martedì 19 giugno 2007

Che tristezza mi fa! CHI? Wikipedia. 1a parte.

Finalmente, ho deciso.
Volevo scrivere questo post da un sacco di tempo.
Ma il tempo era poco e l’argomento lungo. Ma più che lungo, delicato.

Delicato perchè, come al solito, devo andare contro-corrente.
E in genere vado contro-corrente delle persone che vanno contro-corrente.
Così non sono nè con la maggioranza e nè con la minoranza.
Wikipedia…… Ormai molti sanno cos’è. Su internet penso quasi tutti. Chi tiene i blog, tutti.

Wikipedia è un’enciclopedia on line gestita da una comunità e potenzialmente aperta a tutti. Nel senso che chiunque può proporsi per creare una voce, per integrarla o correggerla.
Ci sono alcune regole ma il concetto è questo.
Wikipedia è osannata da tanti. Da chi vede in questo modo di fare cultura, sapienza e informazione il futuro della conoscenza. Non di proprietà di nessuna ma libera. Libera da influenze e da lobby.

Ho conosciuto Wikipedia anni fa. Non era molto conosciuta. Non ne avevo sentito parlare nei media tradizionali.
Mi incuriosii. In effetti fui preso da gran entusiasmo perchè l’idea sembrava geniale. Conoscenza libera dalle lobby di informazione.
Partecipai alla costruzione di qualche voce e fu lì che cominciai a vedere che qualcosa non funzionava.
Wikipedia mi fa molta tristezza.
Ma non tanto lei. Alla fine è una creatura come tante ce ne sono nella rete. Belle o brutte hanno diritto alla loro esistenza.
Mi fanno un pò di tristezza le persone che si sono illuse di questa creazione.
E ho un pò paura per i pareri troppo entusiastici per questa nuova forma di sapere.
Non ho molto potere. Non potrò condurre alcun tipo di campagna screditante su Wikipedia per far aprire gli occhi agli internauti.
Giusto qualche post qui e li.
 
Wikipedia è FONDATA su una menzogna: che unendo centinaia di ignoranti e mettendo insieme le loro conoscenze si possa creare una verità.
E parlo di ignoranti e non di stupidi o altro.
Ignoranti viene da i-gnorare cioè “non conoscere”.
Wikipedia ha un altro assioma di base: che l’opinione della maggioranza sia più vera dell’opinione della minoranza.
 
Così se una voce viene continuamente ritoccata e corretta, l’ultima versione, quella che alla fine raggiunge un certo equilibrio, sarà quella vera.
Ma così non è. E la storia dell’uomo ha sempre dimostrato che quasi sempre l’opinione collettiva non è nè la verità nè la cosa migliore. E’ semplicemente la media dei punti di vista e degli interessi del gruppo.
E se politicamente è corretto dare la preferenza alle opinioni della maggioranza (d’altronde la democrazia, l’attuale sistema politico più in voga in questi ultimi cento anni, è la ricerca del consenso della maggior parte delle persone) lo stesso discorso non si può fare per l’esposizione di verità o fatti.
 
Ho esaminato alcune voci di Wikipedia. Ho preso proprio quelle di cui avevo una personale esperienza e che mi permettevano di controllarne la veridicità.
Ho letto delle cose astruse e sbagliate. Verosimili ma sbagliate. E la verosimiglianza è spesso peggio di una bugia evidente. Perchè è più difficile da scoprire e causa maggiori danni.
Il post si è fatto troppo lungo.
Proseguirò in un altro momento.

lunedì 18 giugno 2007

Aforisma: velocità!

Velocità delle azioni e delle comunicazioni, questo è il segreto assoluto della vita e del lavoro. 

Non fare le cose giuste ma fare le cose alla giusta velocità. 
Si possono anche fare le cose giuste ma se non le si fa alla corretta velocità, esse diventano sbagliate. 
E poi si impazzirà a capire perché si sbaglia facendo le cose giuste. 

