lunedì 11 dicembre 2006

Ritornare a Itaca

10 anni. Prendiamo questa distanza come un metro della nostra vita.
Buttare dentro il calderone tutta la propria arte.
Che dire?
Solamente che la qualità delle cose prevale sulla qualità.
E allora buttiamoci a rotta di collo giù per il declivio. A sputare sentenze o forse a sputare rospi mai digeriti veramente.
Sono stato assente.

Sono stato assente da questi lidi ma anche questuante e petulante nei propri meandri di pensiero se la cosa avesse un senso.
Vivo fra la concretezza di problemi reali. Visto il mestiere che faccio, non posso dimenticarmi l’assurda realtà della realtà.
Ma anche questa è una finzione, anche questa è creata da noi. Dalle nostre paure e dai nostri sogni.
Sono stato assente.
Forse un pò meno di 10 anni.
Forse solo qualche mese.
Solo io so quanto sono stato assente.
Ma la qualità prevale sulla quantità.
E io so di essere stato molto assente.
Molto assente.
Ma lavoreremo per essere presenti.
Io so di essere tornato ad essere presente a me stesso.
Salve a tutti.
Per aspera ad astra!

lunedì 4 settembre 2006

Che fine hanno fatto le bandiere della pace?

Sconcertato. Sono sconcertato e spiazzato.
Non che non sappia in quali melmose paludi possono andare a navigare i politici, i politicanti e i loro accoliti. Ma a volte si rimane ugualmente sorpresi.
Sembra ieri che più della metà della nazione italiana insorgeva contro l’invio di militari in Iraq e che protestava contro le missioni militari in Afganistan. Centri sociali in tumulto, prese di posizione pubbliche da parte di vip e leader di ogni ceto sociale, bandiere arcobaleno alle finistre, l’abiuro della forza delle armi.
Dov’è ora tutto questo?
Non sono di sinistra, non lo sono mai stato. Non sono di destra, poichè in questa destra italiana non mi ritrovo. Voto seguendo le esigenze della polis, visto che la politica è l’arte di condurre gli affari della polis ovverò della città-stato, oggi di una nazione. In certi momenti è giusto fare questo e in certi altri momenti è giusto fare quello. Non è opportunismo, è cercare le soluzioni che sia il maggior bene per il numero più grande di persone. A prescindere dalle ideologie, che tanta polvere hanno sollevato ma ben boca sostanza hanno portato e che, più sovente, hanno imprigionato la politica e i cittadini in sporchi giochi di potere fini a se stessi.
Ma dinnanzi a questa ipocrisia, più di un popolo che di alcuni partiti, rimango allibito. Dove sono le prosteste dei blogger sull’invio dei militari?

O qualcuno ha il coraggio di dire che in Libano è tutto diverso perchè c’è una risoluzione ONU? Sarebbe questo il fattore di cambiamento rispetto alle critiche al governo di centro-destra per essere andati in Iraq?
Ero e sono contrario all’invio di soldati italiani in Iraq, in Afganistan come lo sono per l’invio in Libano. Contrario! Contrario all’ipocrisia di chiamare delle missioni di guerra, missioni di pace.
Le parole hanno un significato, cazzarola…..
Non le si può usare a casaccio.

Se si va in un altro paese con l’esercito, con i soldati armati di tutti punto e pronti a subire vittime, pronti a rispondere al fuoco, questo è un contesto bellico. Come si fa a negare l’evidenza?
Le motivazioni potrebbero non essere di conquista e invasione. Forse, ma i metodi sono bellici. E io non credo che si possa ottenere la pace con la forza. Soprattutto perchè l’uso delle armi (o la paura di usare le armi) non risolve quelli che sono i problemi sottostanti i conflitti.

Perchè le nazioni europee e occidentali tanto vogliose che in medioriente ci sia la pace permettono che loro aziende producano e vendano armi a questi popoli? Dai lo sappiamo com’è. La sinistra pacifista sa come funziona la giostra. Inutile ripeterlo in questo articolo.
La domanda è: perchè per il Libano non ci sono le bandiere della pace sulle finistre, perchè non si protesta che migliaia di giovani italiani vanno a rischiare la vita? Perchè quella sinistra pacifista ora tace?
Perchè il governo è di centro-sinistra? Perchè le altre volte era una protesta non contro la guerra ma contro Berlusconi?
E’ questo il motivo?

Se è così, sono fiero di non essere mai stato simpatizzante dei gruppi politici di centro-sinistra. Condivido le loro mete (uguaglianza, diritti, rispetto per l’uomo e le minoranze, etc.) ma mi divide da loro l’ipocrisia di un tradimento etico nei confronti di se stessi.
E voi che ne pensate?
Per aspera ad astra!

venerdì 1 settembre 2006

Il rispetto per gli altri – 1a parte

Rispetto, una delle tante parole che significano tanto e che, quindi, disperdono il potere del loro significato in mille rivoli interpretativi.
Cos’è il rispetto? Il dizionario ci da alcune definizioni di cui 2 pertinenti al nostro argomento. La prima dice che rispetto è un Sentimento di deferenza, stima e considerazione verso persone, princìpi o istituzioni. La seconda dice che il rispetto è un Sentimento di riguardo verso la dignità altrui, che ci trattiene dall’offendere gli altri, ledere i loro diritti o menomare i loro beni.
Queste 2 definizioni ci danno 2 punti di vista di uno stesso sentimento. E il fondamento di questo sentimento è dare importanza a qualcosa.
Non si rispetta qualcosa a cui non diamo importanza. E qui casca l’asino.
Perchè non si da importanza ad alcune cose?
La risposta è semplice ma complessa allo stesso tempo. Perchè si pensa che la propria vita (con tutte le ramificazioni che essa ha in termini di persone, cose, organizzazioni, tecnologia, pensiero, industria, etc.) possa esistere e vivere tranquillamente SENZA ….. SENZA la cosa a cui non diamo importanza.
Ma sarà davvero così???
Davvero abbiamo esaminato tutte le implicazioni che la cosa a cui non diamo importanza e che, quindi, non rispettiamo, ha con la nostra vita? Davvero potremo vivere e migliorare la nostra vita senza quel qualcosa?
Questo è il rispetto.
Il rispetto è vedere che qualcosa esiste e che è importante, che fa parte delle cose.
Ma qui casca di nuovo l’asino e…
lo vedremo nel prossimo post.
Per aspera ad astra!

giovedì 24 agosto 2006

Cosa dice realmente Scientology sull’educazione dei bambini! – 2

Dal post precedente entriamo nell’argomento.
Innanzitutto vorrei segnalare un’iniziativa fatta dalla Chiesa di Scientology internazionale qualche anno fa volta all’ESTIRPAZIONE di molti dati falsi sull’educazione dei bambini.
Questo è un link che mostra un volantino che veniva distribuito.
http://italian.europe.scientology.org/publi/disagree/childrn/page01a.htm
Attualmente Scientology ha creato, promuove e sostiene un’organizzazione (la Youth for human rights) che ha lo scopo di far conoscere in particolare alle giovani generazioni gli articoli fondamentali della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948.
Ma veniamo a noi.

Scientology parte da un principio che è cardine e fondamentale: un bambino è un uomo in un corpo piccolo.
Per Scientology un uomo è un essere spirituale che HA un corpo (non un corpo che ha un anima – che assurdità!) e che usa una mente.
Quindi anche un bambino è un essere spirituale. Che opera e agisce in base alle stesse modalità di un adulto. Un bambino prova felicità, paura, affetto e così via. Prova risentimento e vergogna. Prova orgoglio e coraggio. E li prova da subito.

