha bisogno.
I drittoni che comandano questo pianeta (non lasciatevi ingannare dalle teorie complottistiche e fanta-politiche: costoro esistono veramente) lo hanno capito da tempo che il miglior modo per tenere le persone nell'ignoranza, è bombardarle di informazioni. Non necessariamente scorrette o completamente scorrette.
Peggio di una bugia, di una colossale menzogna vi è sempre la mezza verità o la verità distorta. Spesso indistinguibile ad una prima analisi dalla verità e per questo più facile da diffondere e più difficile da sradicare.

Così mentre noi discutiamo delle vere o presunte gesta erotiche del nostro primo ministro e delle sue vicissitudini legali, l'Italia è, dopo Haiti, il paese che al mondo è cresciuto meno economicamente. Non che questo sia l'unico pessimo indicatore di questo nostro amato paese.
Le altre cose sono sotto gli occhi di tutti. Cosa deve succedere perchè apriamo gli occhi?
Le rivolte dei cittadini onesti cominciano a diventare violente. Sono sporadiche ma cominciano ad esserci. Per ora ci accontentiamo dei commenti di Emilio Fede su quanto criminali e terroristi siano questi studenti nullafacenti che distruggono macchine e vetrine.
Come se una protesta civile possa essere ridotta alle gesta di poche decine di deficienti e teppisti per i quali qualunque caos è manna che cade dal cielo per le loro gesta da hooligans.
Ma dei motivi che hanno portato decine di migliaia di persone (un pò più vive di noi che stiamo ore al computer a dissertare di tutto senza avere il coraggio di tramutare le nostre proteste e disaccordi in azioni) chi ne parla.
Ma la pazienza quanto può durare?
Per aspera ad astra!