Soluzione: non si sono fatte le cose giuste alla giusta velocità. 
Per aspera ad astra!

venerdì 15 giugno 2007

1984

Il 1984 è giunto e velocemente come è giunto è andato via.
Mi ricordo il 1984. Avevo solo 12 anni. E c’era un mondo che ora non c’è più.
Ma non è la solita solfa la mia.
Non è una malinconia per gli anni andati. Una malinconia sui MIEI anni andati.
A volte anche questa cosa c’è ma fa parte della vita. Ne ha sempre fatto parte e sempre ne farà.
No, parlo del 1984.
Sono cresciuto in un piccolo paese della Sardegna. Un paesino in cui nel 1984 i bambini (tutti) uscivano a giocare dal primo pomeriggio e tornavano di sera. In cui si andava nei boschi o si giocava a pallone nelle strade.
Qualcuno urlava: “MACCHINA!” e ci spostavamo, rimettendo a posto le piccole pietre che rappresentavano le porte se le auto le spostavano con le ruote.
Ma non sapevo che il 1984 era una previsione e non solo un anno.
Orwell, George Orwell lo predisse. Lo chiamò 1984. E diede un profumo, un’intuizione, un concetto per individuarlo.
Gli diede un nome e una forma.
Non avremmo mai potuto mancarlo.
Ma, al solito, qualcuno si fermò all’apparenza. Credete che questo sia un difetto dei nostri tempi? Parrebbe di no!!!!!!!!!
Si, apparenza. Così nel 1984 le persone guardarono quel mondo e non lo videro uguale al 1984 che Orwell predisse temendolo.
Dissero Orwell si è sbagliato. Il 1984 non si è realizzato ma è stato un semplice anno.
Ora mi guardo indietro a 23 anni di distanza.
E lo vedo benissimo.
Sarà una coincidenza ma sono proprio quegli gli anni in cui il mondo ha preso la piega che il 1984 letterario paventava.
E ora ci siamo in mezzo.
Usiamo i nomi del romanzo e neanche ce ne accorgiamo.
L’altro giorno parlavo con una ragazza di 22 anni. Molto intelligente e molto sensibile. Gli ho chiesto: “tu sai perchè il reality ‘grande fratello’ si chiama così?”. Ovviamente non lo sapeva.
E se non lo sapeva lei che è una ragazza colta e preparata figuriamoci……….
La cultura non è fine a se stessa. Non è erudizione.
Al giorno d’oggi è un crimine non aver letto “1984″ di G. Orwell.
Quell’incubo teorizzato negli anni ‘30 si è realizzato.
Non nelle forme ingenue e tremendamente dirette predette dallo scrittore inglese. Ma si è realizzato nelle forme più subdole e meschine.
Si è realizzato con un triplo inganno alle persone.
Tutto oggi è una finzione che maschera la verità.
La realtà è nascosta da finzioni spacciate per verità.
Tutto bello, tutto perfetto.
Democrazia, libertà e tolleranza.
Le parole imbiancano la scena.
Ma la sostanza porta da altre parti.
Nel mio paesino i bambini oggi crescono come se fossero in una grande città.
Non vanno nelle strade perchè diseducativo, non vanno nei boschi perchè pericoloso, vestono tutti di marca perchè bisogna conformarsi, guardano Dvd e hanno videogiochi interattivi.
Tutto politicamente corretto.
Anche i cartoni animati. Che parlano di un mondo alla mulino bianco.
Che gronda sangue.
Così ai bambini dell’asilo che si fanno male si racconta che il sangue è solo succo di pomodoro.
Che bravi che siamo!
Eccoli infatti questi splendidi bambini cresciuti con le moderne tecniche psicologiche di insegnamento.
Eccoli nelle scuole superiori dove più della metà dei ragazzi usano sostanze stupefacenti.
Ma drogarsi è libertà, è politicamente corretto. E’ tolleranza verso i diritti del singolo.
Tanto i diritti del singolo si usano solo quando uno si deve autodistruggere.
Ma questo lo scriviamo in un altro post.
Per ora pensate con la vostra testa.
E leggete “1984″.
E scoprite in che 1984 siamo andati a finire.
Bello il mio 1984.
Che nostalgia.
Per aspera ad astra!

mercoledì 13 giugno 2007

Animus Pugnandi

Animus Pugnandi. Che è?
Lo spirito di battersi.