Ciò che cambia tra un bambino e un adulto non è l’identità e la consapevolezza di se stessi. Ciò che cambia è il corpo (quello di un bambino non consente di fare un sacco di cose) e la mente (quella di un bambino non ha dati sul mondo e non è ancora pronta per “interfacciarlo” con la realtà.
Un bambino nasce e non riesce a percepire bene il suo ambiente. E’ in uno stato di confusione. C’è gente che parla e lui non capisce cosa viene detto. Non capisce le parole ma le emozioni si, perchè le emozioni vengono percepite direttamente dall’essere.
Quindi un bambino è un essere spirituale che merita tutto il rispetto che si da ad un adulto. Ovviamente se qualcuno non rispetta l’Uomo in generale avrà un’opinione bassa anche dei bambini.

Scientology pensa che ad un bambino vada dato tutto il rispetto, tutto l’affetto, tutta la comunicazione, la serenità di cui i genitori sono dotati.
Il bambino va educato nell’imparare quelle che sono le regole fondamentali della comunità in cui sta crescendo. Non perchè esse siano giuste o sbagliate ma perchè egli deve essere parte della comunità in cui nasce. Se le regole sono sbagliate, essendo parte della comunità, da grande potrà fare del suo per modificarle in meglio.
Ma le norme base (salutare, essere gentili con il prossimo, lavare il proprio corpo, nutrirlo e così via) in genere sono valide ad ogni latitudine.

Scientology incoraggia la comunicazione tra un genitore e un bambino come FONDAMENTO di un buon rapporto. Non si parla di dialogo perchè questa parola ha assunto un cattivo significato. Non sempre una buona comunicazione è densa di parole o di ossessiva ricerca di significati nascosti.
Spesso un bambino ha solo bisogno di sentirsi in comunicazione con un genitore. In fondo quei due genitori sono il suo traghetto per la vita, grazie a loro potrà far crescere il corpo e imparare le cose della vita.
Scopo del genitore non è dare mete o scopi al figlio ma solo aiutarlo a mettersi nella condizione di raggiungerle.

Suggerire mete ad un figlio non è corretto. Così come non è corretto imporre dogmi, nè sociali, nè filosofici nè religiosi.
Altrettanto importante è bilanciare la libertà del proprio figlio con la sua disciplina. Troppa libertà o troppe barriere sono 2 modi sbagliati per intrappolare qualcuno. Sembra strano ma un modo per intrappolare un figlio è proprio concedere troppa libertà. Perchè troppa libertà getta il proprio figlio al di fuori della società perchè società, vivere con gli altri implica sempre una certa limitazione della propria libertà.

E la vera felicità è sempre nella relazione con altri.
Solo chi è solo è infelice.
Scientology dice tante altre cose sui bambini. Cose a volte molto quotidiane. Come aiutare il proprio figlio a riprendersi da una ferita o uno spavento. Come aiutare il proprio figlio nelle difficoltà scolastiche.
Questi sono metodi. Possono essere provati, sottoposti a verifica.
Rimando alla lettura dell’opuscolo “I bambini”. Qui troverete altri dati su come si può diventare dei genitori migliori. Perchè solo un buon genitore cerca di imparare qualcosa per divenire migliore.
Potete trovarlo, ad esempio su www.ibs.it. Digitate “bambini”. L’opuscolo costa 5,50 euro. Non è tanto. Potreste leggerlo solo per curiosità.
Leggere non significa condividere.
Altrimenti non leggerei molte cose che vengono pubblicate.
Spero di essere stato abbastanza esauriente ma scrivendo non è facile.
Sono qui, se qualcuno volesse saperne di più.
Per aspera ad astra

Cosa dice realmente Scientology sull’educazione dei bambini! – 1

Innanzitutto salve a tutti i visitatori del blog.
Dopo qualche giorno di assenza mi ritrovo di nuovo tra voi.
In questi giorni, ogni tanto capita, ho nuovamente risentito sparlare di Scientology a causa di alcune stranezze compiute dal sig. Cruise relativamente alla bambina.

A parte il fatto che se i giornali volessero parlare di gossip, dovrebbero parlare di gossip. Ogni argomento dovrebbe essere trattato nelle sedi e nei modi più opportuni. Non credo che sia utile affrontare un problema di chimica sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
Quando mi trovo dinnanzi alle “gossippate” in genere faccio spallucce e vado avanti. Fa parte del nostro mondo. E’ il mito del “Copia & Incolla”. Anche molti bloggers si sentono vivi e presenti solo quando possono riciclare qualche notizia da qualche sito.

Si vive, come al solito, di luce riflessa.
Non so perchè Tom Cruise attiri tanto l’attenzione. Forse perchè, di tanto in tanto, i media devono prendere quei 9 o 10 personaggi famosi e portarli sulla punta delle dita qualsiasi cosa facciano e dicano.
Tom Cruise parlava di Scientology fin dalla fine degli anni ‘80. Per chi volesse ci sono molte interviste in cui egli dichiarava di aver curato la sua dislessia giovanile con dei corsi di studio di Scientology. Nei primi anni ‘90 Mr. Cruise inaugurava scuole e centro di assistenza sociale di Scientology. Ho visto le immagini. Ma allora, per motivi conosciuti solo ai giornalisti, la cosa non riceveva attenzione.

Da quando si è separato dalla Kidman, ogni gesto, ogni azione, ogni affermazione viene presa, studiata e messa alla berlina.
Io non so cosa dice Cruise. E neppure mi interessa. Per me, persona normale, egli è solo un altro essere umano. Un bravo artista, forse ma mi interessa molto di più ciò che ha da dire mio figlio o mia moglie.

Di sicuro ognuno di noi, se fosse sotto i riflettori dello star system 24 ore al giorno potrebbe dire cose che potrebbero essere interpretate male.
Capita tra vicini e parenti: chi di noi non ha mai detto “Mi hai frainteso!!”
Ma lasciamo questo argomento.

Anche perchè io che conosco Scientology da 10 anni so cosa dice la mia religione (o, meglio, filosofia religiosa applicata giusto per fare i pignoli). E quando qualcuno, anche facendo gossip, ridicolizza ciò che fa parte del mio modo di vivere spacciando per dati di Scientology vere e proprie menzogne, allora non provo grande piacere.
Se qualcuno vuole criticare le mie scelte, faccia pure. E’ una sua libertà.
Ma la libertà di esprimere il proprio punto di vista non va confusa con il dovere di affermare il vero. O meglio di cercare di farlo il più possibile.
COSA DICE SCIENTOLOGY SUI BAMBINI?
Ho preso molto spazio e scriverò la cosa su un altro post.

martedì 1 agosto 2006

Ogni tanto bisogna dire basta!

Ogni tanto bisogna dire basta.
Il mondo è fatto di cicli.
Le cose vanno e poi vengono.
Il giorno, la notte, le orbite dei pianeti, le stagioni, la precessione degli equinozi…….
Ogni tanto bisogna dire basta.

Guardare la merda che si è accumulato mentre distratti ci perdevamo dentro le nostre paure.
Dire basta non è dire basta! Non è parlare!
Quante volte avrete detto basta, anche sinceramente, per poi scoprire che non funzionava?
 
Per dire basta bisogna “guardare” anzi bisogna avere il coraggio di stare innanzi alle cose che ci spaventano.
Il primo passo per risolvere qualcosa è avere la forza e il coraggio di starle innanzi senza indietreggiare.
Ogni tanto bisogna dire basta.
Oggi dico basta a tante cose.
Le guardo e le guarderò.