Spesso si usa la parola “combattere”. Combattere significa “battersi contro qualcuno o qualcosa”: da cum+battere. Combattere è diventata una brutta parola. Spesso è associata alla guerra o alla violenza.
Il tutto è una semplificazione della parola. Anzi no. Solo una visione superficiale della cosa. Una visione ristretta e leggermente arida.
Animus Pugnandi.
Lo spirito di battersi!
Battersi? Che è battersi?
Solo vivere.
Vivere è la spinta a perpetuarsi in esistenza, migliorando le nostre condizioni e raggiungendo le nostre mete.
Non è battersi questo? Vivere è tenere per qualcosa, metteci dentro impegno, abilità, ricevere colpi e rovesciamenti di sorte, vincere le battaglie.
Gli sportivi non combattono. Si battono.
Hanno un certo onore. Hanno le loro regole.
Per questo lo sport è amato dagli uomini.
Lo sport è la simulazione della vita.
Ma ora è diventato anche quello che la vita dovrebbe essere ma che, con tutti i dati falsi che ci hanno infilato, ormai non è più.
Così la parola d’ordine diventa “politicamente corretto”. Tutto deve essere politicamente corretto.
Giusto!
Ma a volte non comprendo veramente cosa si intenda con questa parola. E quindi diffido. Perchè troppe cose diverse vengono qui dentro incluse. E molte di esse non mi piacciono.
Soprattutto quando il politicamente corretto toglie “l’animus pugnandi” dalla scena. E lo mette in ridicolo.
Lo spirito di battersi è lo spirito di vivere.

La vita è fatta di dedizione, di sacrificio, di impegno, di abilità e di battaglie. Vinte e perse.
Non è detto che la violenza fisica vi sia inclusa. Ma non dobbiamo fare i verginelli e pensare che nessuno mai da nessuna parte userà anche le “maniere forti”.
E’ proprio per questo che ci vuole “lo spirito di battersi”!
Perchè solo i malvagi devono battersi con lo spirito di vincere?
Forse i buoni non possono o non devono vivere? E vincere?
Lo faranno con le loro armi. Con l’onore, la tolleranza, il rispetto, l’integrità, il coraggio e l’onestà. Ma nessuna di queste parole nega il fatto che occorra essere pronti a battersi, a difendere ciò in cui crediamo e a impegnarsi per le nostre mete.
Ci si può battere con onore, tolleranza, rispetto, integrità, coraggio e onestà.
Lo si dovrebbe fare se si è i buoni. 
Ma buoni non è sinonimo di fessi o codardi. Nel dizionario non ho mai visto questi sinonimi.
Buoni non significa essere titubanti nel battersi. Significa solo schierarsi con una certa parte del campo di battaglia.
E cose con cui battersi ce ne sono.
Ci sono i nostri cari, c’è la nostra integrità minacciata da vermi striscianti e da bugie troppo grandi e squallide per essere tollerate.
C’è la sopravvivenza del pianeta, l’infinità dell’universo, la bellezza della diversità, il sorriso di un bambino quando scarta un regalo.
Voglio che l’animus pugnandi diventi l’acqua in cui le persone si bagnano ogni giorno.
Io mi impegnerò per dare l’onore delle armi a questa tenzone chiamata vita.
Con il giusto spirito.
Non quello di un soldato. Non quello di un guerrillero. Non quello di un terrorista. Non quello di uno psichiatra. Non quello di un malvagio. Non quello di un criminale.
Ma quello di un cavaliere, di colui che si batte se c’è da battersi e che lo fa per una giusta causa.
Rispolveriamo questa figura messa nei cassetti.
Facciamolo.
Per aspera ad astra!

lunedì 11 giugno 2007

Il diritto a autodistruggermi

Ho o non ho il diritto ad autodistruggermi?
Ma guarda che bella domanda faccio oggi.
Domani la sottoporrò ai blogger.
Se mi drogo, allora posso. Perchè nessuno ha il diritto di dirmi cosa sia giusto per me.
Ma se vado in macchina e non metto la cintura, lo stato mi multa perchè non ho tutelato la mia vita.
Questa cosa mi da i nervi.
Non perchè io non metta la cintura. Non perchè pensi che la cintura sia inutile e non salvi una vita umana.
Mi irrita vedere un’attenzione spropositata per la mia salute in un ambito minimo quando questo presunto stato o organizzazione collettiva si DISINTERESSA al massimo di altri miei diritti o di altri aspetti della mia salute.
 