Ed esse si scioglieranno come neve dinnanzi ad un caldo sole.
Se solo avrò la forza di continuare a guardarle.
Ma oggi questa forza ci sarà.
Perchè ogni tanto bisogna dire basta! Un saluto.
Per aspera ad astra!

lunedì 31 luglio 2006

Viva l’abilità e la capacità.

Viviamo in un mondo leggermente a rovescio.
Viviamo in un mondo che, abbastanza generalmente, ha creato una scala di valori condivisa mettendo in alto le cose buone o giuste e in basso l ecose negative o ingiuste.
Vi sono pochi dubbi sul fatto che, almeno a parole, onestà, coraggio, indipendenza, intelligenza, abilità e via dicendo siano i valori positivi di questa tacita scala tacitamente condivisa.
Ma tutto questo è solo la facciata.
In realtà, sottopelle, sotto la superficie cristallina di questo fiume che è la vita, personaggi peculiari lavorano per dare forza ai valori opposti.
Così che apparentemente perseguiamo i valori positivi in cui facciamo finta tutti di credere ma REALMENTE si da forza ai valori negativi.
Tutti dicono che l’onestà è una bella cosa ma poi molti ti deridono (sotto i baffi o alle spalle) perchè sei stato, a dir loro, così deficiente da restituire a qualcuno il portafoglio pieno di soldi.

Tutti sostengono che essere sinceri è bello ma poi quando dici quello che pensi arrivano i fulmini e le saette.
Tutti difendono il fatto che chi ha le capacità ottenga un posto giusto per i suoi meriti ma in realtà si cerca sempre di ottenere più di quanto meritiamo.
Inutile continuare con gli esempi. A tutti noi è chiaro il concetto.
A parole si sostengono i valori morali e etici ma poi, dentro di noi, c’è quasi una apatica riflessione che tutto ciò non c’entra con la realtà e che per sopravvivere occorre spingere i valori negativi. Così la disonestà diventa furbizia, l’egoismo diventa “saperci fare”, e così via.

Tanto spazio nella nostra giornata ai disonesti e ai corrotti.
Giornali e tv, quanto spazio a persone con valori negativi.
Non ci porterà a concentrarci troppo su questo?
E quando si cerca di elogiare qualcuno, la disabitudine all’abilità ci porta all’invidia. “Avrà avuto qualche incozzo!” è la lapidaria frase.

INCAPACI DI STARE A GUARDARE L’ABILITA’.
Ma questa è l’unica cosa che ci può salvare, come individui e come razza.
L’abilità e la capacità mandano avanti il mondo.

Fanno funzionare l’economia, l’industria e i trasporti.
Risolvono i problemi di tutti i giorni.
Senza gente abile il mondo morirebbe in pochi giorni.
Senza criminali il mondo fiorirebbe in poche ore.
PERCHE’, QUINDI, NON DARE PIU’ SPAZIO ALL’ABILITA’, ALLA CREATIVITA’ E ALLA CAPACITA’?
Cerchiamole, ammiriamole, imitiamole, permettiamo che si diffondano, e….. difendiamole.
Un grazie a Casper che mi ha inspirato questo post.
Un esempio di una persona molto abile.
Per aspera ad astra!

lunedì 24 luglio 2006

Antonio Di Pietro: finalmente un esempio

Di solito non sono uno che si butta a pesce su elogi sperticati nei confronti di qualcuno. In particolare quando questo qualcuno è una figura pubblica di cui si hanno scampoli di personalità mediati attraverso i filtri di tv e giornali.
Ma stavolta voglio proprio tributare un applauso (applausi per Di Pietro) per una persona che sta veramente sorprendendomi in positivo.
Ad essere onesto, come molti italiani, ho tifato per lui ai tempi di mani pulite.
Alzi la mano, onestamente, chi non era tifoso di questo magistrato che veniva dal popolo. Accento “mediterraneo” e modi di fare tipici di chi è vero e verace come un contadino d’altri tempi.
Ma l’Antonio nazionale ha scoperto sulla sua pelle quanto a volte, essere popolari, sia un cavallo duro da cavalcare.

E, anch’io, quando è entrato in politica ho storto il naso.
Forse perchè a quei tempi volevo credere che fosse possibile un progetto politico nuovo che venisse dall’area moderata di destra. O forse perchè mi sembrava la solita furbata di chi, dopo u npò di popolarità, intende monetizzare ciò insendiandosi nella palude della politica, dove chiunque ce la faccia ad arrivare non deve più far niente per rimanerci se non rimanere fermo.

Ma da qualche anno osservavo Di Pietro.
Alla fin dei conti, il suo linguaggio era sempre il solito.
Non politichese. E anche i suoi atteggiamenti.
Ma negli ultimi tempi anche i fatti stanno reggendo la portata delle promesse.
E’ bello vedere un ministro di uno stato scaldarsi così tanto per un provvedimento assurdo da parte di gruppi parlamentari (o sarebbe meglio dire lobby parlamentari super partes) quale l’indulto.

Togliere le pene a tutti, compresi i reati finanziari, fiscali, societari, di corruzione e di abuso d’ufficio. Questo intendono fare.
Lo faranno per inserirci dentro anche alcuni personaggi che usciti dalla porta della politica per condanna legale ci rientrano dalla finestra dell’indulto?

Non si sa e, come al solito, i politici sguaiano le loro lingue usando parole altisonanti per nascondere la realtà.
“Atto di civiltà”, ho sentito dire…..
Non si capisce perchè i comportamenti onesti dei cittadini che non hanno mai sbagliato non siano degli atti di civiltà.

Ma è un discorso troppo semplice ed è ingiurioso persino dilungarsi.
E’ ovvio che questo sistema carcerario sia fallimentare e sollevi problemi che le piccole menti dei politici non riescono neppure ad analizzare nella loro interezza.
E’ ovvio. Non è un sistema correttivo ma punitivo. Come si pretende che le cose vadano bene. Non c’è certezza di pena nè di giudizio. E chi fa grandi reati spesso esce fuori prima del fesso di turno che commette una piccola sciocchezza.

Ma da qui a punire gli onesti e chi non ha commesso niente regalandogli di nuovo ladri, truffatori, corruttori, evasori a piede libero, questo no.
Bravo Di Pietro. Bravo. Sono orgoglioso di te.
Dacci ancora la speranza che in politica ci sia ancora qualcuno che ci crede ancora, che crede ancora negli ideali e non sia completamente a 90 gradi riguardo ai compromessi, inciuci, do ut des che imperano solenni sopra le nostre teste.
Per aspera ad astra.

mercoledì 19 luglio 2006

Il disastro delle poste italiane!

Quando ero bambino c’era la mitologia delle lettere.
Si diceva e si pensava che le lettere ci mettessero un’eternità ad arrivare. Spedire una lettera era come vincere al totocalcio: niente di certo!
Una media della tempistica di arrivo di una missiva era di circa 15 giorni.

Ma le poste avevano il profumo di un’istituzione che, nonostante i suoi immancabili difetti, la proteggeva sempre come una vecchia signora rincoglionita ma gentile e signorile alla quale nessuno sente di poter rimproverare niente.
In quei tempi le poste facevano le poste. Nessun dubbio a riguardo.
Ora non voglio fare quello per cui “prima era meglio”! Per carità, al giorno d’oggi ci sono molte cose che ci hanno semplificato la vita (prendi l’home banking ad esempio, premio nobel per chi ha permesso questa rivoluzione).
No, la mia riflessione è un’altra.

La mia riflessione è che ora le poste funzionano forse meglio o forse peggio di prima ma il vero problema è COSA LE POSTE STANNO DIVENTANDO?
Come un quarantenne in crisi d’identità, che non vuole invecchiare e non può ringiovanire, le poste italiane sono diventate un frankenstein assurdo in cui c’è tutto e il contrario di tutto.

Vai alle poste e scopri che è anche una banca. Senza esserlo perchè quasi nessuna istituzione finanziaria seria vuole avere a che fare con lei. Cioè non voglio dare degli assoluti ma molte finanziarie non accettano prelievi da un conto postale, molte banche storcono il naso per un assegno delle poste, e le stesse filiali postali creano problemi con i loro stessi assegni…..

Vai alle poste e scopri che è un negozio. Ti vendono di tutto. Dai libri su qualche santo alla nuova edizione dei francobolli della Juve all’ultimo computer portatile a chissà cosa.
Un giorno ho visto arrivare un direttore d’agenzia e istruire un’impiegata sul fatto che mettesse in bella mostra, fra migliaia di depliant, un salvadanaio a forma di cassetta delle lettere. E le ha pure detto “Mi raccomando, cerchi di venderlo”. Assurdo, come si può cadere così in basso?
Ma fermiamoci un attimo. Cosa sono le poste? Cos’è un ufficio postale?
Dovrebbe essere un luogo dove spedire e ricevere della corrispondenza. Credo. Questa era la mia convinzione.
Ma in questi giorni, io che volevo spedire 2 pacchetti, ho girato la città andando da un’agenzia all’altra trovandomi sempre con decine di persone in coda.

Alcune agenzie su 4 sportelli ne avevano solo 1 funzionante. E che faceva tutto: bollettini, francobolli, boninifici, apertura conti, versamenti, vaglia, etc.
Pazzia!
Si, gli impiegati saranno stati in ferie…..
A me sembra che le poste abbiamo il delirium tremens. Non sanno più chi sono e sono totalmente confuse.
Vogliono essere all’avanguardia e non sanno fare neanche le cose semplici.
Forse adesso le lettere arrivano i pochi giorni. Forse.

Ma la signora amabile pur se rincoglionita ha smesso di essere una signora, ha smesso di essere amabile e gentile, ha smesso di essere deliziosa ed è rimasta solo rincoglionita.
E con i francobolli da lettera che sono passati a 0,60 centesimi. Un furto!
Pensate con la vostra testa.
E protestate per questa istituzione che è diventata privata.
Viva l’efficienza.
Per aspera ad astra.

martedì 18 luglio 2006

Essere interessanti! Quanto piace…..

Alle nostre ultime generazioni piace essere interessanti.
L’ho creduto anch’io questo. Per molti anni. Nel mio passato.
Spesso ho spremuto il mio cervello per trovare modi per essere interessanti.
E non fate gli schizzinosi.

Chi di voi non è stato ore a girarsi dinnanzi allo specchio prima di uscire controllando tutti i particolari.
Si, diciamo che è per essere in ordine, ma la verità è solo in piccola parte questa. La gran fetta della torta è: ESSERE INTERESSANTI.
Perchè?

Perchè viviamo con altre persone e la nostra identità e felicità dipende in larga misura dal rapporto che con gli altri abbiamo.
Possiamo discutere su questo ma prima di approfondire il discorso, pensateci bene….. sareste felici tutti soli per lungo tempo su di un’isola deserta, pur se circondati da libri, playstation e ogni altro tipo di comodità?
Ma non è neppure questo il punto.

Essere interessanti. Passiamo il tempo a studiare modi per esserlo sempre più.
Sembra innucuo ma qui c’è la morte dell’uomo (e della donna).
PERCHE’? Perchè essere interessanti è l’esatto opposto del essere “interessati”. E quando di passa troppo tempo a essere interessanti, si diventa troppo concentrati sul ricevere attenzioni e non sul darne agli altri.

E, strana coincidenza, si cresce e si migliora quando di è interessati a qualcosa. Quando siamo solo interessati, non miglioriamo.
Tra l’altro si può essere interessanti senza metterci l’attenzione. Perchè farlo diventare un problema?

Non assomigliamo agli oggetti che possono solo ricevere interesse e non darne. Siamo uomini (e donnne). Cerchiamo di essere interessati. A noi, agli altri, al mondo. Non cerchiamo di essere interessanti.
Se siamo interessati agli altri, saremo interessanti senza accorgercene.
Per aspera ad astra!

lunedì 10 luglio 2006

Qual’è il segreto di Beautiful?

Da molti anni, quando ho del tempo, guardo Beautiful.
Si proprio la soap opera più famosa del mondo.
La guardo perchè voglio carpirne i segreti.
Nel cuore mi sento uno scrittore. Uno scrittore scrive per se, per regalare all’esterno le sue emozioni e i suoi sogni. Ma anche per ricevere.
Ricevere attenzione, come minimo.
Quindi, guardo questa porcheria cercando di capire come mai possa aver tanto successo. Qual’è il fattore in essa contenuta che riesce ad incollare allo schermo così tante persone?
La bellezza degli attori? Macchè, sono cariatidi morte che non sviluppano più sex appeal di una mummia.
L’imprevedibilità della storia? Macchè, anche un demente riesce a prevedere cosa succederà.
La cura dei particolari? Macchè, i personaggi sono così grossolani che fanno ridere.
La ricercatezza dei testi? Lasciamo proprio perdere. Infantilità allo stato puro.
Bravura degli attori? Non facciamo ridere.
Ma qualcosa ci dev’essere. E continuerò a guardare questa cosa per capirlo.
Se qualcuno ne sa qualcosa me lo dica.
Aiutatemi.
Grazie.
Per aspera ad astra!

venerdì 7 luglio 2006

Fibra per figa.

Lo so. Non è bello mettere le parolacce nei titoli. E non lo faccio per attirare attenzione.
Già ai tempi di emon (si scrive così????) quello di fuck…. etc-etc mi ero infastidito dell’ipocrisia dominante di questa civiltà decadente chiamata occidente post-moderno. (ma post de che poi??)
In questi giorni ascoltando distrattamente la radio in macchina, facendo il solito zapping radiofonico tra il piattume musicale più assoluto che esista (bravissimi i deejay nazionali ma che merda la musica che passano…..) ascolto qualche nota della canzone del nuovo emergente Fabri Fibra.
Non so chi costui sia nè lo voglio sapere.
Ma ho un’idea del personaggio e della probabile scenografia finta che intorno gli avranno costruito le case discografiche. Forse mi sbaglio ma punto su questo cavallo.
Va beh!

Gira in radio la sua canzone. Bruttina per carità con un testo pietoso sia per ritmo, per accenti, per assonzanze e rime, per contenuto, per forza vitale, per energia. Ma con un tormentone azzeccato almeno secondo i parametri del pop italiano. Ma sta bene. Chi se ne frega. L’hip hop spaghettaro con il mandolino azzecca lo sparo e colpisce il segno. Va bene.
Ma ecco la censura.

Prima versione, un pezzo del suo brano fa:
“… cambio FIGA, cambio…”
Nuova versione con una sovraincisione (fatta anche bene) che dice “…. cambo FIBRA, cambio…”
ORRORE. Cos’è questo? Che significa?
Qualcuno me lo spieghi.

Innanzitutto io non cambierei mai la “figa” per un “fibra”. Sapete com’è? Affinità elettive.
Ma, a parte gli scherzi, cos’è questa censura, questo perbenismo?
Togliamo le parolacce dalle canzoni e censuriamole in radio quando nei CD invece vanno alla grande.
L’avevano già fatto a Emon, su top pf the pops. Ridicolo.
UNa canzone è una canzone. Può piacere o non piacere ma ha un senso. O almeno se non ci mettono le mani i signori contabili della musica e dei mass-media.
In un mondo pieno di parolacce, mi censurano la FIGA.