* A scuola si insegna di tutto. Dagli assiri alle leggi quantistiche. Ma ad un ragazzo non viene insegnato alcun dato di nutrizione e di metodica su come prendersi cura del suo corpo.
* La tv sputa continuamente fuori dati falsi sulla salute e la buona qualità di vita. Tant’è che le persone oggi sono molto più confuse su ciò che fa bene o male rispetto a secoli fa. E lo stato (cioè noi!) non fa nulla per regolamentare e disciplinare questo.
* Viviamo in un mondo inquinato da tutte le sostanze possibili. Ma un lassismo incredibile. Nessuno accenna alle possibili conseguenze di un continuo bagno nelle onde elettromagnetiche. Non so. Forse qualcosa fanno. Ma non se ne parla. E chi solleva il problema è allarmista.
* La salute è passata dall’essere in piena forma psicofisica al non avere sintomi. Chi se ne frega della cause! Se hai il mal di testa, chi se ne frega del che cosa significa. Basta una pastiglia e tutto va via.
Nella società cinese di alcune migliaia di anni fa, l’imperatore pagava i medici con un metodo che era geniale.
Ogni medico aveva la responsabilità della salute di un tot di sudditi. Se tutti erano in buona salute, il compenso era massimo e totale.
Ma per ogni suddito malato egli perdeva un pezzo di compenso. E se il numero dei malati superava il numero dei sani, a quel medico gli tagliavano la testa. Perchè lo scopo del medico era avere persone sane.
Oggi i medici hanno tanta più importanza tanto più è grande e composito il numero delle persone malate. Non devono morire, è ovvio ma se rimangono malate è meglio.
Così curiamo le persone affinchè non muoiano ma non curiamole abbastanza perchè ridivendino sane.

Figuriamoci se si può lavorare quando sono sane perchè non si ammalino.
Ma poi, se mi ferma la polizia e non ho la cintura c’è la multa. Non si capisce chi io stia danneggiando. E’ un pericolo potenziale per me, perchè se avessi un incidente mi sarei potuto fare male. Che carini che sono!!!!
Però se mi drogo non posso essere multato.
Se esagero con i farmaci non posso essere multato.
Se non faccio riposare il mio corpo non posso essere multato.
Per aspera ad astra!

martedì 29 maggio 2007

Sono un intero mondo

Sono un intero mondo.
Portatemi da bere, che ho molta sete.
Sete di me e sete di conoscenza.
Non sono piccolo.
Sono un intero mondo. Ma inespresso.
Non mi conosco tutto. Ancora da esplorare.
Sono un intero mondo.
Lo voglio conquistare.
Sono più di un mondo.
Non so chi sono.
So chi non sono.
Portatemi da bere, la sete è sempre tanta.
Mi sto conoscendo ma ci vuole coraggio.
L’avventura è appena iniziata.
Un mondo da scoprire.
Un mondo da conquistare.
Un se che ritorna a se stesso.
Non so chi sono ma so chi posso essere.
E so chi non so.
So chi non sarò.
E, un pò, so anche chi sono:
un intero mondo.

mercoledì 16 maggio 2007

Un libro da leggere: E la verità vi renderà liberi di D. Icke

Con questa recensione so di procurarmi dei nemici.
O almeno sono sicuro che qualcuno malcomprenderà lo spirito con cui vado a promuovere questo libro. Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo da zero.
Un giornalista inglese qualche anno fa ha un momento di svolta nella sua vita dovuto a non so bene quale fattore. Fino a quel momento costui era un giornalista e presentatore televisivo conosciuto nonchè un portavoce del movimento dei verdi inglesi.
Una persona rispettabile.
Da quel momento in poi il signor Icke comincia a scrivere e scrivere dei libri che, nel bene o nel male, dicono qualcosa.
La mia recensione è basata su quello che ho letto nel libro.
Non conosco il signor Icke e non posso sapere se quello che leggo su di lui su internet sia più o meno affidabile (tornerò in un apposito post su questo importante argomento).
io non sono un wikipedia-dipendente. Leggo e giudico quello che leggo di prima mano.
Un giorno trovo a casa di un amico questo libro. Da divoratore avido di qualsiasi cosa stimoli la mia curiosità l’ho preso in prestito e letto.
Non è stata una passeggiata.