Non sono per le parolacce. Sono per un linguaggio giusto. Adatto alle circostanze.
Odio il troppo forbito come il vocabolario striminzito.
Ma questo perbenismo….
Non lo capisco proprio.

O dobbiamo tornare al dibattito se i film e i fumetti horror traviano i ragazzi?
Io avrei cancellato altro di questa canzone. Alcuni contenuti assolutamente vuoti.
Cancellerei molti titoli di giornale.
Titoli dove molta spazzatura ben più pericolosa delle parolacce viene servita ai nostri giovani.
I giovani vivono di parolacce. Magari questo è un problema. O forse no. Ma togliere la figa da una canzone….
Meglio la fanno annusare, eccitando gli animi, in qualche “passaparola” o qualche “eredità”.
Abbasso l’annusata, abbasso la censura.
Abbasso Fibra e viva la FIGA.
O meglio viva l’essere che gli sta intorno, qualunque donna essa sia.
E voi che ne pensate?
Per aspera ad astra!

mercoledì 5 luglio 2006

Barzelletta sullo psicologo

Non amo gli psicologi. Anzi, non amo la psicologia. Le persone sono persone e, spesso, esse non hanno le responsabilità dei gruppi a cui appartengono.

Ma alcuni di loro abusano di un potere che non meritano.
Sbruffoni, ipocriti, viscidi, supponenti e ignoranti.
Ecco una barzelletta a loro dedicata.

Pierino sta giocando fuori dalla scuola, nel cortile insieme ai suoi compagnetti. La maestra ha dato a tutti della plastilina e tutti si divertono.
La maestra si avvicina a Pierino e vede che non sta usando la plastilina ma della cacca di mucca.
“Pierino, che stai facendo?” fa tutta allarmata.
Pierino non si scompone, la guarda con sufficienza e dice “Faccio dei modellini con la cacca di mucca!”
La maestra trasale e chiede “E che modellino stai facendo?”
“Sto facendo la maestra!” esclama diretto Pierino.
La maestra urla e fugge via imprecando “Questo bambino è malato!”.
Poco dopo giunge il preside, avvisato dalla maestra.
“Che stai facendo?” chiede il preside.
“Faccio dei modellini con la cacca di mucca!” risponde con serenità Pierino.
Il preside rimane perplesso e, tentennante, chiede: “E che modellino stai facendo?”.
“Sto facendo il preside!” risponde secco Pierino.
Il preside urla e fugge via imprecando “Curate questo bambino! Ha un sacco di problemi!”.
Poco dopo giunge lo psicologo della scuola, mandato dal preside a risolvere la situazione.
Lo psicologo gira intorno a Pierino e, silenzioso lo osserva.
Di colpo, lo psicologo sbotta: “Io lo so cosa stai facendo!”.
“Ah, si?”, replica Pierino annoiato.
“Certo!” insiste lo psicologo. “Io so che stai facendo dei modellini con la cacca di mucca”.
“E’ vero!” risponde Pierino disinteressato.
Lo psicologo continua a girare intorno a Pierino con un passo simile ad un predatore.
Di nuovo lo psicologo interviene: “E io lo so di chi è quel modellino”.
“Ah si?” risponde Pierino.
“Si!, tu stai facendo il modellino dello piscologo della scuola” esclama convinto lo psicologo, certo di mettere in difficoltà Pierino.
Pierino lo guarda e con molta calma lo fredda dicendo: “No, hai sbagliato! Non ho abbastanza cacca di mucca per fare lo psicologo della scuola.”

Dedicato a tutti quei bambini (molti nel mondo, per fortuna ancora non tanti in Italia – paese criticato ma sempre più civile e maturo di altri-) che hanno avuto la sfortuna di essere finiti sotto le grinfie degli psicologi e che sono stati diagnostica falsamente come “malati” di iperattivismo o ADHD. Una truffa.
Ciao bambini, siate sempre vivaci e vivi e pensate con la vostra testa.
Per aspera ad astra!

giovedì 29 giugno 2006

Il voto, la devolution e la democrazia

Qualcuno (non ricordo più chi) disse che la democrazia è la peggior fomra di governo attuabile ma, purtroppo, è anche l’unica realizzabile.
Aforisma fulminante e denso di contenuti. Quasi una battuta.
Oggi leggevo in un giornale un servizio sui costi della democrazia. Solo nel 2006 l’Italia ha speso più di un miliardo di euro per pianificare e realizzare ben 3 turni di votazioni (politiche, amministrative e referendarie).
Costi di organizzazione, di materiali e di personale.
Ma la mia domanda è: MA DAVVERO VOTARE EQUIVALE SEMPRE E ASSOLUTAMENTE A DEMOCRAZIA?
Non credo.

Il voto a suffragio universale (a tutti) è stata una GRANDIOSA conquista di civiltà. Spesso mi sembra che questa conquista sia stata una vittoria di Pirro. I reali progressi in direzione di una democrazia diretta e reale mi sembrano assenti.
Per dirla con un’immagine, mi sembra di essere in un gruppo (una squadra di calcio, un’azienda o una famiglia) in cui ci sono determinati problemi da risolvere e non si fa altro che riunirsi per discutere su quello che c’è da fare. Riunioni e discussioni su discussioni e riunioni.

Non so. Credo che democrazia significhi semplicemente che il potere è del popolo. Che lo esercita tramite dei rappresentanti liberamente eletti. Ma democrazia non significa altro che qualcuno fa e che gli altri controllano e giudicano.
In realtà mi sembra che molti fattori nascosti e subdoli minino alla base questa impalcatura democratica.
Chiamare la persona della strada a giudicare un impianto legislativo di 50 articoli di evidente complessità giuridica e politica è DEMOCRAZIA?
Cioè è evidente la correttezza di chiamare il popolo a prununciarsi sui cambiamenti della costituzione ma sono corrette le MODALITA’?
Un vecchio del mio paese diceva che tutto è giusto quando è teoria.
Ma le cose scorrette si mostrano proprio quando concrete e reali diventano le MODALITA’ in cui i pensieri diventano azioni.
Mi sa tanto di vivere in un mondo distorto.
E in un mondo dove è sempre più difficile.
Per aspera ad astra.

martedì 27 giugno 2006

Rimanere soli

Fulgidi esempi di come si dovrebbe portare avanti la vita, esemplari tenzoni sul come si dovrebbe menare battaglia: chi non li vede tutti i giorni? Andiamo su e torniamo giù. Cuori fatti di pietra rotolano fra le vie piene di colori. Cuori fatti di lercio, putrido letame inondano l’aria con le loro pestilenze. Cuori infarciti di semplice, immensa nullità, saltuaria droga della mente ti saltellano davanti agli occhi. Mesmerizzate le attenzioni.
Ma poi scali il monte o monti sulle scale e guardi, in lontananza, il paesaggio. Prego, sedetevi. Prego, fissate la vostra dimora. Semplice, il mondo è semplice. Ma siamo nati per comunicare, siamo nati per struggerci di malattia. Siamo malati di voglia di comunicare.
Vaga per il tondo circolo attorno al letto. Hai letto ciò che scrivo? O schivo d’ogni virtù, chini il capo? Capisco! Ma se guardo indietro nella mia storia vedo che ho passato molti momenti di tristezza, molti momenti in cui la comunicazione è morta nelle mie viscere.
Torna indietro e fai, di nuovo, l’esperienza dell’episodio. Cos’è questo? Cos’è questa? Vita! Sic et simpliciter.
Ma facciamo finta che ora io m’incazzi sul serio. Facciamo finta che veramente ora cominci ad impiccare qualcuno e portarlo in giro per farlo vedere agli altri. Mi ricordo quando alieno, stralunato essere, mi sedevo sulle rocce delle campagne, dei boschi vicino a casa. Ricordo chi ero, allora: lo stesso di oggi.
Forse abitavo in un Antonello in tutto e per tutto diverso ma io ero io, perché io sono io. Ed io so cosa significa rimanere soli. L’ho provato come l’hanno provato tanti. Ma io, io non dimentico. Ecco.
Tutto farò d’ora in poi nella vita tranne dimenticare. E ricorderò così come ricordo quando, vagabondo di prato in prato, piangevo e cantavo la mia solitudine. Ne ho viste cose, umani, che non potreste neanche immaginare. Ma ora sono qui e queste persone attorno a me mi lasciano solo ed io solo rimango, perché mi ricordo cosa scrissi, cosa scrivevo. Non è un problema.
Comunicare è semplicemente comunicare, non significa per niente avere tante pietre vicino che non rispondono, che semplicemente nella vita rotolano, semplicemente. Ma una cosa cambia, una cosa cambia.
Io non sono più effetto della mia solitudine, del rimanere solo. Io sono causa su questo ed io me prendo responsabilità. In questo momento il pensiero va a chi mi sta regalando molteplice sofferenza, va proprio a loro. So che prima o poi vedrò il loro cadavere passare ma veramente non intendo vivere in solitudine solo per aspettare loro.
Au revoir, mes amis, alla prossima vita.
Per aspera ad astra.

martedì 20 giugno 2006

Intercettazioni: che intendono fare?

Il mondo si può condensare in una parola.
Già il vecchio re Salomone chiese qualche secolo fa ai suoi saggi di condensare tutto la conoscenza prima in un libro, poi in una sola pagina, poi in una sola frase e poi in una sola parola.
I giornalisti sanno fare questo. Sono estremamente abili, quasi infusi da un divino tocco magico.
Di volta in volta tutta l’attenzione delle persone viene CONVOGLIATA verso un’unico oggetto simboleggiato da un’unica parola. Cosa hanno detto?

E’ stata la volta di “inciucio”, di “ribaltone”, di “devoluscion” (sic!!!), di “influenza aviaria”, di “sars” (a proposito CHE FINE HA FATTO?), di “fusione fredda”, di “botulino” e via per i secoli a venire.
Ora è la volta di “INTERCETTAZIONI”!

Non mi interessa in contenuto delle intercettazioni. Non riguarda la mia vita e non dirò niente a riguardo.
Ma le intercettazioni non dovrebbero riguardare neppure qualcunque altro cittadino. Al cittadino dovrebbero interessare altre cose. E se ci avanza tempo, forse, un pò di spazio lo si può trovare anche per le intercettazioni.

Pubblicare le intercettazione è SBAGLIATO.Un cittadino è innocente fino a prova contraria. I processi mediatici fanno godere solo la insana voglia di scandalo che cova nelle nostre misere vite fatte di niente.
MA è altrettanto e forse più ancora SBAGLIATO criminalizzare lo strumento intercettazioni.
Io non ho niente da nascondere. Che mi ascoltino.
Cos’è questa improvvisa paura di politici e uomini del mondo mediatico delle intercettazioni.
Minacce di leggi e di utilizzo solo per reati di terrorismo? Ma siamo MATTI!

La privacy?
La privacy è un concetto che esiste solo per la gente onesta.La privacy per i criminali o per chi ha cose da nascondere non dovrebbe esistere.
Perchè quando le azioni di qualcuno diminuiscono il potenziale di sopravvivenza di un gruppo, la sua libertà deve essere subito limitata e nei casi limiti interdetta.
D’altronde non glielo ha prescritto il medico di fare cose illegali.
Non so cosa faranno con le intercettazioni ma anche questa cosa mi sa tanto di “parliamo di questo per non parlare d’altro!”.
Quindi cosa mai starà bollendo in pentola?
Per aspera ad astra.

sabato 17 giugno 2006

Piangersi addosso

Troppe persone si piangono addosso.
Le capisco. Cioè occupo quel punto di vista. Cioè riesco a indossare quei panni (quei presupposti storici, quella cultura, quell’accenno etnico, etc.) e percepire il mondo da quella specifica condizione.
Ma non condivido quell’opinione.
Capire non significa condividere. Non significa essere d’accordo.
Piangersi addosso significa solo incolpare quelcun altro o qualcosa’altro di essere stata la causa di qualcosa nella propria vita.
Eleggere altre fattori a causa nella propria vita significa relegare se stessi al ruolo di effetto.
E se si eleggono troppe cause esterne a noi, a noi stessi non rimane che il ruolo di effetto totale: degli oggetti, delle pietre. Solo gli oggetti subiscono tutto e non fanno niente.

Piangersi addosso.
Troppe persone si piangono addosso.
Le capisco ma non condivido quel punto di vista.
Non perchè sia bravo o qualunquista o viziato o snob o chissà che…..
Con quel punto di vista le cose non migliorano.
Chi si elegge a effetto nella propria vita sta negando a se il ruolo di causa.
E solo chi si elegge come causativo può cambiare le cose.
Meditate gente, meditate e
per aspera ad astra!

domenica 11 giugno 2006

Aforisma: Paradiso e inferno.

Per andare in paradiso, occorre avere un’idea molto, molto chiara e precisa di come sia l’inferno.

Si corre altrimenti il rischio di trovare il paradiso e non riconoscerlo oppure di fermarsi all’inferno perché lo si crede il paradiso.

Per aspera ad astra.

sabato 10 giugno 2006

Chi è Dio? La bassezza culturale del dibattito sul "Codice Da vinci".

Lo confesso. Non avevo ancora letto il libro di Dan Brown. Ne ho visto il film. Conoscevo la trama, qualche parere e qualche critica. Ad essere onesto l’ho pure regalato (appena uscito in tempi non sospetti) ad una mia conoscente.

In questi ultimi giorni ho letto il libro. Probabilmente, senza il battage pubblicitario dovuto a questo scontro Chiesa cattolica-Codice Da Vinci, non lo avrei letto. Ho così tanti bei libri che voglio leggere che…….
Ma ho partecipato al dibattito sul mio blog ospitando alcune notizie che per me avevano dell’incredibile. Film censurato in alcune sale in Sardegna e libro bruciato pubblicamente da un parroco in piazza.

La curiosità ha ucciso il gatto. Volevo proprio vedere quale preoccupante pericolo fosse celato tra le pagine di questo demoniaco libro. La trama la conoscevo e molti di noi la conoscono.
Il libro è un ROMANZO in cui i protagonisti scoprono tramite avventure e disavventure che da secoli la Chiesa cattolica nasconde un segreto che svelato cambierebbe certi parametri di potere economico e politico della stessa e che getterebbe una nuova luce sulla figura del Cristo e del suo messaggio.
Volevo sapere in che modo il favellare dello scrittore americano potesse spaventare tanti gli alti papaveri del Vaticano.
Premetto che questo post (come tutti i miei altri commenti d’altronde) parte dall’assoluto rispetto per le idee religiose di chiunque e dei cattolici in particolare.