Il libro non è proprio strutturato per essere assimilato in modo semplice. E questo è un punto a svantaggio del signor Icke come comunicatore ma un punto a suo vantaggio come fiducia nella sua buona fede. Personalmente penso che solo una persona orgasmaticamente informata sulle cose e un pò pazzamente presa da quello che sa potrebbe esprimersi in quel modo tumultuoso e scollegato ma alla fine semplicemente coerente e dichiaratamente deciso verso la meta.
Alla fine consiglio alle persone di leggere questo libro e altri libri di Icke.
Io penso che David Icke sia semplicemente pazzo. E per questo mi piace quello che scrive. David Icke ha avuto delle intuizioni spaventosamente giuste, incredibilmente giuste. Io non ho la minima idea di come sia riuscito a mettere insieme questi dossier assolutamente precisi e circostanziati sulle tematiche che scrive. Non so e neppure mi interessa saperlo. Forse è un’illuminazione divina o forse maligna. Forse è solo un buon giornalista. O forse una marionetta tra le mani di qualcuno che vuole stare nell’ombra.
Ma ciò che ci è scritto si avvicina alla verità di un buon 90%. Questo secondo una mia personale e fallace stima.
Penso che Icke sia pazzo. Solo questo fattore può avergli permesso di uscire dagli schemi consolidati di visione del mondo. Non credo sia pazzo nel modo che intende uno psichiatra o la gente comune. Penso che sia folle di una lucida follia di chi ha capito tutto e forse vacilla dinnnazi a questa conoscenza e la responsabilità che ne deriva.
I suoi detrattori lo accusano di dire stramberie. E forse qualcuna è veramente una stramberie. Ma il fatto di dire una stramberia non impedisce che molte, moltissime delle cose che dice (praticamente la quasi totalità) sia assolutamente veritiere o verosimili. O, per essere ancor più imparziali, guidate da una logica che non fa una piega. Liquidare Icke come visionario mi sembra sempre la solita solfa di chi è sempre stato all’inquisizione, prete, tiranno o psichiatra che esso sia.
Di cosa parla Icke e il suo libro?

Icke parla di libertà e schiavitù. E mostra come questi 2 termini siano diventati confusi e generici al punto da essere scambiati senza problemi dalle persone. Le persone sono schiave credendo di essere libere. E sembrano schiave quando sono libere seriamente.
Il libro spiega come una minoranza di persone sul pianeta tiri le fila dell’economia e della politica mondiale da circa un secolo. E di come la Grande Bugia della libertà di informazione sia stata usata per il più grande tranello di sempre: far credere a qualcuno di essere libero quando è uno schiavo a tutti gli effetti.
Icke parla dei retroscena di guerre, degli attori della politica e dell’economia. Fa nomi, luoghi, situazioni, date. Non pochi dati ma centinaia, migliaia. A volte talmente tanti dati che la persona boccheggia affannata a stare dietro a tutto questo malloppo di informazioni.
Ma tutto ha un senso. E chi non riesce a vederlo è perchè non vuole prendere nemmeno in considerazione che forse un pò schiavo lo è davvero.
La libertà è un bene prezioso. Troppo prezioso. Il più prezioso.
Fare qualcosa per difenderlo è il minimo che ognuno di noi dovrebbe fare.
Questo libro non è nè dovrebbe diventare una bibbia. Nè Icke un profeta.
Ma avere l’umiltà di prendere queste cose in considerazione per chiedersi se siamo davvero liberi…. questo forse ne vale la pena. Porsi il dubbio forse può riservare delle sorprese.
Consiglio il libro. Sono sicuro che alcuni punti di vista muteranno.
Buona lettura e aspetto i vostri commenti.
Per aspera ad astra!