Ciò che va rispettato è il diritto di ognuno a credere e professare la propria fede e il proprio credo.
SI RISPETTANO LE PERSONE. SEMPRE.
Ho letto il libro. E il mio sgomento è salito alle stelle.
Qualcuno mi può spiegare perchè Opus Dei, frati, esponenti cattolici e soci abbiano tanto paura di questo libro?

L’ho letto. La storia è esposta in modo onesto e quasi infantile. Ci sono alcuni bei passaggi che spremono bene il gusto per il giallo. Ci sono delle belle trovate narrative ma il libro si sviluppa in modo culturalmente semplice. Parla di concetti e notizie che circolano negli ambienti culturali da secoli. Ho 34 anni e sono circa 20 anni che sento parlae di queste cose.
E’ quasi molto accademico.La presunta ombra negativa gettata sull’Opus Dei è praticamente nulla in quanto si parla dell’operato di semplici personaggi di fantasia. La storia si basa su alcune inesattezze storiche ma sono dettagli en passant, a mio avviso anche poco incisive sulla storia.
Il libro descrive un’associazione che cercherebbe di preservare segretamente questa verità su Cristo, sul Santo Graal e sulla Chiesa. Tale associazione (il priorato di Sion) viene presentato come esistente basandosi su falsi storici. E quindi? Io ho letto altri libri, anche molto eruditi, sul Priorato di Sion. Libri di parecchi anni fa. Sono libri. Sostengono tesi.

Qualcuno accusa Dan Brown di una dichiarazione iniziale all’inizio del libro in cui sostiene che tutto il contenuto del libro è basato su verità storiche. Questo sarebbe il peccato. Peccato, invece, che sulla copertina del libro c’è scritto “Il Codice Da Vinci – un romanzo di Dan Brown”. E’ un romanzo. Se ci dimentichiamo di questo, è finita. Se poi ha scritto quelle cose, il tutto fa parte delle tecniche di scrittore per dare enfasi al proprio prodotto.
A parte il fatto che è vero che gran parte delle cose dette siano comunque non invenzioni dirette di Brown ma fatti e avvenimenti reperibili nella storia culturale della nostra civiltà.

O qualcuno si è infastidito perchè il nome del commissario di polizia di Parigi non corrisponde a quello vero o se uno degli alti prelati dell’Opus Dei ha un nome inventato?
Prima di leggere il libro ero abbastanza disposto a concedere il diritto di replica e di dissenso ai cattolici. Ognuno ha il diritto di dissentire da qualcosa. Protestavo solo per alcuni modi medioevali di farlo.
Dopo aver letto il libro, provo una profonda delusione per la pochezza intellettuale del dissenso. Dov’erano costoro quando molti altri autori hanno scritto libri più dannosi per la comunità cattolica.
Il libro suscita il dubbio che la Chiesa Cattolica abbia qualche scheletro nell’armadio? Va bene. Non credo che ci volesse Dan Brown per tirare in ballo questo fatto.
Si ha paura che i cattolici rinneghino la loro religione per colpa di questo libro?
Provveda la curia vaticana a riconoscere che i VERI cattolici stanno scomparando, sostituiti da cattolici borghesi il cui credo è “affermare ma non praticare la propria religione” e la cui preparazione religiosa sulla PROPRIA religione è praticamente nulla.
Ho sempre ammirato i ferventi credenti cattolici. Degni di stima e rispetto. Ho profondamente provato disprezzo per i cattolici per etichetta che violano tutti i giorni i precetti della propria religione e il cui vero dio è il materialismo e l’apparenza del nulla moderno.
Chi è Dio? E’ un bellissimo tema.
Ma in questa querelle non vedo Dio, nè Cristo. Vedo solo uno scrittore e il suo entourage che gongola per la pubblicità che riceve e un certo numero di persone che cerca visibilità mediatica per vari fini sfruttando il lavoro altrui.
Non è un caso che il rappresentante dell’Opus Dei (in un’intervista su Panorama) abbia dichiarato che ora è il momento giusto per fare un film sul fondatore dell’Opus Dei Escrivà.
Chi è Dio?
Parliamo in un altro momento. Grazie.
Per ora, pensate con la vostra testa.
E leggete pure il libro. E’ innocuo!
Per aspera ad astra!

lunedì 5 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

3-terza parte

ESSERE I PIU’ GRANDI
Ed è stata una lotta. In ogni campo ho dovuto sudare per portarmi ad alti livelli. Ma ecco il segreto. Sono migliorato, sono giunto a migliorarmi. Ed è questo che conta. Perché se si migliora davvero, allora le nostre azioni saranno migliori e più produttive di sopravvivenza per noi, per chi ci sta attorno e per tutti gli altri.

Così quel punto di vista, quello di “essere il più grande”, mi ha aiutato, mi ha sospinto e, spesso, mi ha tirato fuori da brutte condizioni. Quel principio è un idea assolutamente pro-sopravvivenza.

Conosco le opinioni di questa o quell’altra dottrina riguardo a ciò. Che è un principio pericoloso, che porta a schiacciare gli altri o a diventare egocentrici ed egoisti, che sviluppa tendenze anti-sociali. Conosco la morale cattolica che parla dell’umiltà, del ritrarsi, della rinuncia come delle più grandi virtù esistenti. Parla sempre di punire le presunzioni, il cercare di migliorarsi, parla degli “ultimi che saranno i primi”. Forse gli ultimi possono essere i primi ma solo se vivono e lottano per cercare di migliorarsi.

Ed essere primi, all’interno dell’umanità, comporta solo il diritto di essere più responsabili per se e per gli altri. Il comando da solo il diritto di servire gli altri. Chiedetevi quale sia l’etimologia della parola ministro per avere un’idea della cosa.

Se tutti vogliono essere gli ultimi o se vogliono accontentarsi della stasi ci sarà, è vero un livellamento ed un aumento dell’uguaglianza fra gli uomini. E cercare di ridurre le ingiustizie e le disparità delle condizioni è quantomai giusto e corretto. Ma il livellamento si deve cercare verso l’alto e non verso il basso. Bisogna portare le persone più in basso al livello delle persone più in alto, non il contrario, non le persone più in alto al livello delle persone più in basso. E neppure bisogna livellare i due gruppi in una zona intermedia. Perché?

Perché, se si può tirare su tutti?

E questo lo si può fare solo se ognuno vive con l’idea che le sorti del destino del pianeta e dell’umanità dipendono da lui e dalle sue azioni. Perché è la realtà. Le cose non capitano. Ci sono degli uomini che le fanno capitare. Quando ho vissuto con l’idea di essere la persona più importante stavo bene, e malgrado le difficoltà, ero fondamentalmente sereno.

Ero forte della mia convinzione. Poi per strada ho un po’ accantonato quest’idea. Ora sono migliore sotto molti aspetti rispetto al passato ma mi sono sentito meno sereno. Mi sono sentito meno bene. Non riuscivo a capire.

In questi giorni l’ho capito. La mia poca serenità degli ultimi mesi era dovuta al fatto che non mi sentivo più come la persona più importante di questo mondo, come l’essere più grande del pianeta Terra. E sono stato male.

Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere senza quel punto di vista mi ha creato problemi e ha diminuito la mia capacità di creare azioni pro-sopravvivenza per me, per i miei congiunti e per tutti gli altri. Forse non sarò quel genere di individuo ma vivere con quel punto di vista mi aiuterà a migliorami e ad agire.

Perché io sono l’uomo più importante di tutta l’umanità. Come ogni altro essere umano esista.

sabato 3 giugno 2006

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

2-Seconda PARTE
ESSERE I PIU’ GRANDI!
La caratteristica da osservare per riconoscere chi si pretende importante solo per schiacciare gli altri, è la sua propensione all’azione. Perché chi cerca di essere veramente il più grande e il più importante per l’umanità, lo fa consapevole che la cosa deve essere messa in atto, tramutata in azione.

Chi vuole essere il più grande sa che deve fare grandi cose per ottenere quel riconoscimento, e sa che il suo essere più grande serve per far sopravvivere meglio tutti. Egli tenderà ad agire per raggiungere quello status e per mantenerlo. Non sarà solo un’asserzione e una pretesa.
Sarà una conquista.

Ma il cercare di essere il più grande significa essere migliori e significa migliorarsi. È una spinta verso il miglioramento. Ecco dove risiede la sua correttezza fondamentale, il suo positivo legame con la sopravvivenza. Chi cerca di essere il più grande non si dispiace se qualcuno cerca di essere più grande di lui perché ciò sarà solo un maggiore impulso a migliorarsi ancora. E alla fine della corsa tutti saranno migliori.

Vivere la vita come se si fosse gli ultimi anelli di una catena è dannoso per se e dannoso per gli altri. Essere umili, pensare di non valere niente, di non avere abilità è dannoso, è sbagliato, è assolutamente contro-sopravvivenza.

Forse si potrà non essere i migliori, si potrà non essere particolarmente abili o intelligenti. Non è questo il punto. Discutiamo del punto di vista con cui affrontare le cose. E le abilità possono essere migliorate. E l’intelligenza può essere aumentata. Per fortuna.

Io ho vissuto la maggior parte della mia vita pensando di essere l’essere più importante del pianeta Terra. Vivevo come se il mondo mi aspettasse, aspettasse le mie azioni, il mio aiuto. Sentivo dentro di me la responsabilità di innalzarmi a quell’altezza, di essere meritevole di quel titolo. Per questo motivo vivevo ogni giorno cercando di saperne di più, cercando di essere migliore. Vedevo che spesso non lo ero. Ma questo era un nuovo impulso a migliorarmi.

Non sono mai stato il più abile nei campi di cui mi sono occupato. Anzi, quasi sempre, ero secondo o terzo a qualcun altro. Operavo in molti campi e aspetti della vita. Vedevo e conoscevo tante persone. Tutte molto più abili di me. In quello specifico campo. Ma solo in quello. Così cercavo di diventare il migliore. Ma perché?

Perché io ero la persona più importante nel mondo. Non la migliore. Solo la più importante. Avevo grandi cose da fare. E pensavo che se non le avessi fatte io, non le avrebbe fatte nessuno. Per questo motivo dovevo portare la mia abilità al livello della mia importanza.
continua…..
FINE SECONDA PARTE

Io sono la persona più importante del mondo: ESSERE I PIU’ GRANDI!

Post sull’argomento della presunzione e dell’umiltà.
E’ un pò lungo, così ho deciso di spezzarlo in più inserimenti.
Eccolo. Titolo:
ESSERE I PIU’ GRANDI!
Essere i più grandi: quanta importanza può avere rincorrere quella che può essere solo una chimera? Ma facciamo gli scienziati e non facciamo i filosofi. Anche se avrai dei dubbi su questa divisione. Ma facciamo il nostro compitino.

Ho esaminato le prospettive del condurre la vita guidata ora da un principio, ora dal principio avverso. Vite umili e vite presuntuose che si scontrano e rivendicano il primato sull’avversario. L’uomo è sospinto da un impulso interno che lo sovrasta, lo penetra e ne fuoriesce in ogni sua azione o pensiero. L’uomo è guidato dal principio della sopravvivenza. Ciò che facilita questo impulso è buono, è saggio, è vincente, è etico.

Possiamo quindi stare qua giorni e giorni a discutere se vivere la vita da “presuntuosi” sia o meno lecito e corretto. Potremmo tirare in ballo questa o quella morale; questo o quel ragionamento. Ma la prova la fornisce quel campo di battaglia chiamato vita.
Ma cosa significa essere presuntuosi? E cosa significa essere umili? Probabilmente tutto questo ragionare ha le sue radici nel paese in cui io sto vivendo, paese da millenni sotto l’influenza della religione cristiana e cattolica. Forse da altre parti un simile questionare sarebbe superfluo.

Presuntuoso dovrebbe essere colui che cerca di spingersi sempre oltre, guidato dall’idea che egli sia la persona più importante del pianeta terra. Ma non più importante solo teoricamente ma più importante riguardo la sopravvivenza dei suoi simili. È scontato che ogni essere sia il più importante per se stesso. Senza di se cosa mai potrebbe fare? Nemmeno un minimo ragionamento. Non esisterebbe nemmeno!

A volte si può decidere di vivere con la consapevolezza che le nostre azioni sono importanti per gli altri. Non tanto se stessi in quanto tali. Questa è importanza di se e non è qualcosa di buono. È fine a se stessa. Dire che si è importanti, che si è superiori agli altri in modo da porsi sopra un gradino solo per osservare la testa altrui non è la stessa cosa e non è per niente positivo. Non è, tra l’altro, mai opera di persone particolarmente intelligenti e abili. In genere chi fa ciò è estremamente debole e fa ciò solo per paura degli altri.
continua…..
FINE PRIMA PARTE

venerdì 2 giugno 2006

Senza l'essenza

Fatti di marzapane fino al profondo del nerbo che può sentire e provare qualunque tipo di emozione. Sentimmo parlare di marzapane e dolci flauti, e liete note. Ci dissero che noi siamo poeti e che non dobbiamo dimenticarlo.
Chi mai lo vuole dimenticare?


Quando ti alzi dal letto sbatti le palpebre e inspiri aria con forza, con la voglia di appropriarti di tutta la vita che c’è lì attorno. Vivere la vita, sai??.. E poi oscilli, cerchi punti d’appoggio ed osservi i manufatti degli uomini, gli impieghi degli impiegati, gli ingegni degli ingegneri, i fatti dei fattorini. Vedi brillare le cose fra l’opaco e l’inconsapevole decadimento. L’uomo grida sempre gli anni della decadenza e forse da ogni parte è stato vero, è stato per niente fuori luogo.
Io so quale contesto si sprigioni da queste relazioni ma senza pensarci su più di tanto. Saltando a cavallo e volando, coniugando chi, come me, vuole battere in volata l’insulto o l’insulsa banalità della quotidiana sopravvivenza. Ciò che dico e ciò che lascio a me quando berrò ancora un po’ di me, è che l’essenza c’è e non muore ma, piuttosto, si moltiplica, si accresce, vive di splendide scie luminose che nel cielo, di giorno qualunque, si rincorrono.
Sono poeta e vibro con l’essenza dentro. Spingo sull’acceleratore. Andiamo exterior alla vita e vediamo la mia di vita, così come la vedrebbe qualcun altro. Io so di non essere la mia vita. Io sono io. Io sono l’essenza e l’essenza sarà quindi dentro di me. nessun dubbio a proposito. Nessun dubbio sul futuro. Non c’è bisogno di spiegazioni. Volare sulle cose, sulle persone e dare ai fatti un tocco leggero di impudente sapidità.

Ricoprire le cose della tua essenza. Permeare gli altri di ciò che tu sei. Nessuna sopraffazione, solo leggera, dolce, delicata, amabile permeazione. E non accetterò di vivere senza l’essenza. L’ho deciso tempo fa quando era veramente duro sopravvivere. Non permetterò che ora, con il paradiso davanti a me, l’essenza diventi un optional; non permetterò che io vada avanti senza l’essenza, senza di me, senza l’essenza.<
Per aspera ad astra!